venerdì 18 dicembre 2015

RAI NEWS - 18/12/15 - Sparo a un ladro e lo uccise Scarcerato dopo la grazia imprenditore Antonio Monella

Il magistrato di Sorveglianza ha accolto la richiesta di scarcerazione presentata dai legali a seguito della grazia parziale concessa dal presidente Mattarella. Era in cella da oltre un anno
 
18 dicembre 2015Antonio Monella, l'imprenditore bergamasco di Arzago d'Adda in carcere dall'8 settembre 2014 perché condannato in via definitiva per aver ucciso un ladro davanti casa, ha lasciato il carcere alle 12,10 di oggi, dopo che il magistrato di Sorveglianza ha accolto la richiesta di scarcerazione presentata dai legali a seguito della grazia parziale concessa dal Presidente della Repubblica. "Ora sono sereno. E' un regalo di Natale arrivato in anticipo per me e soprattutto per la mia famiglia, che forse in tutti questi mesi ha sofferto anche piu' di me". Sono state le prime parole dette ai cronisti da Monella. Ad attenderlo la moglie Egle e i figli Alberto e Angelica. Monella è apparso visibilmente commosso: appena varcata la porta del carcere si è lasciato andare in un lungo abbraccio con tutti i familiari. Con lui c'era anche il presidente del Copasir Giacomo Stucchi, che ha seguito il caso. "Ringrazio il personale della polizia penitenziaria per come sono stato trattato - ha subito voluto aggiungere l'imprenditore - sono stati tutti gentili con me. Ora finalmente mi aspetta un po' di serenità". Monella potrà tornare a lavorare per la sua ditta e sarà affidato in prova ai Servizi sociali di Arzago. "Finalmente torniamo a sorridere", ha detto la moglie.

venerdì 27 novembre 2015

AFFARI ITALIANI - 27/11/15 - TERRORISMO, STUCCHI (COPASIR): MINACCIA SIGNIFICATIVA PER IL GIUBILEO

Giacomo Stucchi, presidente del Copasir (Comitato parlamentare di controllo dei Servizi Segreti), intervistato da Affaritaliani.it, parla del rischio di attentati terroristici per il nostro Paese legato all'imminente inizio del Giubileo
Il Giubileo è un evento straordinario che comporta tutta una serie di complesse attività aggiuntive svolte dall'intelligence e dalle forze dell'ordine rispetto al lavoro che viene svolto ordinariamente. Si tratta, lo ripeto, di attività che si sommano a quelle altrettanto delicate e preziose che vengono svolte abitualmente. E sono controlli importanti che riguardano vari luoghi di Roma e varie città all'interno dei confini italiani". Giacomo Stucchi, presidente del Copasir (Comitato parlamentare di controllo dei Servizi Segreti), intervistato da Affaritaliani.it, parla del rischio di attentati terroristici per il nostro Paese legato all'imminente inizio del Giubileo.
Quali sono le città italiane più a rischio?"Il Papa ha deciso di fare un Giubileo diffuso, il che vuol dire che ogni luogo della religione cattolica diventa un luogo adatto per celebrare il Giubileo. Quindi è facilmente comprensibile che i luoghi sono tantissimi. Qualsiasi cattedrale o basilica più o meno nota, piuttosto che qualsiasi luogo importante per la religione cattolica, al pari di altri luoghi simbolici delle nostra civiltà occidentale, diventa un possibile bersaglio e quindi si cerca di tenerlo sotto controllo con una specifica attività dell'intelligence. Sia chiaro però che poter pensare di controllare tutti, proprio tutti questi luoghi, non è possibile. Si devono fare delle scelte basate su criteri e dati oggettivi nell'individuare le priorità". Diciamo la verità, Papa Francesco ha creato un bel problema all'Italia volendo il Giubileo a Roma proprio in questo momento..."Il Papa decide autonomamente di fare il Giubileo". Però impatta sul nostro Paese e non sulla Santa Sede... "Sicuramente, dopo l'esperienze Expo quella del Giubileo è un'altra prova del fuoco che metterà a dura prova tutto il sistema di intelligence e delle forze dell'ordine". Però dopo gli attacchi a Parigi forse si poteva rinviare o annullare il Giubileo, no? "Rinviare il Giubileo non tocca a me deciderlo o dirlo. Penso che sia una valutazione che possa essere fatta solo dal Vaticano". C'è un allarme terroristico particolare per l'Italia? "C'è un livello di minaccia significativa e naturalmente bisogna tenere in considerazione che c'è un rischio sostanzialmente quasi concreto che possa accadere qualcosa. Il messaggio da far passare è che da un lato non si può vivere nel terrore, e quindi dobbiamo continuare con la nostra vita normale, dall'altro, però, bisogna stare molto attenti a quello che accade attorno a noi. Purtroppo chi dice che assolutamente non accadrà nulla durante il Giubileo lancia un messaggio non realistico. Nessuno ha la certezza che non accadrà nulla". Ma da dove arrivano i possibili terroristi? Dai barconi con l'immigrazione, sono italiani di terza generazione...? "Mi preoccupa molto di più la rotta balcanica rispetto alla seconda generazione. In Italia infatti non si parla di terza generazione, ma di seconda. La rotta balcanica è particolare e transita anche attraverso paesi dove l'Islam è ben radicato, quindi non vorrei che qualcuno che prende quella rotta in teoria per andare verso i paesi del Nord Europa finisca poi per attraversare il valico del Friuli Venezia Giulia e venire da noi in Italia". Quindi più che gli immigrati dal Nord Africa preoccupano i flussi dai Balcani..."Esatto. Per quanto riguarda questa prospettiva la rotta balcanica è certamente la più pericolosa

sabato 21 novembre 2015

AVVENIRE - 21/11/15 - COPASIR. STUCCHI SE IL GOVERNO FA PROPOSTE SERIE, LE CONDIVIDEREMO



Il vero obiettivo dell'Is è distruggere il mondo occidentale. Come Copasir, abbiamo già fatto rilevare al governo che servono maggiori risorse da inserire nella legge di Stabilità. E non nell'ordine di pochi milioni di euro. Servono risorse economiche adeguate per nuovo personale operativo e attrezzature e strumentalizzazioni modernissime". Il senatore della Lega Nord Giacomo Stucchi è presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Basterebbero i 500 milioni di euro di cui si parla? Attendiamo le proposte del governo e se saranno adeguate non mancherà la nostra condivisione. La lega Nord pone da tempo il tema di una maggiore sicurezza per i cittadini. Il populismo, che ci viene attribuito, non c'entra nulla con la legittima istanza della sicurezza quotidiana. Sul piano del coordinamento internazionale anti-Is, cosa potrebbe fare in più il governo Renzi?  Instaurare subito un'interlocuzione franca con la Russia, che nella vicenda Siria gioca un ruolo strategico, non prima però di aver tolto di mezzo le sanzioni economiche che non aiutano e non servono a nulla. Gli "attentati multipli" a ristoranti o teatri mettono in crisi l'attuale modello di sorveglianza? Ogni episodio va valutato nel suo contesto, non userei il termine "crisi", ma seria difficoltà". Non dimentichiamo che già in passato semplici luoghi di aggregazione, non caratterizzarli dal punto di vista religioso o altro, sono stati bersagli di attentati. Il Dap ha intensificato il monitoraggio dei soggetti radicali in carcere. Cosa ne pensa? E' un monitoraggio valido, utile e necessario. La guerra della propaganda jihadista si combatte sul web. Ma una maggiore sorveglianza elettronica non rischia di intaccare la privacy dei cittadini? Ritengo che, come negli usa, pure in Italia i cittadini siano disposti a rinunciare a un pò della loro privacy. A patto, però, che ciò serva a tutelare la loro sicurezza.

sabato 14 novembre 2015

IL SOLE 24 ORE - 14/11/15 - A Roma il Comitato ordine e sicurezza. Il Viminale alza l’allerta nelle città

È il presidente del Consiglio Matteo Renzi a presiedere il Comitato Nazionale Ordine e Sicurezza Pubblica al Viminale questa mattina. Alla riunione, oltre al premier Renzi, partecipano i vertici delle forze dell'ordine e dell'Intelligence. Poco prima a Palazzo Chigi l’incontro tra lo stesso premier e i vertici dell'intelligence italiana. Hanno partecipato il sottosegretario alla presidenza con delega ai servizi segreti, Marco Minniti, e il capo degli 007 italiani ambasciatore Giampiero Massolo, direttore del Dis. Alfano: la situazione mai stata così grave Intanto il Viminale innalza i livelli con un articolo di Gerardo Pelosi. Intanto il Viminale innalza i livelli di sicurezza dopo gli attentati di ieri sera aumenta i controlli di prevenzione del terrorismo nelle principali città. Il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, dopo i primi contatti con il Capo della Polizia, Alessandro Pansa, ha disposto tempestivamente, già ieri sera, un immediato innalzamento dei livelli di sicurezza su tutto il territorio nazionale. L'antiterrorismo italiano e in costante contatto con i corrispondenti francesi per seguire con estrema attenzione ciò che accade in Francia, riferiva il Viminale, anche allo scopo di predisporre ulteriori interventi preventivi. «La situazione - ha detto Alfano - non è mai stata così grave, abbiamo innalzato il dispositivo di sicurezza al secondo livello, quello appena inferiore all'attacco in corso". Copasir: non possiamo escludere attacchi Italia. Si riflette molto in queste ore sui rischi che corre il nostro Paese soprattutto alla vigilia del Giubileo. Ci saranno attacchi simili a quelli di Parigi in Italia? «Non possiamo escludere niente, chi dice il contrario è un utopista. Chi dice che l'Italia è al sicuro sbaglia, vive in un altro mondo»ha affermato il presidente del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) Giacomo Stucchi. «Da parte dell'intelligence italiana c'e' il massimo impegno nel prevenire possibili rischi terrorismo nel nostro Paese e il coordinamento con le procure e le forze dell'ordine si sta rivelando vincente» aggiunge Stucchi in una nota. «Ma - aggiunge - occorre fare di piu' sul fronte della dotazione alle forze dell'ordine, in termini di uomini e mezzi, e su quello dei respingimenti degli immigrati clandestini. Bisogna finalmente vedere i campi, o comunque i luoghi e i siti per l'accoglienza di queste persone, dove permettere loro di presentare la richiesta come richiedenti asilo, sul territorio nordafricano. Quindi portare da noi solo coloro che, dopo aver presentato la domanda, e' conclamato che abbiano i requisiti per poter essere rifugiati politici e profughi». Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, da parte sua, ha scritto al presidente francese Francois Hollande per esprimere «il compatto sostegno dell'Italia per debellare la piaga del terrorismo, per vincere una battaglia di civiltà contro la furia oscurantista e per difendere i valori di democrazia, libertà, tolleranza su cui tutta l'Europa, oggi lacerata da un crimine senza precedenti, è stata fondata e si è sviluppata». Gli italiani che si trovano in Francia in queste ore sono invitati «ad attenersi alle indicazioni delle Autorità locali e ad evitare ogni spostamento», avverte il ministero degli Esteri tramite il sito Viaggiare sicuri. Il presidente iraniano Hassan Rohani ha annullato il previsto viaggio in Francia e Italia, dove avrebbe dovuto incontrare Renzi, Mattarella e il Papa.

mercoledì 28 ottobre 2015

AFFARI ITALIANI - 28/10/15 - GIUBILEO, ALLARME TERRORISMO. PARLA IL PRESIDENTE DEL COPASIR

"Per quanto riguarda l'attività di intelligence è stato replicato su Roma il modello Expo che ha consentito che la manifestazione milanese si sia svolta in modo tranquillo e senza nessun evento con risvolti drammatici. Attività di intelligence a monte e operazioni delle forze dell'ordine a valle, un sistema coordinato che ha dato importanti risultati". Giacomo Stucchi, presidente del Copasir, intervistato da Affaritaliani.it, spiega come si stanno muovendo gli 007 italiani in vista dell'imminente inizio del Giubileo a "Il Giubileo è un evento che interessa prioritariamente Roma ma anche altri luoghi. É stata cioè definita una strategia policentrica che interessa anche tutti i luoghi importanti della vita cattolica o altri siti che potrebbero essere di interesse per chi vuole compiere atti terroristici. Ci si muove replicando il modello Expo, attività di intelligence a monte e azione delle forze dell'ordine a valle", spiega il senatore Stucchi."Ad oggi non c'è alcun particolare allarme specifico per il Giubileo, né sul fronte interno - quindi formazioni tipo quelle che hanno messo in difficoltà Milano lo scorso Primo Maggio, ovvero gli antagonisti - né sul fronte estero e quindi parliamo di minacce terroristiche straniere. Particolari evidenze ripeto che non ce ne sono. E' chiaro però che anche il minimo segnale viene attentamente analizzato"."Papa Francesco, come è noto, è un esponente di uno Stato estero e quindi la sua incolumità viene garantita dai suoi uomini che si occupano della sicurezza del Vaticano in generale e del Pontefice in particolare. Certamente c'è una collaborazione con le forze dell'ordine italiane e un importante scambio di informazioni. Poi Papa Bergoglio è una persona molto aperta e imprevedibile a cui piace essere libero negli spostamenti e questo suo comportamento mette a volte in difficoltà gli uomini che lo devono proteggere. E' vero però, volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, che così facendo il Papa crea però automaticamente difficoltà anche per coloro che dovessero pianificare un'azione per attentare alla sua incolumità"."Al momento - conclude il presidente del Copasir - non ci sono evidenze particolari e specifiche legate alla pianificazione di possibili atti di stampo terroristico per il Giubileo, ma nessuno naturalmente può escludere che la situazione possa evolvere in una direzione non desiderata, ma si lavora tutti col massimo impegno per evitare che ciò accada. Ed è uno sforzo enorme perché, in un evento come Giubileo, lo ripeto in chiusura, qualsiasi sito religioso, noto o meno poco importa, al pari di altri luoghi ove vi sia un assembramento rilevante di persone sono da ritenere possibili target. Proprio per questo però sono anche i luoghi più analizzati e sorvegliati, grazie a una mappatura specifica, da intelligente e dalle forze dell'ordine".

domenica 25 ottobre 2015

IL TEMPO - 25/10/15 - FONDI DEGLI IMMIGRATI AGLI ITALIANI PRONTA UN'INIZIATIVA PARLAMENTARE

Intervista a Giacomo Stucchi, presidente del Copasir.
«Ai miei cittadini italiani i soldi degli immigrati. Riempi il modulo per richiedere i 37 euro giornalieri». Era il 31 luglio scorso quando Il Tempo diede notizia dell'iniziativa di Fabrizio Sala, sindaco leghista di Telgate, comune della bergamasca, in Lombardia, che con una lettera scritta ai suoi cittadini li invitava «a compilare il modulo allegato» in modo da potersi «adoperare affinché lo Stato - si leggeva nella lettera - si faccia carico delle tue necessità e chiedere al Governo Italiano, anche per te, lo stesso trattamento economico di 37 euro giornalieri, che viene riservato a tutte le persone richiedenti lo status di profugo, che ormai quotidianamente arrivano nelle nostre regioni, grazie alle infelici operazioni Mare Nostrum, Frontex e ora Triton». Nelle settimane successive alla uscita dell'iniziativa il sindaco Sala spiegava che gli erano arrivate «numerose richieste, anche da cittadini di diversi comuni, da ogni parte d'Italia» e che altri sindaci si erano uniti all'iniziativa. L'obbiettivo: portare a Roma, in Parlamento, tutte le richieste di sostegno per i 37 euro recapitate dagli italiani in difficoltà. Oggi, a quasi tre mesi dall'iniziativa, a che punto è la situazione? Lo abbiamo chiesto al senatore della Lega Giacomo Stucchi, presidente del Copasir, che sta seguendo l'iniziativa a livello nazionale. Senatore Stucchi, cosa farete di tutti i moduli di richiesta di sostegno che i cittadini italiani hanno inviato? Li consegnerete al Premier Renzi? «Ci sarà un atto di indirizzo politico, una mozione parlamentare od una risoluzione, stiamo valutando proprio in queste ore, condivisa anche con altri colleghi parlamentari». Con altri parlamentari, dice. Tutti leghisti o anche di altri partiti? «Si, certo, anche di altri partiti oltre a noi della Lega. Si tratta di colleghi parlamentari che ritengono prioritario far avere anche ai cittadini italiani indigenti un trattamento paritario, secondo il principio di uguaglianza previsto dalla nostra Costituzione, rispetto ai cittadini stranieri in difficoltà. Si tratta di allargare agli italiani un diritto che gli stranieri vedono riconosciuto, non di toglierlo agli immigrati. E guardi, glielo dico anche se non credo ci sia bisogno di sottolinearlo perché lo si vede giorno per giorno girando il nostro Paese, i cittadini italiani in difficoltà sono tanti». Lei che tempi prevede per arrivare ad una mozione (o risoluzione) e quindi far pronunciare la politica nazionale italiana, da destra a sinistra, sui 37 euro giornalieri da far avere agli italiani in difficoltà? «Come tempi stiamo verificando proprio in questi giorni e ci stiamo impegnando al massimo per riuscire a portare un testo (che sia mozione o risoluzione) in Aula e far pronunciare il Parlamento, entro dicembre, prima insomma della fine dell'anno. Portare la mozione in votazione prima delle vacanze di Natale sarebbe un segnale politico importante e il Governo, se si pronuncerà contro, dovrà argomentare il perché del suo parere contrario davanti a tutti gli italiani». Per domenica 8 novembre, a Bologna, il leader della Lega Matteo Salvini ha lanciato una manifestazione di liberazione dal Governo Renzi. Sara quella la giornata in cui lancerete anche la sfida politica nazionale sul tema dei 37 euro? «Per domenica 8 novembre a Bologna non è previsto un lancio ma non escludo affatto che nei due giorni precedenti, il 6 e il 7 novembre, possano esserci iniziative ed incontri con i cittadini per spiegare il perché e le ragioni di questa nostra battaglia politica che sta per arrivare a Roma».

venerdì 16 ottobre 2015

FLY ORBIT NEWS - 16/10/15 - Chi controlla i servizi segreti italiani? – L’INTERVISTA al Presidente del Copasir Giacomo Stucchi

Quis custodiet ipsos custodes? Chi controllerà i custodi, si chiedeva il poeta latino Giovenale. Volendo potremmo adattare la frase ai nostri tempi, chiedendoci: chi controllerà chi ci controlla; chi ci guarda e, magari, ci spia? In Italia il controllo politico dei servizi segreti è affidato, dopo la riforma del 2007, al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, meglio conosciuto come Copasir. Compito del comitato è vigilare sull’attività dell’AISE (Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna) e l’AISI (Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna), le due agenzie in cui è attualmente divisa l’intelligence nazionale. Dal 6 giugno del 2013 il Presidente del Copasir è il senatore leghista Giacomo Stucchi: con lui abbiamo dato uno sguardo a 360° sull’attuale attività dei servizi segreti, che spazia dai rischi derivati da una possibile guerra in Siria agli strascichi del caso Hacking Team, passando per il Giubileo, l’Expo di Milano e la crisi dei migranti. In una recente intervista alla Stampa, lei ha parlato di maggiori rischi per l’Italia in caso di bombardamenti all’ISIS in Iraq e Siria. I nostri servizi sono pronti a fronteggiare la minaccia? Nessuno può garantire che non accada nulla. Bisogna essere realistici. In caso di bombardamento i rischi aumentano ma cresce, di conseguenza, anche lo sforzo della nostra intelligence per prevenire ogni situazione di rischio. Naturalmente lavorare per prevenire non vuol dire sventare ogni rischio. Si avvicina il Giubileo straordinario indetto da Papa Francesco: sono attesi milioni di pellegrini a Roma ma anche in centri più piccoli, come Assisi. Come cambia la strategia di sicurezza di un evento concentrato in un punto, come l’Expo, e uno invece più diffuso?  La strategia è modulabile. Da un lato su Roma ci sarà un’attenzione particolare, e il modello che ha ben funzionato all’Expo sarà esportato nella capitale. Dall’altro ci sarà un maggiore impegno su una serie di realtà, più piccole, ma comunque considerate sensibili secondo le analisi d’intelligence. Si tratta quindi di un’azione policentrica e insieme centralizzata: la sommatoria di due realtà differenti, ma coordinate tra loro. Anche il tema dell’immigrazione sottolinea l’importanza del controllo delle frontiere. Tuttavia lo stesso ministro degli Esteri Gentiloni ha ammonito che non bisogna confondere «terrorismo e immigrazione» perché «si tratterebbe di un’idiozia». In sostanza bisogna tenere gli occhi bene aperti, ma non fare di tutta l’erba un fascio. Qual è l’approccio dei nostri servizi al problema? Più aumenta il numero degli immigrati e più cresce la difficoltà nell’effettuare controlli. Se l’arrivo di un numero limitato di migranti garantisce il controllo della loro identità, e quindi l’individuazione di eventuali criminali, l’arrivo in massa di tanti individui nello stesso giorno complica molto questo lavoro, e fa diminuire il livello di certezza. Si tratta in ogni caso di un lavoro immane, che viene comunque svolto. Grazie alla costellazione satellitare Cosmo SkyMed l’Italia ha un potentissimo strumento per monitorare il suo territorio. Come utilizzano i nostri servizi i dati provenienti da Cosmo? I nostro servizi chiaramente fanno attività di SIGINT (SIGnals INTelligenc, Spionaggio di segnali elettromagnetici) e utilizzano immagini da diverse realtà. In ogni caso non possiamo dire chi sono i fornitori per motivi di sicurezza. Lo sviluppo di nuovi tecnologie permette la possibilità di avvicinarsi sempre di più alla fonte primaria dell’informazione. Quest’estate il settimanale l’Espresso aveva raccontato dell’aereo spia Dragon Star, preso in affitto dai nostri servizi dalla Lockheed Martin. Non c’è il rischio che questi strumenti, pur utili per la ricerca di potenziali minacce, mettano a rischio la libertà dei cittadini? Il cittadino che potremmo definire comune, che non è un criminale, un terrorista, non ha nulla da temere. Strumenti come Dragon Star e i droni non armati dotati di telecamere vengono utilizzati dai nostri servizi esclusivamente all’estero. In Italia i droni vengono utilizzati dalle forze dell’ordine e dalla Protezione civile solo per monitorare zone difficili. Dragon Star e gli UAV, oggi facili da reperire e poco costosi, sono strumenti che permettono, ripeto all’estero, di avere informazioni e immagini in tempo reale per decidere cosa fare e come agire. Non credo che ci siano violazioni di diritti se parliamo di bande di terroristi. Negli ultimi mesi ha fatto molto scalpore il caso di Hacking Team. Il Ministro della Giustizia Orlando ha detto qualche settimana fa che sono «solo una decina i processi con problemi, ma che in ogni caso bisogna aumentare gli standard di sicurezza». Già dal 2009 il Copasir segue da vicino il problema. Qual è la situazione attuale sul tema dell’aumento della sicurezza nel campo della sicurezza informatica? Sul caso HT abbiamo chiuso i lavori del comitato, facendo il punto della situazione. La nostra preoccupazione maggiore era che fossero stati pregiudicati i processi in corso o che fossero fuoriusciti dalle forze dell’ordine dei dati acquisiti con il software di HT. Fortunatamente tutto questo non è avvenuto e la nostra preoccupazione è stata fugata. Sicuramente però è necessaria una maggiore sicurezza: rimane la necessità di avere dei fornitori – in questo caso soggetti privati – e strumenti che vengano progettati, o che abbiamo un vincolo, verso un unico acquirente. Il Cyber è un mondo in continua evoluzione. Collaboriamo con diversi paesi europei, come l’Olanda e la Germania, per capire come garantire la privacy dai data bank pieni delle informazioni dei cittadini. Come Copasir facciamo un controllo costante sul pieno rispetto delle norme in vigore e delle direttive del garante della privacy. Il fatto che siano aziende private non aumenta il rischi d’incertezza? Se l’acquirente è unico e il prodotto viene sviluppato solo per quel cliente no, perché chi acquista diventa il proprietario del codice sorgente. Nel caso di HT, in cui gli acquirenti sono stati tanti e diversi, c’è sicuramente qualcosa che non ha funzionato. Non deve essere possibile vendere lo stesso prodotto al soggetto A che vuole spiare il soggetto B e viceversa. Lei che idea si è fatto sul caso di HT?  Il loro software (Galileo, ndr) è indubbiamente importante, ma ancora oggi in altri paesi ci sono strumenti altrettanto importanti che vengono utilizzati da soggetti diversi. E’ un sistema che però deve essere usato solo ed esclusivamente sotto l’autorizzazione della magistratura. Poi c’è da dire che alcune notizie apparse sui giornali hanno rappresentato il problema in maniera romanzesca: con pc che si accendono da soli o telefonini sempre accesi. La realtà è un po’ diversa. Per quanto riguarda le responsabilità giudiziarie, nelle prossime settimane il Copasir adirà i procuratori che stanno seguendo il caso e cercherà di capire quello che sta venendo fuori dalle indagini. Ma quella è una conseguenza: a noi interessa cosa hanno fatto le agenzie, e in particolare l’AISE, con quel software. Per adesso abbiamo accertato che lo ha utilizzato all’estero senza abusi e rispettando le norme in vigore.

venerdì 9 ottobre 2015

LIBERO - 09/10/15 - ALLARME COPASIR: BANDO MOSCHEE DA FERMARE

Il bando del Comune andrebbe quantomeno sospeso, se non ritirato". A dirlo è Giacomo Stucchi, presidente del Copasir, il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, che monitora l'azione dei servizi segreti italiani (Aisi e Aisi). Nominato nel 2013 al posto di Massimo D'Alema (il posto è tradizionalmente affidato all'opposizione), il senatore leghista è a conoscenza di azioni di intelligence e operazioni top secret di contrasto e prevenzione delle attività terroristiche. Senatore Stucchi, l'ex magistrato Stefano Dambruoso ha paventato il rischio fondamentalismo nelle nuove moschee. Lei che si occupa di sicurezza nazionale pensa che i luoghi di culto possano diventare centri di reclutamento per terroristi e foreign fighters? "Posso dire che la cronaca di questi ultimi anni ci ha insegnato che in parecchi casi soggetti che sono transitati nelle moschee come frequentatori e predicatori si occupassero di lanciare messaggi molto ostili nei confronti della cultura occidentale e della religione cristiana del nostro Paese. Le operazioni di polizia e intelligence hanno portato ad arresti di persone accusate di essere contigue al fondamentalismo islamico e al terrorismo internazionale e non mi stupirei se in futuro ce ne dovessero essere altri. In tal caso è importante che la magistratura possa sempre svolgere controlli su tutti i luoghi, se ritiene che in essi possano essere compiuti atti sanzionabili sul piano penale. "In concreto come è possibile controllare che i luoghi di culto non diano spazio al fondamentalismo o, peggio, al terrorismo e ad altre attività sovversive? "Anzitutto bisogna premettere che non sono solo le moschee a esserre possibili veicoli di fondamentalismo o attività terroristiche. Può esserlo qualsiasi luogo, per assurdo anche un negozio di kebab. Certo, per le attività religiose che si svolgono e per il numero delle persone che sono in grado di attrarre, le moschee meritano un'attenzione particolare, al di là dei controlli che si possono fare quando previsto dalla legge, un'iniziativa interessante da importare è quella del governo austriaco che, proprio dall'inizio di quest'anno, ha obbligato i sacerdoti di culto di tutte le religioni di tenere la funzione religiosa in tedesco, in modo da rendere la predicazione trasparente e alla luce del sole. Se lo adottassimo anche in Italia eviteremmo quelle spiacevoli situazioni in cui, di fronte di una predica violenta, si dice che è stata tradotta male. In altre parole non ci potrebbe più nascondere dietro la foglia di fico". Il bando del Comune di Milano, concluso da poche settimane, prevede la costruzione di due grandi luoghi di culto. Una scelta che ha sollevato le polemiche del centrodestra ma anche di molti comitati di quartiere e associazioni di cittadini. Lei come lo giudica? "Penso che il bando del Comune di Milano andrebbe quantomeno sospeso, se non addirittura ritirato. La situazione di grande allerta che stiamo vivendo in Italia e soprattutto in una metropoli come Milano, dove già abbiamo avuto parecchi soggetti quantomeno problematici, suggerisce cautela". Oltre alla legge regionale lombarda c'è una normativa nazionale sui luoghi di culto? "No. L'eventuale identificazione delle aree dove edificare luoghi di culto è demandata ai Comuni tramite i rispettivi Pgt. Difatti al momento la gran parte delle moschee è abusiva perchè situata in luoghi con altra destinazione, di solito commerciale. "Tornando a Milano molte preoccupazioni riguardano le fonti di finanziamento. Per l'ex Palasharp l'Associazione Islamica di Milano, espressione del Caim, ha dichiarato di voler investire 10 milioni di euro provenienti almeno in parte da Paesi mediorentali (un'altra arriverà da una raccolta di fondi fra i fedeli). Queste scelte possono comportare dei rischi? "So che alcune realtà milanesi hanno chiesto fondi ad altrettante in Medio oriente. Ogni volta che si parla della ricezione di fondi da parte di associazioni o istituzioni pubbliche estere, specie in Medio oriente, il fatto non può che destare preoccupazione. Bisogna quantomeno indagare a fono le reali motivazioni che spingono gli investitori". Sempre Dambruoso ha denunciato il fatto che un'associazione presente anche a Milano, Milli Gorus, è inserita nella black list tedesca e degli Emirati Arabi Uniti. Senza ovviamente voler accusare nessuno, Milano potrebbe costituire un terreno fertile per il fondamentalismo? "Di associazioni e circoli religiosi milanesi che destano preoccupazione ce n'è più d'uno e non tutti sono usciti sui giornali. Alcune di queste realtà hanno dato ospitalità a personaggi con un passato poco chiaro mentre altre, pur rassicurando l'opinione pubblica con messaggi moderati, fra le proprie quattro mura ne diffondono ben altri".

giovedì 8 ottobre 2015

LA STAMPA - 08/10/15 - GIACOMO STUCCHI (LEGA): "DICO SI' AI RAID. MA ASPETTIAMOCI LA REPLICA DELL'ISIS

"La Lega non si sottrarrà, se ci verrà chiesto di votare per i bombardamenti in Iraq. Noi pensiamo che l'azione contro il terrorismo dell'Isis debba essere risoluta e che serva l'impegno di tutti". Giacomo Stucchi, senatore della Lega Nord e presidente del Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti, non ha dubbi: stavolta il governo Renzi avrà il loro voto a favore. Presidente Stucchi, lei però ha già detto che un attimo dopo rischieremo tutti di più. "Sappiamo bene che quando un Paese si impegna direttamente in azioni belliche contro l'Isis, andando a colpirli nel loro territorio, ovviamente aumenta il rischio di una rappresaglia. I proclami contro la Francia hanno comportato un aumento dell'allerta e una giustificata preoccupazione". L'Italia sotto questo profilo è pronta? "Da quel che mi risulta - prosegue - la nostra intelligence si sta muovendo bene. Naturalmente si dovrà fare di più, perché un rischio possibile dal giorno dopo l'entrata in guerra può diventare probabile. E il lavoro dell'intelligence diventa sempre più difficile considerando i pochi uomini e i tanti fronti. Se i numeri dell'immigrazione dovessero ancora aumentare, ad esempio, il controllo capillare sui possibili terroristi sarebbe più difficile". Che cosa servirebbe? "Più uomini e più mezzi. Le leggi ci sono". In definitiva, però, non la scandalizza la prospettiva di entrare in guerra contro lo Stato Islamico in Iraq. No, non mi scandalizza. Ripeto: la Lega è d'accordo su una azione più risoluta. Dico solo che automaticamente vanno prese le contromisure".

martedì 8 settembre 2015

CORRIERE DELLA SERA - 08/09/15 - LA GRAZIA A MONELLA. SI' DI ORLANDO A SALVINI


Per la grazia ad Antonio Monella, l’imprenditore edile di Arzago in carcere esattamente da un anno (si è costituito l’8 settembre del 2014), scende in campo di nuovo il segretario della Lega Matteo Salvini. Il leader del Carroccio, che già a luglio si era recato al Quirinale dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella per perorare la causa del bergamasco, domenica è tornato alla carica in maniera meno istituzionale: ha «placcato» il ministro della Giustizia Andrea Orlando al termine del forum Ambrosetti a Villa d’Este di Cernobbio. Un incontro non previsto, avvenuto in platea al termine del dibattito. Così, mentre si tiravano le conclusioni sulla tre giorni dedicata alle strategie competitive per il futuro, Salvini ne ha approfittato per tornare a porre la questione Monella, di cui la Lega ha fatto una bandiera. «Ho visto il ministro - racconta Salvini - e ho colto l’occasione per fermarlo e chiedere a che punto siamo con la domanda di grazia e se c’è speranza». Un placcaggio che secondo i presenti il ministro ha accolto con freddezza, ma a cui ha tenuto botta. Orlando ha confermato di aver ricevuto il parere del Tribunale di Sorveglianza. L’ultimo atto per poter istruire la pratica, secondo le fonti leghiste, gli è stato inviato dall’ufficio giudiziario giovedì scorso. «Il ministro mi ha assicurato che entro settembre manderà avanti la richiesta con parere favorevole - continua Salvini -. Dicendomelo mi ha stretto la mano e per me questo vuol dire un impegno concreto. Mancano 20 giorni e speriamo che le sue non siano solo parole. Anche perché Antonio Monella ha già pagato dieci volte quello che ben altri dovrebbero pagare. La questione rimane di far uscire di prigione una persona per bene». Le porte del carcere per l’imprenditore arzaghese si erano aperte l’8 settembre dell’anno scorso, quando si era presentato spontaneamente in via Gleno dopo che erano scaduti i sei mesi di differimento della pena, che aveva chiesto nell’attesa di una domanda di grazia presentata in scadenza di mandato all’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che però non aveva risposto. Monella doveva scontare sei anni e due mesi per aver sparato nel 2006 a Helvis Hoxa, un albanese di 19 anni sorpreso nella notte tra il 5 e il 6 settembre durante il furto del suv dal cortile di proprietà dell’imprenditore, di fronte alla sua villa. Il 19enne era morto poche ore dopo per le ferite riportate e per l’arzaghese era scattata l’accusa di omicidio: condanna di primo grado a otto anni nel 2011, sconto in appello a sei anni e due mesi, confermati dalla sentenza definitiva della Cassazione il 25 febbraio dell’anno scorso. Un caso simbolo per la Lega che da allora si è impegnata a fianco dell’imprenditore con campagne di sensibilizzazione, raccolta firme e striscioni appesi nei comuni dove governa e presidi. «Ne abbiamo fatte di tutti i colori e continueremo a inventarcene - conferma Salvini - per tenere il caso vivo e dare speranza a lui e alla sua famiglia. Sono andato anche al Quirinale per incontrare il presidente della Repubblica e non ci ero mai stato prima». Ha fatto notizia però anche l’offerta di Roberto Calderoli di ritirare i 600 mila emendamenti alla legge di riforma del Senato in cambio della grazia. Ma anche la netta presa di posizione del sindaco di Arzago in favore dell’imprenditore: Gabriele Riva, segretario provinciale del Pd, i è schierato apertamente per la grazia. Oggi un altro senatore leghista, Giacomo Stucchi, si recherà in visita a Monella. «Volevo passare ieri - spiega - ma sono stato trattenuto da impegni di partito. A quanto detto posso aggiungere che mi risulta che il ministro Orlando tornerà tra poco da una missione all’estero e dovrebbe affrontare la questione velocemente prima di ripartire. Sono notizie che darò a Monella e spero che lo rendano, non dico felice, perché in carcere non si può essere felici, ma almeno fiducioso».

venerdì 4 settembre 2015

IL TEMPO.IT - 04/09/15 - IL SINDACO LEGHISTA E IL BOOM DEI 37 EURO AGLI ITALIANI

Centinaia di richieste da tutta Italia. Il Comune di Telgate prosegue la battaglia per far trattare i cittadini come gli immigrati.
«Ho prorogato il termine di scadenza per la consegna dei moduli relativi alla richiesta dei 37 euro giornalieri fino al 4 ottobre prossimo perché sono arrivate più richieste del previsto e non solo da cittadini del mio Comune ma anche da fuori, da ogni parte d’Italia». Fabrizio Sala, sindaco leghista di Telgate, paese in provincia di Bergamo, a fine luglio aveva spiegato a Il Tempo la sua iniziativa: fate anche voi italiani gli immigrati, avrete i 37 euro giornalieri. Polemica e proposta, per dare pure ai cittadini più bisognosi del nostro Paese i 37 euro destinati ai profughi, con tanto di modulo inviato alle famiglie del suo comune, da compilare per verificare gli aventi diritto in base al reddito e riconsegnare. Da quando ha fatto l’annuncio - spiega Sala al nostro giornale - «sono arrivate al Comune un centinaio di richieste da parte di famiglie di Telgate, e parliamo di un Comune che ha poco più di cinquemila abitanti, e quasi altrettante da altri Comuni sparsi per l’Italia». Per quanto riguarda le richieste da fuori Telgate, il sindaco spiega che le «sta reindirizzando ai Comuni competenti in base alla residenza di chi scrive» mentre per i suoi cittadini dice che le cento e passa richieste giunte in comune sono a livello di nucleo familiare quindi come numero di persone sono ancora più alte. La proroga, che sposta la scadenza ai primi di ottobre, oltre a dare modo al sindaco di far fronte alle tante richieste si avvicina anche alla data della tre giorni di protesta, il blocco totale dell’Italia, annunciata da Matteo Salvini, leader della Lega, per il 6, 7 e 8 novembre prossimi. La Lega, infatti, attraverso Giacomo Stucchi - dice il sindaco Sala - che è senatore e presidente del Copasir sta lavorando anche ad una proposta parlamentare più ampia, per portare a livello di legge l’iniziativa dei 37 euro per gli italiani. «In queste settimane - spiega Sala - oltre a leggermi le richieste dei mie cittadini, che sono la fotografia di quanto sia difficile oggi per gli italiani andare avanti, mi sono anche reso conto che molte persone magari sono titubanti per una ragione di vergogna o di pudore, perché per un italiano oggi far vedere di non essere in grado di andare avanti non sempre è facile. Anche per questo sui 37 euro non molleremo perché la realtà dei nostri concittadini, quando si fa politica, è la prima cosa da guardare per avanti e per risolvere, giorno per giorno, i problemi che presenta».

venerdì 28 agosto 2015

IL TEMPO - 23/08/15 - ANCHE IL COPASIR VUOLE VEDERCI CHIARO E CHIEDE UNA RELAZIONE AL VIMINALE

Sui funerali di Casamonica «come Copasir chiederemo di acquisire la relazione che il prefetto Gabrielli ha inviato al ministo Alfano. Faremo le nostre valutazioni, ma è chiaro che su questa vicenda l’intelligence dei servizi non c’entra, ha altre finalità. È una questione di ordine pubblico più che di intelligence». Così Giacomo Stucchi (Lega), presidente del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica). Ed è sull’elicottero che ha sorvolato la chiesa Don Bosco, alla periferia di Roma, lanciando petali di rose sulla folla che seguiva le esequie di Vittorio Casamonica, che si concentrano i dubbi e le perplessità di Stucchi. La vicenda dell’elicottero, che non era stato autorizzato per quel volo, ha sollevato le preoccupazioni di molti, politici e cittadini comuni, convinti che così come è stato facile per il pilota del velivolo gettare rose, sarebbe stato altrettanto facile, per ipotetici terroristi dell’Isis, sganciare bombe. Un’ipotesi lontana ma che, dopo le più recenti dichiarazioni dei portavoce dello Statpo Islamico sull’importanza di conquistare la citta di Roma, simbolo del cristianesimo nel mondo, diventa un’argomento di seria riflessione sulla sicurezza dei cieli italiani. «Penso sia opportuno - ha detto Stucchi - verificare più approfonditamente possibile, verificare tutto ciò che si sapeva e capire cosa non ha funzionato. E non parlo solo di Roma o del Giubileo. Se il livello di controlli è questo - osserva ancora Stucchi - quanto accaduto al Tuscolano potrebbe accadere dappertutto, quell’elicottero avrebbe potuto lanciare di tutto. Bisogna evitare che situazioni come queste possano ripetersi e accertare le responsabilità di un ordine pubblico carente. Credo che il questore debba dare molte risposte. E spero di trovare risposte adeguate nella relazione di Gabrielli». L’elicottero, come ha spiegato già venerdì l’Enac (Ente nazionale per l’aviazione Civile), non ha rispettato il piano di volo, non comunicando la breve deviazione alla torre di controllo. Partito l’elisuperficie di Tersigno, vicino Napoli, sarebbe dovuto atterrare su quella dell’Anagnina. Poi, poco prima dell’atterraggio, il cambio di rotta non autorizzato sullo spazio cittadino. Quella tipologia di velivolo, aveva spiegato ancora l’Ente, non avrebbe potuto sorvolare il centro abitato perché si trattava comunque di un monomotore. Inoltre - sempre secondo la ricostruzione dell’Enac - si sarebbe abbassato a una quota non consentita per lanciare i fiori. Anche lo stesso lancio di oggetti è vietato ai velivoli a meno che non abbiano particolari autorizzazioni. Per tutti questi motivi al pilota è stata sospesa la licenza di volo. Sono in corso ulteriori accertamenti. «Ciò che è accaduto sui cieli della periferia di Roma dimostra che in un momento in cui la Capitale fa i conti con un rischio terrorismo Alfa (massima allerta) la prima linea di difesa è completamente sguarnita». Così Gabriele Di Bella, rappresentante sindacale Fiadel, della Polizia locale.

 

domenica 23 agosto 2015

AFFARI ITALIANI.IT - 23/08/15 - IMMIGRAZIONE/STUCCHI (COPASIR): DALLA SIRIA PUO' ARRIVARE DI TUTTO

Quanto accaduto sul treno francese, dove uno jihadista marocchino stava per fare una strage, potrebbe succedere anche in Italia? C'è questo pericolo? Affaritaliani.it lo ha chiesto a Giacomo Stucchi, presidente del Copasir, il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. "I cosiddetti 'lone wolf', i lupi solitari, sono il problema più grande con il quale dobbiamo confrontarci. Un soggetto solitario o un piccolo gruppo di persone che si attivano improvvisamente è un rischio reale che non viene sottovalutato dall'intelligence. Sappiamo che è possibile che una cosa come quella che è avvenuta in Francia accada anche da noi e proprio per questo motivo il pericolo non viene sottovalutato. Le reti più grandi - prosegue Stucchi - sono più facili da controllare e da seguire con attività di intelligence. Si tratta di organizzazioni più strutturate con più soggetti che le compongono e quindi è più semplice disporre di informazioni che possono essere carpite. Le realtà del singolo o dei micro-gruppi sono più difficili da prevedere e da prevenire nelle loro intenzioni".Quanto all'emergenza immigrazione, il presidente del Copasir afferma: "Quella della Macedonia è la rotta balcanica, che è pari per importanza di flussi di immigrati verso l'Europa a quella della Libia. Ha peró una caratterizzazione diversa perché si tratta di soggetti per la maggior parte di siriani o di soggetti provenienti da altri Paesi di quell'area, mentre dalla Libia chi arriva in Italia è soprattutto di origine africana. E' quindi una situazione problema molto delicata e non è escluso che qualcuno di coloro che sceglie la rotta balcanica poi decida di venire in Italia piuttosto che andare nel Regno Unito o in Germania". 'Lone wolf' anche tra i migranti che arrivano dalla Libia o attraverso la Macedonia? "Purtroppo tutto è possibile. Dobbiamo essere realisti e agire di conseguenza. La Siria è un Paese molto problematico e tutto ciò rende difficile capire chi si ha di fronte. Chi si oppone a Bashar al-Assad e poi fugge lo fa a volte dopo aver militato in gruppi che non utilizzano politiche della non violenza ma si contrappone utilizzando armi e gesta di matrice terroristica al regime di Damasco con il risultato di causare spesso la morte di civili. Bisogna evitare quindi che simili soggetti addestrati alle tecniche militari possano liberamente entrare in Europa".

AFFARI ITALIANI.IT - 23/08/15 - FUNERALI CASAMONICA, STUCCHI (COPASIR). SPAVALDERIA DA CHICAGO ANNI 20

Nella vicenda Casamonica, che per certi aspetti ha ricordato episodi avvenuti nella Chicago di inizio secolo scorso, quale è stato il ruolo dell'intelligence? "Qualcuno ha denunciato una carenza nell'operatività dell'intelligence sulla questione dei funerali del Casamonica a Roma. Credo che a tal proposito sia giusto evidenziare che il compito dell'intelligence, che lavora a monte, è quello di prevenire funerali, quindi possibili vittime, che siano il risultato finale di gesta di natura terroristica o dì criminalità organizzata e non quello di gestire, a valle, le fasi delle esequie di personaggi soggetti discutibili", afferma ad Affaritaliani.it Giacomo Stucchi, presidente del Copasir. In questo caso infatti si trattava di una questione puramente di ordine pubblico che doveva essere gestita adeguatamente dai responsabili preposti. Certo è che se simili situazioni non vengono gestite in modo accorto o peggio ancora non si lavora in modo capillare per controllare il territorio perché si adeguano l'operatività e gli orari degli uffici e dei presidi delle nostre forze dell'ordine a quella di qualsiasi altro ufficio pubblico, allora certe manifestazioni spavalde e imbarazzanti, che in effetti possono anche richiamare alla memoria scene tristi di quella Chicago, diventano inevitabili", conclude il senatore Stucchi

domenica 9 agosto 2015

AFFARI ITALIANI.IT - 09/08/15 - MIGRANTI/ STUCCHI (COPASIR): FERMARE GLI SBARCHI, PERICOLO TERRORISTI

Il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi, ad Affaritaliani.it: il vero pericolo con i barconi "sono i cosiddetti 'lone wolf', ovvero i lupi solitari, che potrebbero attivarsi all'improvviso". Quanto al Giubileo...

"Bisogna assolutamente fermare tutti questi sbarchi, impedendo le partenze dalla Libia". Lo afferma ad Affaritaliani.itil presidente del Copasir, Giacomo Stucchi. "E' da febbraio che si dice che bisogna bloccare la partenza di questi soggetti, ma sono passati sei mesi e non è stato fatto. Intanto, però, sono arrivate 100mila persone in più. Il senatore Stucchi, quanto all'ipotesi che tra i migranti in arrivo possano esserci anche potenziali terroristi, afferma: "Tutto è possibile. E' evidente che è meno probabile che arrivino con i barconi terroristi strutturati, ovvero persone su cui sono stati investiti tanti soldi per l'addestramento e che hanno impiegato tanto tempo per essere in possesso delle conoscenze necessarie per colpire. E' logico che sia più difficile ma non è affatto impossibile". Il vero pericolo con i barconi "sono i cosiddetti 'lone wolf', ovvero i lupi solitari", spiega il presidente Stucchi. "Potrebbero arrivare con i barconi o attraverso la rotta balcanica o con altri mezzi e strade. Non è possibile impedirlo e potrebbero attivarsi all'improvviso". Infine, in vista del Giubileo a Roma, il presidente del Copasir spiega: "E' una delle manifestazioni più delicate e quindi la si segue costantemente durante la sua preparazione, come per l'Expo o per altri eventi. Non ci sono al momento allarmi particolari ma l'attenzione è elevata su diversi fronti".

giovedì 6 agosto 2015

IL GIORNALE - 06/08/15 - "ANCHE L'ITALIA E' NEL MIRINI DELL'ISIS"

Il Senatore Giacomo Stucchi è il presidente del COPASIR, il comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti. Da mesi si dichiara a favore di un intervento militare in Libia e avverte l’Italia del rischio dei “lupi solitari” ispirati dall’Isis. Sen. Stucchi, i terroristi dello Stato Islamico ogni giorno minacciano l’Occidente e l’Italia ovviamente rientra tra gli obiettivi di conquista dichiarati dal Califfato. In un e-book pubblicato di recente dall’Isis, i musulmani vengono invitati a unirsi in “gang, al fine ultimo della conquista di Roma”. Quanto è esposta l’Italia ai pericoli del terrorismo islamico? L’Italia è esposta al pari delle altre comunità occidentali. Altri hanno già avuto problemi, anche se in realtà anche noi indirettamente al Bardo abbiamo subito le conseguenze del terrorismo. La verità è che siamo tutti nel mirino. Noi ovviamente siamo particolarmente attrattivi, ciò è dovuto alla presenza nel nostro paese di importanti punti di riferimento della religione cristiana. Ma questo non basta. L’obiettivo delle organizzazioni terroristiche è creare terrore appunto, dunque i target potrebbero essere religiosi, ma anche laici, come una metropolitana per esempio. Ma noi perché ancora non abbiamo subito direttamente un attacco? E’ così per adesso. Chi dice che non accadrà sicuramente nulla, illude i cittadini. Non è possibile avere un controllo così stringente del territorio da poter escludere qualunque rischio. Siamo nel mirino quanto gli altri. E’ una fortuna se ancora non è accaduto. Detto questo gli altri sono più esposti dall’interno, avendo sul territorio più cittadini di seconda generazione, ma cresciuti in famiglie provenienti da paesi esteri. Faccio spesso l’esempio della teoria della “Torre Eiffel”: in Francia gli immigrati arrivano credendo di essere in credito nei confronti dell’Europa, si aspettano di andare a vivere sugli Champs Elysees, ma poi finiscono nelle banlieue e lì si accorgono di vivere peggio di prima. Questo provoca frustrazione e porta a vedere con un occhio ostile il paese che li ospita. Poi c’è chi invece vive in Europa da sempre, o addirittura chi vi è nato, ma rifiuta di seguire il percorso dei genitori, rifiutando in buona sostanza di integrarsi. Senatore quanto è reale la possibilità che sui barconi in partenza dalla Libia si possano nascondere dei terroristi? Se parliamo di terroristi strutturati, è difficile che il barcone venga utilizzato come strumento per raggiungere l’Europa. Il discorso è diverso se parliamo invece di terroristi con una preparazione limitata, sui cui le organizzazioni terroristiche hanno investito poco. Al momento quella dei barconi non è una vera e propria minaccia. Lei più volte ha parlato del pericolo dei “lupi solitari”. Ci può spiegare meglio chi sono e come vengono monitorati? Se noi pensiamo ad al-Qaeda abbiamo davanti una struttura grande, quindi più facile da penetrare. Se invece riflettiamo su Charlie Hebdo, ci accorgiamo di essere davanti a dei “lupi solitari”, quindi persone difficilmente rintracciabili: non usano cellulari, email e messaggi. Vivono apparentemente integrati, vanno al bare frequentano luoghi non riconducibili all’estremismo islamico. Spesso si attivano senza dare segnali che possano suonare come un avviso. Quello dei lupi solitari è un pericolo reale. Qual è la soluzione all’instabilità che regna in Libia?  L’arma della diplomazia non è più sufficiente. Stiamo perdendo tempo cercando fare andare d’accordo Tripoli con Tobrouk, ma sappiamo benissimo che questo accordo non arriverà a breve. Dobbiamo imporre la pace, ovviamente il tutto sotto l’egida delle Nazioni Unite. Sen. conosciamo il numero certo degli italiani andati in Siria e in Iraq a combattere nelle file dell’Isis? Certamente. Il numero viene aggiornato settimanalmente. Per quanto riguarda i cittadini italiani, dunque persone con il passaporto italiano, il numero dei foreign fighters è molto al di sotto delle cento unità. Dei quattro italiani rapiti proprio in Libia, non sappiamo ancora molto. Per adesso solo scambi di accuse tra Tripoli e Tobrouk. Qual è la direzione intrapresa dai servizi per ottenere il rilascio dei nostri connazionali? Siamo al lavoro. Le informazioni sul posto sono state acquisite da professionisti che già altre volte hanno operato. Stiamo parlando di persone rischiano direttamente, ma che in circostanze simili hanno fatto un ottimo lavoro. Al momento non posso dirle di più. La Libia non è un paese tranquillo, ma sappiamo operare sul campo con maggiore facilità rispetto che in altre nazioni. Non siamo in Siria per intenderci. Alba Libica aveva annunciato la liberazioni dei 4 italiani in un massimo di dieci giorni. Come dobbiamo leggere questi annunci? Non dobbiamo prendere per buono ogni tweet lanciato da soggetti che dicono di conoscere i fatti. Parlano sapendo di avere un’eco internazionale ed è questo il loro obiettivo. Il mondo dei servizi seziona ogni informazione ricevuta, fa un controllo approfondito prima di dichiarare la credibilità di questi annunci. Tripoli ha bisogno di una sponda internazionale per potersi affermare e questa volta ci ha provato con l’Italia. E’ partendo da questa analisi che dobbiamo leggere questi avvisi. Gentiloni nei giorni scorsi ha parlato di un sequestro a scopo di estorsione. Come dovrebbe comportarsi l’Italia davanti ad una richiesta di denaro per ottenere la liberazione dei prigionieri? La vita umana viene prima di tutto e quindi l’obiettivo centrale è riportare a casa i nostri concittadini. Dobbiamo però distinguere i sequestri eseguiti da criminali “ordinari”, i quali molto spesso chiedono semplicemente denaro, da quelli perpetrati da vere e proprie organizzazioni terroristiche. Per quanto riguarda quest’ultimo caso, capita che le detenzioni siano più lunghe e alla fine portino ad una “contropartita”. Se si ritiene che questo scambio sia equo allora ci si può muovere. I sequestri non si risolvono quasi mai solo con il pagamento in denaro.

lunedì 13 luglio 2015

IL TEMPO - 11/07/15 - "GLI HACKER NON HANNO I DATI DEI NOSTRI 007"

Parla Giacomo Stucchi, presidente Copasir: "Trafugato solo il software non le informazioni"
«Secondo le informazioni in mio possesso da noi la situazione è sotto controllo. Per quanto riguarda i dati riservati dell'intelligence italiana infatti non credo si possa ripresentare lo scenario di una nuova WikiLeaks. Quello che accadrà in altri Paesi che usavano il software non possiamo saperlo». All'indomani dell'hackeraggio subito da Hacking Team che produce software spia utilizzati da 007 e forze dell'ordine di molti Paesi, tra cui anche l'Italia, il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi, torna sul rischio che informazioni riservate su intercettazioni e monitoraggi fatti dai nostri servizi segreti, possano finire in mani sbagliate. È possibile che in mano degli hacker, e non solo, siano finiti dati sensibili sul lavoro dei servizi segreti? «Mi hanno rassicurato sul fatto che gli hacker non possano arrivare al materiale su cui ha lavorato l'Aise. Il risultato dell'utilizzo del software è rimasto solo all’interno di Forte Braschi. L'azienda fornitrice del software che generava trojan si limitava ad installarlo sul computer dei clienti ma non poteva sapere su quali obiettivi veniva usato. È importante capire che Hacking team faceva solo i software per entrare nei computer. Questi trojan venivano installati automaticamente con l'apertura di email spedite ai soggetti "target" o in altri modi simili. Ciò consentiva da remoto di avere lo specchio di ciò che veniva fatto dal pc e controllarlo per vedere quello che stava accadendo magari intorno al soggetto. Questo, però, non lo faceva Hacking Team, quindi i dati esfiltrati, per quanto riguarda il comparto intelligence, non contengono quello che è stato fatto dall'Agenzia interessata, ma sono dati amministrativi, contatti, fatture. A quanto mi risulta, infatti, non c’è pericolo che i dati Aise siano finiti nelle mail dell'azienda che, ripeto, vende il programma a clienti che poi lo usano in totale autonomia». Il problema dell'utilizzo del software spia, però, è che una volta installato non è possibile rimuoverlo.  «In effetti pare che sia così, che rimanga nei dispositivi, ma sembra che gli antivirus aggiornati in queste ore lo rileveranno e lo neutralizzeranno. Forse il problema più delicato è che il codice sorgente ora è pubblico e quindi si trovano programmi freeware creati utilizzandolo. Questo significa che chiunque potrebbe scaricarli liberamente, magari per fare controlli illegali. Mi dicono però che gli aggiornamenti di firewell e antivirus che verranno rilasciati nelle prossime ore permetteranno di individuarli e "spegnerli"». E le autorizzazioni per utilizzarlo? «Le forze dell'ordine sono sempre autorizzate dalla Procura competente. Per i servizi segreti, invece, occorre una autorizzazione preventiva del Procuratore Generale della Corte d'Appello di Roma che ha una durata definita. Poi il materiale raccolto, dopo aver ottenuto gli elementi informativi ricercati, deve essere distrutto. Non può infatti essere utilizzato in giudizio». Francesca Musacchio

LA STAMPA - 13/07/15 - "SERVONO CONTROLLI PIU' SEVERI SU CHI LAVORA PER I SERVIZI"



Stucchi (Copasir): "Il caso Hacking team deve farci riflettere" 
Senatore Giacomo Stucchi, quanto sono preoccupati i nostri servizi segreti per l’attacco informatico alla società HackingTeam? «Guardi, senza oscillare tra letture troppo allarmiste o eccessivamente riduttive, il problema è che quel software che utilizzavano i nostri servizi, ma anche le forze di polizia, e da quel che vedo anche molti clienti nel mondo, tra qualche giorno sarà disattivato dagli antivirus. Da quel momento, il software-spia cesserà di funzionare e addio indagini. C’è poi il secondo pericolo che sulla base del codice sorgente possano trovarsi presto in Rete dei programmi d’intercettazione a disposizione di tutti. Temo un facile, nonché illegale, spionaggio fai-da-te». to disattivato». Da quanto le hanno detto, si possono temere danni anche alle indagini fin qui svolte? Gli hacker che hanno violato la società d’informatica di Milano potrebbero avere l’elenco dei soggetti intercettati o addirittura pezzi di intercettazione? «Da quanto è stato riferito al Copasir, questo pericolo non esiste. A meno che qualcuno tra i clienti della Hacking Team non sia stato tanto pazzo da mettere per iscritto in una mail i suoi bersagli». Scusi, ma nel software c’era una backdoor, ossia un ingresso, o no? Teoricamente da Milano avrebbero potuto supervisionare su ogni intercettazione in atto nel mondo. «La backdoor in effetti esisteva, ma solo in entrata, per permettere gli aggiornamenti del software, non in uscita. Ci è stato spiegato che i dati sensibili erano diretti esclusivamente ai clienti della Hacking Team. I quali, in Italia, erano esclusivamente forze di polizia e l’Aise e hanno operato le intercettazioni su autorizzazione della magistratura». Se davvero la storia finirà qui, limitata a un danno d’immagine per molti «clienti» che avrebbero voluto restare nell’ombra, qual è l’insegnamento di questa vicenda? «Che occorrono controlli più puntuali sulle imprese private che collaborano con l’intelligence e con le polizie per le intercettazioni. Non si può dare nulla per scontato. La materia che maneggiano è davvero troppo delicata». Francesco Grignetti