mercoledì 17 dicembre 2008

IL GIORNALE.IT - 17/12/08 - CATTANEO: "LA SITUAZIONE POTREBBE PRECIPITARE"

Regione Lombardia ha un obiettivo: «Fare tutto per dare risposte» e, attenzione, «evitare che la situazione degeneri qualora Trenitalia non desse risposte concrete». L’assessore alle Infrastrutture Raffaele Cattaneo continua a «monitorare la situazione» ma precisa «di non essere né impazzito né essere un rivoltoso». Difficile vederlo sdraiato sui binari della Centrale: «Rimango responsabile sapendo che il compito è risolvere il problema e non acuire le proteste» ovvero «ho usato toni forti non per consensi ma per sottolineare il clima pesante che c’è tra i pendolari lombardi». E mentre Gregorio Fontana (Pdl) invoca la discesa in campo del governo a sostegno di Formigoni, i deputati del Carroccio Giacomo Stucchi ed Ettore Pirovano chiedono al ministro dei Trasporti un «intervento urgente». Anche Matteo Salvini, capogruppo del Carroccio a Palazzo Marino, si mette di traverso ai treni: «Poiché i pendolari sono stati penalizzati oltre ogni limite, la Lega li sosterrà». Primo atto un’interrogazione al ministro Altero Matteoli per il «ripristino dei treni soppressi» altrimenti «oltre al danno, i pendolari, subirebbero pure la beffa di ritardi e mal servizi». In Regione, intanto, Carlo Monguzzi (Verdi) e Giuseppe Civati (Pd) definiscono «spettacolo vergognoso» i pendolari in attesa.

GAZZETTA DEL SUD - 17/12/08 - PENDOLARI LOMBARDI SUL PIEDE DI GUERRA CONTRO LE FERROVIE

di Giulia De Chiara

MILANO. I pendolari sono infuriati: «Sappiate che non molliamo» dicono alla Regione Lombardia dopo che ieri si è ripetuta una mattinata di ritardi e treni soppressi. Per il secondo giorno di seguito. Troppo, davvero troppo. Il governatore Roberto Formigoni ha minacciato forme di protesta «eclatanti» se le Ferrovie dello Stato non metteranno a posto la situazione degenerata dall'entrata in vigore il 14 dicembre del nuovo orario invernale e dopo la "partenza" dell'alta velocità fra Milano e Bologna. L'assessore alla Mobilità Raffaele Cattaneo ha avvertito che la situazione «rischia di degenerare» e che così non si può andare avanti (e lo ha ribadito in una... vivace telefonata con l'ad di Trenitalia Mauro Moretti) e – a conferma – dall'altroieri circolano le mail fra i pendolari pronti a non pagare abbonamenti e biglietti se nel giro di 48 ore le cose non torneranno alla normalità. Il che significa stop ai treni soppressi (lunedì scorso 20 completamente, 33 parzialmente, ieri mattina 16 cancellati) e ritardi. I consiglieri regionali Carlo Monguzzi (Verdi) e Giuseppe Civati (Pd) hanno parlato di uno «spettacolo vergognoso» in stazione centrale con banchine gremite di pendolari in attesa dei treni.Gregorio Fontana (PdL), che è segretario della presidenza di Montecitorio, ha invocato la discesa in campo anche del governo per sostenere Formigoni e Cattaneo, i deputati della Lega Nord Giacomo Stucchi e Ettore Pirovano hanno presentato un'interrogazione parlamentare facendo loro le preoccupazioni del Comitato pendolari bergamaschi, e lo stesso hanno fatto anche i deputato del Pd Antonio Misiani e Giovanni Sanga per chiedere al ministero dei Trasporti «interventi urgenti» e un incontro di tutte le parti interessate. Anche l'assessore alla mobilità della Provincia di Milano Paolo Matteucci ha chiesto di riconvocare il tavolo regionale per «mettere velocemente una pezza» alla situazione.

CORRIERE DELLA SERA - 17/12/08 - PENDOLARI, I DISASTRI DEL NUOVO ORARIO

Anche ieri treni soppressi e vagoni sovraffollati. Ritardi raddoppiati sulla Milano-Lecco Per il secondo giorno treni soppressi, disagi e ritardi. I pendolari alla Regione: «Noi non molliamo» MILANO — Ritardi raddoppiati sulla Milano-Lecco. Un treno bloccato per sovraffollamento a Treviglio centrale («sono riuscito a salire e ho avuto un viaggio molto intimo » scrive Giovanni Ponti). Sovraffollamento anche sulla linea da-per Brescia con il treno delle 6.52 per Milano ridotto da 11 a 5 carrozze e il 7.32 «ristretto» da 9 a 7. Rita, che parte da Rho per andare al lavoro a Brescia, ha impiegato 3 ore per 110 km; ma è andata anche peggio a Elena che, partita dal capoluogo per Crema, 45 km, è arrivata a destinazione solo 2 ore e 20' dopo.«Dopo il lunedì nero, ecco il martedì grigio», ha commentato l'assessore regionale Raffaele Cattaneo, che è tornato a chiedere a Trenitalia di avere per i pendolari le stesse attenzioni usate per l'Alta velocità. «Continua il nostro monitoraggio» aggiungono dal Pirellone: e dagli uffici di Cattaneo, da lunedì, parte anche l'e-mail di risposta ai numerosi messaggi con cui i pendolari danno testimonianza dei disastri combinati con questo nuovo orario. Non che i viaggiatori non apprezzino: «ma se le nostre osservazioni in fase di riunione in Regione fossero state valutate con più attenzione, forse non saremmo qui a discutere» dice dal Comitato dei bergamaschi Christiane Grandin. Se il Codacons chiede alla Regione di chiudere il portafoglio finché «non ci saranno miglioramenti » e il presidente della Provincia di Milano Filippo Penati (come anche il consigliere regionale del Pd Stefano Tosi) chiede che a gennaio tutti i pendolari abbiano l'abbonamento gratis, il portavoce dei comitati viaggiatori, Giorgio Dahò ha dato l'assenso a questo nuovo orario ignorando il parere contrario dei pendolari ai quali «ritardi e disagi costano due milioni di euro al giorno».Chiedono, tra l'altro: revisione degli orari su ogni linea; un bonus straordinario, ossia la proroga dell'abbonamento di dicembre a tutto gennaio; nuove regole per le penali e il calcolo del bonus nel nuovo contratto di servizio tra Regione e Trenitalia. Anche Cgil, Cisl e Uil chiedono la riapertura del confronto; mentre il sindaco di Bergamo, Roberto Bruni, chiede un «tavolo tecnico». Reclama un supplemento di confronto anche Ariella Borghi, sindaco di Treviglio, che lunedì ha ottenuto una fermata in più alla stazione Ovest per i pendolari diretti a Bergamo; presentano un'interrogazione i leghisti Giacomo Stucchi ed Ettore Pirovano; chiedono sconti del 50% su tutti gli abbonamenti «per i pendolari trattati come bestie » i consiglieri regionali Carlo Monguzzi (Verdi) e Pippo Civati (Pd).A sera, dal presidente Roberto Formigoni, arriva la conferma: «se non si troverà una soluzione ai problemi dei treni per i pendolari, la Regione Lombardia è pronta a ricorrere alla forma di protesta più eclatante». Che sarebbe lo stop al Freccia Rossa. Ma tra i pendolari sono tanti i disillusi: «Ma pochi giorni prima si era presentato in pompa magna all'inaugurazione dell'Alta Velocità. Perché non ci ha pensato subito a fare un'iniziativa clamorosa? », scrive il viaggiatore Lorenzo Marconi su «Bergamo news». Oggi si riparte.Laura Guardini

ABRUZZO 24 ORE -17/12/08- ELEZIONI, TUTTI I COMMENTI POLITICI DEI RISULTATI

"Il risultato del voto in Abruzzo é una dura lezione e un amaro risveglio per Veltroni e per tutto il PD", a giudizio del segretario del Gruppo del PDL della Camera, Sabatino Aracu, secondo il quale "il tracollo elettorale del Partito democratico dimostra ancora una volta quando sia devastante l'azione di Di Pietro". "La vittoria del Presidente Chiodi - ha aggiunto Aracu - è la dimostrazione che i cittadini vogliono la politica del fare come quella del PDL e non quella fatta di urla, minacce ed insulti. Veltroni ha molto da imparare da questa sconfitta, prenda atto e scarichi Di Pietro". "Il problema è come l'Italia dei Valori sta nella coalizione, la coalizione delle opposizioni avrebbe potuto battere il centrodestra". Questo il commento di Andrea Orlando, portavoce del Partito Democratico, sulla sconfitta del centrosinistra in Abruzzo. Intervistato da Omnibus in onda su LA7, Orlando ha spiegato che "con l'Udc l'accordo non si e' fatto perche' l'IdV ha posto sostanzialmente un veto. Allora una riflessione il partito di Di Pietro la dovrebbe fare - ha concluso - se questo suo successo prosegue complessivamente a scapito di uno spirito di coalizione". "In Abruzzo la sinistra con le sue liste ha quasi recuperato gli stessi voti che aveva prima delle ultime politiche". A sostenerlo in una nota è Lidia Menapace ex senatrice di Rifondazione comunista. "L'Abruzzo - aggiunge - è stato un mio fortunato collegio, per questo ci tengo a congratularmi con Maurizio Acerbo, consigliere regionale eletto di Rifondazione e sono lieta che anche i comunisti italiani abbiano eletto un proprio consigliere". "Questo - conclude Menapace - mi fa pensare che l'auspicata unità a sinistra non può avvenire attraverso una sommatoria di stati maggiori, com'era la Sinistra Arcobaleno, ma attraverso il conoscersi, allearsi, trovarsi degli elettori e delle basi nelle varie lotte, non soltanto in quelle elettorali". "Il Pdci in Abruzzo tiene. Al contrario di altri a sinistra che arretrano rovinosamente". L'analisi è del segretario del Pdci Oliviero Diliberto che, in una nota, critica i dirigenti del Pd e chiede che si dia subito vita al processo di unificazione con il Prc per dar vita ad una forza comunista "meno piccola". "Complimenti al gruppo dirigente del partito in Abruzzo per il buon lavoro svolto in condizioni difficili e per aver saputo ottenere un risultato che conferma un nostro consigliere - aggiunge - pagano la riconoscibilità e le alleanze. Ora è necessaria la riunificazione fra noi e il Prc per creare una sola forza Comunista. Meno piccola". "Ma il disastro del Pd - prosegue - consegna l'Abruzzo alla destra e regala enormi consensi all'Italia dei Valori. E', quello del Pd, un gruppo dirigente irresponsabile. Quanto a lungo farà danni al Paese? Il guaio è che se continuano, i danni rischiano di essere irreparabili". "In primo luogo per il centrosinistra è una sconfitta che deve far riflettere per rilanciare la proposta politica in Abruzzo che però rimane, e deve rimanere, un caso originale". Così il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, a margine di una conferenza stampa in Regione, ha commentato i risultati delle regionali in Abruzzo. Secondo Marrazzo "non bisogna mai fare come gli struzzi" ma "non canterei vittoria se fossi nella classe politica locale e nazionale perché quando in un paese va a votare poco più del 50% degli elettori ha perso la politica. Chi ha vinto - ha proseguito - si deve assumere la responsabilità non solo di governare ma di ricostruire un tessuto con i cittadini e altrettanto deve fare l'opposizione". "Veltroni ha urlato a Piazza San Giovanni davanti a 300mila persone la frase 'Siamo il piu' grande partito riformista d'Europà, ma io non conosco in Europa nessun partito riformista che sia anche giustizialista; quindi una qualche responsabilità in tutta questa confusione ce l'ha sicuramente Veltroni". Lo ha detto Ottaviano Del Turco, ex presidente della Regione Abruzzo, a commento della sconfitta del Pd nelle elezioni in Abruzzo, in un'intervista a Gr Parlamento Rai. "Non voglio spendere neanche un minuto per le lotte e le polemiche intestine", l'obiettivo ora é quello di costruire "un'alleanza alternativa programmatica ed eticamente sostenibile". Il giorno dopo il successo del suo partito in Abruzzo, il leader dell'Idv Antonio Di Pietro non nasconde la soddisfazione, ma non vuole fare polemiche con l'alleato Walter Veltroni. "Lo so che a voi importa solo delle polemiche - risponde ai cronisti in Transatlantico - ma ora è di obiettivi che voglio parlare. Una forza politica come l'Idv, che ottiene un consenso come quello che ha conseguito in Abruzzo, ha il dovere di costruire un'alternativa al governo piduista di Berlusconi". E il primo obiettivo, è proprio quello di offrire un' alternativa a questo esecutivo "che toglie ai poveri per dare ai ricchi". Un'alternativa che metta "al primo posto la questione morale e le 'mani pulite' nella gestione della cosa pubblica". "E' solo nella questione morale infatti - prosegue Di Pietro - che la politica ritroverà la sua credibilità". "L'alleanza che cerca l'Idv - sottolinea - è quella tra gli elettori e con quei partiti che capiscono e danno ascolto alle richieste dei propri elettori". Il risultato abruzzese, afferma "ci responsabilizza" e "ci darà più forza" anche nella "nostra azione di denuncia della politica truffaldina di questo governo". Perché adesso, conclude, il vero ostacolo da superare "é la crisi economica". Il risultato elettorale dell'Abruzzo "é un dato atteso e prevedibile che conferma la fine di un ciclo amministrativo del centrosinistra". E' questo il commento del sindaco di Roma Gianni Alemanno. "Questo risultato, insieme agli altri, a cominciare da quello di Roma, dimostra - ha aggiunto Alemanno - che il centrosinistra dopo una lunghissima egemonia negli enti locali, dopo aver rappresentato il modello di governo a questo livello, sta terminando questo ciclo e sta cedendo il passo". Per il sindaco di Roma, esponente della destra sociale all' interno di Alleanza nazionale, "ora spetta al Pdl e al centrodestra costruire un modello di governo amministrativo che sia in grado di reggere le gravissime sfide del territorio". "Il Pdci in Abruzzo tiene. Al contrario di altri a sinistra che arretrano rovinosamente. Pagano la riconoscibilita' e le alleanze. Ora e' necessaria la riunificazione fra noi e il Prc per creare una sola forza comunista, meno piccola". Lo dice il segretario del Pdci, Oliviero Diliberto, che aggiunge: "Ma il disastro del Pd consegna l'Abruzzo alla destra e regala enormi consensi all'Italia dei valori. E', quello del Partito democratico, un gruppo dirigente irresponsabile. Quanto a lungo fara' danni al paese? Il guaio e' che se continuano, i danni rischiano di essere irreparabili". "Nel crollo annunciato che ha penalizzato soprattutto pezzi di classe politica coinvolta negli scandali che negli ultimi mesi hanno stravolto l'Abruzzo risalta come un segnale di speranza per il futuro il buon risultato della lista la Sinistra (Verdi e Sinistra democratica) e la riconferma del consigliere regionale verde, Walter Caporale, che sapra' rappresentare a pieno entrambe le forze politiche". Lo dice la portavoce nazionale dei Verdi, Grazia Francescato, commentando i risultati finali delle elezioni regionali in Abruzzo, in cui la lista la Sinistra ha ottenuto il 2,22 per cento. Per Francescato: "La fortissima astensione, pero', e' allarmante e segnala un fortissimo malessere su cui interrogarsi attentamente. Dopo gli scandali che hanno travolto l'Abruzzo, il centrosinistra deve fare una seria riflessione e impegnarsi con comportamenti rigorosi per riconquistare al piu' presto la fiducia dei cittadini". Sergio Gentili, della sinistra del PD, definisce il voto in Abruzzo "negativo e preoccupante". "Metà dell'elettorato - aggiunge - non è andato a votare esprimendo così una forte sfiducia verso la politica e il sistema dei partiti". Ed ha sottolineato come "una caduta dell'etica politica e una concezione affaristica e clientelare del governo locale hanno fatto allontanare dal voto tantissimi cittadini, facendo pagare pesantemente al PD e l'alleanza di centrosinistra le indagini giudiziarie in corso". "Il ritorno delle destre al governo della regione, però - prosegue Gentili - è un ulteriore elemento di crisi, ed è grave che Di Pietro, guardando solo ai suoi voti, non ne sia cosciente e preoccupato". Per Gentili "occorrono correzioni al modo d'essere e di costruire il PD. La sua costruzione non procede nei modi e nei tempi auspicati, troppe incertezze politiche, troppe posizioni a cui non corrisponde una adeguata sintesi, ma soprattutto, c'é una inadeguata iniziativa nei territori a sostegno dei redditi dei lavoratori, delle famiglie, dei precari e dei pensionati. Nel PD si parla quasi esclusivamente di se stessi". Gentili auspica, "in previsione della direzione di venerdì una svolta per affermare un partito nuovo nell'etica della politica e per realizzare una vera partecipazione degli iscritti e dei gruppi dirigenti alle necessarie e impegnative scelte politiche." "Questione morale, crisi economica e protesta sociale - conclude - se non hanno un' immediata risposta democratica e di sinistra possono diventare una miscela pericolosa per la democrazia". "Basta col tormentone di Liberazione. La Direzione di Rifondazione - afferma Gennaro Migliore del coordinamento nazionale dell'area Rifondazione per la Sinistra del Prc - deve riunirsi immediatamente, ma per discutere del disastro elettorale che ha coinvolto l'intero centrosinistra in Abruzzo, non certo del direttore del giornale". "Il dato elettorale - aggiunge Migliore in una nota - rivela un dilagare della disaffezione che si traduce in percentuali di astensionismo mostruose. Il Pd crolla rovinosamente, ma l'unico a intercettare i consensi persi dal Partito democratico è Di Pietro. Una sinistra frammentata e divisa non riesce invece a risollevarsi nonostante l'assenza del tema, in aprile letale, del voto utile". "E' incredibile - prosegue - che il segretario del Prc Ferrero dichiari che la sinistra divisa prende più voti. I dati dicono che nessuna tra le forze della sinistra arriva neppure al 3%, ma il conto è ancor più negativo se si guardano i voti assoluti e non le percentuali dovute all'impennata dell'astensionismo. Il Prc ha perso seccamente migliaia e migliaia di voti. Ciò significa che non ha saputo porsi come credibile alternativa né dal punto di vista politico né dal punto di vista morale". "Sarebbe incomprensibile un Pd che non tragga insegnamento dal responso delle urne in Abruzzo. Che hanno, tra l'altro, sancito la definitiva sconfitta della linea politica sin qui seguita da Veltroni, ovvero quella di aver regalato al capo popolo Di Pietro la leadership dell' opposizione, facendosi anche superare su tutti i temi dell' agenda politica: dal federalismo alla giustizia, dalle misure anticrisi a quelle sulla sicurezza". Lo afferma in una nota il deputato della Lega Giacomo Stucchi. "Il voto abruzzese - aggiunge l'esponente del Carroccio - va preso per quello che è, una consultazione regionale all'indomani delle note vicende giudiziarie che hanno coinvolto il presidente uscente, Ottaviano Del Turco, che ha registrato anche un altissima percentuale di astensione (circa la metà) da parte dell'elettorato". "Tuttavia - conclude Stucchi - un segnale che abbia una valenza più ampia c'é ed è quello che dovrebbe suggerire al segretario del Pd di scendere dall'Aventino e cominciare ad avviare un serio confronto con la maggioranza di governo, a cominciare dall'ormai improcrastinabile approvazione del federalismo fiscale". "La netta affermazione di Gianni Chiodi, al quale vanno i miei migliori auguri di buon lavoro, è un risultato che certifica le sue capacità politiche e la fiducia che ha saputo ispirare ai cittadini abruzzesi. Il grande consenso al centrodestra è indubbiamente una promozione dell'azione del Governo Berlusconi di questi otto mesi". Lo ho dichiarato il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, a proposito del risultato delle elezioni regionali in Abruzzo. "Oggi - afferma ancora Fitto - inizia una stagione nuova per l'Abruzzo, fatta di riscatto, di nuovo sviluppo, di impegni assunti che si tradurranno in fatti concreti. Il Presidente Chiodi e la Regione Abruzzo potranno contare per questo su un rapporto proficuo e costante con il Governo". Il ministro per i Rapporti con le Regioni conclude così: "Saremo impegnati tutti insieme a sostenere e favorire quella ripresa garantita in campagna elettorale affinché l'Abruzzo si rialzi". "Il risultato delle elezioni regionali in Abruzzo da un lato rappresenta un successo per il governo e per il Pdl, dall'altro lato rappresenta una conferma del fatto che Veltroni e il PD hanno commesso errori politici molto gravi". Il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto commenta così il voto di ieri in Abruzzo. "Veltroni, infatti - aggiunge - ha completamente abbandonato la linea politica definita al momento della sua nomina a segretario, che era quella di puntare su uno sbocco bipartitico alle vicende del sistema politico italiano e di fare un'opposizione basata su un'alternativa di programmi senza demonizzazioni e attacchi personali. Invece Veltroni ha stretto un'alleanza organica con Di Pietro e ha cavalcato l'antiberlusconismo e il giustizialismo. In questo modo, però, Veltroni ha scosso l'albero e Di Pietro ne ha raccolto i frutti in uno scontro del tutto interno all'elettorato tradizionale della sinistra". "Perdipiù il Pd, che è comunque oggetto di un'offensiva della magistratura - prosegue Cicchitto - si espone del tutto inerme e subalterno ad essa. Veltroni pensava di usare Di Pietro come una clava contro Berlusconi, invece ha esposto il suo partito all'offensiva del leader dell'Idv con effetti devastanti. Raramente si è vista una scelta politica così autolesionista". "In presenza di una situazione economica e sociale assai seria e grave, è augurabile che la sconfitta del Pd in Abruzzo, spinga questo partito ad una profonda revisione della sua strategia politica. Infatti - conclude l'esponente del Pdl - non funziona da nessun punto di vista l'attuale linea del PD che per un verso gareggia con Di Pietro negli attacchi a Berlusconi e per un altro propone quasi una sorta di cogestione consociativa per cui il governo dovrebbe rinunciare a portare avanti il suo programma". "La disfatta politica del Pd alle regionali in Abruzzo è figlia di una linea politica sbagliata, contraddittoria nelle premesse e fumosa negli sviluppi. Il leader del discorso del Lingotto è sparito, risucchiato nel vortice giustizialista di Antonio Di Pietro e, di fatto, dimissionario rispetto a qualsiasi approccio riformatore. Le radici del fallimento di Walter Veltroni affondano solo ed esclusivamente nella sua cecità politica". Lo afferma vicepresidente dei deputati del PdL, Osvaldo Napoli. "La questione morale - prosegue - è un surrogato, un espediente che Veltroni agita per fare pulizia politica dei suoi avversari nel partito. E' un abbaglio, come lo fu per Enrico Berlinguer che, è vero, timbrò con il fuoco l'identità 'diversa' del Pci, ma ne pose anche le basi per il progressivo isolamento e arroccamento". "In politica esistono solo questioni politiche che esigono risposte politiche. Avanti su questa strada e Veltroni si ritroverà un partito di 'fedeli' ma non certo di 'puri'. E incontrerà sempre meno elettori", conclude. "Fioroni farebbe tenerezza non facesse rabbia: anziché affrontare i problemi politici invoca l'Udc e si consola con l'aritmetica": lo afferma Mario Barbi, deputato ulivista del Pd. "E pensare - osserva - che appena sei mesi il Pd ha scommesso tutto sulla solitudine. Al massimo ha accettato come eccezione che conferma la regola l'alleanza con Di Pietro. Di fronte al risultato abruzzese il partito è ora diviso tra chi maledice l'alleanza con Di Pietro dando quasi ad intendere che sarebbe stato meglio fare da soli, e chi, come Fioroni, rimpiange di non aver fatto un alleanza da Rifondazione all'Udc. Evviva la chiarezza. Peccato perché l'Abruzzo non è un problema aritmetico. Ci parla infatti della drammatica sfiducia dei cittadini nella politica. E per quanto riguarda il Pd, il crollo dei consensi, al di là dei profili locali, si spiega con l'abdicazione del partito a guidare la costruzione del centrosinistra e a proporre una radicale alternativa a Berlusconi e al berlusconismo". "Non era meglio - chiede Barbi - che il Pd promuovesse il referendum contro il lodo Alfano anziché dedicare tanto tempo alle beghe della Rai? Mi permetto di suggerire a Fioroni di riflettere sul fatto che problema del PD oggi non è Di Pietro ma la timidezza e le oscillazioni con cui fa opposizione al governo Bossi-Berlusconi". "Una astensione mai raggiunta prima, segno di una separazione crescente tra cittadini ed istituzioni, ed una sconfitta senza precedenti per il PD, ridotto più o meno alla forza dei Ds quando erano ancora in vita". E' il commento di Riccardo Nencini, segretario nazionale del Partito socialista, sul voto in Abruzzo. "E' tempo - prosegue Nencini - di rivedere rapidamente la cornice nella quale si muove il centro sinistra; è tempo di costruire una solida alleanza tra riformisti che chiuda con risolutezza con populismi e demagogie. Con la speranza che Veltroni, nella Direzione del suo partito di venerdì prossimo, tragga tutte le conseguenze dal voto abruzzese". "I socialisti abruzzesi - conclude il leader Ps - hanno fatto la loro parte in condizioni difficilissime. Passiamo dall'1% delle Politiche all'1,8% delle Regionali, puniti anche noi dall'astensione dal voto. Siamo ancora in piedi".
"Il disastro politico e morale della sinistra italiana, del Pd di Veltroni in particolare, assume dimensioni enormi e a tratti inquietanti. La sconfitta in Abruzzo è stata totale. Nei numeri, nel giudizio morale, perfino con l'arresto del segretario regionale di Veltroni appena chiuse le urne": è il giudizio impietoso del presidente dei senatori del PdL, Maurizio Gasparri, che ironizza su Veltroni perché "dal basso di questo disastro si lanciano ancora insulti verso Berlusconi, si minaccia ostruzionismo in Parlamento, ci si contrappone alle basilari regole della democrazia". "Più umiltà, più attenzione ai numeri del proprio tracollo, più rispetto - è il consiglio di Gasparri - per i nostri consensi maggioritari: questo vorremmo consigliare al Pd, quasi dimezzato nelle urne e consegnato legato mani e piedi al dominio di Di Pietro. I centristi poi sprofondano dal 13 al 5%. Sconfitti tra gli sconfitti". "E' vero che Veltroni ha perso il palazzo della Regione in Abruzzo, ma la gente dimentica che il leader del Pd è di fatto già insediato alla Casa Bianca a Washington". Lo afferma il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga che, commentando sarcasticamente l'esito delle urne in Abruzzo, osserva: "Quindi il Pdl ha ben poco da ironizzare...".

IL GIORNALE EDIZIONE LOMBARDIA -17/12/08- CATTANEO: "LA SITUAZIONE POTREBBE PRECIPITARE"

La Regione Lombardia ha un obiettivo: «Fare tutto per dare risposte» e, attenzione, «evitare che la situazione degeneri qualora Trenitalia non desse risposte concrete». L’assessore alle Infrastrutture Raffaele Cattaneo continua a «monitorare la situazione» ma precisa «di non essere né impazzito né essere un rivoltoso». Difficile vederlo sdraiato sui binari della Centrale: «Rimango responsabile sapendo che il compito è risolvere il problema e non acuire le proteste» ovvero «ho usato toni forti non per consensi ma per sottolineare il clima pesante che c’è tra i pendolari lombardi». E mentre Gregorio Fontana (Pdl) invoca la discesa in campo del governo a sostegno di Formigoni, i deputati del Carroccio Giacomo Stucchi ed Ettore Pirovano chiedono al ministro dei Trasporti un «intervento urgente». Anche Matteo Salvini, capogruppo del Carroccio a Palazzo Marino, si mette di traverso ai treni: «Poiché i pendolari sono stati penalizzati oltre ogni limite, la Lega li sosterrà». Primo atto un’interrogazione al ministro Altero Matteoli per il «ripristino dei treni soppressi» altrimenti «oltre al danno, i pendolari, subirebbero pure la beffa di ritardi e mal servizi». In Regione, intanto, Carlo Monguzzi (Verdi) e Giuseppe Civati (Pd) definiscono «spettacolo vergognoso» i pendolari in attesa.

martedì 9 dicembre 2008

"Vediamo un po', 242 votazioni saltate. Onorevole Cimadoro lei ci deve 2420 euro". Dieci euro per ogni votazione disertata in parlamento: la proposta del capogruppo del Pdl Cicchitto falcidierebbe i portafogli degli onorevoli bergamaschi. La provocatoria uscita dell'azzurro, che ha già sollevato proteste in aula, è balzata all'onore delle cronache grazie all'ira funesta dell'onorevole Gabriella Carlucci, che, pizzicata dal Trio Medusa delle Iene, è andata su tutte le furie. Guarda il videoE pensare che la multa cominata all'ex regina delle televendite era di soli 550 euro. Di ben altra portata sarebbero le sanzioni agli onorevoli orobici che, esclusi i big della politica come Berlusconi e Bossi, occupano posizioni ragguardevoli nella classifica dei "monelli". In testa alla graduatorie c'è proprio un bergamasco, Mirko Tremaglia (nella foto a destra, ndr). Il decano dei parlamentari vanta 668 assenze, giustificate però da motivi di salute. Alle spalle di Tremaglia si piazza il bergamasco d'adozione Antonio Di Pietro, che fatti due conti dovrebbe pagare 4680 euro pari a 468 assenze. Ma se per i grandi personaggi della politica le assenze sono quasi ruotine non lo stesso si può dire degli "operai" del Parlamento, quegli onorevoli che devono mandare avanti la baracca: i vari Sanga, Jannone, Stucchi, Pirovano, Piffari, Cimadoro. La domanda dai toni abbastanza populistici che tutti i bergamaschi si fanno è: lavorano o non lavorano? La lettura oggettiva della classifica può dare qualche risposta. Gabriele Cimadoro, dell'Italia dei Valori, ha collezionato ben 242 votazioni saltate, pari al 35,33% del totale. Non certo esemplare anche il rendimento del collega di partito Ivan Rota, 125 bigiate per lui. Non scherza nemmeno Savino Pezzotta, 192 assenze. Più distanziati Giorgio Jannone (Pdl, 77 assenze) ed Ettore Pirovano (Lega, 75). Tra i cocchi del professor Fini invece Giacomo Stucchi, Lega Nord, che ha totalizzato solo 6 assenze, Giovanni Sanga (Pd, 14) e Gregorio Fontana (Pdl, 14). Nelle posizioni di bassa classifica anche Antonio Misiani (Pd, 25 assenze), Carolina Lussana (Lega Nord, 22), Sergio Piffari (Idv, 40), Pierguido Vanalli (Lega Nord, 31), Nunziante Consiglio (Lega Nord, 16). Certo, un conto sono le mere statistiche, un altro è riscuotere dieci euro per ogni assenza. Probabilmente i dati si abbasserebbero notevolmente.

venerdì 5 dicembre 2008

IL GIORNO EDIZIONE LOMBARDIA - 4/12/08 - IL SEGRETARIO COMUNALE DALLO 'STIPENDIO D'ORO' LASCIA STEZZANO

Tre mesi fa era finito sulle prime pagine dei giornali e su tutte le tv a causa delle polemiche innescate dal suo compenso: il segretario comunale di un paese di 11.000 abitanti percepiva infatti uno stipendio superiore a quello del Presidente della Repubblica. Adesso, dopo tante polemiche, Giovanni Barberi Frandanisa ha deciso di lasciare il Comune di Stezzano, dove, grazie al fatto di ricoprire anche la carica di direttore generale, guadagnava circa 247.000 euro l’anno. Tutti soldi giustificati da norme e delibere a prova di legge, ma che avevano provocato un certo imbarazzo e più di un problema all’amministrazione comunale, soprattutto dopo che il fatto era stato pubblicamente denunciato dal deputato leghista Giacomo Stucchi. Ora il segretario comunale, da tutti giudicato professionalmente ineccepibile e molto capace, cambia sede: la sua nuova destinazione è il Comune di Vittuone, in provincia di Milano, a cui si aggiungerà una collaborazione con un altro Comune milanese, Robecchetto con Induno. Per questo suo nuovo incarico Giovanni Barberi percepirà uno stipendio da contratto di circa 80 mila euro lordi per due Comuni. Gli è stata assegnata infatti la segreteria e non la direzione generale, incarico che le amministrazioni locali valuteranno tra un anno. Ricordiamo che sullo stipendio “d’oro” di Barberi a Stezzano è intervenuta anche la Corte dei Conti, che ha chiesto la documentazione relativa al Comune.

CORRIERE DELLA SERA EDIZIONE LOMBARDIA -4/12/08- 'STIPENDIO D'ORO':IL SEGRETARIO SE NE VA

Cambia sede, e anche stipendio, Giovanni Barberi Frandanisa, il segretario e direttore generale del Comune di Stezzano assurto alla «gloria» delle cronache politiche per il suo emolumento (247mila euro lordi) superiore perfino a quelli del presidente della Repubblica (218mila) e del presidente del Consiglio (212mila). Per sottrarsi alla marea di critiche che lo ha investito a partire dal settembre scorso quando il deputato leghista Giacomo Stucchi sollevò pubblicamente il caso, con lo spiacevole strascico di una indagine aperta dalla procura regionale della Corte dei Conti, l'alto funzionario ha spontaneamente deciso di emigrare. Una sorta di incompatibilità ambientale, insomma. Via da Stezzano, ma anche dalla Bergamasca, per non sentire più nemmeno l'eco di tanti attacchi. E cambia anche il colore politico del Comune che affiderà a Giovanni Barberi Frandanisa, molto stimato tra i colleghi per la sua preparazione, la cura della segreteria comunale. Ad attenderlo a Vittuone, nel Milanese, c'è il sindaco Enzo Tenti, esponente di Forza Italia alla guida di una giunta di centrodestra. Altra sponda rispetto alla maggioranza di centrosinistra, seppur dietro l'etichetta della lista civica «Stezzano 99», capeggiata da Stefano Oberti. Il trasloco per Barberi non sarà a costo zero. Del maxi-stipendio che ha fatto tanto gridare allo scandalo non rimarrà che l'ombra. L'emolumento scenderà a 80mila euro lordi. Ma attenzione, il motivo c'è. Se a Stezzano il funzionario sommava le funzioni di segretario comunale (con stipendio tabellare) con quelle di direttore generale (compenso pattuito liberamente tra le parti), a Vittuone si limiterà, almeno inizialmente, al primo incarico. Che, peraltro, lo vedrà impegnato, in convenzione, anche al Comune di Robecchetto con Induno. «Se è davvero questo lo stipendio che gli verrà riconosciuto dai Comuni milanesi — commenta divertito il leghista Stucchi — significa che Barberi Frandanisa non era il Superman che qualcuno voleva far credere. Improvvisamente è tornato un funzionario normale? Non credo. Penso, piuttosto, che gli sia stato riconosciuto il giusto, secondo quanto guadagnano anche i suoi colleghi». Il sindaco di Stezzano Stefano Oberti non intende alimentare ulteriormente la polemica. «Il dottor Giovanni Barberi Frandanisa ha avvertito, fuori dalle mura del Comune, un sentimento di ostilità nei confronti suoi e, di riflesso, nei confronti dell'intera amministrazione. Il clima che si era venuto a creare, pur essendo riconducibile solo ad una parte politica, non consentiva una serena continuazione del rapporto professionale ». Il leghista Stucchi Adesso gli sarà riconosciuto il giusto, come ai suoi colleghi.

martedì 25 novembre 2008

APCOM -25/11/08- STUCCHI: IVA DI CASSA MISURA CONCRETA

L'Iva di cassa è una misura "concreta", e "un passo avanti nella direzione auspicata" dalla Lega nord: a sostenerlo è il deputato della Lega Nord, e Segretario dell'Ufficio di presidenza della Camera, Giacomo Stucchi.
"Nessuno ha la bacchetta magica per risolvere i problemi che derivano da uno stato di crisi economica che, come concordano osservatori ed esperti di tutto il mondo, si sta rivelando come la peggiore del dopoguerra. Ciò che rende la strada ancor più in salita, almeno per quanto riguarda l'Italia, è l'enorme debito pubblico, che non consente interventi di ampio respiro da parte del Governo. In questo quadro - spiega l'esponente del Carroccio - i provvedimenti anti crisi annunciati da Palazzo Chigi costituiscono delle soluzioni possibili per venire incontro alle esigenze delle famiglie indigenti ma anche delle imprese che non ce la fanno ad andare avanti".
"Il lato positivo della situazione - aggiunge il deputato leghista - è che in questo contesto c'è la possibilità di rapidi cambiamenti. Mi riferisco, per esempio, alla volontà espressa dal presidente del Consiglio di introdurre l'Iva di cassa, ovvero la possibilità di versarla solo quando si riceve a propria volta il pagamento. La misura è una di quelle proposte, avanzate da tempo dalla Lega Nord, per venire incontro alle esigenze soprattutto delle piccole e medie aziende che - conclude Stucchi - nella Padania costituiscono l'ossatura principale del tessuto economico. Si tratta di un altro passo che va nelle direzione da noi auspicata, e che costituisce anche una netta inversione di tendenza rispetto ad uno Stato vessatore al quale, purtroppo, siamo stati abituati dai governi di centrosinistra".

venerdì 21 novembre 2008

AVVENIRE - 21/11/08 - IL PDL LASCIA IL PD NEL GUADO

Il Pdl lascia la patata bollente della presidenza della commissione di Vigilanza Rai in mano al Pd. I presidenti ed i vice presidenti del centrodestra al Senato ed alla Camera, Maurizio Gasparri, Gaetano Quagliariello, Fabrizio Cicchitto e Italo Bocchino, in una nota congiunta ribadiscono la «disponibilità a sostenere un’intesa che porti all’elezione a presidente della Vigilanza del senatore Zavoli. Ma ciò sarà ovviamente possibile solo se ve ne saranno le condizioni. Non c’è nessuna norma che possa condurre alla sostituzione di un presidente contro la volontà dello stesso». Ancora una volta esprimono «rispetto per il senso di responsabilità del senatore Villari che ha consentito di sbloccare una situazione ferma da troppo tempo». E adesso il problema «è tutto interno al Pd» e se questo «non persevera in una logica sbagliata, si è ancora in tempo».Posizioni su cui tutto il Pdl è compatto. «Dopo le scelte di Villari, non resta che constatare l’ennesimo fallimento della gestione Veltroni. Dal segretario Pd è venuta grande prepotenza, ma complessivamente nel quadro di una gestione dilettantesca. Un altro autogol di Veltroni. L’impressione è che il Pd stia davvero per implodere», afferma il portavoce di Forza Italia, Daniele Capezzone. «Ora il Pd faccia i conti con Villari», dice Maurizio Lupi. Un applauso a Riccardo Villari arriva da A- lessio Buti di An: «Ha dimostrato un grande senso di responsabilità istituzionale e una grande dignità». E aggiunge: «Finché le condizioni istituzionali e politiche non saranno diverse da quelle attuali non possiamo certo far dimettere un presidente regolarmente eletto, perché è una scelta che spetta esclusivamente a lui. Ma restiamo disponibili ad accedere all’accordo sul nome di Sergio Zavoli ». Sottolinea Osvaldo Napoli: «Le mancate dimissioni sono il primo gesto di ribellione contro un partito autocratico e nient’affatto democratico ». E Luca Barbareschi: «Con il caso Villari siamo alle purghe staliniste: assurdo che un democratico, quale si proclama Veltroni, applichi questi metodi che ricordano l’antica Russia». Anche per la Lega, dice Rosi Mauro, Villari «si è comportato in maniera onorevole, consentendo di sbloccare una situazione di stallo che durava da oltre cinque mesi». Sottolinea Giacomo Stucchi: «Semmai è singolare la pretesa del Pd che chiede le sue dimissioni ». E Francesco Storace de La Destra commenta: «Con il gesto di Villari a Veltroni rimane solo il suicidio». (Pa.Co.) I capigruppo della maggioranza: pronti a rispettare l’accordo, se ci saranno le condizioni...Salvo per uso personale è vietato qualunque tipo di riproduzione delle notizie senza autorizzazione.

mercoledì 19 novembre 2008

LA REPUBBLICA - 19/11/08 - IL CASO ORTOMERCATO ALLA CAMERA INTERROGAZIONI DI PD E LEGA

Due interrogazioni parlamentari, un’interpellanza in consiglio regionale, un’altra in consiglio comunale. Fatte da maggioranza e opposizione, perché temi come il lavoro nero e la sicurezza sul lavoro riguardano tutti. L’inchiesta di Repubblica sul lavoro irregolare all’Ortomercato ha provocato le reazioni di Partito democratico, Lega, Verdi. Che chiedono immediati controlli e rassicurazioni su cosa davvero avviene in via Lombroso dove, come documentato dall’inchiesta per due euro e mezzo l’ora si lavora in totale irregolarità. Anche il prefetto Gian Valerio Lombardi ha chiesto una relazione su quanto denunciato da Repubblica. I deputati del Pd Emanuele Fiano, Daniele Marantelli e Antonio Misiani chiedono al Ministro dell’Interno “se sia a conoscenza di tale gravissima situazione, se esista e come sia dimensionato un sistema di controllo e contrasto da parte delle forze dell’ordine” e “quali provvedimenti intenda intraprendere per porre rimedio a questa clamorosa violazione della legge in una struttura gestita da una società di proprietà pubblica”. La gravissima situazione è quella che, anche secondo le indagini delle forze dell’ordine (l’ultimo blitz della guardia di finanza aveva scoperto 35 stranieri irregolari), riguarderebbe ogni notte decine e decine di lavoratori, spesso irregolari e clandestini, impegnati a scaricare cassette lì dove la Sogemi, la società che gestisce l’Ortomercato, ha promesso un anno e mezzo fa tornelli, pass e telecamere mai installati. Lì dove a gestire il lavoro nero non ci sarebbe più “ soltanto la criminalità organizzata ma anche probabilmente nuove e autonome organizzazioni di sfruttamento della manovalanza clandestina”. Si rivolge ai ministri di Interno, Giustizia e Lavoro, Salute e Politiche sociali l’onorevole leghista Giacomo Stucchi, che parla delle inchieste passate sull’Ortomerecato e di quello che lì avviene ogni notte. Sottolinea anche come gli extracomunitari lo considerino “l’unico posto dove si trova lavoro senza problemi, gestito da cooperative che spesso chiudono l’attività, per poi riaprirla sotto altre identità”, chiede interventi per “verificare la gravità di quanto descritto” al fine di “intraprendere, con i mezzi e le modalità proprie, urgenti iniziative, per porre fine a questo stato di illegalità e per tutelare la sicurezza e i diritti dei lavoratori”. In Regione il consigliere dei Verdi Marcello Saponaro, in Comune il suo collega di partito Maurizio Baruffi evidenziano anche un altro tema. “In vista di Expo 2015 – scrivono nelle loro interpellanze – Sogemi è promotrice di uno dei principali progetti di azione presentati nel dossier di candidatura”. Per questo chiedono “quale possa essere il contributo positivo per sviluppare una cultura della legalità e del rispetto dei diritti di ogni lavoratore offerto dalla integrazione dei progetti di Sogemi nell’ambito di Expo 2015”. Da parte sua il presidente della Sogemi Roberto Predolin, in’intervista radiofonica, ieri ha contrattaccato: “Non è solo colpa nostra, anche la magistratura e le forze dell’ordine dovrebbero fare di più”. Oriana Liso

giovedì 13 novembre 2008

LA REPUBBLICA - 13/11/08 - FINANZIAMENTI AI PARTITI SPARITI NO BIPARTISAN ALLA SCURE DELL'IDV

Ma Udc e Proidiani si astengono. Restano i doppi stipendi. I fondi ora spettano anche a chi non ha più rappresentanza parlamentare

ROMA - Abolire il doppio stipendio per ministri e parlamentari, cancellare il rimborso elettorale quinquennale in caso di fine prematura di una legislatura, cancellare dalla mappa istituzionale le Comunità montane. Idee che ieri pomeriggio l´Italia dei Valori ha proposto all´approvazione dell´aula di Montecitorio, durante la discussione sulla Finanziaria. Idee che i deputati hanno bocciato in maniera bipartisan. Oltre alla maggioranza ha votato contro anche il Pd e la cosa ha suscitato molto malumore nelle file dei dipietristi già in fibrillazione con Veltroni e i suoi per il caso Orlando. L´Udc ha scelto la via dell´astensione. Così come ha fatto un gruppetto di prodiani. Ed ad aggiungere tensione fra dipietristi e democratici è arrivata ieri anche la nomina di due segretari d´aula al Senato: l´Idv è rimasta fuori e ha accusato Pd e Pdl di inciuco.Alla Camera il partito di Di Pietro ha aperto le ostilità chiedendo di abolire le Comunità montane. Dopo breve dibattito e un invito al ritiro da parte del Pd la proposta è bocciata da 432 deputati su 488. Oltre all´Idv vota a favore anche la pattuglia radicale. Subito dopo tocca al deputato Francesco Barbato chiedere di tagliare uno dei due stipendi per chi è contemporaneamente ministro (o sottosegretario) e parlamentare. «Il caso più clamoroso è qui in aula - denuncia Barbato - . Vediamo la sedia centrale del banco del governo, del nostro comandante in capo, che è vuota da sei mesi. Se da sei mesi egli non è presente e, quindi, non svolge il lavoro da deputato - ne siete tutti voi testimoni - perché deve prendere lo stipendio da deputato?». Barbato è subito attaccato dal Popolo della libertà. Carla Castellani, medico, invoca per Barbato un «trattamento sanitario obbligatorio: i contenuti del suo intervento sono decisamente demenziali». E il leghista Giacomo Stucchi se la prende direttamente con Di Pietro. Lo accusa: «Invece di essere in aula a lavorare, sta facendo il cicerone illustrando i beni artistici della Camera a una trentina di persone proprio in questi minuti». Fioccano i no. Ma l´intervento più bruciante è sicuramente quello di Giulio Santagata. Perché l´ex ministro del governo Prodi, ulivista doc, annuncia l´astensione sua, imitato da un gruppo di prodiani, ma prega «gli amici dell´Italia dei Valori, avendo operato credo attivamente su questo argomento, di evitare di riaprire in termini populistici una questione di grande delicatezza: se continuiamo ad attizzare in maniera sbagliata questo tipo di sensibilità, credo che non facciamo del bene alla democrazia». Si arriva al voto e anche questa volta 439 deputati sui 501 presenti dicono no alla proposta. Con 13 astenuti. Barbato cede il microfono ad Antonio Borghese. Questa volta l´argomento è ancora più spinoso. Il deputato dipietrista chiede di cancellare quella norma del "Porcellum" che prevede il rimborso elettorale per i partiti anche in caso di fine prematura della legislatura. Una norma che permette anche a chi resta fuori dal Parlamento di continuare ad avere i soldi. I casi tipici sono quelli di Udeur, Pdci, Verdi e Rifondazione che prenderanno fino al 2011 i rimborsi per la legislatura iniziata nel 2006 e finita nel 2008. Anche a questa propostasi associa la radicale Rita Bernardini. Ma fioccano i no: 417. A favore solo 29 deputati, 58 gli astenuti. Silvio Buzzanca

mercoledì 12 novembre 2008

LA REPUBBLICA 24 ORE - 12/11/08 - ALITALIA: STUCCHI (LEGA), SE CAI FALLISCE TUTTI A CASA

Roma, 18:20
"C'e' una norma costituzionale che riconosce il sacrosanto diritto dei lavoratori a scioperare, ma nel rispetto delle leggi vigenti in materia. Ecco e' proprio questo il punto. La normativa in questione vieta gli scioperi selvaggi, ovvero quelli senza preavviso, che da strumento di lotta per alcuni lavoratori si trasformano in lesione delle liberta' individuali di altri. Per il futuro di tutti i lavoratori (che comunque, nel caso di Alitalia, nella peggiore delle ipotesi godono di ammortizzatori sociali dalle caratteristiche davvero uniche, se si considerano i contratti di tutte le altre categorie), a noi pare che perseguire su questa strada di muro contro muro non serva proprio a nulla".

mercoledì 5 novembre 2008

LA PADANIA - 05/11/08 GRANDI OPERE STUCCHI: "DALL' EUROPA UNA BUONA NOTIZIA"

Onorevole Giacomo Stucchi, finalmente dall’Europa una buona notizia: il traforo del Frejus sarà finanziato.
“Un’ottima notizia, unita al fatto che si tratta di infrastruttura di valenza europea. Di solito dall’Ue i soldi vanno verso le zone meno sviluppate (quindi il Mezzogiorno). Ora dobbiamo dimostrare che quei pochi soldi che ci tornano dall’Europa siamo in grado di farli fruttare”.
Perché pochi soldi?
“Perché siamo contribuenti in credito nei confronti dell’Ue. Nel senso che il saldo tra quanto versiamo come contribuenti all’Europa e quanto ci torna è di quattro milioni di euro. Cioè paghiamo più di quanto riceviamo. Quindi dobbiamo essere concreti ed ottimizzare i fondi che arrivano da Bruxelles. Il finanziamento del Frejus non è la panacea di tutti i mali, ma sicuramente un buon risultato ottenuto”.
Ci sono altri finanziamenti in arrivo?
"E’ molto interessante guardare al recupero delle aree ex-industrializzate. Soprattutto la Padania ha molte aeree dove sorgevano grandi industrie che ormai non ci sono più. E anche le grandi città industrializzate, come Milano, Torino, Venezia, possono trarre benefici dai fondi ad hoc per questo tipo di interventi legati alla riqualificazione di zone che un tempo vivevano principalmente di industria. E’ un’opportunità direi quasi esclusivamente padana. Le aree deindustrializzate stanno soprattutto dalle nostre parti".
Esiste poi il problema dei fondi che non si riescono a spendere.
“Il Fondo Sociale Europeo viene suddiviso tra gli stati membri in base ai progetti che vengono presentati. Se i soldi non vengono spesi, la beffa è doppia. Già finanziamo i “paesi poveri” con quattro miliardi, con cui ci fanno concorrenza. Se poi i nostri finanziamenti non riusciamo a spenderli, quello che avanza viene distribuito tra gli stessi Stati che godono delle nostre tasse europee”.
Insomma, ciò che non spendiamo deve essere restituito?
“Sì. Anzi, non viene nemmeno dato. Adesso, contrariamente al passato, viene erogato solo il finanziamento rispetto a quanto fatto, il resto rimane a Bruxelles”.
Il piano del Fondo Sociale europeo 2008-2013 è stato fatto un paio di anni fa. Oggi, alla luce della crisi, le condizioni socio economiche sono cambiate. Non crede valga la pena rinegoziare con Bruxelles quel piano?
“Deve essere rinegoziato sia l’importo complessivo dei fondi, sia la destinazione. Ricerca e sviluppo vanno incrementati, così come va rivista la politica agraria comune, chiedendosi se deve continuare ad essere una priorità, oppure se quei fondi debbano essere spesi in un altro modo. Ancora. I fondi infrastrutturali devono essere rivisti in funzione della necessità di considerare “europee” anche quelle da realizzare in zone considerate già abbastanza sviluppate. Un rafforzamento delle infrastrutture in tali zone serve ad affrontare in modo più ottimistico la crisi. Teniamo conto che il bilancio europeo è stato progettato e approvato in un altra era geologica, quando c’era una situazione completamente diversa. Oggi le esigenze dei singoli stati membri e dei loro cittadini sono diverse. L’Unione deve riflettere: non può rimanere con un bilancio ingessato fino al 2013 e pensato nel 2005, nel frattempo è cambiato il mondo, speriamo che anche a Bruxelles se ne accorgano”.

martedì 4 novembre 2008

LIBERO - 04/11/08 - NESSUN DUBBIO DALLA LEGA. TUTTI PER JOHN

Vuole i dazi per tutelare l'economia. Promette meno tasse. Nel 2006 disse sì a un muro anti-clandestini al confine col Messico. Ecco qui il Barack Obama che potrebbe piacere alla Lega. Potrebbe. Perché a parole gli esponenti del Carroccio non lo possono vedere: molti di loro si sono iscritti al gruppo "John McCain for President" di Facebook. «Voterei McCain» ha già chiarito Bossi. «Obama? Non riesco a capire che cos'è – ha aggiunto - È un po’ ambiguo. Dice di essere un afro-americano. Mi chiedo: che cosa vuol dire?». Roberto Castelli, sottosegretario alle Infrastrutture, afferma: «Voterei McCain: sul suo credo religioso Obama non è mai stato chiaro». E poi, continua, «non sopporterei la retorica della sinistra italiana che leggerebbe nell'eventuale affermazione di Obama una sua vittoria». Il deputato Giacomo Stucchi aggiunge: «Barack sembra troppo socialista per l'America».

IL MATTINO - 04/11/08 - "EFFERATA VIOLENZA E PESANTE INTIMIDAZIONE"

di Luisa Maradei

«Efferata violenza» e «pesante intimidazione». Sono queste le parole utilizzate dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, per condannare con fermezza l’ultimo episodio di cieca brutalità che offende, per l’ennesima volta, la sua Napoli già ferita. Quei cinque ragazzi gambizzati sabato notte, tra gli 11 e i 16 anni, scuotono il Colle e mostrano il volto più feroce di una camorra che non rispetta nemmeno i più elementari codici comportamentali: donne e bambini vanno tenuti fuori dalla guerra fra clan. Uno schiaffo ai semi di speranza che parroci silenziosi e associazioni di volontariato continuano comunque a coltivare, con instancabile tenacia, in questa periferia supermarket della droga. E così, dopo un incontro urgente con il ministro dell’Interno Roberto Maroni, Napolitano - in una nota diffusa dal Quirinale - ha «apprezzato l’impegno concreto delle forze dello Stato e delle istituzioni per individuare i responsabili e riaffermare il principio della legalità». E tutto il mondo politico s’interroga sulla ricetta da adottare per stroncare la terribile spirale di odio, sopraffazione e omertà che, in buona parte della periferia napoletana, domina sovrana. Il gruppo del Pd al Senato ha chiesto al presidente Renato Schifani di chiamare subito in aula il ministro dell’Interno per riferire sull’agguato. «La camorra ci ha voluto far sapere che può uccidere anche i bambini» fa sapere il vicepresidente dei senatori Pd Luigi Zanda. Gli fa eco la deputata Luisa Bossa (Pd). «Dobbiamo trarre due conseguenze da questo raid: la barbarie camorrista ha confezionato l’ennesimo messaggio mediatico di brutale efferatezza ”non si risparmiano nemmeno i bambini” - dice - e, non certo l’Esercito, ma solo una scuola pubblica può provare a sottrarre quegli stessi bambini a certe sale giochi così distanti dal gioco e così prossime alla morte». D’accordo, su questo punto, anche il deputato Franco Barbato (Idv) che dice: «Lo Stato deve rispondere offrendo servizi, cultura e politiche sociali al territorio, non solo in modo scenografico inviando i militari». Anche il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini, da Pescara, fa sapere: «Se la criminalità impazza in Campania, allora bisogna verificare l’adeguatezza dei provvedimenti presi». E aggiunge: «Per noi l’impiego dell’Esercito è stato inefficace, bisogna partire dall’organico della polizia di Stato, carente di 8mila unità». Si schiera, invece, per la scelta dell’invio dei militari il ministro della Difesa Ignazio La Russa: «L’agguato di Secondigliano giustifica ancora di più la scelta fatta dal governo di inviare l’Esercito in Campania». Ma, per non riaccendere le aspre polemiche con il Viminale scoppiate per la gestione dei militari al lavoro nel Casertano, dopo l’agguato del 18 settembre agli immigrati di Castelvolturno, si affretta a precisare: «La situazione della criminalità in Campania lasciamola valutare al ministro dell’Interno, che ha la responsabilità e il merito di contrastare con ogni forza quello che sta succedendo in quella regione». E poi aggiunge: «Se i militari possono aiutare le forze dell’ordine nel controllo del territorio, sfido chiunque a dire che non è un fatto positivo. In questi casi mi aspetto condivisione e solidarietà, non polemiche». Della stessa opinione il deputato della Lega Nord e segretario dell’ufficio di presidenza della Camera Giacomo Stucchi che, partendo dalla premessa - «nessuno nella maggioranza ha mai nascosto il grado di difficoltà nella lotta dello Stato contro la camorra, nemmeno il ministro Maroni» - ha invitato «maggioranza e opposizione a fare quadrato intorno alle istituzioni, perché sconfiggere la criminalità è una vittoria di tutti». E c’è anche chi non si meraviglia più del feroce agguato come Ernesto Caffo (Telefono Azzurro): «Non è una novità che la camorra entri con violenza nel mondo dell’infanzia e dell’adolescenza».

sabato 4 ottobre 2008

CORRIERE DELLA SERA 4/10/08- CATANIA, IL PARTITO DEMOCRATICO DEL NORD "SCAVALCA" LA LEGA"REGALATI 140 MILIONI PER IL DISASTRO FINANZIARIO DEGLI AMICI"

MILANO— Il Pd della Lombardia prova a «scavalcare» la Lega Nord sul salvataggio del comune di Catania; a Milano e in tutte le maggiori città della regione faranno nei prossimi giorni la comparsa 20.000 manifesti con uno slogan perentorio: «Ecco il federalismo di Berlusconi e della Lega: 140 milioni di euro regalati a Catania per il disastro finanziario degli amici». Identico messaggio sarà riprodotto su centinaia di migliaia di cartoline che saranno diffuse in tutta la Lombardia. Ma a nord del Po l’ossigeno finanziario concesso alla città siciliana sta provocando una serie di mugugni anche all’interno del centrodestra: Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia è tornato ad esternarli ieri; al suo si è aggiunto il commento poco entusiasta di Giacomo Stucchi, deputato leghista di Bergamo: «L’annunciata elargizione stride fortemente con il federalismo fiscale che il Parlamento si appresta a discutere».

venerdì 3 ottobre 2008

L'UNITA' - 03/10/08 - "RIVOLTA BIPARTISAN CONTRO I FONDI PER CATANIA E ROMA"

di Andrea Carugati

ROMA - Ormai è un coro bipartisan di sindaci e governatori di destra e di sinistra: perché il governo finanzia i buchi dei Comuni di Catania e Roma e tarda, invece, a coprire i buchi di bilancio di tutti gli altri, dovuti del resto al taglio dell’Ici? Proprio nel giorno in cui l’Anci, l’associazione dei Comuni, condiziona il suo sì alla discussione con il governo sul federalismo fiscale al rimborso dei tagli Ici, esplode la polemica sui 140 milioni di euro concessi al disastrato municipio di Catania per evitare la bancarotta e anche per i 500 milioni per tamponare il deficit di bilancio della Capitale.
Mercoledì avevano protestato i deputati Pd del Nord, al grido di «soldi a Catania e Roma, è questo il federalismo fiscale di Bossi e Calderoli?». Anche D’Alema e Bersani avevano criticato il governo. «Importante che operazioni di questo tipo non siano discrezionali o amicali», per l’ex vicepremier. Ieri, in concomitanza con la dura trattativa governo-Comuni su oltre 1,4 miliardi di euro che i sindaci devono ricevere dallo Stato, la protesta è dilagata. Una delle più arrabbiate era la milanese Letizia Moratti: «Finora sono stati premiati i Comuni che hanno fatto male, come Catania e Roma, adesso bisogna premiare i Comuni che hanno fatto bene...». Decisamente perplesso anche il governatore lombardo Formigoni: «Finanziamenti sorprendenti, sono curioso di sapere in quale modo saranno sottoposti al Parlamento. Ci sono anche altri comuni che hanno manifestato difficoltà...». Molto duro il sindaco di Torino Chiamparino (Pd), che è intervenuto al direttivo Anci che ha deciso lo stop al dialogo sul federalismo in attesa dello sblocco dei fondi: «È vergognoso stanziare questi fondi per Catania e Roma prima che tutti gli altri Comuni abbiano il dovuto». E il presidente Anci Domenici, sindaco di Firenze, ha parlato di una «incongruità» nella decisione del governo di sistemare prima Roma e Catania. Domenici ha parlato di una «diffusa perplessità» tra i sindaci, ma era un eufemismo. Il sospetto dei sindaci era questo: che i 640 milioni concessi a Roma e Catania fossero parte integrante dei soldi previsti per tutti i Comuni per compensare i tagli Ici.
Dura anche la Lega: «I soldi per Catania stridono con il federalismo fiscale», ha detto il deputato Giacomo Stucchi. Dopo la riforma ogni Comune dovrà pensare a sé: e chi sbaglia pagherà». E Filippo Penati, presidente Pd della Provincia di Milano: «Come facciamo a fidarci di un governo che stanzia 140 milioni per Catania, una cifra maggiore di quella prevista da qui al 2011 per l’Expo di Milano?».
Una vera insurrezione. Tanto che a sera, durante l’incontro a palazzo Chigi con l’Anci, Berlusconi ha mostrato notevole imbarazzo: «Su Catania mi sono dovuto mettere una mano sul cuore, come facevo a lasciarla andare alla deriva?». In compenso i Comuni, prima di entrare alle 21 alla Conferenza unificata con il governo e le Regioni per l’ultimo esame al testo del ddl sul federalismo fiscale (che sarà approvato stamattina dal Consiglio dei ministri) hanno strappato qualcosa: sempre oggi il Cdm dovrebbe (d’obbligo il condizionale) approvare un decreto che destina ai Comuni 945 milioni: 260 per l’Ici prima casa 2008, 585 per l’Ici fabbricati ex rurali 2007 e 100 milioni per i tagli ai costi della politica locale. Con un impegno a reperire i 700 milioni mancanti per la tranche 2008 dell’Ici ex rurali. Insomma, per i vertici dell’Anci una cifra sufficiente per entrare alla riunione sul federalismo. «Un passo avanti», ha detto Domenici, «c’è un accordo politico e Berlusconi si è impegnato in prima persona a valutare l’impatto dell’abolizione Ici sui bilanci comunali. Ma 100 milioni di rimborsi per i tagli ai costi della politica non sono sufficienti». «Sono soddisfatto, abbiamo trovato i soldi per i comuni che prima non c’erano», esulta Bossi, che annuncia per oggi l’agognato via libera al ddl sul federalismo. La Conferenza unificata era ancora in corso alla chiusura di questo giornale, ma le Regioni avevano già risolto gran parte dei loro contenziosi economici con il governo in un incontro mercoledì sera: palazzo Chigi si è impegnato a stanziare 434 milioni per evitare il ritorno dei ticket sulla diagnostica e a ridiscutere il fabbisogno sanitario per il biennio 2010-2011, che le Regioni considerano sottostimato di circa 7 miliardi.

REPUBBLICA - 03/10/08 - "RIVOLTA SUI FONDI A CATANIA, FORMIGONI CONTRO IL GOVERNO"

ROMA - Il Pd lombardo ha deciso di tappezzare i muri della regione con ventimila manifesti e di distribuire 100 mila cartoline con su scritto: "Ecco il federalismo di Berlusconi e della Lega: 140 milioni di euro regalati a Catania per il disastro finanziario degli amici". Attacco ad alzo zero che arriva proprio nel momento in cui a Roma l'ennesima bozza Calderoli sul federalismo fiscale approda stamani in Consiglio dei ministri. Un passo possibile dopo l'ultimo accordo fra l'Anci e il governo garantito e benedetto da Silvio Berlusconi in persona.
Il Cavaliere ha "chiuso" allargando i cordoni della borsa. Una scelta che soddisfa molti. Meni apprezzamenti riceve invece il "dono" fatto a Catania. E se l'attacco del Pd lombardo è abbastanza prevedibile lo è meno la mezza rivolta nel centrodestra per la decisione del governo di "aiutare", dopo la giunta romana di Alemanno, quella "amica" catanese. Roberto Formigoni, per esempio, trova «i fondi messi a disposizione di Catania e di Roma sorprendenti. Per carità conosciamo tutti la loro situazione amministrativa ma ce ne sono anche altri comuni nel paese che hanno manifestato queste difficoltà».
Il governatore lombardo non ci ha capito molto e si dice «curioso di sapere in quale modo questi fondi saranno sottoposti all'esame del Parlamento». Un problema che si è posto anche Mariapia Garavaglia. Quei soldi, spiega il ministro ombra dell'Istruzione, arrivano dal Fondo per le aree sotto utilizzate destinato al Programma istruzione. Erano denari, spiega la Garavaglia, che servivano «a sostenere le scuole nelle regioni meridionali». La decisione di Berlusconi non piace molto neanche a Letizia Moratti. «Non è possibile - dice il sindaco di Milano - che ci siano risorse per chi spende male e non per chi spende bene». Ma l'attacco più deciso arriva dal leghista Giacomo Stucchi «L'annunciata elargizione di 140 milioni di euro per salvare il comune di Catania - dice il deputato - stride fortemente con quel federalismo fiscale che ci accingiamo a discutere in Parlamento».
Perplesso sui soldi arrivati in Sicilia è anche Leonardo Domenici. Il presidente dell'Anci ieri sera ha guidato la delegazione dei sindaci che ha incontrato Berlusconi a Palazzo Chigi. Alla fine hanno trovato un'intesa. Domenici ha spiegato che il governo ha assicurato l'arrivo nelle casse comunali di 945 milioni di euro e l´impegno a trovarne altri 700 per coprire il fabbisogno del 2008. «Ci sono stati passi in avanti ma alcune questioni rimangono aperte, ci sono problemi da affrontare e risolvere e lo vedremo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi», ha detto Domenici. Il sindaco di Firenze, ha spiegato che «c´è stato un impegno del premier per quanto riguarda i rimborsi per il mancato gettito Ici sulla prima casa e ci sarà una verifica sul bilancio comunale e l´impatto che ha avuto il mancato gettito».
Sulla base di queste assicurazioni l'Anci ha deciso di presentarsi alla Conferenza unificata convocata subito dopo la fine dell'incontro con Berlusconi. Il governo ha così incassato il via libera degli Enti locali. Quello delle Regioni era arrivato dopo aver allargato un po' i cordoni della borsa sulla spesa sanitaria e sulla base di un documento di intenti e impegni futuri.

L'ARENA - 03/10/08 - "FEDERALISMO, ACCORDO SU SANITA' E RIMBORSO ICI"

Accordo raggiunto tra Comuni e governo sul rimborso dei mancati introiti dell’Ici. Ieri i vertici dell’Anci, hanno deciso di disertare la Conferenza unificata Regioni-governo. Leonardo Domenici, presidente dell’Ancio, ha chiesto «una garanzia diretta e personale» di Berlusconi «prima di dare parere favorevole al testo sul federalismo fiscale». Il premier ha deciso di incontrare i rappresentanti dei Comuni ieri sera a Palazzo Chigi e Nell’incontro con i ministri Raffaele Fitto e Roberto Calderoli e per i Comuni oltre a Domenici il sindaco di Roma Alemanno), è stato raggiunto un accordo parziale. Domenici ha detto che sono stati garantiti 945 milioni di euro di cui 260 per l’Ici prima casa 2008, 585 per l’Ici per i fabbricati ex rurali 2007 e 100 per i costi della politica 2007; c’è anche un impegno a reperire i 700 milioni della seconda tranche dell’Ici ex rurali per il 2008. I Comuni si aspettano che il decreto di ratifica sia approvato oggi e hanno accettato di partecipare alla riunione notturna della Conferenza. L’altra sera era stato trovato l’accordo con le Regioni sempre in un incontro con Berlusconi definito dal presidente Vasco Errani «di segno positivo». Il premier aveva garantito l’impegno a finanziare i 434 milioni di euro che mancano alla copertura dei ticket sanitari 2009 e ieri mattina è stato firmato un documento che assicura i finanziamenti. L’intesa con le Regioni prevede di avviare subito il confronto per definire il Patto per la salute 2010-2012. Il governo si impegna a «nettizzare» il Patto di stabilità per le Regioni dai fondi comunitari per investimenti, previa verifica entro il 15 ottobre della neutralità dell’operazione ai fini dei saldi di finanza pubblica ed Eurostat. La bozza Calderoli dovrebbe quindi approdare al consiglio dei ministri per il sì prima del passaggio in Parlamento. Tra le novità dell’ultima versione, la compartecipazione all’Irpef e alle tasse di scopo per i Comuni. Per le Province una tassa sugli autoveicoli e per le Regioni forme di compartecipazione a tributi erariali e accise. Ed è sempre alta la polemica sui milioni stanziati dallo stato per salvare i Comuni di Catania e di Roma. «L’annunciata elargizione di 140 milioni di euro», osserva tra gli altri Giacomo Stucchi, Lega, «stride fortemente con il federalismo fiscale. Ma una volta approvata la riforma, sarà praticamente impossibile per qualsiasi ente locale fare ricorso a elargizioni straordinarie dello Stato».

LA PADANIA - 03/10/08 - STUCCHI: ”STRIDE IL ‘REGALO’ A CATANIA"

“L’annunciata elargizione di 140 milioni di euro per salvare il Comune di Catania dal crac finanziario, stride fortemente con quanto ci accingiamo a discutere in Parlamento nei prossimi giorni, e cioè il Federalismo fiscale”, spiega Giacomo Stucchi.

LA SICILIA - 03/10/08 - "AIUTO CHE STRIDE COL FEDERALISMO"

Di federalismo fiscale in merito ai finanziamenti di Roma e Catania interviene anche il deputato della Lega Nord, Giacomo Stucchi, segretario dell’Ufficio di presidenza della Camera: «L’annunciata elargizione per salvare il Comune di Catania dal crac finanziario - afferma l’esponente leghista - stride fortemente con quanto ci accingiamo a discutere in Parlamento nei prossimi giorni, e cioè il federalismo fiscale. Su questa questione, però, ci sono due fronti di discussione. Uno è di natura strettamente tecnica, e riguarda il fatto che in futuro, una volta approvata la riforma sul federalismo fiscale, sarà praticamente impossibile per qualsiasi ente locale fare ricorso a elargizionì straordinarie da parte dello Stato per mettere a posto i propri conti. Ogni Comune dovrà pensare per sè, perché avrà gli strumenti, primo fra tutti quello della leva fiscale, per poterlo fare. L’altro aspetto - prosegue Stucchi - consiste, invece, nell’adozione di un principio, purtroppo in disuso, ma che tuttavia adesso deve diventare basilare, e cioè che chi sbaglia paga! I cittadini di Catania, o di qualsiasi altra parte si dovessero verificare dissesti diquesto tipo, dovrebbero essere i primi a pretendere giustizia, amministrativa e, ove occorra, anche penale».

LIBERO - 03/10/08 - "LA BASE LEGHISTA PROTESTA CONTRO IL CARROCCIO ROMANO"

Malumori per i 140 milioni a Catania. Il capogruppo Cota rischia il posto
«Quanti rospi dovremmo ingoiare prima che il federalismo fiscale sia approvato?». Questo interrogativo nelle ultime ore è rimbalzato nelle sezioni della Lega Nord di Umberto Bossi quando i militanti lumbard si sono trovati davanti a quello che considerano l’ennesimo schiaffo: i 140 milioni di euro annunciati dal governo per salvare il comune di Catania. In casa leghista questo ennesimo regalo al Sud non è proprio andato giù. E, tra i militanti, il malcontento è diventato rabbia. Che si è concretizzata in telefonate alla sede del partito e a Radio Padania. Tanto che sull’argomento il partito è stato costretto a intervenire, per bocca del deputato e segretario dell’Ufficio di presidenza della Camera, Giacomo Stucchi. «L’annunciata elargizione dei soldi per Catania stride fortemente con i principi secondo cui si sta varando il federalismo fiscale», osserva Stucchi. «Una volta approvata la riforma», continua il leghista, «sarà impossibile per i comuni ricorrere a elargizioni straordinarie da parte dello Stato. Ogni ente locale dovrà essere più responsabile. E poi chi sbaglia paga».
Insomma, per la base è un boccone molto amaro da ingoiare. E anche i vertici, dal leader ai ministri fino ai sottosegretari, hanno vissuto la questione con un certo imbarazzo. Tanto più che anche il federalismo fiscale non procede spedito. Prima la lunga mediazione di Roberto Calderoli con il ministro degli Affari regionali, Raffaele Fitto. Poi l’estenuante trattativa con gli enti locali. Con potenti governatori come Galan e Formigoni a rubare la scena al Carroccio e i sindaci del Norda protestarecometutti gli altri neiconfronti della riforma. Vedere duecento primi cittadini del Veneto contestare la riforma davanti a Montecitorio non ha certo fatto piacere ai parlamentari lumbard.
Oggi, comunque, la nuova bozza di Calderoli arriverà in consiglio di ministri, poi partirà l’iter parlamentare dal Senato. L’approvazione si preannuncia comunque come un grande successo per il Carroccio: il federalismo fiscale era il vecchio pallino di Gianfranco Miglio, quindi sarà una vittoria soprattutto politica, ma anche di immagine.
Qualche problema il partito di Bossi ce l’ha però alla Camera. Corre voce, infatti, che il capogruppo a Montecitorio, Roberto Cota, possa essere sostituito. E al suo posto tornerebbe Andrea Gibelli, presidente dei deputati nel precedente governo Berlusconi. I motivi che porterebbero alla sostituzione di Cota sono da collegarsi al malcontento diffuso all’interno del gruppo nei confronti del giovane presidente. Piemontese 40enne, segretario della Lega Nord in Piemonte, a quanto si apprende, Cota si sarebbe macchiato di qualche passo falso di troppo inimicandosi nonsolo i parlamentari lombardi e veneti (la vera truppa di fuoco leghista in Parlamento), ma anche gli stessi piemontesi. Poco tempo fa, per esempio, è quasi venuto alle mani con il deputato torinese Renato Togni, colpevole di un errore in una votazione: Cota lo ha aggredito verbalmente e l’altro ha reagito. Ma qualcuno gli imputa anche una cattiva gestione dei rapporti personali con i deputati, ripetute assenza durante i lavori parlamentari e alcune nomine che non sono piaciute ai vertici del partito. Come quella di Marco Reguzzoni come suo vice e poi come membro della commissione di vigilanza Rai, con grande arrabbiatura da parte di Davide Caparini. E la nomina di se stesso come membro del Copaco, giustificata col fatto che, nella precedente legislatura, Roberto Maroni aveva fatto lo stesso. Inoltre, secondo fonti leghiste, avrebbe tentato di cambiare lo statuto interno per essere riconfermato come capogruppo solo ogni due anni e mezzo e non ogni anno come avviene adesso. Infine, a inizio legislatura avrebbe fallito la trattativa per mettere un leghista tra i vicepresidenti della Camera o nell’ufficio dei questori. Insomma, il giovane piemontese avrebbe peccato di ingenuità e inesperienza, ma qualcuno dice anche che si sarebbe montato troppo la testa. Sempre più spesso, infatti, lo si è visto al fianco del Senatùr durante comizi e manifestazioni. E questo ha suscitato invidie e gelosie negli altri colonnelli. Che infatti non lo hanno difeso. E Bossi alla fine si sarebbe dovuto arrendere, accettando la sua sostituzione. Il tutto dovrebbe avvenire appena ci sarà il mini rimpasto di governo di cui si parla: Cota ufficialmente verrà promosso, entrando al governo come sottosegretario alle Attività Produttive, mentre al suo posto tornerà Gibelli. Per Roberto Castelli, invece, è pronto il posto di vice ministro alle Infrastrutture.

giovedì 2 ottobre 2008

LA PADANIA - 02/10/08 - "L'OPPOSIZIONE COLLABORI PER IL BENE DEI CITTADINI"

Se c'e' una cosa che un'opposizione seria dovrebbe fare, e' quella di essere propositiva. Invece, il principale leader dell'opposizione, non fa altro che buttare benzina sul fuoco per attizzare inutili polemiche. Mettere continuamente in discussione persino la tenuta democratica delle Istituzioni, significa avere sempre meno credibilita'".Lo ha detto Giacomo Stucchi, deputato della Lega Nord

venerdì 12 settembre 2008

VITA NON PROFIT MAGAZINE - 6- 12/09/08 - "UN PO' STALINISTI, MA PER IL BENE COMUNE"

Sezioni e partecipazione: somiglia a quella del Pci, la ricetta leghista del buon governo.

Giacomo Stucchi, deputato Lega stalinista?
Non si scandalizza, l'onorevole Giacomo Stucchi: «Se questo riferimento si motiva con l'organizzazione e il radicamento sul territorio, sicuramente la Lega e il Pci possono essere considerati vicini».
Vita: Quali i punti di maggior somiglianza?
Giacomo Stucchi: Tantissime sezioni, tanti gruppi consigliari. E poi il rispetto del denaro pubblico. Prima che un amministratore locale decida un investimento, qualsiasi sia la cifra impegnata, spesso se ne discute a livello di sezione. Ed è giusto perché i soldi dei Comuni sono quelli dei cittadini. La condivisione è importante. Se lei va sul mio sito, www.giacomostucchi.net, troverà le feste popolari di quest'estate.
Vita: Quelle cui ha partecipato?
Stucchi: Sono occasioni informali, per stare insieme, ma offrono la possibilità di conoscere le problematiche del territorio e di avere un contatto meno burocratico e istituzionale.
Vita: Alternate i sussurri e le grida?
Stucchi: In certe situazioni le affermazioni sopra le righe servono. A livello locale, specie dove la Lega è al governo da tanti anni, prevale il pragmatismo della nostra gente. I nostri amministratori non vengono dalle scuole di partito. Spesso hanno deciso di impegnarsi in politica perché erano stanchi di vedere amministratori più attenti ad altri bisogni che a quelli locali.
Vita: Così è cresciuta una classe dirigente dal basso...
Stucchi: Abbiamo fatto eleggere persone che non avevano mai partecipato a un consiglio comunale. Hanno avuto bisogno di un po' di supporto da parte di chi magari aveva un po' più di esperienza. Ma nel giro di pochi mesi sono riusciti a governare, ottenendo anche dei risultati.
Vita: Qualcuno dice che nazionale e locale non sono coerenti.
Stucchi: Le problematiche a livello locale vanno risolte tenendo conto della sensibilità diffusa all'interno di ogni singola comunità. Sicuramente l'interesse è mirare al miglior risultato possibile. I nostri sindaci difficilmente accettano una soluzione proposta dall'alto, specie se ne hanno una migliore. Guardano all'interesse della gente che li ha votati. Diverso è il loro atteggiamento sulle grandi scelte di politica nazionale.

giovedì 11 settembre 2008

LIBERO - 11/09/08 - "IL BABY RAPINATORE ROM FERMATO 47 VOLTE CON 47 NOMI DIVERSI"

di Cristiana Lodi

L’ultimo colpo: derubata una donna davanti al Bancomat. La Lega: la prova che i nomadi vanno identificati e censiti.Ha dodici anni e per legge non è imputabile. Dice di chiamarsi Bovi, il piccolo romeno. Ma ogni volta in cui carabinieri o polizia lo hanno bloccato per una rapina o un borseggio messi a segno in mezza Italia, lui ha dato un nome diverso. È successo 47 volte e la più recente (ma chissà se sarà l’ultima) porta la data di ieri 9 settembre, ore 13 in punto. Luogo: Stazione Centrale di Milano.Appostato col motorino a due metri da un Bancomat ha strappato via l’incasso, fresco di prelievo, dalle mani di una signorina esile che ha gridato più forte di un megafono. È una bulgara di 24 anni, e in quel momento aveva ritirato il suo stipendio di badante, per mandarlo al paese d’origine. Ottocento euro. La donna ha urlato «al ladro!» e una pattuglia partita di colpo ha bloccato il ladro-bambino. «Avevo fame», ha detto in caserma al maresciallo. Una formula ormai collaudata dal nomade, che in questi giorni usa come base il campo di via Tertulliano. Ai militari è bastato consultare l’archivio per scoprire che G.S. (queste le iniziali del suo nome e cognome veri) era stato fermato altre 46 volte, in diverse città italiane. La sua escalation criminale è degna di un delinquente (potenziale) calibro novanta. Aveva dieci anni quando a Roma ha rapinato una turista la prima volta. Da allora ha messo a segno un colpo al mese. E ogni volta in cui veniva pizzicato dalle forze dell’ordine, si aprivano le porte di una comunità. «Tanto da qui scappo», così Bovi avvertiva il direttore appena metteva piede in istituto.Nessuno è mai riuscito a tenerlo più di una settimana. Era il 15 maggio quando hanno provato a rinchiuderlo a Milano, e al settimo giorno il romeno se n’è andato. Alla faccia del magistrato eanchedei vari Tribunali deiminorenni. «Ma perché nessuno si èmai preoccupato di individuare i genitori di questo criminale, magari allo scopo di valutare se in loro vi era la sembianza di qualcosa che si chiama “patria potestà”?», si chiede Carolina Lussana (Lega Nord ). La deputata torna a ribadire la necessità di censire i nomadi presenti nel nostro Paese. E anche di prenderne le impronte ai minori allo scopo di identificarli. Il tema tanto contestato dall’opposizione di governo, che ha accusato il Carroccio di razzismo e discriminazione per le misure indicate dall’Italia per far fronte all’emergenza degli zingari illegali e clandestini, ai primi di settembre ha incassato l’appoggio dell’Europa. Il portavoce del commissario alla sicurezza Jacques Barroso, si è infatti espresso in modo favorevole al progetto «di censimento e prelievo delle impronte dei nomadi» che vivono da noi, ritenendolo «non discriminatorio».«Il piccolo ladro che, impunito, ha colpito 47 volte e sempre con un nome diverso è la prova di quanto sia necessario dare una identità a chi risiede in casa nostra. È il solo modo per garantire la sicurezza dei cittadini», sottolinea il deputato leghista Giacomo Stucchi. La collega Lussana si spinge oltre e aggiunge: «Sarebbe anche opportuno abbassare la soglia di imputabilità per iminorenni. Quattordici anni oggi, sono più che sufficienti perché un soggetto possa rispondere dei reati commessi». Il nomade romenobloccato ieri è stato portato in una comunità di Genova, ma ci sono tutti i motivi per sospettare che qui non resterà a lungo.

mercoledì 10 settembre 2008

CORRIERE DELLA SERA - 10/09/08 - "AL SEGRETARIO COMUNALE 247MILA EURO L’ANNO". INDAGA LA CORTE DEI CONTI

di Claudio del Frate

Milano – Possibile che la busta paga del segretario comunale di un paese di 12mila abitanti sia superiore a quelle di Napolitano e di Berlusconi? Sulle prebende di Giovanni Barbieri Frandanisa – 247mila euro l’anno -, dirigente del municipio di Stezzano (Bergamo) anche la Corte dei conti vuole vederci chiaro. Un fax con una richiesta di informazioni è infatti giunto ieri negli uffici del comune lombardo, dopo che il caso era stato sollevato da un’interrogazione del deputato leghista Giacomo Stucchi. La magistratura contabile non ha per il momento sollevato alcuna contestazione formale. Il sindaco di Stezzano, Stefano Oberti, alla guida di una lista civica di centrosinistra, ha confermato ieri in serata la notizia, ma sul contenuto della richiesta resta in equilibrio tra diplomazia e riservatezza: “Il messaggio ci è giunto poche ore fa, è molto articolato. I nostri uffici sono già al lavoro per fornire tutte le risposte necessarie e fare dunque chiarezza sull’intera vicenda”. Oberti aveva giustificato il maxi stipendio di Giovanni Barbieri sottolineandone le capacità professionali e sostenendo che il segretario percepiva la stessa cifra quando lavorava per il comune di Albino, sempre nella Bergamasca, ma a guida leghista. Ieri da Albino è arrivata una smentita: stando al loro bilancio lo stipendio del dirigente superava di pochi spiccioli i 137mila euro. Più o meno la cifra dichiarata da molti altri comuni lombardi delle dimensioni di Stezzano. Nella sua interrogazione il deputato Stucchi a mò di paragone ricordava che le indennità spettanti al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio sono di poco superiori ai 200 mila euro: “Quella pagata a Stezzano è una cifra inammissibile in un momento in cui vengono chiesti tagli alla spesa pubblica, per giunta in una amministrazione che ha un bilancio complessivo di 8 milioni di euro l’anno”. Travolto da un insolito destino, Giovanni Barbieri Frandanisa respinge l’accusa di essere un “Paperone” del pubblico impiego: “Dalla cifra diffusa in questi giorni va tolto almeno un 40% di tasse. Lavoro 12 ore al giorno, ho un sacco di ferie arretrate e con i titoli di studio che ho potrei fare il segretario persino del comune di Roma” racconta dal suo piccolo ufficio in cui campeggia una grande foto di papa Benedetto XVI. Messinese, 43 anni, Barbieri Frandanisa lavora in Lombardia dal 93, sempre come segretario comunale “e spesso per sindaci della Lega, che proprio in queste ore mi stanno inviando sms di solidarietà”. Su come sia maturata la cifra di 247mila euro va detto che la legge lascia molto margine di manovra; il dirigente di Stezzano riveste un doppio incarico, segretario comunale e direttore generale del municipio. Il primo è retribuito in base a una tabella ministeriale (che per una cittadina di 12 mila abitanti si aggira attorno ai 120mila euro), per il secondo vale invece una trattativa ad personam tra sindaco e dirigente.

lunedì 8 settembre 2008

TGCOM - 8/09/08 - BERGAMO, PAGA RECORD AL COMUNE

Il segretario incassa più di Napolitano. Uno stipendio record fa parlare di sè e dalla provincia di Bergamo arriva sui banchi del Parlamento. E' la paga mensile di Giovanni Barberi, segretario comunale e direttore generale del Comune di Stezzano che ogni anno incassa 247 mila euro, più del Presidente della Repubblica. L'enorme cifra ha sollevato molte polemiche, raccolte e portate in Parlamento con un'interrogazione dal deputato leghista Giacomo Stucchi. Il caso di Barberi è stato sollevato dal deputato leghista Giacomo Stucchi con un'interrogazione scritta presentata nell'ambito della discussione sulla politica di contenimento della spesa pubblica e sul sistema di controllo. L'amministrazione di Stezzano giustifica i guadagni record del proprio dipendente con la recente assunzione a tempo pieno di Barberi, che prima era un lavoratore part-time. Più duro il sindaco Stefano Oberti, che respinge al mittente le critiche della Lega e passa al contrattacco, ricordando che in precedenza Barberi ha lavorato per il Comune di Albino alla stessa cifra e l'amministrazione era leghista.Stucchi replica a Bergamonews: "Ad Albino Barberi percepiva uno stipendio di 150.104 mila euro, circa 112 mila euro in meno rispetto a quello che oggi grava sui contribuenti di Stezzano".

IL GIORNO - 08/09/08 - "SCANDALO, IL SEGRETARIO COMUNALE GUADAGNA TROPPO"

di R.S.

EH NO, E’ TROPPO. Quando l’onorevole leghista Giacomo Stucchi, che tra le altre cose è anche segretario di presidenza della Camera, ha visto la cifra che percepisce Giovanni Barberi Frandanisa, per ricoprire l’incarico di segretario di comunale nonché direttore generale di Stezzano, paese alle porte di Bergamo, vale a dire 247.031,92 euro lordi, ha strabuzzato gli occhi e ha sbottato: “Questa retribuzione è addirittura superiore a quella di Silvio Berlusconi che indennità parlamentari e di funzione e di stipendio da premier prende 212 mila euro lordi annui, risulta incompatibile con la politica di contenimento della spesa richiesta dal governo”. Secondo passo, l’onorevole Stucchi ha presentato una interrogazione a risposta scritta al presidente del Consiglio e ai ministri dell’Interno e dell’Economia criticando quella cifra. Non solo, il quotidiano del Carroccio, la Padania, ha dedicato il titolo di apertura del giornale puntando proprio sui dirigenti strapagati. Pronta la replica del sindaco di Stezzano, Stefano Oberti, che dopo aver letto l’attacco sferrato ha replicato per le rime. “Premesso che sono favorevole ad un’azione rivolta a ridurre i tetti di spesa della finanza pubblica, ha dichiarato il primo cittadino, nel caso specifico l’amministrazione comunale ha agito nel pieno rispetto delle leggi senza alcun atto illegittimo”. Oberti, che dal ’99 guida una lista civica di Stezzano (12.146 abitanti), va oltre e dà una sua interpretazione dei numeri sviscerati da Stucchi. “Quei 247mila euro rappresentano la spesa totale del Comune, compresi gli oneri previdenziali e assicurativi e non lo stipendio del nostro dirigente che si aggira sui 170-180mila euro”. Oberti, inoltre, ricorda che prima di essere assunto dall’amministrazione di Stezzano Giovanni Barbieri Frandanisa ha ricoperto la stessa carica e con lo stesso stipendio alle dipendenze del Comune di Albino (Valle Seriana), a maggioranza leghista”.

CORRIERE DELLA SERA 08/09/08 - "DIRIGENTI STRAPAGATI", LEGA ALL'ATTACCO

di Claudio Del Frate

La polemica Il quotidiano del Carroccio solleva il caso degli “stipendi d'oro” nelle pubbliche amministrazioni. Stucchi: il segretario comunale di Stezzano ci costa ' più di Berlusconi.Interrogazione parlamentare: «Una cifra incompatibile con l'esigenza di tagliare la spesa pubblica»

MILANO - Guadagnare più di Berlusconi: il sogno di milioni di italiani sta diventando il tormento per Giovanni Barberi Frandanisa, segretario e direttore generale del Comune di Stezzano, 12 mila abitanti in provincia di Bergamo. Il suo stipendio annuo - 247 mila euro - è oggetto di una interrogazione del deputato leghista Giacomo Stucchi che sottolinea appunto come quell'indennità sia superiore addirittura a quella che spetta al presidente del Consiglio, 210 mila euro. «La retribuzione del segretario di Stezzano – sottolinea Stucchi - è incompatibile con il contenimento della spesa pubblica sollecitato da tutti i partiti. E’ una cifra su cui non trovo giustificazione: per dire, la stessa figura al Comune di Bergamo percepisce 80 mila euro in meno. Temo non si tratti di un caso isolato». Alcuni episodi sembrano confermare i timori di Stucchi: a Cremona, ad esempio, il segretario e direttore generale ha ricevuto con la busta paga dell'agosto scorso un bonus di 25 mila euro «per i risultati raggiunti>>, mentre una dozzina di alti burocrati del Comune di Busto Arsizio sono già stati condannati dalla Corte dei Conti a restituire oltre 7 milioni di indennità e premi indebitamente elargiti loro. E ancora: il segretario di Dongo (Como) si era scoperto intascare ben 156 mila euro. Esiste un problema di «stipendi d'oro» anche nelle amministrazioni locali della Lombardia? Stefano Oberti, alla guida dell'amministrazione di centrosinistra di Stezzano subodora una mossa politica dietro l'interrogazione di Stucchi e contrattacca: «I1 dottor Barberi prendeva la stessa cifra quando era segretario ad Albino, comune leghista, ma lì la cosa non suscitò scalpore. Comunque lo stipendio risponde perfettamente ai parametri di legge)). «Non conosco il caso specifico di Stezzano - replica invece Stefano Lampertico presidente dell'agenzia lombarda dei segretari regionali - ma le cifre che mi risulta vengano pagate in media in Comuni di quelle dimensioni sono assai più basse». Vero: basta fare un sondaggio «spot» per scoprire ad esempio che a Casalmaggiore (Cremona) una stessa persona svolge le funzioni di segretario e direttore generale per circa 100 mila euro l'anno, mentre a Caravaggio, amministrazione leghista, il medesimo servizio costa all'amministrazione 110 mila euro. “Il direttore generale è una figura indispensabile ormai anche in Comuni medio piccoli -conclude Lampertico - ma se il legislatore introducesse criteri che consentono di fissare criteri più chiari per quel tipo di spesa nessuno avrebbe da ridire».

domenica 7 settembre 2008

LIBERO - MILANO - 07/09/08 - "POLEMICA SU DIRIGENTE DEL COMUNE. GUADAGNA COME UN MINISTRO"

STEZZANO (BG) - Nel Comune bergamasco di Stezzano, che conta 12.500 abitanti, c’è un dipendente che guadagna più del presidente del Consiglio e di tutti i ministri. Questa “anomalia” è stata segnalata da Giacomo Stucchi, deputato del Carroccio e segretario di presidenza della Camera dei deputati, attraverso un’interrogazione parlamentare per contestare il superstipendio del segretario comunale/direttore generale di Stezzano: 247.031,92 euro, ai quali vanno sommati 14.856 euro per i diritti di segreteria. «Questa super retribuzione, addirittura superiore a quella delle più alte cariche dello Stato, risulta incompatibile con la politica di contenimento della spesa pubblica richiesta dal Governo», ha dichiarato Giacomo Stucchi. Nel documento presentato in Parlamento, il deputato leghista invita i ministri a «rivedere il sistema di controllo sulla spesa pubblica in tutti i livelli istituzionali, potenziando il ruolo della Corte dei Conti», per evitare che i soldi dei cittadini finiscano nelle tasche sbagliate.

lunedì 7 luglio 2008

LA NAZIONE - 7/07/08 "RIDATECI LE FESTIVITA' SOPPRESSE"

di d. c. n.
Il Parlamento vuole regalare agli italiani sei giorni di vacanza in più all'anno
CELEBRAZIONE Schieramento in armi per la Festa delle Forze Armate del 4 novembre
ROMA - SOPPRESSE alla fine degli anni '70 dal governo Andreotti, sotto la pressione della crisi petrolifera e la spinta ideologica , alcune feste religiose potrebbero tornare ad avere valenza anche civile. In Parlamento c'è un 'partito' trasversale che chiede di ripristinare sei festività cancellate con la legge 54 del 1977, che fece sparire l'Epifania (poi ripristinata nel 1985), San Giuseppe, l'Ascensione di Gesù, il Corpus Domini e la festa dei Santi Pietro e Paolo, patroni di Roma, riammessa nel club delle festività a tutti gli effetti otto anni dopo ma solo per la capitale. ORA, A DISTANZA di 30 anni, si profila un ritorno all'antico. Per il ripristino delle feste di matrice religiosa si sono schierati in Parlamento Luca Volontè, dell'Udc, i leghisti Giancarlo Giorgetti e Giacomo Stucchi, il senatore dell'Svp Oskar Peterlini e il suo collega di partito alla Camera Siegfried Brugger, mentre il deputato Roberto Menia (Pdl) torna all'attacco in questa legislatura, come aveva fatto nella passata, nel chiedere che sia nuovamente festa nazionale il 4 novembre, il giorno in cui si celebra la vittoria di Vittorio Veneto nella Grande Guerra, che era stata elevata a rango di festa nazionale nel 1922 e poi declassata a semplice festa dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate, privata però degli effetti civili. Complessivamente, le proposte di legge presentate dall'inizio della legislatura sono otto, 6 alla Camera e 2 al Senato.
ALL'APPELLO manca il provvedimento presentato nella passata legislatura da Verdi e Rifondazione comunista, che in questo Parlamento non ci sono, per il ripristino della festività del 20 settembre, anniversario della breccia di Porta Pia. Il nuovo calendario potrebbe arricchirsi quindi di (vecchie) nuove festività: tutti a casa il 4 novembre, per celebrare la vittoria italiana nella Grande Guerra, il 19 marzo, per festeggiare il falegname Giuseppe, padre putativo di Gesù, il 29 giugno, festa, e a questo punto non solo nella Capitale, dei patroni di Roma San Pietro e San Paolo, l'Ascensione, una delle feste 'mobili' della Chiesa legate alla data della celebrazione della Pasqua, il Corpus Domini, ma anche il lunedì di Pentecoste, il giorno successivo alla settima domenica dopo Pasqua, secondo la proposta del leghista Giorgetti. Per un totale di sei giorni in più all'anno di vacanze per gli italiani.
«CANCELLARE gli effetti civili di queste festività religiose presenta incongruenze con altri Paesi», sottolinea Giorgetti, che ricorda come per esempio l'Ascensione (si celebra dopo la sesta domenica successiva alla Pasqua) sia civilmente riconosciuta in Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Svezia e Svizzera. Il deputato della Lega chiede il riconoscimento per legge della festività del Santo Patrono di ogni comunità civile e religiosa. Patriottica la motivazione di Menia che chiede il ripristino della festività del 4 novembre; riconoscerebbe invece il ruolo della famiglia, secondo Peterlini, il ripristino della festività intitolata a San Giuseppe.

martedì 24 giugno 2008

LA PADANIA 24/06/2008 - «VI SPIEGO PERCHÉ SIAMO EURO-REALISTI»

di Simone Girardi

“E' il risultato del gap democratico che c'è tra istituzioni europee e cittadini”. Giacomo Stucchi, deputato del Carroccio e membro della Commissione sulle Politiche dell'Unione europea della Camera, non sembra per nulla stupito dei risultati dell'ultimo sondaggio del Censis sul grado di fiducia del Paese verso l'Europa. Spiega Stucchi: “La gente è sfiduciata per quanto l'Europa non fa. Perché non capiscono come funziona, non ne condividono la lontananza, non sopportano più tutta questa burocrazia”. La riflessione del deputato leghista è fin troppo chiara: “Così come è oggi questa Europa non va. Non piace a nessuno. Il popolo irlandese è solo l'ultima testimonianza”. Il parlamentare Carroccio, che non ha mai nascosto la propria soddisfazione per il risultato in Irlanda (“Hanno avuto la possibilità di far sentire la propria voce in una vicenda importante come questa, dove si doveva decidere se cedere una parte della propria sovranità”), si spinge oltre: “Se venisse proposto un referendum sul trattato di Lisbona anche nei paesi membri, credo che i risultati sarebbero deludenti per l'Europa”.Una bocciatura tout court che per il deputato bergamasco ha nomi e cognomi ben precisi: “il distacco nasce dal fatto che gli europarlamentari, unici eletti direttamente dal popolo, non possono fare leggi; è tutto in mano al consiglio europeo. Il parlamentare non può fare nemmeno delle proposte”. Tradotto: “E’ tutto senz’anima”, dove le istituzioni europee “si occupano di emanare direttive spesso inutili e dannose come quelle sulle quote latte”.
Critiche che hanno spesso portato la Lega ad essere dipinta come un partito euroscettico: “Semmai siamo eurorealisti - chiosa Stucchi -: diciamo quello che vediamo”. E al deputato leghista non va giù che a pagare per questa euro-burocrazia sia sempre il nostro Paese: “I cittadini italiani sono contribuenti netti di 4 miliardi di euro l'anno che regaliamo ai paesi interni all'Ue. Per cosa poi? Per farci concorrenza perché le risorse vengono destinate nelle aree depresse dell'Ue per stimolarne la crescita con il risultato che le aziende delocalizzano e noi non abbiamo più i soldi per aiutare le imprese a casa nostra, chiamate a competere sul mercato mondiale”.Dunque che fare? Per Stucchi le regole odierne andavano forse bene per un'Europa a 15 “non certo per una a 27”. Serve allora impostare “un nuovo discorso: dare cioè vita ad un grande accordo su nuove linee di azione da sottoporre ad una successiva consultazione popolare”. Un “referendum consultivo europeo” in cui ogni stato membro è chiamato a esprimersi ogni cinque anni, nel giorno in cui si rinnova il Parlamento europeo: “Si vota tutti il 14 giugno 2009 su un nuovo insieme di regole comuni”. Ma quali? “Di sicuro la facoltà di poter uscire dall'Europa. Oggi questa possibilità non è prevista”. Da qui secondo Stucchi nasce quel distacco della gente dalle istituzioni europee denunciato dall'indagine del Censis: perché “pochi individui non possono decidere sulla testa di milioni di persone”.
Così oggi “ci ritroviamo con le nostre imprese che chiedono di poter lavorare e competere con regole uguali, schiacciate dal dumping sociale e ambientale dei paesi in vla di sviluppo e “un'Europa incapace di garantirle su nessuno piano che sia es so economico, sociale o culturale”.

giovedì 19 giugno 2008

REPUBBLICA 19/06/2008 - "MA IL BLITZ PREOCCUPA LA LEGA COSÌ LA GENTE NON CI CAPISCE"

di Paolo Berizzi
MILANO - Il problema non è tanto se Berlusconi pensa più a salvare se stesso o se, come dice, pensa più al bene degli italiani. Perché «i suoi processi non ci appassionano». Il vero problema, per la Lega, è un altro: e cioè che le norme salva-premier rallentano il passo per tagliare l' agognato traguardo del decreto-sicurezza, «questo sì che ci interessa». «È stato politicamente poco opportuno ficcare gli emendamenti sui processi dentro la questione sicurezza - dice l' europarlamentare Mario Borghezio, insolitamente cauto e, proprio per questo, forse, più irritato che in altre occasioni - L' aver mescolato due temi politicamente così diversi è stata una decisione difficile da far capire ai cittadini. Così si rischia di creare problemi, di disorientare la gente». C' è un patto a cui il Carroccio tiene molto. «Quello che abbiamo fatto con l' elettorato, anche quello nuovo che ci ha dato fiducia. Non abbiamo nessuna intenzione di tradirlo - aggiunge Borghezio - per nessuna norma salva nessuno». La parola d' ordine in casa Lega è: non alzare i toni. Non creare polemiche né aprire lacerazioni, nemmeno isolate, nel tessuto della coalizione di governo. È la strada indicata da Bossi. Ma l' irritazione per quella che il Capo dello Stato ha definito un' "anomalia istituzionale", dietro le quinte leghiste, è evidente. A Radio Padania ieri sono arrivate telefonate di fuoco. Contro Berlusconi che «pensa solo ai c... suoi» e anche contro i dirigenti della Lega. Militanti e simpatizzanti sono preoccupati. «Bravi, votate le leggi ad personam del Cavaliere e perderete consensi». «Avanti così e finirà come nel 2001» Il silenzio del Carroccio sulle leggi ad personam non piace al popolo padano. Che in queste ore ribolle. «L' umore dei nostri ascoltatori va a ondate - dice il giornalista Pierluigi Pellegrin - L' altro giorno, quando mi aspettavo più incazzatura, sono state più le telefonate contro i magistrati politicizzati. Oggi (ieri, ndr), invece, hanno dato addosso a Berlusconi. «Il clima è in effetti abbastanza agitato. Come sempre accade nella Lega quando c' è in ballo una situazione spinosa e tale da far venire il prurito alla base, mentre i vertici del movimento fanno da pompieri, le seconde linee, d' accordo con il Capo e i colonnelli, distribuiscono dichiarazioni che punzecchiano. «Se il segretario federale ha deciso così a me sta bene - spiega il deputato bergamasco Giacomo Stucchi - Adesso però Berlusconi ha il dovere di spiegare agli italiani la portata di queste norme. Vogliamo capire che incidenza avranno, in termini di benefici, per la situazione del premier e per quella dei cittadini italiani». Paolo Grimoldi, parlamentare e coordinatore dei Giovani padani, è uno che di solito non fa tanti giri di parole. «I processi di Berlusconi non sono un tema che ci appassiona - chiarisce subito - L' unica cosa che ci sta a cuore sono la sicurezza e il federalismo, i due temi per i quali la gente ci ha votato. Non vorrei che le norme salva-premier ci facessero perdere tempo». Perplesso è anche Matteo Salvini, alla sua prima legislatura romana (è stato europarlamentare): «Questi emendamenti non devono e non possono essere motivo di ritardo per l' approvazione del decreto sicurezza. Però la strumentalizzazione della sinistra è fuori luogo: bisogna capire che in Italia, purtroppo o per fortuna, qualsiasi legge si fa Berlusconi, con tutto quello che possiede e che rappresenta, in qualche modo ne è sempre coinvolto».