domenica 17 luglio 2016

IL TEMPO - 17/07/16 - AUMENTARE OVUNQUE I CONTROLLI

La sfida dinanzi alla quale il terrorismo di matrice islamica ci pone è difficile e complessa. Quanto accaduto a Nizza può essere replicato ovunque in Occidente. Perché dappertutto può esserci l'attore solitario che compie l'attentato con modalità che, ancorché non del tutto inedite, sono comunque difficili da controllare e prevedere. Il pericolo proviene da parte di chi rimanendo nel paese dove si trova mira a colpire gli occidentali con ciò che ha a disposizione. Un auto, un coltello, qualunque cosa può quindi diventare strumento di morte in qualsiasi luogo. La sicurezza è minacciata financo nella vita quotidiana di ognuno di noi e la strage di Nizza ci insegna che i luoghi di aggregazione, soprattutto all'aperto durante il periodo estivo, ove vi sia un numero elevato di persone, potrebbero essere scelti da chi vuole compiere degli attentati. Occorre perciò aumentare, in Italia come altrove, i controlli delle forze dell'ordine su possibili soft target, ovvero piazze, teatri, luoghi che raccolgono in un certo momento molte persone. È evidente che controllare tutto è impossibile ma ciò che importa è dare ai cittadini la percezione di sicurezza. Perchè se questa venisse a mancare allora il terrorismo avrebbe raggiunto il suo principale obiettivo che è quello di incutere terrore nella società civile e di portarla a modificare il proprio stile di vita. Attualmente nel nostro Paese non c'è nessun allarme puntuale su un evento specifico in un dato luogo. Ma è logico però pensare che ci siano tutta una serie di realtà e di soggetti che vengono ritenuti problematici e per questo attentamente monitorati. In Italia, per fortuna, abbiamo un sistema che nell' ottica della prevenzione sta funzionando, ma che necessita di maggiori risorse e investimenti. La sinergia tra il lavoro svolto, a monte, dall'intelligence e a valle il coordinamento tra forze dell'ordine e procure, sul quale bisogna andare avanti, si è rivelato ad oggi la miglior forma di contrasto a tutte le forme di terrorismo. Ma l'imponderabile, purtroppo, è sempre dietro l'angolo. Per questo bisogna essere vigili su tutti i fronti, a cominciare da quello degli sbarchi dei migranti. Nessuno può escludere  che tra loro non vi siano possibili terroristi islamici. E' logico che vengono fatti tutti i controlli che bisogna fare in questi casi, soprattutto quando il livello di allerta aumenta, ma più soggetti arrivano contemporaneamente e più il lavoro di analisi per capire con certezza chi si ha di fronte, se non vengono potenziati mezzi e personale, non potendo svolgersi in condizioni ottimali, diventa difficile e improbo.

sabato 16 luglio 2016

AVVENIRE - 16/07/16 - "L'ASTICELLA DEL TERRORE SALE, SUBITO PIU' RISORSE" Stucchi (Copasir): in questi casi prevenzione più ardua, attenti agli "internal fighters"

Ogni volta, l'asticella del terrore si alza. in questo caso, è bastato un camion lanciato a forte velocità in un luogo affollato per fare quasi un centinaio di vittime... con simili modalità di attentati, purtroppo, la sfida della prevenzione per gli apparati di sicurezza diventa sempre piu' ardua...." Dopo la strage sul lungomare di Nizza, il presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica Giacomo Stucchi (Lega Nord) ragiona con Avvenire sui nuovi scenari di potenziali minacce: "L'uso di un veicolo, in sè, non è del tutto inedito. C'erano già stati attentati con auto lanciate contro le fermate degli autobus, in Israele e in altri Paesi - considera il presidente del Copasir - . In questi casi, gli attentatori avevano per fortuna causato meno vittime. ma quegli episodi costituiscono i primi segnali di questa ulteriore modalità di colpire persone inermi..."Un camion, un "lupo solitario", la folla come obiettivo. niente bombe, pochi preparativi. Così le speranzedi "agganciare" i terroristi prima di un attentato si riducono al lumicino....Purtroppo è così. Dobbiamo essere realistici: si tratta di un problema enorme, perchè per prevenire situazioni simili si dovrebbe immaginare di poter controllare qualsiasi eventuale obiettivo, cosa impossibile. Cosa invece si può ragionevolmente fare? Oltre che sui siti istituzionali già sorvegliati, si potrebbe intensificare i controlli sui cosidetti soft target, piazze, teatri, luoghi che come unica caratteristica, hanno quella di ospitare in un certo momento la presenza di tante persone, come avvenuto a Nizza. I francesi avevano vigilato benissimo durante gli Europei, ma chi voleva colpire ha atteso un evento successivo e un bersaglio più accessibile. Servirebbero ancora più agenti da schierare nelle città italiane? In generale, in questo frangente, credo che governo e Parlamento non debbano stare a lesinare sulle risorse da investire nel comparto sicurezza. Non solo in agenti ma in nuoce competenze, strumentazioni elettroniche e informatiche, perchè quotidianamente aumentano sia il numero dei soggetti "problematici" che quello dei luoghi da "attenzionare". E' un equilibrio difficile, occorre dare una percezione di sicurezza, ma non si può neppure pensare a una militarizzazione totale delle nostre città: non sarebbe fattibile in termini di risorse e darebbe anche un messaggio sbagliato. Tutto ciò che serve a contrastere chi vuole distruggere i nostri valori e le nostre comunità va fatto, ma senza stravolgere la nostra vita quotidiana. sarebbe l'errore più grave... L'attacco a due passi dal confine italiano fa salire l'allarme anche da noi? La nostra intelligence lo ripete da tempo: nessun Paese è purtroppo, al sicuro da questo tipo di minaccia. L'attacco di Nizza è stato compiuto da un franco-tunisino, forse senza o con poche complici. E' la strategia del teorico del Daesh Al Adnani: rimanere nel Paese dove ci si trova a coplire gli occidentali con ciò che si ha, anche una vettura. Così i foreign figthters che prima partivano dall'Europa per combattere in Siria e Iraq, possono diventare internal fighters. C'è rischio di emulazione? Si può innescare un meccanismo agghiacciante di competizione fra chi punta a realizzare attentati sempre più cruenti per avere un posto nella storia del terrore. Il Copasir si occuperà presto della vicenda? Lo faremo la prossima settimana con due audizioni già previste, ma che ora saranno attualizzate alla luce di quanto avvenuto: la prima con l'autorità di governo delegata all'intelligence, il sottosegretario Marco Minniti, e la seconda col capo della Polizia Franco Gabrielli. Faremo il punto sulla situazione, sia sotto il profilo internazionale che della sicurezza interna.

venerdì 15 luglio 2016

AFFARI ITALIANI - 15/07/16 - STRAGE NIZZA, STUCCHI (COPASIR): IN ITALIA NUMERO "PREOCCUPANTE" DI TERRORISTI

"Quello che è successo a Nizza potrebbe accadere in ogni singola realtà occidentale, quindi anche in Italia". Lo afferma al ad Affaritaliani.it il presidente del Copasir Giacomo Stucchi, commentando il drammatico attentato terroristico accaduto a Nizza, in Francia. Impossibile prevenire attacchi di questo tipo? "Più è complessa e numerosa la composizione della struttura che progetta l'attentato e è più 'agevole' acquisire informazioni e quindi prevenire lo stesso. Più è ridotta la composizione numerica di chi vuole compiere l'attentato, arrivando fino all'attore solitario, e più il tutto diventa difficile". L'intelligence italiana ha qualche segnale di allarme specifico per quanto riguarda il nostro Paese? "Non c'è in questo momento nessun allarme puntuale su un evento specifico in un dato luogo. Ma è logico però pensare che ci siano tutta una serie di realtà e di soggetti che vengono ritenuti problematici e per questo attentamente monitorati". Quante persone vengono 'monitorate' dall'intelligence italiana? "I foreign fighters partiti sono un centinaio ma quelli diventano un problema se e quando rientrano. In Italia i soggetti problematici noti sono un numero non irrilevante, seppur inferiore ad altri Paesi occidentali ". Più o meno di mille? "Non posso essere più preciso ma sono un numero che genera legittime preoccupazioni". L'estate e le vacanze soprattutto al mare, in spiaggia, possono essere un pericolo ulteriore di attentati terroristici? "Nizza ci insegna che i luoghi di aggregazione, soprattutto all'aperto durante il periodo estivo, ove vi sia un numero elevato di persone, potrebbero risultare interessanti per chi vuole compiere degli attentati. Sono soft target. Servono quindi maggiori controlli e presenza delle FFOO anche in questi luoghi per aumentare il livello di sicurezza. Bisogna esserne consapevoli. Però è fondamentale anche stare attenti a non far vincere il terrore che paralizza". Tra i migranti che arrivano con i barconi in Italia potrebbero esserci anche terroristi islamici? "Nessuno lo può escludere. Chiaramente vengono fatti tutti i controlli che bisogna fare in questi casi, soprattutto quando il livello di allerta aumenta. Ma è altrettanto evidente che più soggetti arrivano contemporaneamente e più il lavoro di analisi per capire con certezza chi si ha di fronte, se non vengono potenziati mezzi e personale, non potendo svolgersi in condizioni ottimali diventa difficile", conclude Stucchi.

FANPAGE.IT - 15/07/16 - STUCCHI (PRESIDENTE COPASIR): "ANCHE L'ITALIA E' A RISCHIO MA LA NOSTRA INTELLIGENCE FUNZIONA"

"Noi dobbiamo cercare di individuare i terroristi in un momento delicato: le attività di intelligence fino ad ora hanno funzionato in Italia dando risultati che hanno permesso di evitare che accadesse qualcosa, ma siccome che il numero di soggetti e luoghi da controllare aumenta, dobbiamo anche noi incrementare le risorse". Ai microfoni di Fanpage.it

martedì 5 luglio 2016

IL SECOLO D'ITALIA - 03/07/16 - L'ISIS, CONTORDINE DEL CALIFFO. IL DIKTAT E': ”UCCIDERE GLI OCCIDENTALI OVUNQUE”

L’ordine è uno solo: uccidere gli occidentali ovunque. Di più: sarebbe in corso una vera e propria gara tra chi fa più vittime. Rivela sempre nuovi e sempre più inquietanti risvolti l’odio etnico e religioso che arma il pugno degli spietati miliziani del terrore agli ordini del Califfo Al Baghdadi. Un odio atavico elevato all’ennesima potenza dalla rabbia jihadista seguita ai colpi messi a segno sul piano militare dall’alleanza internazionale anti-Isis che, in Siria come in Iraq, ha riguadagnato terreno e riconquistato posizioni strategiche, costringendo i miliziani alla ritirata. L’Isis, intervista al presidente del Copasir“È un bene che in Iraq, in Siria, e ora anche in Libia, si stia riducendo l’area di influenza dell’Isis, ma il contraccolpo, da quanto ci dicono i servizi segreti, è evidente” A parlare è il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi, che in un’intervista alla Stampa spiega anche come ormai “il Califfo non chiama più i foreign fighters a combattere da loro, ma li invita a colpire dovunque si trovino. Al limite, l’indicazione che hanno è di spostarsi in Occidente. E il primo obiettivo restano gli infedeli. Cioè noi. Stanno tornando alle origini, agli attacchi suicidi”. E ancora: “L’Isis ha cambiato strategia. Dal conflitto simmetrico, tra eserciti, in campo aperto, stanno passando a un conflitto asimmetrico. Pochi uomini che si immolano per ottenere un risultato enorme”, spiega Stucchi. Il ritorno dell’Isis a una vecchia strategia di guerra E allora, ecco spiegato l’attacco all’aeroporto di Istanbul. La strage di Dacca. I continui agguati esplosivi a Baghdad. “Piuttosto che perdere dieci miliziani in battaglia, meglio mandare uno o due aspiranti suicidi a colpire un obiettivo facile, con tanta gente innocente. E meglio ancora se occidentali. Così è garantita un’eco mondiale, devastante per l’opinione pubblica”. Una strategia lucida e agghiacciante che, purtroppo, sta confermando la sua spietata applicazione sul campo ad ogni efferato attentato terroristico organizzato su punti lontani dello scacchiere di guerra e di morte preso in considerazione dai miliziani dell’Isis.”Il passaggio di Daesh alla seconda fase, se possibile, preoccupa ancor più di prima, perché s’è visto che potrebbe esserci tanta gente che simpatizza per loro, e poi perché colpiscono sempre più spesso obiettivi facili, i cosiddetti soft target‘”, prosegue infatti Stucchi. L’Italia nel mirino dell?Isis? Ecco come e perché Guardando all’Italia come possibile target nel mirino dell’Isis, dunque, “se i luoghi a rischio, gli hard target, sono più o meno presidiati, i soft target sono troppi. Impossibile presidiare ogni ristorante, bar, cinema, piazza di paese. Così è diventata una lotta impari”. Una guerra sleale combattuta a colpi di stragi facili da pianificare e impossibili da prevenire, come dimostrato negli attacchi di Parigi del 13 novembre o dei più recenti agguati in Belgio. “Ai nostri servizi risulta che è in corso una sorta di gara a chi fa più danni”, evidenzia Stucchi. “Gli aspiranti suicidi sognano di sterminare più infedeli che possono, e allo stesso tempo sperano che il loro nome venga ricordato per l’eternità come quelli che hanno ucciso più di tutti”. Terribile, quanto realistico.

lunedì 4 luglio 2016

FLY ORBIT - 04/07/16 - ATTENTATO A DACCA, STUCCHI(COPASIR): «TEMIAMO NUOVE AZIONI»

A distanza di giorni dall’attentato a Dacca, capitale del Bangladesh, nel quale hanno perso la vita nove italiani, emergono dettagli sugli attentatori. Sono venti le persone rimaste uccise venerdì sera mentre si trovavano alla Holey Artisan Bakery di Dacca, non lontano dalla ambasciata italiana. Secondo il ministero dell’interno del Bangladesh, i terroristi sono tutti provenienti da famiglie ricche, con una buona educazione scolastica: solo uno non aveva frequentato le migliori scuole del paese. Nessuno straniero. Avrebbero abbracciato la jihad assecondando una moda, sostiene il ministero dell’Interno del paese asiatico che continua a non ritenere attendibile la rivendicazione dell’ISIS. Le indagini sono ancora in corso. A Fly Orbit News, il senatore Giacomo Stucchi, presidente del Coparis, il comitato di controllo sui servizi italiani, ha dichiarato che il quadro internazionale riguardo il monitoraggio delle cosiddette schegge impazzite che fanno riferimento all’ISIS e non solo è «molto complesso e delicato: i numeri rimangono preoccupanti. La loro decisione di optare per un conflitto asimmetrico rende ancor più ardua la loro sconfitta e ci fa temere ulteriori azioni, contro obiettivi occidentali, dagli esiti drammatici». Per quanto riguarda l’Italia, dice il senatore Stucchi, «nella comunità dell’intelligence si ritiene molto realisticamente che in generale non sia possibile parlare di una situazione di sicurezza assoluta e che al contrario vi possano essere, in un contesto di massimo sforzo profuso per garantire la tutta la sicurezza possibile, possibili situazioni che comportino una certa dose di razionale preoccupazione».

domenica 3 luglio 2016

NAZIONE Carlino IL GIORNO - 03/07/16 - "SAPEVANO DOVE TROVARE GLI ITALIANI"

GLI ITALIANI erano un obiettivo dei terroristi di Dacca. Giacomo Stucchi, presidente del Copasir, non respinge l'ipotesi: «Nei prossimi giorni avremo incontri che ci permetteranno di approfondire questo aspetto. Non è da escludere che l'obiettivo fosse proprio colpire appartenenti alla comunità italiana, anche se non mi sento in questo momento di confermarlo in via definitiva. Quel locale era frequentato da occidentali c in particolare dagli italiani. Che solitamente ce ne fossero tanti in quel posto era noto». Lei come spiega il fatto che i nostri connazionali fossero nel mirino dei jihadisti? "Vogliono colpire un Paese attaccando i suoi cittadini, indipendentemente che questo avvenga a Dacca, a Bagdad, a Roma o a Milano. Uccidendo lanciano un segnale. Perché l'Italia? Perché è meno militarista di altri stati e per questa ragione si tenta di radicalizzarla con gli attentati? Per loro si tratta di colpire coloro che non seguono le indicazioni del profeta Maometto. Hanno una visione islamista di contrapposizione bellica per la quale quelli che non stanno con loro debbono essere eliminati». Italiani e anche altri? "Noi, i francesi, gli americani e i belgi ai loro occhi siamo infedeli. La vita di un italiano vale nel momento in cui gli viene tolta. Il messaggio è: non siete sicuri, vi colpiamo dove e quando vogliamo». C'è un cambiamento di strategia globale? "Daesh ha perso tantissimo territorio in Siria. Anche in Libia ha problemi. Questo comporta che vengano privilegiate le reazioni asimmetriche. E vero, l'attacco di Dacca è stato gravissimo. Purtroppo poche ore fa a Bagdad  ce n'è stato un altro che ha lasciato una scia di sangue impressionante, oltre 120 morti. Sono azioni, sostenute dal Califfo con messaggi pubblici, che lasciano l'opinione pubblica colpita, sbigottita, preoccupata. Fra lstanbul e Dacca c'è però una differenza. Quale? «A Istanbul hanno per così dire osato l'hard target, l'obiettivo duro. Hanno giocato pesante, sfìdando lo Stato turco in un luogo che era particolarmente protetto c sorvegliato. In Bangladesh il target, l'obiettivo, era soft. come tanti altriin giro per il mondo». Prendere possesso di un ristorante non era particolarmente arduo. «Ma poi c'è stata l'azione incredibile di uccidere, quasi uno per uno, coloro che non conoscevano il Corano. Hanno alzato ulteriormente l'asticella della crudeltà». Come possiamo difenderci? In 'Italia abbiamo un sistema che per fortuna, ma sopratutto per l'impegno dcll'intelligence e delle forze dell'ordine e, a valle della magistratura, finora ha permesso di tenere sotto controllo la situazione. È logico però che più aumentano i soggetti pericolosi, più cresce la galassia che gira attorno a quegli individui e più si moltiplicano i luoghi che debbono essere controllati,più serve avere a disposizione nuovi strumenti, nuovo personale e nuovi mezzi per poter condurre in modo pari questa guerra. Più si incrementano i numeri che le dicevo più è difficile dare risposte. Bisogna essere realisti. "Quindi in concreto? «Bisogna avere il coraggio di dire che una situazione di sicurezza assoluta non è possibile garantirla. Si fa tutto il possibile. Non bisogna illudere nessuno affermando che non accadrà assolutamente nulla, ma neppure cadere nella paura paralizzante dell'attentato incombente. Però si deve capire che la situazione è cambiata rispetto a qualche anno fa e che in termini di sicurezza oggi siamo scesi probabilmente di un livello. Anche le nostre abitudini, pur non dovendole mutare in modo radicale, sono state condizionate.

LA STAMPA - 03/07/16 - "L'ORDINE DEL CALIFFO E' UCCIDERE GLI OCCIDENTALI OVUNQUE"

Il presidente del Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti, il senatore Giacomo Stucchi, della Lega, normalmente è un ottimista. Oggi, no. «Dobbiamo essere realisti. La situazione è sempre più grave». Eppure si dice che l'lsis sul campo arretra. «È verissimo. Ma ha anche cambiato strategia. Dal conflitto simmetrico, tra eserciti, in campo aperto, stanno passando a un conflitto asimmetrico. Pochi uomini che si immolano per ottenere un risultato enorme». Era sbagliato combatterli militarmente? «No, è un bene che in Iraq, in Siria, c ora anche in Libia, si stia riducendo la loro arca di influenza, ma il contraccolpo, da quanto ci dicono i servizi segreti, è evidente. Il Califfo non chiama più i foreign fighters a combattere da loro, ma li invita a colpire dovunque si trovino. Al limite l'indicazione che hanno è di spostarsi in Occidente. E il primo obiettivo restano gli infedeli. Cioè noi. Stanno tornando alle origini, agli attacchi suicidi. Sembrerebbe un bene che Isis rinunci all'idea del Califfato in terra d'islam c che sia costretta alla clandestinità. Sono in evidente arretramento. Però reagiscono nel modo che per loro è il più produttivo. Piuttosto che perdere dieci miliziani in battaglia, meglio mandare uno o due aspiranti suicidi a colpire un obiettivo facile, con tanta gente innocente. E meglio ancora se occidentali. Così è garantita un'éco mondiale, devastante per l'opinione pubblica». In effetti è impressionante il bollettino di guerra. «Guardi, il passaggio di Daesh alla seconda fase, se possibile, preoccupa ancor più di prima. Perché s'è visto che potrebbe esserci tanta gente che simpatizza per loro. E poi perché s'è visto che colpiscono sempre più spesso obiettivi facili, i cosiddetti soft target. L'effetto terroristico è lo stesso. Il che, per venire all'Italia, ci deve spaventare: se i luoghi a rischio, gli "hard target", sono più o meno presidiati, i "soft target" sono troppi. Impossibile presidiare ogni ristorante, bar, cinema, piazza di paese. Così è diventata una lotta impari». Lei conosce molti dossier riservati. Le risulta che per questi attentati giungano indicazioni precise del Califfo? «Ai nostri servizi risulta che è in corso una sorta di gara a chi fa più danni». Vogliono entrare nel Guinness degli orrori? «Qualcosa del genere. Gli aspiranti suicidi sognano di sterminare più infedeli che possono, e allo stesso tempo sperano che il loro nome venga ricordato per l'eternità come quelli che hanno ucciso più di tutti. Cercano di segnare un record per entrare nella storia. Ma questo non è sport, questa è morte».