sabato 3 gennaio 2009

LA REPUBBLICA EDIZIONE LOMBARDIA -03/01/09- ALITALIA AIR FRANCE.GLI IMBARAZZI DELLA LEGA

«Berlusconi rischia di passare alla storia come il becchino di Malpensa». Mittente: Giacomo Stucchi, parlamentare leghista di lungo corso. Sottotitolo: colpa di Cai (e, per estensione, dell’ “ala romana” del governo). Oppure: a difesa di Malpensa. Tante se ne sono sentite sul premier, ma la metafora necrofora è un inedito. Può succedere se, come in queste ore, i leghisti hanno un nervo per capello. È la guerra dei cieli. Ai padani l’accordo con Air France per la nuova Alitalia proprio non va giù. «È un voltafaccia inaccettabile — tuona Stucchi — un attacco frontale alla gente del Nord». Malpensa ridimensionata a favore di Fiumicino. E Parigi che si mangia Milano. Questo è l’incubo che l’inizio del nuovo anno ha rifilato al Carroccio malpensacentrico. E ora il partito di Bossi sembra diviso in due. Non perché ci siano delle diversità di vedute (ci mancherebbe). È che mentre i vertici — il senatur e gli altri ministri — non si espongono e, colti da imbarazzo, preferiscono aspettare ancora qualche ora prima di sparare eventualmente qualche cannonata, le seconde linee schiumano rabbia. E non risparmiano velenose bordate agli alleati del centrodestra. «Cai ha dimostrato di essere un interlocutore inaffidabile — continua Stucchi — . Ma il problema è politico. C’è il Pdl nazionale che ha tifato e tifa per Roma, che vuol dire Air France. Penso ai vari Matteoli e Gasparri. Un po’ per l’amicizia con Alemanno, un po’ per ragioni territoriali e di propaganda elettorale, remano contro Malpensa. E i fatti lo stanno dimostrando». La Lega, si sa, quando si parla dell’hub varesino, non vuole sentire storie. «È uno stabilizzatore di economia, sono migliaia di posti di lavoro da difendere, è uno scalo fondamentale per il Nord e il suo sistema produttivo». Annunciano barricate i leghisti. «Non siamo noi che abbiamo cambiato idea», sbotta l’assessore regionale al Territorio Davide Boni, e il riferimento a Forza Italia è implicito.
«Chiederemo conto a Berlusconi di questo cambio di marcia. Oltretutto — aggiunge Stucchi — l’accordo con i francesi va contro il decreto Alitalia che contiene un emendamento, presentato da noi, in base al quale per cinque anni i componenti di Cai non possono cedere le loro quote sul mercato. Certo, teoricamente se vogliono la norma possono cambiarla... Ma insomma...». Come ne esce ora la Lega (se ne esce)? A parte la «stupore» con cui Calderoli ha accolto la notizia del 25 per cento venduto a Air France («Ne parlerò con Berlusconi», ha dichiarato l’altro giorno a Repubblica), la base del partito del Nord è in piena agitazione. “Via le catene da Malpensa”, titolava ieri la Padania. Accompagnato da un eloquente “Futuri disoccupati... Grazie a Roma...” riferito ai dipendenti dello scalo varesino.È proprio questo che i leghisti chiedono al governo di cui fanno parte: liberare gli slot inutilizzati dalla nuova Alitalia. Per fare posto a nuovi vettori disposti a investire. «Lufthansa, certo. Ma non solo — spiega Stucchi. Ce ne sono altre che fanno di conto e capiscono la posizione strategica di Malpensa. Cai a questo punto faccia quello che vuole. Che però liberino gli slot...». Spiega, per esempio, che è assurdo che il collegamento con Berlino da Malpensa oggi sia fatto via Parigi o via Francoforte.Di questo e di molto altro, i padani danno colpa al cambio di rotta del governo. E in questo trovano, di nuovo, un alleato “ indiretto”, il presidente della Provincia di Milano. Dice Filippo Penati: «Il Nord e la sua economia sono stati traditi dal grande capitale milanese che ha preferito la logica degli affari alla difesa dell’economia del territorio. Sono stati abbandonati dal Governo, che non ha mantenuto ogni promessa fatta, tradendo le aspettative di chi, nella scorsa campagna elettorale, gli aveva dato fiducia». Devono averlo pensato, in silenzio, anche molti leghisti. Se uno prudente come Roberto Cota (capogruppo alla Camera) si è lasciato andare a un «con scelte anti-Nord non saranno mai una grande compagnia», c’è da scommettere che, comunque vada a finire questa storia, quando dovrà volare il Carroccio sceglierà attentamente le ali.

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