lunedì 16 novembre 2009

AGI NEWS ON - 16/11/09 - SINDACO DEL BERGAMASCO DENUNCIA: SPIATE LE SEDUTE DI GIUNTA

Bergamo, 16 nov. - Qualcuno sta spiando il piccolo Comune di Azzano San Paolo con microspie in Sala Giunta? Cosi' sembra, almeno secondo l'allarme del sindaco, che ha avvisato i carabinieri, i quali hanno fatto partire un'inchiesta. Il Comune di Azzano, alle porte di Bergamo, e' piccolo ma sta per dare il via ad alcuni enormi progetti edilizi (primo fra tutti il centro commerciale del "Polo del lusso") e per questo qualcuno puo' essere interessato a conoscere le conversazioni tra sindaco e assessori. Conversazioni che sono stati registrate parola per parola in un nastro che un cittadino ha fatto conoscere al sindaco, la leghista Simona Pergreffi. Da qui la denuncia e l'inchiesta. "Una trascrizione precisa, parola per parola - ha detto oggi il primo cittadino nella conferenza stampa che ha reso noto il caso - Quella Giunta non prevedeva argomenti particolarie il cittadino che aveva la registrazione non ha particolari interessi politici. Dopo la scoperta non abbiamo trovato cimici o altri strumenti particolari. Le indagini sono in corso. Credo che tali intimidazioni non debbano avere alcun effetto. Le minoranze mi hanno manifestato la loro solidarieta' e ho molto apprezzato". Il deputato leghista Giacomo Stucchi ha riferito che gia' da domani si attivera' con le segreterie dei ministeri dell'Interno e della Giustizia per chiedere di verificare se ad Azzano se ci siano state violazioni della legge. (AGI)

venerdì 6 novembre 2009

LA REPUBBLICA -06/11/09 - BOSSI-MARONI, PRESSING SU TREMONTI E GIOCO AL RIALZO SULLE REGIONALI

MILANO - In via Bellerio, dove hanno il gusto dell´allegoria, lo chiamano in vari modi: «duetto», «tandem», «dai e vai» che poi sarebbe il solito schema leghista, puntura e mungitura. Il canovaccio è rodato, compresa la reprimenda del capo che coltiva il vezzo di chiosare a seconda dell´ispirazione (più o meno muscolare). Maroni spinge, sonda, apre il campo (anche a se stesso, per far pesare il proprio ministero agli occhi soprattutto di Tremonti). Bossi, monarca leghista neo-moderato, fa da garante, alla Bossi, per la stabilità di governo e per il patto di fiducia con Berlusconi. Sapendo bene che ora gli tocca tenere a freno anche i suoi "colonnelli", tra i quali - con il quadro politico così agitato - lo spirito di competizione torna ad animare quello di iniziativa. L´obiettivo finale è però uno solo: ottenere. Il più possibile. In questo caso, soldi. Da Tremonti. E poi alzare la posta con il presidente del consiglio; vincere il braccio di ferro sulle candidature regionali (giochi non ancora chiusi persino in Lombardia nonostante la sicurezza ostentata da Formigoni, «sulla mia candidatura non ci sono mai stati problemi»); e saziare la pancia dell´elettorato. Non c´era bisogno delle formalità («con Bossi nessun problema», ha precisato il ministro degli Interni Maroni, figurarsi se diceva il contrario) per capire che dietro l´affondo anti-Tremonti del titolare del Viminale («pronto a votare con l´opposizione») e la tempestiva bacchettata del capo leghista («farà quello che dico io») non esiste nessuna divaricazione. Non tra loro due. E forse nemmeno tra la Lega e Tremonti, se è vero quello che assicura un autorevole dirigente del Carroccio: «E´ vero, Maroni se può mettersi in gara con Tremonti non si tira indietro. Ma ha fatto il suo mestiere, ha chiesto soldi perché sulla sicurezza si è giocato la faccia e ha costruito il successo di risultati che gli riconoscono tutti. Bossi, da parte sua, ha parlato da segretario del secondo partito della coalizione, garantendo che, alla fine, è lui che tratta. Umberto e Roberto si sono messi d´accordo per acchiappare il risultato. Anzi, per blindarlo... «. Il risultato sarebbe un´intesa di massima già raggiunta tra il ministro del Tesoro e lo stesso Bossi. Una sorta di deroga alle sforbiciate impietose di Tremonti. Sui fondi per la sicurezza. Da via XX Settembre la Lega avrebbe ottenuto la disponibilità a sfilare dalle spese correnti e dunque dai patti di stabilità che regolano il portafoglio dei Comuni - sono i sindaci, oltre ai sindacati di polizia, a incalzare Maroni - i soldi per la difesa dei cittadini dalla criminalità. Anche quelli destinati alle ronde. «Le adesioni sono basse - ragiona il parlamentare Giacomo Stucchi - perché se un cittadino si presenta in Comune e gli dicono che non ci sono soldi per le pettorine e per i telefonini, mica si iscrive... «. Dice Paolo Grimoldi: «E´ finita la politica dei soldi gettati al vento, ma sulla sicurezza non si scherza». Per leggere la partita che sta giocando la Lega nella maggioranza occorre poi tenere conto di alcuni aspetti. Primo: la portata dell´insofferenza per i tagli di Tremonti non è inferiore a quella avvertita nel Pdl, dove è forse maggiore. Secondo: il Carroccio sa bene che, nonostante i malumori di Berlusconi, è questo il momento per alzare il tiro (Veneto e Piemonte e/o Lombardia, che «con quella saremmo a posto»). «Ma nessuno di noi vuole veder tramontare il viaggio verso le riforme», ammonisce un diplomatico Mario Borghezio. Terzo ma non ultimo: anche i dirigenti di via Bellerio, come quelli degli altri partiti al governo, coltivano aspirazioni personali. Non certo per fare le scarpe a Bossi, quanto piuttosto per riposizionarsi nel caso l´esecutivo dovesse subire improvvisi scossoni. Maroni mira a detenere il primato di ministro più amato. Se possibile facendo ombra proprio a Tremonti («lui non è la Lega», Maroni dixit). Ci sono voci che vorrebbero meno intensi i rapporti tra lo stesso ministro dell´Interno e il titolare della Semplificazione, Roberto Calderoli. Il quale negli ultimi mesi passa sempre più tempo con il Senatur. Qualcuno dice occupando il ruolo che fu un tempo di Giancarlo Giorgetti, finito nella rosa di nomi dei papabili sostituti di Tremonti semmai si fosse dimesso. Fermenti interni. Sullo sfondo c´è il Nord che chiede molto, anzi moltissimo. «La Lega è in grado di usare armi di distrazione di massa - avverte Daniele Marantelli, deputato varesino del Pd e ambasciatore nei rapporti con il Carroccio - ma alla fine la pancia della gente non la riempi coi diversivi. Questo Bossi e Maroni lo hanno capito, e forse lo temono».

venerdì 30 ottobre 2009

VITA.IT - 30/10/09 - DISABILI. PENSIONI AI CAREGIVER, UNA PRPOSTA ALLA CAMERA

E' calendarizzata per il prossimo 9 novembre in Aula a Montecitorio la proposta di legge n. 82 (d'iniziativa di Giacomo Stucchi LNP) recante "Benefici previdenziali in favore di coloro che assistono portatori di handicap". Abbinata ad altre 13 proposte affini, la disposizione introduce il diritto, per quanti si fanno carico dell'assistenza a un disabile con una percentuale di invalidità uguale o superiore al 70 per cento, all’erogazione del trattamento pensionistico di anzianità, a seguito del versamento di trenta anni di contributi previdenziali. "Al fine di permettere un’adeguata assistenza ai portatori di handicap", dice la ralazione introduttiva della pdl, "si introducono, inoltre, norme a favore dei coniugi degli stessi, prevedendo anche l’eventualità che entrambi siano disabili". Per agevolare le categorie meno abbienti è previsto che possono avvalersi dei benefıci i soggetti facenti parte di un nucleo familiare con reddito lordo non superiore a 50.000 euro annui. Infine, poiché non sempre è sufficiente un’agevolazione economica o contributiva per garantire un dignitoso sostegno, la proposta di legge prevede un periodo transitorio che varia dai tre agli otto anni di aspettativa retribuita.

mercoledì 28 ottobre 2009

IM-IMPRESA MIA - 28/10/09 - PANSAC DI ZINGONIA: SALVAGUARDARE FUTURO LAVORATORI

Nella seduta dello scorso 26 ottobre, i deputati leghisti Giacomo Stucchi, Ettore Pirovano, Nunziante Consiglio e Pierguido Vanalli hanno rivolto un'interrogazione ai ministri del Welfare, Maurizio Sacconi, e dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, sollevando il caso della nuova Pansac di Zingonia, in provincia di Bergamo, un'azienda specializzata nella produzione di pellicole protettive per alimenti, operante nel settore della gomma-plastica. Lo stabilimento bergamasco, insieme agli altri siti di Mira, Portogruaro e Marghera, tutte in provincia di Venezia, e il sito di Ravenna e è di proprietà di Fabrizio Lori, giovane presidente della squadra di calcio dell'AC Mantova (serie B). I deputati informano che nello stabilimento di Zingonia, dove in organico ci sono 87 persone, l'assemblea dei lavoratori ha proclamato un pacchetto di 16 ore di agitazione a partire da mercoledì 21 ottobre contro ritardi nel pagamento degli stipendi e contro comportamenti da parte della direzione rispetto al sito bergamasco definiti anomali, in quanto privi di chiarezza sulle prospettive e sulla tenuta dell'occupazione e i rappresentanti sindacali hanno più volte chiesto un incontro con la proprietà dell'azienda, che non li ha ricevuti, per la risoluzione di questioni organizzative interne e per avere rassicurazioni in merito al lavoro nei prossimi mesi. Alla luce di questi fatti, i deputati chiedono ai ministri se non ritengano necessario convocare la proprietà dell'azienda e i rappresentanti dei lavoratori, al fine di individuare ogni utile soluzione che possa permettere ai dipendenti interessati di ottenere garanzie circa il loro futuro occupazionale nello stabilimento bergamasco di Zingonia.

venerdì 9 ottobre 2009

CAMERA.IT - 09/10/09 - ESUBERI ALLA TENARIS DALMINE?

ROMA, 09/10/2009. Nella seduta del 7 ottobre scorso, è stata portata all’attenzione del premier Silvio Berlusconi e dei ministri dello Sviluppo economico, Claudio Scajola e del Welfare, Maurizio Sacconi, una vicenda riportata dai giornali della provincia di Bergamo circa possibili esuberi alla Tenaris Dalmine. A sollevare il caso alcuni deputati leghisti di cui si è fatto portavoce, il deputato della Lega Nord Giacomo Stucchi (nella foto). Nell’interpellanza si fa riferimento al'edizione del 29 settembre 2009 de L'Eco di Bergamo che riportava a pagina 30 l'esito dell'incontro avvenuto tra la proprietà e i rappresentanti sindacali dei lavoratori, presso la sede della Confindustria di Bergamo, evidenziando come nel biennio 2010-2011 il piano industriale proposto da Tenaris Dalmine, a fronte di 114 milioni di euro di investimenti, prevedesse però l'esubero di 1.024 persone (di cui 836 impegnati negli stabilimenti bergamaschi). Secondo la Tenaris Dalmine l'impatto sociale dei tagli occupazionali potrebbe essere in parte attenuato dal fatto che più della metà dei soggetti interessati potrebbe accedere alla pensione in un arco temporale inferiore o pari ai cinque anni. La prospettiva peggiore riguarderebbe gli stabilimenti di Dalmine e Sabbio con una perdita di organico complessiva di 717 posti, oltre alla situazione anch'essa molto preoccupante di Costa Volpino con una riduzione di 119 occupati e di Arcore con 64 lavoratori interessati, e la situazione ancor più compromessa di Piombino che con 120 dipendenti potrebbe essere anche completamente chiuso. In merito a questa vicenda, i deputati leghisti chiedono di sapere se il Governo non ritenga di assumere iniziative nei confronti della Tenaris Dalmine affinché riveda le scelte annunciate, offrendo anche la piena collaborazione dei Ministeri preposti al fine di mantenere in essere un livello di produzione adeguato a garantire la situazione occupazionale esistente. Inoltre, se, qualora la Tenaris Dalmine dovesse confermare le decisioni assunte nel piano industriale illustrato ai sindacati, non si ritenga opportuno attivare una specifica unità di crisi presso il Ministero del Welfare coinvolgendo pienamente i rappresentanti dei lavoratori e richiedendo la presenza al tavolo pure del Ministero dello sviluppo economico, al fine di individuare ogni possibile soluzione che eviti o limiti notevolmente ripercussioni negative sugli attuali livelli occupazionali, garantendo comunque fin da ora la copertura economica degli eventuali ammortizzatori sociali necessari.

giovedì 24 settembre 2009

L'AUTOMATICO.NET - 24/09/09 - L'1% DEL PREU ALL'ANMIL: PROPOSTA DELL'ON. STUCCHI (LEGA)

Una quota del Preu sulle New Slot a sostegno dell'Anmil, l'Associazione nazionale mutilati e invalidi sul lavoro. È quanto chiede l'onorevole della Lega Nord Padania Giacomo Stucchi, con una proposta di legge che è stata assegnata in sede referente alla VI Commissione Finanze della Camera lo scorso 14 settembre. L'art. 1 (Attribuzione di una quota del prelievo erariale unico), della proposta di legge, recita: "A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, una quota pari all'1 per cento del prelievo erariale unico di cui all'articolo 39, comma 13, del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, e successive modificazioni, è attribuita all'Associazione nazionale fra mutilati ed invalidi del lavoro, per la realizzazione delle attività istituzionali della stessa Associazione".

venerdì 4 settembre 2009

SUPERABILE.IT - 04/09/09 - DISABILITA' E INVALIDITA', TANTI I PROVVEDIMENTI IN ATTESA DI ASSEGNAZIONE ALLE COMMISSIONI

In alcuni casi il loro iter si ferma al solo atto di presentazione. Tra questi la proposta di legge n. 706 di Mimmo Lucà, sulla delega al governo per la definizione di un sistema di protezione sociale per persone non autosufficienti e l’istituzione dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilita
ROMA - Sono sempre numerose le proposte che riguardano la disabilità presentate in Parlamento. In alcuni casi però il loro iter si ferma per parecchio tempo al solo atto di presentazione. Scavando tra gli archivi di Camera e Senato si scopre così che addirittura ci sono testi che da oltre un anno sono in attesa dell'assegnazione alle commissioni competenti. E' il caso della proposta di legge n. 706 di iniziativa di Mimmo Lucà del Pd, sulla delega al governo per la definizione di un sistema di protezione sociale per persone non autosufficienti e istituzione dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, depositata a Montecitorio il 5 maggio 2008. Più recenti invece le vicende relative ad altri atti ancora in attesa di assegnazione alle commissioni. Si tratta, alla Camera, delle proposte di legge: n. 2622 di Giacomo Stucchi della Lega, sull'attribuzione di una quota del prelievo erariale unico sugli apparecchi da divertimento e intrattenimento con vincita in denaro all'Associazione nazionale fra mutilati ed invalidi del lavoro, presentata il 20 luglio di quest'anno, e n. 2587, sempre di Stucchi, sulla modifica all'articolo 1 della legge 3 dicembre 1962, n. 1712, concernente la composizione dei comitati consultivi provinciali presso l'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, presentata il 7 luglio, n. 2634 di Domenico Di Virgilio del Pdl, sulle disposizioni per tutelare il diritto alla salute e agevolare l'assistenza domiciliare in favore delle persone disabili affette da patologie respiratorie croniche invalidanti, presentata il 23 luglio. Al Senato riguarda i seguenti disegni di legge: n. 1701 di Piergiorgio Massidda del Pdl, sulle disposizioni per assicurare un'adeguata assistenza sanitaria ai malati di Malattie Reumatiche Infiammatorie Croniche e Autoimmuni e dalle sindromi fibromialgiche, presentato il 21 luglio, n. 1679 di Donatella Poretti del Pd, sulle modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, e al decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 479. Abolizione del monopolio legale dell'Inail in materia di assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali e n. 1678, sempre della Poretti, sulle modifiche all'articolo 63 della legge 23 dicembre 1978, n. 833. Abolizione dell'obbligo di iscrizione al Servizio sanitario nazionale per l'assicurazione obbligatoria contro le malattie, disegni di legge entrambi presentati il 15 luglio.

martedì 11 agosto 2009

IL GIORNALE.IT - 11/08/09 - PROPOSTE DI LEGGE: ANGELA NAPOLI NE HA FIRMATE 71

Produttività senza sosta, da stakanovista legiferante. Ad Angela Napoli, deputata del Pdl, va il titolo della più propositiva del Parlamento. Dall’inizio della legislatura sono 71 i testi di legge depositati alla Camera che portano la sua firma e trattano di fisco, scuola, banche, sanità e lavoro.Angela Napoli ha fatto meglio di Luca Volontè, dell’Udc, che è al secondo posto tra i più produttivi con 66 proposte di legge. Al terzo posto degli onorevoli prolifici c’è Gabriella Carlucci che ha presentato 66 testi, quasi tutti riguardanti il cinema e lo spettacolo. Giù dal podio, al quarto posto, si piazza il leader dell’Italia dei valori Antonio Di Pietro, primo firmatario da inizio legislatura di 43 provvedimenti. Lo stesso numero del deputato di centrodestra Giorgio Jannone. Dietro, si trovano il leghista Giacomo Stucchi e il collega del Pdl Emerenzio Barbieri (con 36 proposte ciascuno) e il leghista Davide Caparini (con 35).

SUPERABILE.IT - 11/08/09 - MUTILATI E INVALIDI, PROPOSTO UN CONTRIBUTO PER L'ASSOCIAZIONE

ROMA - All'Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro (Anmil) un contributo annuo pari al 2,5 per cento del gettito complessivo dell'addizionale istituita ai sensi dell'articolo 181 del testo unico delle disposizioni per l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, con vincolo di destinazione all'Istituto di riabilitazione e formazione (Irfa). Questo il contenuto della proposta di legge a firma del leghista Giacomo Stucchi, assegnata al vaglio della commissione Lavoro della Camera. L'Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro- spiega Stucchi nella relazione all'atto - rappresenta per centinaia di migliaia di lavoratori che hanno subito infortuni sul lavoro o malattie professionali il punto di riferimento naturale per ogni problematica connessa all'infortunio o alla malattia. Tra le complesse e articolate problematiche che vengono affrontate quotidianamente un posto centrale "è sicuramente occupato dalle tematiche riguardanti il ricollocamento lavorativo". Il testo prevede che l'Anmil lavoro trasmetta entro il 31 marzo di ciascun anno al ministero del Welfare, una relazione sull'utilizzazione del contributo nell'anno precedente.

sabato 8 agosto 2009

SUPERABILE.IT - 08/08/09 - DIABETE E OBESITA': IN UNA PROPOSTA DI LEGGE LA RICETTA PER SCONFIGGERLE

ROMA - Garantire il diritto dei cittadini a una più ampia e completa informazione sulle caratteristiche nutrizionali degli alimenti immessi in commercio, con particolare riferimento all'indicazione del livello dell'indice glicemico quale strumento di tutela della salute dei consumatori e di prevenzione dall'insorgenza, e di contrasto, di malattie ad ampia diffusione sociale, quali il diabete e l'obesità. Questa la finalità della proposta di legge a firma di due parlamentari del Carroccio, Giacomo Stucchi e di Marco Reguzzoni. Nel testo, assegnato al vaglio della commissione Affari sociali della Camera, si fanno alcune precisazioni di carattere nutrizionale. Gli alimenti si distinguono non solo in virtù delle loro proprietà nutrizionali relativamente all'apporto di carboidrati, proteine e grassi, ma anche in funzione del loro indice glicemico. L'aggettivo "glicemico" deriva dalla parola "glicemia", che sta a indicare la presenza di glucosio nel sangue. Esistono quindi - si legge nella relazione all'atto -alimenti con basso indice glicemico e altri alimenti con elevato indice glicemico. Gli alimenti a basso indice glicemico fanno alzare lentamente la glicemia, consentendo una metabolizzazione e un'assimilazione corrette degli zuccheri e dei carboidrati. I cibi ad alto livello glicemico, invece, inducono il pancreas a produrre una quantità eccessiva di insulina, generando uno squilibrio per il fisico e favorendo l'insorgenza di patologie come diabete, obesità, disturbi immunologici, cancro della mammella e cardiopatie.
Per i parlamentari oggi appare "inequivocabile l'importanza di garantire ai consumatori una più ampia trasparenza in merito all'indice glicemico degli alimenti". Per realizzare tale obiettivo si reputa dunque necessario introdurre l'obbligo di indicare il livello dell'indice glicemico su tutti i prodotti alimentari immessi in commercio; inserire una norma di garanzia relativa al consumo di prodotti alimentari nelle mense delle strutture pubbliche e delle strutture ospedaliere pubbliche e private, finalizzata a segnalare agli utenti i prodotti con un indice glicemico basso o moderato e inoltre prevedere che anche sul foglietto illustrativo dei prodotti farmaceutici sia indicato con chiarezza se il prodotto può essere assunto senza rischio dai soggetti affetti da diabete o da altra patologia che richiede il controllo del livello dell'indice glicemico.

martedì 28 luglio 2009

LIBERO - 28/07/09 - MEZZOGIORNO DI FUOCO. PER OGNI INCENDIO CINQUANTA FORESTALI

In Italia ci sono 68.000 guardie anti-rogo. Nella sola Sicilia ne hanno assunte 30mila, in Calabria 11mila. La Lega denuncia: se fossero quelli col contratto a termine ad appiccare le fiamme?Periodicamente, ogni anno, in coincidenza con il periodo estivo, il tema torna in auge. I roghi divampano e le fiamme bruciano, ora le coste, altre volte gli interni di una gran fetta del territorio nazionale. Guarda caso però, la sequenza interminabile di allarmi e corse all’acqua riguarda quasi esclusivamente le regioni del Sud. Sardegna, Sicilia e Calabria su tutte. AnsaVigili del fuoco al lavoro per spegnere un incendio. Si dirà, sono zone boschive per eccellenza, molto ventilate e quindi più facilmente “infiammabili”. Ed è una dato di fatto, molto parziale però. Perché i numeri dicono tanto altro. Dicono che in Italia sono impiegate circa 68 mila persone con compiti assimilabili a quelli delle guardie forestali. Di questi 60 mila lavorano nel Sud del Paese. Anzi in sole 5 regioni del Sud del Paese, le altre sono disperse nel resto della Penisola. Il primato (come si può vedere nella tabella in alto) spetta alla Sicilia con 30 mila addetti e passa. Poi c’è la Calabria, a quota 11 mila, la Basilicata, a 7 mila, la Sardegna, a quota 6500 e la Campania, una spanna sotto, ferma a 5 mila. Tutta colpa dello Stato, viene da pensare, che non interviene per risolvere la fuga al contrario dei forestali, sempre di più nel Mezzogiorno e ridotti a poche unità nel Nord del Paese. Ma, anche in questo caso, la verità coglie solo una parte marginale del problema. Le guardie forestali doc che operano in Italia sono, infatti, solo 8 mila. O meglio, le guardie forestali che dipendono dal ministero dell’Agricoltura come Corpo di Polizia ambientale (tutela dell’ambiente, sicurezza agroalimentare ecc.) sono pari a 8 mila unità. Tutte assunte con concorso e impiegate con un contratto a tempo indeterminato nelle 15 Regioni a Statuto ordinario. Il resto, i cosiddetti “operai forestali” (non sono un corpo di Polizia, ma si occupano di manutenzione dei boschi, regimentazione dell’acqua e avvistamenti antincendio) è a carico delle Regioni. E di questi, una gran fetta sono stagionali e contratti a termine. In altre parole: la sproporzione tra la due Italie dipende dalla singole amministrazioni locali e non certo da una cattiva gestione dello Stato. Un chiarimento, necessario, che però non risponde all’interrogativo di partenza. Perché l’Italia che brucia è sempre quella che va da Roma in giù, lì dove è impiegato il maggior numero di persone per prevenire e spegnare gli incendi? Servono altri numeri per provare a capire. In Sicilia ciascun forestale (inteso in senso ampio) svolge il suo lavoro su circa 12 ettari di territorio. Mentre in Emilia Romagna deve “badare” a 4.220 ettari. In Calabria, ogni addetto ha un raggio di competenza pari a 191 ettari, contro i 3.900 e passa del collega ligure. Eppure, dati 2008 alla mano, sui 5.868 incendi boschivi che hanno infiammato l’Italia la percentuale più alta spetta sempre alle solite note. La Campania è la regione più calda con 903 incendi. Seguono a ruota la Calabria (800), la Sardegna (723), la Sicilia (549) e la Puglia (536). In soldoni: in Sicilia sono impiegati 54 forestali per ogni incendio, in Calabria 13 e in Sardegna 8. Mentre se si sale sopra il Tevere, quasi sempre la proporzione non supera un addetto a rogo. E lo stesso discorso vale anche per la superficie distrutta. Secondo i dati pubblicati sul sito del Corpo Forestale dello Stato, infatti, il record va alla Puglia, con 4.089 ettari percorsi dal fuoco, poi ci sono Calabria (2.242), Campania (2.221), Sicilia (2.117) e Sardegna (1.766). Ancora loro, verrebbe da dire, ed è difficile trovare una spiegazione. A meno che non si voglia prendere per buona quella voce che circola da tempo tra gli addetti ai lavori e non solo. E che parla di fiamme e fuochi appiccati dolosamente. «C’è il rischio concreto - spiegano i deputati leghisti Fabio Rainieri e Giacomo Stucchi - che alcuni forestali che lavorano a termine appicchino gli incendi per farsi rinnovare il contratto».

giovedì 23 aprile 2009

LIBERO - 23/04/09 - BOSSI RILANCIA: SISTEMIAMO TUTTO ALLA CAMERA

di Matteo Pandini
Antonella da Varese lo urla forte e chiaro: «Berlusconi ci prende in giro, sarà anche il meno peggio manonmi fido. Non mifido degli alleati». Sandroda Chiari strilla: «Siamo invasi da extracomunitari». Un’altra ascoltatrice chiede: «E adesso? Usciranno mille clandestini?». Metà pomeriggio di ieri. Radio Padania Libera. Conduce Leo Siegel. La base del Carroccio è furibonda e scarica nell’etere la rabbia per il provvedimento sulla sicurezza approvato dal Senato. Non c’è traccia né delle ronde né della norma anti-clandestini (quella che prolungava fino a sei mesi la permanenza degli irregolari nei Cie, i centri di identificazione ed espulsione). Il tutto mentre un’altra battaglia leghista, quella sui medici che possono denunciare i clandestini, rischia di finire fuorigioco. Sull’argomento discuteranno i vertici di PdL e Carroccio settimana prossima. Il senatore alla radio. In collegamento da Roma, per rispondere alle domande degli ascoltatori, c’è il senatore Sandro Mazzatorta. Ma mentre il suo popolo schiuma rabbia, i dirigenti della Lega ostentano tranquillità. Dicono che è tutto sotto controllo. Addirittura festeggiano. Mazzatorta spiega: siamo già corsi ai ripari sui clandestini, con unordine del giorno chepropone normepiù severe. Di fatto, si lavora per un'intesa con gli alleati. Rischia di saltare la norma sui medici anti-irregolare si chiede di estendere fino a 18 mesi la loro permanenza nei Cie, «come prevede la direttiva europea». Sulle ronde, invece, la Lega conta di tornare alla proposta originaria, già approvata dal Senato e che attende il via libera della Camera. Una proposta che ha meno paletti: per esempio non è contemplato l’intervento del prefetto né l’elenco dei volontari anti-crimine. In pubblico il Carroccio mostra i muscoli, ma dietro le quinte sta già lavorando di lima per convincere gli alleati. In concreto, spera di portare a casa i sei mesi nei Cie (120 giorni a cui possono aggiungersene altri 60 per eventuali problemi burocratici spuntati nei paesi d’origine degli immigrati), mentre per i cosiddetti “volontari della sicurezza” (le famose ronde) ci sarebbe già una bozza condivisa con gli alleati. «Nonsiamo abituati ai compromessi al ribasso» tuona Mazzatorta. Però, mentre la maggioranza cerca una ricetta digeribile, nei prossimi giorni un migliaio di clandestini uscirà dai Cie. Il deputato Giacomo Stucchi allarga le braccia: la norma sugli irregolari era stata impallinata alla Camera da una decina di franchi tiratori del PdL, «un atteggiamento dissennato». Però tutto è recuperabile, dicono i lumbard. «Se alla fine portiamo a casa la norma sui Cie e le ronde otteniamo quello che volevamo. E non è detto si debba rinunciare alla legge sui medici» anti-clandestini, ragiona Stucchi. Tanto che il leader dei senatori del Carroccio, Federico Bricolo, sparge ottimismo a piene mani: «C’è un accordo in maggioranza per approvare nel ddl sicurezza che sta alla Camera sia le rondeche l’allungamento dei tempi dipermanenza dei clandestini nei Cie». Cota contro Franceschini. Il capogruppo alla Camera Roberto Cota se la prende col Pd: tutta colpa di Franceschini «se oltre mille clandestini usciranno dai Centri. Nonsi gioca su temi così delicati», visto che il leader dell’opposizione aveva contribuito ad affossare l’inasprimento della norma. Però Berlusconi aveva promesso di metterci una pezza entro il 26 aprile, impedendo l’apertura dei cancelli. Proposito difficile da mantenere, «ma non è ilmomento difare polemiche» taglia corto Cota. Che aggiunge: al Senato «non era possibile» rimediare allo scivolone di Montecitorio. Insomma, i padani cercano di salvare il salvabile. E pure sui medici-spia brigano per portare a casa qualcosa. Oggi la legge vieta ai dottori di denunciare i clandestini. I padani, spiega il capogruppo alla Camera, vogliono «eliminare le sacche di impunità nelle strutture pubbliche». Però «non mettiamo in dubbio la possibilità di curarsi». La Lega smentisce che l’aver ottenuto lo scalpo dell’election day (il referendum si voterà il 21 giugno e non il 7, insieme alle Europee) l’abbia costretta ad abbassare la voce. Ma mentre si dibatte sulla sicurezza, qualcuno guarda nervosamente il calendario: nei prossimi giorni al Senato arriva il federalismo.

lunedì 23 marzo 2009

LA REPUBBLICA - 23/03/09 - "MA SU LE RONDE HANNO FATTO SOLO AUTOGOL"

Il popolo leghista non si fida del Pdl: troppo confuso. Le critiche ad An tra Radio Padania e i dirigenti

MILANO - Per dire il clima: telefonata a Radio Padania, linea diretta. Elettore di An, da Milano: «Io non ci capisco più niente, questi cambiano ogni giorno: prima le ronde sì, poi i medici-spia no, poi le ronde "ni"... Uno, dopo un po´, si chiede: ma qual è la linea...?». Dall´altra parte c´è Matteo Salvini, parlamentare del Carroccio, fautore "rondista" della prima ora: «Il problema è che la Lega le idee le ha chiare. Su tutto. Il Pdl è un tantino più confuso». A microfoni spenti il ragionamento di Salvini è ancora più rotondo: «Se oltre a Radio Padania ci fosse anche Radio Pdl, credo che in questi giorni se ne sentirebbero delle belle... I loro elettori sono disorientati, chiamano qui come se fossero alla ricerca di una bussola». Qui vuol dire Carroccio. La Lega è di qua, il Pdl di là. «Noi nel Pdl non ci entreremo mai» scandisce a scanso di equivoci il capogruppo al Senato Federico Bricolo. In mezzo i temi caldi cari ai leghisti: le ronde, i medici, i pazienti immigrati, il reato di immigrazione clandestina. «Se loro sono divisi, noi non lo siamo per niente» chiosa Salvini. C´è una specie di fronte non dichiarato fino in fondo, fatto di "competition" ma non solo: «E´ proprio una questione di idee, di impostazione e di valori - dice l´europarlamentare Mario Borghezio - Prendiamo le ronde. Ben venga la retromarcia di Berlusconi, ma tutte le critiche che ci arrivano dal Pdl sono maldestre. Sono un autentico autogol per un partito che è appena nato e che dovrebbe imparare dalla Lega cosa vuol dire essere in sintonia con i propri elettori, fregandosene del politicamente corretto».I più bersagliati dal popolo padano, in queste ore, sono i dirigenti di An. L´offensiva di Fini sui medici-spia è ancora indigesta. Poi è arrivata la "lettera dei 101", con la Mussolini a guidare la "fronda". Dice il deputato Giacomo Stucchi: «Ci hanno insegnato che prevenire è meglio che curare. La Mussolini, che è medico, dovrebbe saperlo». Certi malesseri si diffondono a macchia d´olio: «Sui minori nomadi alla fine la verità è venuta fuori, mi sembra - attacca ancora Borghezio - , ecco, questo dovrebbe insegnare che in realtà quelli buoni sono quelli cattivi. E´ per questo che su temi come immigrazione e controllo del territorio preferiamo essere cattivi».C´è, nei messaggi che arrivano dalla base leghista, un misto di irritazione e di ironia. La Mussolini? Secondo un ascoltatore delle frequenze padane è «una bandierina». «Prima andava da Vespa a dire peste e corna degli immigrati. Adesso vuole fare madre Teresa di Calcutta. Ma una che si chiama Mussolini può fare Madre Teresa di Calcutta?». Da Treviso il sindaco Gianpaolo Gobbo, segretario della Liga veneta, osserva il dibattito politico e bada all´utile: «Più si ammorbidiscono sugli immigrati e più voti ci regalano. Quando Fini disse di dare il voto agli stranieri nel nostro paese, perse un sacco di voti». Paolo Berizzi

venerdì 20 marzo 2009

LIBERO NEWS.IT - 20/03/09 - CRISI ECONOMICA: CAPARINI (LEGA) NEL 2009 CIGS PER 1126 IMPRESE LOMBARDE

"Sono 1.126 le imprese lombarde che dal 1 gennaio al 10 marzo 2009 hanno fatto richiesta di Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (Cigs) in deroga, per un totale di 8762 lavoratrici e lavoratori. Le risorse necessarie per soddisfare le tantissime domande saranno attinte dal fondo regionale lombardo del 2009, alimentato con l'utilizzo dei residui 2007/2008.'' Ad affermarlo sono Davide Caparini, Presidente della Commissione per le Questioni Regionali e capogruppo della Lega Nord in Commissione Lavoro a Montecitorio, Giacomo Stucchi, segretario di presidenza della Camera dei Deputati. Brescia e' in testa alla classifica con 452 imprese beneficiarie (con 3.225 lavoratori), seguita da Mantova 212 imprese (1.470 lavoratori), Lecco 165 imprese (909 lavoratori), Bergamo 123 imprese (1.512 lavoratori), Milano 96 imprese (883 lavoratori), Cremona 71 imprese (468 lavoratori), Varese 5 imprese (45 lavoratori) e Como 2 imprese (250 lavoratori).

martedì 20 gennaio 2009

LA REPUBBLICA -20/01/09- SOCIAL CARD, LA LEGA INSORGE "E' UNO SCHIAFFO AL NORD"

di Paolo Berizzi

Milano- Parlano di ”schiaffo morale”, di presa in giro, di assistenzialismo ”duro a morire”. Ce l'hanno con “Roma centralista”. E, però, fanno anche autocritica. “Avremmo dovuto soppesare meglio l'impatto federalista del provvedimento, prima di votarlo”,, dice Mario Borghezio, che carica i cannoni: “E’ come quando un noto falsario ti propone una banconota. La devi controllare cento volte, e invece noi l’abbiamo controllata una sola volta, e abbiamo sbagliato”. Sono furiosi, i leghisti, per le Social card 'dirottate' al Sud. E nella protesta trovano la sponda del Pd. “E’ un’ingiustizia profonda che colpisce la gente del Nord –continua l’europarlamentare del Carroccio- In effetti dai dati della distribuzione delle tessere vengono fuori due Italie. Una, il sud, che chiede regali in cambio di voti, e l’altra che si rimbocca le maniche e però, alla fine, rimane a secco di aiuti”. Il quadro della ripartizione geografica emerge dai dati Inps: solo il 16,8% delle tessere per fare la spesa sono andate alle Regioni settentrionali. Nonostante in 'Padania', fonte Istat, abitino il 37% delle famiglie considerate disagiate. Uno squilibrio giudicato “inaccettabile” dai leghisti, che ora devono fare i conti con le crescenti proteste della base. ”Quando abbiamo votato il provvedimento –ragiona il parlamentare Giacomo Stucchi– pensavamo a una spalmatura più omogenea. E invece adesso ci troviamo di fronte a una beffa”. La distribuzione delle tesserine azzurre si rivelata, dice, “un metodo nuovo per tenere in piedi al vecchia politica centralista e assistenzialista”. Ormai è tardi, indietro non si torna. In casa Lega, però, l’insoddisfazione monta. Matteo Salvini, parlamentare milanese, ricorda le 'bastonate' assestate ”dal governo centralista”: la vicenda Alitalia, il patto di stabilità per Roma capitale. E ora le Social card. “Il Nord si incazza e fa bene. Se nelle nostre regioni è arrivata una manciata di carte vuol dire che Roma ce ne ha rifilata un’altra delle sue”. Vista dal lato b, la morale di questa storia –secondo Salvini- è che “è l’ennesima riprova di quanto il federalismo sia un bene necessario e urgente”. Sulla stessa lunghezza d’onda il sindaco di Treviso, Gianpaolo Gobbo: “L’assistenzialismo è sempre andato e continua ad andare al Sud. Da questa situazione si può uscire solo con il federalismo. Altrimenti ci saranno grandi momenti di tensione”. Nelle città del Nord il popolo della “terza o della seconda settimana” ha rovesciato sui rappresentanti locali tutto il proprio disappunto per il provvedimento ”sbilanciato” del governo. Nel Carroccio e anche nel Pd: “Quindi non è una questione Nord contro Sud –dice il parlamentare Pd Antonio Misani- Qui è una questione di gente presa per i fondelli in un momento di grande difficoltà”. “La dignità delle persone non ha prezzo – tuona Daniele Marantelli, Pd- la tessera si usava una volta in Russia e adesso a Cuba”. Parla di “iniquità della politica 'compassionevole' e non mirata a interventi strutturali” il ministro ombra delle Infrastrutture Andrea Martella. E Silvana Mura, dell’Idv: “E’ inaccettabile che il governo faccia distinzione nell’aiutare chi è in difficoltà”. Una frecciata alla Lega, infine, da Savino Pezzotta (Udc): “Si accorgono, sempre il giorno dopo, dei pasticci che combina l’esecutivo”.

giovedì 15 gennaio 2009

DIARIO DEL WEB -15/01/09- ''PATTO DI STABILITA', I SINDACI HANNO RAGIONE''

«Quando si governa non si può resettare, facendo finta di niente, tutto quello che è accaduto nel recente passato. Se, per esempio, si fossero potuti cancellare con un colpo di spugna i disastri di bilancio degli ex sindaci di Roma, Rutelli e Veltroni, che sono poi all’origine della deroga al patto di stabilità decisa dal governo per la Capitale, avremmo risolto il problema. Patto di stabilità, i Sindaci hanno ragione». Come è ovvio ciò non è possibile. Tuttavia, se un’eccezione viene fatta per Roma, non si capisce perché, non si possa fare anche per tutti gli altri Comuni». Lo ha detto oggi il deputato della Lega Nord, e Segretario dell’Ufficio di presidenza della Camera, Giacomo Stucchi, a margine dei lavori parlamentari. «In quelli amministrati da sindaci leghisti, peraltro, si può stare certi che si utilizzerebbe questa possibilità non per rimediare a mala gestioni precedenti, ma per favorire gli investimenti e realizzare opere pubbliche, tra l’altro utilizzando i fondi raccolti con la tassazione locale, già disponibili nelle casse dei Comuni e non certamente regalati dallo Stato. Sul fronte del Governo, comunque - ha aggiunto l’esponente leghista - l’opposizione si metta l’anima in pace perché la maggioranza è ben salda. E non per un attaccamento alle poltrone ma perché, volendo fare un computo delle cose fatte sino ad oggi, a cominciare dal Federalismo fiscale che il Senato si appresta a votare, e di quelle che si appresta a fare nell’immediato futuro, la bilancia non può che pendere a favore dell’esecutivo».

martedì 13 gennaio 2009

LIBERO - 13/01/09 - IL NORD NON CI STA: "VOGLIAMO I DANNI".

di Matteo Pandini

Milano. Sfumato l’accordo con Lufthansa, Bossi, Moratti e Formigoni chiedono un miliardo e la liberalizzazione della Milano-Roma. Fermi tutti! grida di buonora, prima dell’accordo tra nuova Alitalia e AirFrance. «Lotterò fino in fondo» giura poco dopo, quando le nozze con Parigi sono cosa fatta e lei ribadisce che non farà sconti, visto che ha già trascinato in tribunale la vecchia compagnia di bandiera per ottenere i danni. E che danni: un miliardo e 250 milioni di euro. Letizia Moratti alza la voce e medita vendetta. Gli altri, quelli che come lei tifano Malpensa, rilanciano e sognano di sfilare il monopolio della Milano-Roma alla nuova Alitalia. Magari aprendo a Lufthansa. Liverani FRONTE PADANO Il leader della Lega Umberto Bossi e il sindaco di Milano Letizia Moratti. Pochi giorni fa la Moratti era andata nella sede padana di via Bellerio per mettere a punto le strategie per difendere Malpensa. Berlusconi non aveva gradito. Il sindaco di Milano è una furia. E pazienza se tutto questo suo strillare per difendere lo scalo varesino è «curioso», come dice il ministro di An Altero Matteoli. Lei si sente tradita. Prima la fanno arrabbiare per l’Expo, tanto da farla sbottare: «Tremonti lo sottovaluta». Poi, addirittura, snobbano il suo consiglio. E i vertici della uova Alitalia non aspettano l’eventuale offerta di Lufthansa, quella che avrebbe potuto trappare la compagnia ai francesi filo-Fiumicino. LA SUPPLICA Ieri il sindaco è stato il portavoce del fronte del Nord. Ha polemizzato piùdi tutti. Più del governatore lombardo Roberto Formigoni. Più dei leghisti. «C’è una proposta di Lufthansa, mi auguro che Cai aspetti» supplica nel primo mattino. Aggiunge: «Mi auguro che il cda di Cai non sancisca una partnership internazionale senza avere prima esaminato altre proposte». Ricorda: «Berlusconi due giorni fa ha detto che avrebbe chiesto a Cai di aspettare l’offerta di Lufthansa». Insiste: «Voglio pensare che il cda di Cai non si prenda la responsabilità di proseguire nei suoi passi visto che dal governo ha avuto forti facilitazioni e quindi non può non fare l’interesse del Paese». Niente da fare. Le speranze di Milano si sbriciolano con l’annuncio delle nozze con AirFrance. A Roma brindano, a Palazzo Marino la temperatura si alza. E il centrosinistra sparge sale sulla ferita. Sentite Enrico Farinone del Pd: «Moratti e Formigoni si rivolgano al premier, che è anche il capo del loro partito, altrimenti sono patetici. Malpensa nei fatti è stata lasciata a se stessa». Il sindaco non ci sta. Giura: «Lotterò fino in fondo». C’è da crederle: Sea, la società che gestisce gli scali diMalpensaeLinate ed è in mano al Comune, non ritirerà la causa che ha fatto ad Alitalia. A Milano si sentono danneggiati dalle scelte della compagnia di bandiera. E chiedono di essere risarciti. Giuseppe Bonomi, presidente della società, interviene a Telelombardia: «Ora per Cai è venuto il momento della vera concorrenza e il governo del nostro Paese deve garantirla, devono sparire i privilegi». Ogni riferimento al monopolio della Roma-Milano non sembra puramente casuale. A proposito del matrimonio con i francesi, Bonomi allarga le braccia: «Questa fretta davvero non la capisco». Oggi l’affaire Malpensa sarà il piatto forte del dibattito in consiglio regionale, mentreil Pdmilanese alza i toni e chiede alla Moratti di manifestare insieme per difendere lo scalo. PAROLA DI FORMIGONI «Dal 2011 e 2012 Malpensa tornerà a crescere» prevede il governatore Roberto Formigoni. E il suo assessore alle infrastrutture, Raffaele Cattaneo, aggiunge:«Sosterremo l’effettiva e piena applicazione della liberalizzazione del mercato nazionale e ci prepareremo al piano B, ovvero la difesa di Malpensa senza Alitalia». Roberto Cota, Lega, fa notare: «Siamo molto perplessi perché abbiamo avuto da Cai segnali non incoraggianti per il mantenimento delle rotte su Malpensa». Aggiunge il deputato lumbard Giacomo Stucchi: «In bocca al lupo alla nuova Alitalia, ma secondo noi ha fatto una scelta sbagliata». Evaporato il matrimonio con Lufthansa, il fronte del Nord confida sulle liberalizzazioni delle rotte. Un risultato che, per il Carroccio, potrebbe essere sufficiente per cantare vittoria. In casa Lega confidano che Berlino decida di investire massicciamente su Linate e sullo scalo varesino. E faranno di tutto per aiutare i tedeschi a mettere le mani sulla Milano-Roma. Oggi Umberto Bossi sarà in riva al Tevere: dopo aver lasciato la scena a Letizia Moratti, potrebbe tornare a essere la voce più aggressiva del fronte del Nord.

lunedì 5 gennaio 2009

LA REPUBBLICA - 05/01/09 - BERLUSCONI NEL MIRINO DEL SENATUR. "QUESTO CAOS NON GLI CONVIENE"

di Paolo Berizzi
Gemonio – “Silvio mi aveva detto che su Lufthansa era d’accordo con noi. Non capisco questa sorpresa, è un contropiede. Così mi fa incazzare il Nord, viene fuori un casino che non conviene a nessuno. A lui per primo…” . L’umore di Umberto Bossi – riferisce – chi gli ha parlato nelle ultime ore – è “nero”. Il Senatùr è appena rientrato dalla minivacanza a Ponte di Legno ( a Gemonio ha trovato la sede della Lega imbrattata con la scritta “Morte a Bossi e ai secessionisti”). Tutto pensava tranne di dovere iniziare l’anno con un’altra gatta da pelare. Forse la più spinosa. Non solo perché “finchè c’è la Lega, Malpensa non si tocca”. Ma anche perché “noi fino adesso siamo stati buoni su tutto”. Ha voglia Roberto Calderoli a precisare che “non bisogna mischiare le cose: un conto è Alitalia e un conto è il resto”. Il fatto è che per i leghisti il potere irritante della faccenda Cai-Malpensa, considerato un “voltafaccia” bello e buono, amplifica il più generale disorientamento nei confronti di Roma. Il dribbling della nuova compagnia ha mandato per aria “quello che ci aveva detto Berlusconi”, è sbottato coi suoi il ministro per le Riforme. Per di più arriva alla fine di un periodo di mal di pancia continui: quelli provocati al Carroccio dagli alleati del governo. In primis proprio dal presidente del Consiglio con le sue esternazioni. I colpi di acceleratore sulla riforma della giustizia messa in testa all’agenda governativa; la rigidità sulle intercettazioni telefoniche, sulle quali i lumbard sono molto meno trancianti; infine l’uscita inattesa – “non ne abbiamo mai parlato”, fu il secco commento di Bossi – sull’ipotesi di una riforma presidenziale. Alta è la temperatura ai piani alti di Via Bellerio. Ma la parola d’ordine è “aspettare”, “stare buoni finchè non ci sarà un chiarimento”. Il Senatùr sta mettendo in campo tutta la diplomazia di cui è capace, che ha affinato da quando è tornato a fare il ministro e che ha già sperimentato per tamponare certi eccessi berlusconiani. Mercoledì o al massimo giovedì incontrerà il premier a Roma. Intanto se ne starà tranquillo, per “non far scappare i buoi dal recinto”, e soprattutto “non guastare il clima” in vista dell’arrivo in aula del federalismo. La sensazione è che si abbia la certezza che la partita Alitalia potrebbe chiudersi, e anche in fretta, con un altro risultato. “O una soluzione o un’altra: o Lufthansa o ci liberano gli slot”, punta i piedi Calderoli. Anche perché se Cai dovesse restare ancorata alla sua politica “anti Malpensa e anti Nord” – aggiunge – “il nostro atteggiamento futuro ne terrà conto”. Al centro dei pruriti leghisti, però, c’è, direttamente o indirettamente, Berlusconi: “Rischia di passare alla storia come il becchino di Malpensa”, la butta lì il parlamentare bergamasco Giacomo Stucchi. I nervi sono tesi. Il colpo di teatro di Air France potrebbe rivelarsi una goccia capace di far traboccare qualche vaso. Ragiona un autorevole esponente leghista: “Sembra che dal ministro Matteoli sia arrivata un’apertura: liberare le rotte a primavera. Ma l’aria che tira non è tranquilla. E’ vero che Berlusconi continua a magnificare la sua amicizia con Bossi, ma è anche vero che si ricorda bene cosa fece la Lega nel ’94. in sei mesi facemmo saltare in aria il governo. Per questo non ci devono provocare”.

LA PROVINCIA DI SONDRIO - 05/01/09 - LE CARTUCCE BAGNATE DELLA CORAZZATA NORD

di Giorgio Spreafico
E' vero, l'ultima volta che marciarono su Roma poi arrivarono i tedeschi, ma non scommetteremmo che anche questa volta possa finire così. Ci vuole altro che una tardiva mobilitazione del famoso ma inconcludente Nord, corazzata dalla mirabolante potenza di fuoco ma guardacaso con le cartucce in costante ammollo e dunque in perenne cilecca, perché in cielo si materializzino d'amblé i reattori di Lufthansa. Loro, i jet della compagnia che sola rilancerebbe Malpensa, i giganti del cielo di Germania che Berlusconi - tra un cucù e l'altro - aveva fatto sapere alla cancelliera Merkel di vedere molto bene come partner di Alitalia. Peccato che il Cavaliere avesse detto le stesse cose anche ai russi o agli inglesi. Peccato che se l'avesse avuto a tiro le avrebbe ripetute - in perenne decollo da piacione qual è - anche all'Emiro di Nonsocché a proposito di Air Boh.Respinta da un sindacato dalla vista più corta di un pipistrello, messa alla porta da uno spregiudicato sussulto di italianità elettorale cavalcato dalle armate di Berlusconi - con contorno retorico di imprenditori "patrioti" ma con più prosaico scarico di debiti sulle casse pubbliche, cioè sulle nostre spalle - Air France è rientrata dalla finestra senza neppure dover infrangere un vetro. Al dunque, ha trovato i battenti spalancati, anche perché in troppi (ma va?) si erano dimenticati la penale di 200 milioni che l'uscita dal consorzio Sky Team avrebbe costretto a pagare. E dunque sì, anzi oui, la compagnia d'Oltralpe che ieri era il nemico e che oggi invece merita coccole si prenderà il 25% di Alitalia. Diventerà di gran lunga l'azionista singolo più forte e prenoterà fette di torta ancora più consistenti, perché non si vede chi altri potrebbe fronteggiare gli ulteriori e massicci investimenti necessari per reggere il volo. Si accettano scommesse, dunque. Andrà così. Andrà che i potentissimi francesi (con il benefit di rotte interne in monopolio e dunque di certo più care...) scuciranno soldi per aumenti di capitale che altri soci non finanzieranno, e andrà che di conseguenza il pacchetto azionario (pur senza le cessioni dirette, escluse dai patti sino al 2013) si riassesterà rinforzando le posizioni transalpine. E l'italianità? Tanti saluti. E Malpensa uscita penalizzata a beneficio di Fiumicino, hub di riferimento di Air France? Tanti saluti anche a quella, come ai grandi imprenditori che l'altro ieri tuonavano contro la vergogna ma poi, svelti, si sono accomodati in cabina. Mai visto il Nord più rappresentato al governo, ma ciò non ha impedito di ritrovarsi in questa condizione. Con più spese a carico del pubblico, più licenziamenti, cassa integrazione e tensioni sociali, meno voli e quant'altro. Una beffa che mette in imbarazzo anche plenipotenziari traditi del centrodestra come Formigoni e la Moratti, che rischiano di dover sfilare contro il governo insieme a Penati, il "rosso" presidente della provincia di Milano.Non un comunista ma un leghista come il deputato lombardo Giacomo Stucchi ha detto (preferendo prendersela con un alleato piuttosto che con Bossi e i suoi colonnelli, fin qui sonnecchianti e ora a denti sguainati in cerca di rimonta) che se questa è la situazione Berlusconi rischia di passare alla storia come il becchino di Malpensa. Se? Al momento lo stato dell'arte è questo e non altro.Ricordate? Dopo la gita in una Napoli coperta di rifiuti, avevano annunciato il secondo consiglio dei ministri a Malpensa, ma le difficoltà dei collegamenti con l'aeroporto devono averci messo lo zampino. Non si è visto nessuno, anche se dai giorni della promessa a oggi il governo avrebbe avuto tutto il tempo di arrivare quassù anche a piedi, e a passo lento. Non ci resta che verificare se la scarpinata in direzione opposta, vale a dire la strombazzata "marcia" nordista su Roma, sarà più puntuale ed efficace. Non vediamo l'ora, ma non vorremmo che a indicarcela, quell'ora, fosse un cucù.

domenica 4 gennaio 2009

LA STAMPA - 04/01/09 - AMMORTIZZATORI SOCIALI LA LEGA FRENA SULL'USO DEI FONDI UE." LE RISORSE FSE RESTINO ALLE REGIONI"

Giulio tremonti e Maurizio Sacconi puntano moltissimo su in’intesa con le regioni, con le quali avranno contatti subito dopo l’Epifania per mettere a punto un emendamento al decreto anti-crisi. Prima di Natale Sacconi è volato appositamente a Bruxelles per discuterne con la Commissione e i colleghi europei. Tremonti invece ha incontrato Pierluigi Bersani per avere – e l’ha ottenuta – una sponda nel Pd. E’ unico modo per reperire più risorse a favore degli ammortizzatori sociali senza toccare i saldi di bilancio. Ma prima che con le regioni, per accettare una diversa destinazione dei fondi “Fse” i due ministri stanno facendo i conti con le resistenze dell’alleato leghista. Le risorse del “Fondo sociale europeo” sono da sempre una manna dal cielo per Regioni e Province, che possono così finanziarie programmi di aggiornamento, riqualificazione o specializzazione professionale. L’Italia, per il periodo 2007-2013, ha a disposizione 6,6 miliardi di euro, tanto quanto vale il decreto anti-crisi. Al Nord le risorse vengono spese mediamente bene, in molte parti del Sud non vengono nemmeno inoltrate le richieste di finanziamento. Oppure, negli uni e negli altri casi, vengono spese male per corsi già finanziati con altre risorse pubbliche. Il Governo vorrebbe creare una “regia unica nazionale” per razionalizzare l’uso delle risorse e destinarne una parte al sostegno al reddito di chi perde il lavoro. Già dalla prima riunione con la maggioranza, prima di Natale, sono però emerse le riserve del Carroccio. Quella sera c’erano Massimiliano Fedriga, il bergamasco Giacomo Stucchi e il presidente della commissione per le questioni regionali, il bresciano Davide Caparini. Il Carroccio non vuole che, a conti fatti, le regioni del Nord si trovino con meno risorse di quante finora ne ottengono; inoltre temono la reazione delle Province, che oggi possono disporre direttamente di parte di quei fondi grazie ad una decisione dell’allora ministro del Welfare, Roberto Maroni. Dallo staff di Sacconi minimizzano: “Nessun problema, stiamo discutendo”. Ma il capogruppo del Carroccio alla Camera, Roberto Cota, ammette che qualche problema nella maggioranza c’è: “E’ vero che vogliamo vedere bene che significa regia nazionale. Poiché siamo federalisti, per noi sottrarre risorse alla disponibilità delle Regioni è sempre un problema”. Sacconi, che da qualche settimana ha preso le redini della trattativa, è disposto a discutere di come garantire ad ogni Regione una quota equa di fondi, ma ha rivendicato “una certa flessibilità” nella loro ripartizione a livello nazionale. An sta con Tremonti e Sacconi. Dice Stefano Saglia: “Capisco le obiezioni della Lega, ma non fare uso di quei fondi sarebbe un delitto. Stiamo cercando un compromesso utile: una delle possibili soluzioni è permettere a Regioni e Province virtuose di concordare con il governo l’uso dei fondi anche per il sostegno al reddito. Per chi invece non ne fa buon uso ci deve essere un potere di supplenza nazionale. Altrimenti sono soldi persi”.

sabato 3 gennaio 2009

LA REPUBBLICA EDIZIONE LOMBARDIA -03/01/09- ALITALIA AIR FRANCE.GLI IMBARAZZI DELLA LEGA

«Berlusconi rischia di passare alla storia come il becchino di Malpensa». Mittente: Giacomo Stucchi, parlamentare leghista di lungo corso. Sottotitolo: colpa di Cai (e, per estensione, dell’ “ala romana” del governo). Oppure: a difesa di Malpensa. Tante se ne sono sentite sul premier, ma la metafora necrofora è un inedito. Può succedere se, come in queste ore, i leghisti hanno un nervo per capello. È la guerra dei cieli. Ai padani l’accordo con Air France per la nuova Alitalia proprio non va giù. «È un voltafaccia inaccettabile — tuona Stucchi — un attacco frontale alla gente del Nord». Malpensa ridimensionata a favore di Fiumicino. E Parigi che si mangia Milano. Questo è l’incubo che l’inizio del nuovo anno ha rifilato al Carroccio malpensacentrico. E ora il partito di Bossi sembra diviso in due. Non perché ci siano delle diversità di vedute (ci mancherebbe). È che mentre i vertici — il senatur e gli altri ministri — non si espongono e, colti da imbarazzo, preferiscono aspettare ancora qualche ora prima di sparare eventualmente qualche cannonata, le seconde linee schiumano rabbia. E non risparmiano velenose bordate agli alleati del centrodestra. «Cai ha dimostrato di essere un interlocutore inaffidabile — continua Stucchi — . Ma il problema è politico. C’è il Pdl nazionale che ha tifato e tifa per Roma, che vuol dire Air France. Penso ai vari Matteoli e Gasparri. Un po’ per l’amicizia con Alemanno, un po’ per ragioni territoriali e di propaganda elettorale, remano contro Malpensa. E i fatti lo stanno dimostrando». La Lega, si sa, quando si parla dell’hub varesino, non vuole sentire storie. «È uno stabilizzatore di economia, sono migliaia di posti di lavoro da difendere, è uno scalo fondamentale per il Nord e il suo sistema produttivo». Annunciano barricate i leghisti. «Non siamo noi che abbiamo cambiato idea», sbotta l’assessore regionale al Territorio Davide Boni, e il riferimento a Forza Italia è implicito.
«Chiederemo conto a Berlusconi di questo cambio di marcia. Oltretutto — aggiunge Stucchi — l’accordo con i francesi va contro il decreto Alitalia che contiene un emendamento, presentato da noi, in base al quale per cinque anni i componenti di Cai non possono cedere le loro quote sul mercato. Certo, teoricamente se vogliono la norma possono cambiarla... Ma insomma...». Come ne esce ora la Lega (se ne esce)? A parte la «stupore» con cui Calderoli ha accolto la notizia del 25 per cento venduto a Air France («Ne parlerò con Berlusconi», ha dichiarato l’altro giorno a Repubblica), la base del partito del Nord è in piena agitazione. “Via le catene da Malpensa”, titolava ieri la Padania. Accompagnato da un eloquente “Futuri disoccupati... Grazie a Roma...” riferito ai dipendenti dello scalo varesino.È proprio questo che i leghisti chiedono al governo di cui fanno parte: liberare gli slot inutilizzati dalla nuova Alitalia. Per fare posto a nuovi vettori disposti a investire. «Lufthansa, certo. Ma non solo — spiega Stucchi. Ce ne sono altre che fanno di conto e capiscono la posizione strategica di Malpensa. Cai a questo punto faccia quello che vuole. Che però liberino gli slot...». Spiega, per esempio, che è assurdo che il collegamento con Berlino da Malpensa oggi sia fatto via Parigi o via Francoforte.Di questo e di molto altro, i padani danno colpa al cambio di rotta del governo. E in questo trovano, di nuovo, un alleato “ indiretto”, il presidente della Provincia di Milano. Dice Filippo Penati: «Il Nord e la sua economia sono stati traditi dal grande capitale milanese che ha preferito la logica degli affari alla difesa dell’economia del territorio. Sono stati abbandonati dal Governo, che non ha mantenuto ogni promessa fatta, tradendo le aspettative di chi, nella scorsa campagna elettorale, gli aveva dato fiducia». Devono averlo pensato, in silenzio, anche molti leghisti. Se uno prudente come Roberto Cota (capogruppo alla Camera) si è lasciato andare a un «con scelte anti-Nord non saranno mai una grande compagnia», c’è da scommettere che, comunque vada a finire questa storia, quando dovrà volare il Carroccio sceglierà attentamente le ali.