lunedì 15 novembre 2010

CORRIERE DELLA SERA - 15/11/10 - BOSSI: UN "BIS" E' POSSIBILE MA SILVIO ORA GIOCA AL RIBASSO

Il Senatur: a me Fini ha detto che non si oppone al reincarico
Sant'Omobono Terme. "A me Fini ha detto che non gli darebbe fastidio vedere Berlusconi fare il presidente del Consiglio ... io sto alle sue parole". Umberto Bossi arriva a Sant'Omobono Terme, nella Bergamasca, e sembra di ottimo umore. Ride e scherza a dispetto del clima da fine del mondo del meteo e della politica. Il leader leghista conferma quello che aveva detto Roberto Maroni il giorno prima, e cioè la disponibilità di Gianfranco Fini a un nuovo governo Berlusconi, purché preceduto da formali dimissioni. Eppure, il premier sembra aver imboccato tutta un'altra strada, quella della sfida diretta in Parlamento, a costo di una sfiducia a Montecitorio. Facendo balenare, in quel caso, la possibilità di tornare al voto soltanto per rieleggere la Camera, il ramo del Parlamento in cui i numeri almeno sulla carta, condannano l'esecutivo. Ma di questo, Umberto Bossi non vuole parlare: "Berlusconi lo sento domani (oggi) ...". Poi, però, il leader leghista aggiunge qualcosa: "secondo me, anche lui vuole andare al voto. Per questo gioca al ribasso. Mentre io giocherei al rialzo". La frase è sibillina ma l'interpretazione autentica che ne viene fornita è la seguente: Berlusconi dovrebbe apertamente ripresentarsi agli elettori spiegando quanto è accaduto. Punto e basta. Ma per il momento, il premier preferisce non farlo, considera l'ipotesi un tradimento degli elettori e una fuga dalle responsabilità. E dunque, punta alla sopravvivenza del governo nella speranza che una fiducia al Senato rafforzi la maggioranza gettando nell'incertezza i deputati. Un'interpretazione che ben si accorda con la convinzione che negli ultimi giorni si è andata radicando tra gli onorevoli leghisti, chi lo sa quanto fondata: di fronte a un voto di sfiducia, molti finiani non avrebbero il coraggio di voltare le spalle a Silvio Berlusconi. Lo dice con chiarezza il deputato bergamasco Giacomo Stucchi: "Alla fine, l'ipotesi di lasciare la poltrona in anticipo farebbe tremare molti di loro. Talebani a parte, i vari Bocchino, Briguglio, eccetera ...". E' un'interpretazione che non stride con le indiscrezioni provenienti da Roma su un' "ultima offerta" da proporre a Gianfranco Fini per il suo sostegno a un Berlusconi bis. Per Umberto Bossi, l'unica cosa di cui proprio non si può parlare è un governo non guidato dal leader pdl: "E chi lo sostituisce Berlusconi? io". A quel punto il capo padano si innamora della battuta: "Sì, sì ... lo faccio io - ride -. Così, poi, voi giornalisti vedete ... " Uno show che, per inciso, consente al leader leghista di non esprimersi sui possibili candidati premier alternativi su cui nelle ultime settimane molto si è almanaccato, da Tremonti a Maroni. Chi ieri ha voluto sgomberare il campo dalle "fantasie" in circolazione è stato Roberto Calderoli: "Sento in giro - ha detto all'Ansa - tante analisi improvvisate e tanti discorsi furbini sul fatto che noi saremmo pronti a trattare con chiunque pur di ottenere il federalismo. Vero, lo abbiamo detto, siamo pronti a trattare anche con il diavolo ma con tutti non vuol dire con chiunque. E il Chiunque che abbiamo davanti è spesso chi ha messo i bastoni tra le ruote delle riforme, i centralisti travestiti. Quelli che oggi fanno una promessa pur di disarcionare Berlusconi e domani te li ritrovi contro". E sospira: "Sapesse quanti sono venuti a tirarci per la giacchetta ...". L'unica certezza, al contrario, è che "la Lega è e resta leale a Berlusconi perché lui lo è stato con noi". Un fatto curioso: sia Bossi che Calderoli ieri hanno usato in modo forte la parola "rivoluzione". Il leader padano per dire che la base del Carroccio "è unita perché, sa che dobbiamo fare la rivoluzione". Mentre Calderoli ha avvisato in modo esplicito: "Noi leghisti siamo rivoluzionari perché abbiamo scelto di rappresentare il territorio e i bisogni delle gente. E chi dovesse scegliere una terza via, che è antidemocratica e sarebbe un ribaltone, aprirebbe la strada a una reazione dura da parte del popolo del Nord, con la ripresa delle pulsioni secessioniste". E questa frase, a sua volta, ben si accorda con la frase che circola tra i militanti leghisti: "Tenetevi pronti, che tra quindici giorni il quadro potrebbe cambiare completamente".

martedì 2 novembre 2010

IL GIORNALE - 02/11/10 - LA LEGA STA CON SILVIO: RIVOLTA DI POPOLO SE FANNO IL RIBALTONE

Bossi: "Con le puttanate nascondono scandali veri" Calderoli: "E' il golpe dei fighetta senza voce nè voti"
Roma Bossi l'ha già detto venerdì scorso nel quartier generale della Lega, davanti ai suoi: Berlusconi quella telefonata «se la poteva evitare», bastava chiamare l'amico Umberto che avrebbe poi chiamato Maroni, e finita lì, «si metteva a posto tutto», senza finire nelle grinfie dei nemici. «Silvio ha fatto un po' il pollo», dice un fedelissimo di Bossi, «ma di telefonate di politici
nelle questure ne arrivano dozzine, solo che fanno chiamare gli assistenti, non lo fanno loro direttamente, son solo più furbi ai...». Malumori? «La nostra gente, e non solo quella, pensa questo: chissenefrega delle ragazze, se aBerlusconi piacciono sono fatti suoi - racconta Giacomo Stucchi, onorevole leghista molto attivo sul territorio – Cercano di incastrarlo con queste storie perché non trovano altro, siccome non ruba come fanno altri, vanno a vedere cosa fa la sera, ma tutti capiscono che è una campagna pretestuosa».Certo, la Lega ne avrebbe fatto volentieri a meno di Ruby. Se c'è un rimprovero che il Carroccio sta facendo, a tutti i livelli, a Berlusconi è questo: la mancanza di furbizia e di prudenza. Come se non ci fossero orde di nemici pronti a cogliere ogni minimo passo falso del premier per accusarlo di qualsiasi nefandezza e muovergli guerra, colpendo di rimbalzo anche l'alleato. «Loro vogliono parlare di queste puttanate per nascondere gli scandali veri» ha detto Bossi ai suoi nell'ultimo incontro, «cornei concorsi falsi al Sud, una vergogna », e poi per cercare di bloccare la rivoluzione, «il federalismo». Per il resto, la storiella della marocchina è catalogata dai leghisti con sostantivi che non è carino ripetere su un giornale. Il senso generale, pubblicabile, è «stupidata». Bossi è «preoccupato», dicono quelli che hanno avuto modo di parlargli, perché vede chiaro un disegno «sovversivo» per mandare all' aria il governo e sostituirlo con un papocchio gradito ai poteri forti. Con la scusa della riforma elettorale, «una cosa che alle gente non interessa affatto» spiega Manuela Dal Lago, deputata e presidente della commissione Attività produttive, e che vogliono fare «solo per togliere il premio
di maggioranza». «Fini è percepito come il traditore di una maggioranza solida e forte - continua la fedele di Bossi - che avrebbe l'opportunità storica di cambiare il Paese, se lui non facesse di tutto per affossarla». Niente è più lontano dagli umori leghisti quanto una tentazione verso tavoli o esecutivi tecnici, cosa che invece i giornali continuano a far balenare nelle cronache degli ultimi giorni. Calderoli ieri ha perso la pazienza su questo punto: «Macché governo tecnico, macché Lega interessata a un governo tecnico! lo sono preoccupato che qui, profittando delle vicende personali di Berlusconi, sia in atto un colpo di Stato, ma sarebbe il golpe dei fighetta, di quelli che frignano e che non hanno voce e voti. Mase c'è colpo di Stato la rivolta del popolo è legittima». Un ribaltone sarebbe «un golpe» per la Lega, un' operazione «antidemocratica» secondo Berlusconi, stessa linea dunque. Ma la Lega cosa farà? Per adesso niente, attesa tattica. Quello che i leghisti si sentono ripetere dal loro popolo in ogni festa o incontro pubblico, però, è:voto, voto, voto. Andare alle urne per azzerare tutto e dare una lezione a Fini «il traditore», «il meridionalista ». I leghisti in Parlamento hanno fatto quattro conti, e sono convinti che alla Camera il Pdl - Lega avrebbe la maggioranza, e al Senato anche (grazie al premio in regioni chiave come Veneto e Lombardia). Però se Bossi attende a muovere gli eserciti è perché i decreti delegati sul federalismo fiscale sono a un passo dall' approvazione, ed è il risultato che la Lega insegue da vent'anni. Il termine ultimo è febbraio marzo. Una volta portato a casa il federalismo, può succedere tutto. E si potrebbe finalmente fare i conti con Fini, non in Parlamento ma nelle urne. Sempre che non facciano prima «un golpe dei fighetti ». A quel punto la Lega è pronta a tornare Lega soltanto di lotta. Come ai vecchi tempi, quando si dava del «fascistone » a Fini. Molti, tra Veneto e Piemonte, non vedono l'ora.