giovedì 23 aprile 2009

LIBERO - 23/04/09 - BOSSI RILANCIA: SISTEMIAMO TUTTO ALLA CAMERA

di Matteo Pandini
Antonella da Varese lo urla forte e chiaro: «Berlusconi ci prende in giro, sarà anche il meno peggio manonmi fido. Non mifido degli alleati». Sandroda Chiari strilla: «Siamo invasi da extracomunitari». Un’altra ascoltatrice chiede: «E adesso? Usciranno mille clandestini?». Metà pomeriggio di ieri. Radio Padania Libera. Conduce Leo Siegel. La base del Carroccio è furibonda e scarica nell’etere la rabbia per il provvedimento sulla sicurezza approvato dal Senato. Non c’è traccia né delle ronde né della norma anti-clandestini (quella che prolungava fino a sei mesi la permanenza degli irregolari nei Cie, i centri di identificazione ed espulsione). Il tutto mentre un’altra battaglia leghista, quella sui medici che possono denunciare i clandestini, rischia di finire fuorigioco. Sull’argomento discuteranno i vertici di PdL e Carroccio settimana prossima. Il senatore alla radio. In collegamento da Roma, per rispondere alle domande degli ascoltatori, c’è il senatore Sandro Mazzatorta. Ma mentre il suo popolo schiuma rabbia, i dirigenti della Lega ostentano tranquillità. Dicono che è tutto sotto controllo. Addirittura festeggiano. Mazzatorta spiega: siamo già corsi ai ripari sui clandestini, con unordine del giorno chepropone normepiù severe. Di fatto, si lavora per un'intesa con gli alleati. Rischia di saltare la norma sui medici anti-irregolare si chiede di estendere fino a 18 mesi la loro permanenza nei Cie, «come prevede la direttiva europea». Sulle ronde, invece, la Lega conta di tornare alla proposta originaria, già approvata dal Senato e che attende il via libera della Camera. Una proposta che ha meno paletti: per esempio non è contemplato l’intervento del prefetto né l’elenco dei volontari anti-crimine. In pubblico il Carroccio mostra i muscoli, ma dietro le quinte sta già lavorando di lima per convincere gli alleati. In concreto, spera di portare a casa i sei mesi nei Cie (120 giorni a cui possono aggiungersene altri 60 per eventuali problemi burocratici spuntati nei paesi d’origine degli immigrati), mentre per i cosiddetti “volontari della sicurezza” (le famose ronde) ci sarebbe già una bozza condivisa con gli alleati. «Nonsiamo abituati ai compromessi al ribasso» tuona Mazzatorta. Però, mentre la maggioranza cerca una ricetta digeribile, nei prossimi giorni un migliaio di clandestini uscirà dai Cie. Il deputato Giacomo Stucchi allarga le braccia: la norma sugli irregolari era stata impallinata alla Camera da una decina di franchi tiratori del PdL, «un atteggiamento dissennato». Però tutto è recuperabile, dicono i lumbard. «Se alla fine portiamo a casa la norma sui Cie e le ronde otteniamo quello che volevamo. E non è detto si debba rinunciare alla legge sui medici» anti-clandestini, ragiona Stucchi. Tanto che il leader dei senatori del Carroccio, Federico Bricolo, sparge ottimismo a piene mani: «C’è un accordo in maggioranza per approvare nel ddl sicurezza che sta alla Camera sia le rondeche l’allungamento dei tempi dipermanenza dei clandestini nei Cie». Cota contro Franceschini. Il capogruppo alla Camera Roberto Cota se la prende col Pd: tutta colpa di Franceschini «se oltre mille clandestini usciranno dai Centri. Nonsi gioca su temi così delicati», visto che il leader dell’opposizione aveva contribuito ad affossare l’inasprimento della norma. Però Berlusconi aveva promesso di metterci una pezza entro il 26 aprile, impedendo l’apertura dei cancelli. Proposito difficile da mantenere, «ma non è ilmomento difare polemiche» taglia corto Cota. Che aggiunge: al Senato «non era possibile» rimediare allo scivolone di Montecitorio. Insomma, i padani cercano di salvare il salvabile. E pure sui medici-spia brigano per portare a casa qualcosa. Oggi la legge vieta ai dottori di denunciare i clandestini. I padani, spiega il capogruppo alla Camera, vogliono «eliminare le sacche di impunità nelle strutture pubbliche». Però «non mettiamo in dubbio la possibilità di curarsi». La Lega smentisce che l’aver ottenuto lo scalpo dell’election day (il referendum si voterà il 21 giugno e non il 7, insieme alle Europee) l’abbia costretta ad abbassare la voce. Ma mentre si dibatte sulla sicurezza, qualcuno guarda nervosamente il calendario: nei prossimi giorni al Senato arriva il federalismo.