martedì 30 settembre 2014

AFFARI ITALIANI - 30/10/14 - Isis, la Gran Bretagna: "E' una minaccia nucleare"

Ancora esecuzioni da parte dei jihadisti dello Stato islamico. Quasta volta non si tratta di occidentali, ma di quattro peshmerga, i miliziani curdi che da oltre dieci giorni tentano di respingere l'avanzata dell'Is verso la città di Kobane, non distante dal confine tra Siria e Turchia. Secondo Osservatorio nazionale per i diritti umani, i jihadisti hanno decapitato i quattro curdi, di cui tre donne, caduti nelle loro mani durante i combattimenti. L'ong ha riportato anche un dettaglio macabro: le teste delle vittime sono state esposte nella città di Jarablus. Il britannico John Cantlie, ostaggio dei jihadisti dell'Is appare per la terza volta in un video, diffuso in nottata e intitolato "prestatemi ascolto" e "messaggi del detenuto britannico John Cantlie". Un video di 5 minuti e mezzo in cui il 43enne giornalista che ha lavorato per una serie di testate tra cui il Sunday Times appare vestito con la stessa tuta arancione, seduto a un tavolo. Ora il filmato è stato rimosso da Youtube e decine di account twitter pro-is sono stati chiusi. L'Is incalza e l'America continua a rimbalzare colpe e respondabilità. LA MINACCIA NUCLEARE - Lo Stato Islamico come minaccia nucleare. A sostenerlo e' stata il ministro dell'Interno britannico, Theresa May, parlando dal palco del congresso dei conservatori in corso a Birmingham. "L'Isis potrebbe presto entrare in possesso di armi chimiche, biologiche o persino nucleari", ha detto May, aggiungendo che questo "e' il primo vero e proprio Stato terrorista al mondo". I toni allarmistici di May sono stati subito appoggiati dagli interventi di altri delegati che, insieme al ministro, hanno ripetuto che "l'Isis e' una seria minaccia che dobbiamo fermare", anche perche', come ha ribadito il titolare degli Interni, "stanno operando a poche ore di volo dal nostro Paese". May, che corre anche per la leadership del partito dei Tory nei prossimi anni, ha poi ricordato un allarme lanciato dallo stesso primo ministro David Cameron: "Questa battaglia dovra' essere combattuta per molti anni in futuro. La lezione della storia ci dice che quando i nostri nemici dicono di volerci attaccare, lo vogliono fare veramente. Non dobbiamo scappare di fronte alle nostre responsabilita', ora". COPASIR - "Una giusta preoccupazione deve realisticamente esserci. Quello che va evitato e' un clima di eccessivo allarmismo". Lo ha detto Giacomo Stucchi, presidente del Copasir, al termine dell'audizione del presidente del consiglio Matteo Renzi. "Non c'e' stato nessun focus particolare sul Vaticano", ha aggiunto Stucchi, "ma si sono individuati alcuni obiettivi sensibili su cui concentrare l'attenzione. Non abbiamo parlato di ostaggi", ha concluso.

lunedì 29 settembre 2014

LAPADANIA - 29/10/14 - Passati dall'Italia 48 militanti islamisti

Sono 48 i combattenti stranieri passati dall'Italia ed entrati nelle file dei jihadisti dell'Isis. Lo ha detto il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, a margini di una conferenza di alto livello sulla sicurezza a Bruxelles. «Abbiamo fatto un monitoraggio che teniamo sempre aggiornato e che ci indicava un numero di 48 persone, in qualche modo legate a vario titolo all'Italia in termini di transito o di passaggi vari effettuati nel nostro Paese». Alfano ha sottolineato che «il comitato analisti strategica antiterrosrimo si riunisce ogni settimana. Abbiamo sempre valutazioni aggiornata e teniamo sotto controllo la situazione». L'allerta per l'Italia «è elevata, anzi elevatissima, pur in assenza di una minaccia specifica» perché l'Italia è parte di quella grande comunità occidentale che contrasta il terrorismo, perchè è sede della cristianità e perché ha fatto delle scelte importanti in Parlamento anche negli ultimi mesi e noi siamo parte di quella grande comunità che è sotto attacco da parte di un califfo e di un sedicente Stato e di una organizzazione criminale che ha condizioni, soldi e uomini che nessuno ha mai avuto». Alfano ha parlato alla vigilia di un'audizione del Copasir che vedrà protagonista il premier Matteo Renzi. «Nel corso del nostro confronto - ha spiegato il leghista Giacomo Stucchi, presidente del Copasir - saranno affrontate con il premier tematiche di attualità, scenari internazionali e altri argomenti. E saranno formulate domande e richieste di chiarimenti da parte dei membri del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Il nostro interesse è confrontarci su terrorismo e minaccia dell'Isis, ma anche su Ucraina, Libia e altre questioni sul tappeto. Il lavoro di intelligence che il nostro comparto sta portando avanti ha garantito finora un controllo reale della minaccia nel nostro Paese».

sabato 20 settembre 2014

IL MESSAGGERO - 20/09/14 - L'esperto: concreto il rischio che terroristi Isis compiano attentati in Italia

Cittadini europei o statunitensi addestrati alla morte in Siria e Iraq possono tornare nelle proprie nazioni. Sono i jihadisti della porta accanto, e possono colpire. Molti di loro sono andati a combattere sotto la bandiera dell'Is, in Siria e Iraq o ingrossano le fila dei gruppi terroristici e delle milizie in conflitti non convenzionali. «Il rischio ''foreign fighters'' è concreto anche in Italia», mette in guardia Andrea Margelletti, presidente del CeSi (Centro Studi Internazionali), che spiega: «Mentre disegniamo giotteschi buchi nel terreno, frutto di armi intelligenti più che della strategia che le utilizza, c'è il pericolo che cittadini europei o statunitensi addestrati alla morte in Siria e Iraq, possano tornare nelle proprie nazioni attraversando le maglie della nostra presunzione e, potenzialmente, provare a mettere a segno attentati nel cuore dell'Occidente. Combattono con l'esercito nero -sottolinea l'esperto di strategia militare- ma non sono organici allo Stato islamico. È questa la minaccia che può far davvero male all'Europa. La campagna militare contro l'Is -rimarca Margelletti- potrà essere tanto efficace quanto saranno mirati e strategici gli interventi dell'intelligence dei paesi occidentali, ma occorre riconquistare anche le tribù sunnite della provincia di Al Anbar, che in passato avevano combattuto contro Al Qaeda. I miliziani di queste tribù rappresentano infatti l'ossatura del cosiddetto esercito di Abu Bakr al Baghdadi», l'autoproclamato Califfo dello Stato islamico. Usa, Iran e Siria che non si parlavano da tempo ora hanno ripreso il confronto. Per il presidente del CeSi, «finora il vero successo ottenuto nella lotta contro l'Isis, è il fatto che nazioni che non si parlavano da tempo, come Usa, Iran e Siria, ora abbiano ripreso il confronto. L'ideologia senza senso ha lasciato spazio a una ''Realpolitik'' più concreta e in grado di attrezzarsi di fronte alla minaccia terroristica. Il salto dell'amministrazione Usa che dal bombardare Assad ora lo considera uno dei suoi validi alleati, spiega come la politica Washington sia ancora confusa e priva di una strategia a lungo termine». Per Margelletti, «ci sarebbe da augurarsi che l'Europa o perlomeno nazioni come la Francia -particolarmente capace nell'avviare azioni militari e molto meno nel firnirle, e più interessata ad avere un palcoscenico per la propria industria della difesa che a risolvere effettivamente i problemi- siano in grado di proporre concrete idee piuttosto che appiattirsi su posizioni precotte da altri. La lotta all'Isis -taglia corto il presidente del CeSi- forse è l'ultima possibilità occidentale per mettere del buonsenso e provare a rimediare ai disastri fatti negli ultimi anni in Medioriente». A San Pietro resta alta l'allerta su possibili attacchi. L'attenzione dell'intelligence resta alta. E niente, dell'impianto di sicurezza, viene trascurato per fronteggiare possibili minacce dopo l'allerta su possibili atti terroristici contro il Papa o il Vaticano. Al momento non risulta un rafforzamento dell'organico della Polizia di Stato in Vaticano, ma in luoghi come San Pietro, da sempre considerati tra gli obiettivi sensibili per quanto riguarda possibili attacchi del terrorismo internazionale, l'allerta delle forze di polizia è costante anche in assenza di minacce specifiche La possibile minaccia terroristica al Vaticano, peraltro, è stata più volte al centro dei lavori del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, presieduto da Giacomo Stucchi. Il tema è stato infatti affrontato durante l'audizione del direttore del Dis, ambasciatore Giampiero Massolo e a quanto si apprende anche giovedì scorso, quando a palazzo San Macuto è stato sentito il capo degli 007 di Forte Braschi, il generale Alberto Manenti, direttore dell'Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esterna). La questione, riferiscono le stesse fonti qualificate, sarà uno dei temi al centro dell'audizione al Copasir del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in programma il prossimo 30 settembre.

mercoledì 10 settembre 2014

"IL SOLE 24 ORE" 10/09/14 - Terrorismo, Stucchi (Copasir): "Se si notano situazioni strane, bisogna segnalarle alle forze dell'ordine

"Condivido la preoccupazione di Alfano. E' una preoccupazione reale che non viene messa lì per creare allarme...

"Condivido la preoccupazione di Alfano. E' una preoccupazione reale che non viene messa lì per creare allarme, ma per cercare di far capire a tutti che ci stiamo confrontando con una realtà potenzialmente pericolosa". Così Giacomo Stucchi, presidente del Copasir, intervenuto a Terrorismo, Stucchi (Copasir): "Se si notano situazioni strane, bisogna segnalarle alle forze dell'ordine". Effetto Giorno, su Radio24 in merito all'allarme terrorismo. Secondo Stucchi "Bisogna porre la massima attenzione ad ogni singola situazione che si possa verificare sul nostro territorio, possa sembrare strana e magari riferirla alle forze dell'ordine perché possano prevenire gesti che possono essere molto cruenti o avere effetti negativi sulla tranquillità dei cittadini". Per quanto riguarda il reclutamento di persone che vanno a combattere in Siria o Iraq e quello di persone che possano colpire i Paesi occidentali Stucchi spiega che "Il reclutamento è un'operazione che avviene nel nostro Paese e che per fortuna non riguarda grandi numeri. Quelle poche persone che hanno deciso di seguire queste proposte che vengono fatte non si trovano più nel territorio del nostro Paese, spesso sono figli di stranieri e oggi sono cittadini italiani, che tornano verso i Paesi d'origine. Per quanto riguarda il reclutamento di soggetti che potrebbero compiere attentati nel nostro Paese è un'operazione che viene compiuta più all'esterno, con obiettivi occidentali, più che italiani. Anche questo è un lavoro che viene seguito dalla nostra intelligence con molta attenzione, perché comunque tutti i soggetti che potrebbero essere problematici, già nel momento dell'arrivo o subito dopo danno segnali che potrebbero far suonare il campanello d'allarme". Ci sono minacce specifiche? "No, però si lavora per cercare di coglierle appena dovessero manifestarsi".