mercoledì 17 dicembre 2008

IL GIORNALE.IT - 17/12/08 - CATTANEO: "LA SITUAZIONE POTREBBE PRECIPITARE"

Regione Lombardia ha un obiettivo: «Fare tutto per dare risposte» e, attenzione, «evitare che la situazione degeneri qualora Trenitalia non desse risposte concrete». L’assessore alle Infrastrutture Raffaele Cattaneo continua a «monitorare la situazione» ma precisa «di non essere né impazzito né essere un rivoltoso». Difficile vederlo sdraiato sui binari della Centrale: «Rimango responsabile sapendo che il compito è risolvere il problema e non acuire le proteste» ovvero «ho usato toni forti non per consensi ma per sottolineare il clima pesante che c’è tra i pendolari lombardi». E mentre Gregorio Fontana (Pdl) invoca la discesa in campo del governo a sostegno di Formigoni, i deputati del Carroccio Giacomo Stucchi ed Ettore Pirovano chiedono al ministro dei Trasporti un «intervento urgente». Anche Matteo Salvini, capogruppo del Carroccio a Palazzo Marino, si mette di traverso ai treni: «Poiché i pendolari sono stati penalizzati oltre ogni limite, la Lega li sosterrà». Primo atto un’interrogazione al ministro Altero Matteoli per il «ripristino dei treni soppressi» altrimenti «oltre al danno, i pendolari, subirebbero pure la beffa di ritardi e mal servizi». In Regione, intanto, Carlo Monguzzi (Verdi) e Giuseppe Civati (Pd) definiscono «spettacolo vergognoso» i pendolari in attesa.

GAZZETTA DEL SUD - 17/12/08 - PENDOLARI LOMBARDI SUL PIEDE DI GUERRA CONTRO LE FERROVIE

di Giulia De Chiara

MILANO. I pendolari sono infuriati: «Sappiate che non molliamo» dicono alla Regione Lombardia dopo che ieri si è ripetuta una mattinata di ritardi e treni soppressi. Per il secondo giorno di seguito. Troppo, davvero troppo. Il governatore Roberto Formigoni ha minacciato forme di protesta «eclatanti» se le Ferrovie dello Stato non metteranno a posto la situazione degenerata dall'entrata in vigore il 14 dicembre del nuovo orario invernale e dopo la "partenza" dell'alta velocità fra Milano e Bologna. L'assessore alla Mobilità Raffaele Cattaneo ha avvertito che la situazione «rischia di degenerare» e che così non si può andare avanti (e lo ha ribadito in una... vivace telefonata con l'ad di Trenitalia Mauro Moretti) e – a conferma – dall'altroieri circolano le mail fra i pendolari pronti a non pagare abbonamenti e biglietti se nel giro di 48 ore le cose non torneranno alla normalità. Il che significa stop ai treni soppressi (lunedì scorso 20 completamente, 33 parzialmente, ieri mattina 16 cancellati) e ritardi. I consiglieri regionali Carlo Monguzzi (Verdi) e Giuseppe Civati (Pd) hanno parlato di uno «spettacolo vergognoso» in stazione centrale con banchine gremite di pendolari in attesa dei treni.Gregorio Fontana (PdL), che è segretario della presidenza di Montecitorio, ha invocato la discesa in campo anche del governo per sostenere Formigoni e Cattaneo, i deputati della Lega Nord Giacomo Stucchi e Ettore Pirovano hanno presentato un'interrogazione parlamentare facendo loro le preoccupazioni del Comitato pendolari bergamaschi, e lo stesso hanno fatto anche i deputato del Pd Antonio Misiani e Giovanni Sanga per chiedere al ministero dei Trasporti «interventi urgenti» e un incontro di tutte le parti interessate. Anche l'assessore alla mobilità della Provincia di Milano Paolo Matteucci ha chiesto di riconvocare il tavolo regionale per «mettere velocemente una pezza» alla situazione.

CORRIERE DELLA SERA - 17/12/08 - PENDOLARI, I DISASTRI DEL NUOVO ORARIO

Anche ieri treni soppressi e vagoni sovraffollati. Ritardi raddoppiati sulla Milano-Lecco Per il secondo giorno treni soppressi, disagi e ritardi. I pendolari alla Regione: «Noi non molliamo» MILANO — Ritardi raddoppiati sulla Milano-Lecco. Un treno bloccato per sovraffollamento a Treviglio centrale («sono riuscito a salire e ho avuto un viaggio molto intimo » scrive Giovanni Ponti). Sovraffollamento anche sulla linea da-per Brescia con il treno delle 6.52 per Milano ridotto da 11 a 5 carrozze e il 7.32 «ristretto» da 9 a 7. Rita, che parte da Rho per andare al lavoro a Brescia, ha impiegato 3 ore per 110 km; ma è andata anche peggio a Elena che, partita dal capoluogo per Crema, 45 km, è arrivata a destinazione solo 2 ore e 20' dopo.«Dopo il lunedì nero, ecco il martedì grigio», ha commentato l'assessore regionale Raffaele Cattaneo, che è tornato a chiedere a Trenitalia di avere per i pendolari le stesse attenzioni usate per l'Alta velocità. «Continua il nostro monitoraggio» aggiungono dal Pirellone: e dagli uffici di Cattaneo, da lunedì, parte anche l'e-mail di risposta ai numerosi messaggi con cui i pendolari danno testimonianza dei disastri combinati con questo nuovo orario. Non che i viaggiatori non apprezzino: «ma se le nostre osservazioni in fase di riunione in Regione fossero state valutate con più attenzione, forse non saremmo qui a discutere» dice dal Comitato dei bergamaschi Christiane Grandin. Se il Codacons chiede alla Regione di chiudere il portafoglio finché «non ci saranno miglioramenti » e il presidente della Provincia di Milano Filippo Penati (come anche il consigliere regionale del Pd Stefano Tosi) chiede che a gennaio tutti i pendolari abbiano l'abbonamento gratis, il portavoce dei comitati viaggiatori, Giorgio Dahò ha dato l'assenso a questo nuovo orario ignorando il parere contrario dei pendolari ai quali «ritardi e disagi costano due milioni di euro al giorno».Chiedono, tra l'altro: revisione degli orari su ogni linea; un bonus straordinario, ossia la proroga dell'abbonamento di dicembre a tutto gennaio; nuove regole per le penali e il calcolo del bonus nel nuovo contratto di servizio tra Regione e Trenitalia. Anche Cgil, Cisl e Uil chiedono la riapertura del confronto; mentre il sindaco di Bergamo, Roberto Bruni, chiede un «tavolo tecnico». Reclama un supplemento di confronto anche Ariella Borghi, sindaco di Treviglio, che lunedì ha ottenuto una fermata in più alla stazione Ovest per i pendolari diretti a Bergamo; presentano un'interrogazione i leghisti Giacomo Stucchi ed Ettore Pirovano; chiedono sconti del 50% su tutti gli abbonamenti «per i pendolari trattati come bestie » i consiglieri regionali Carlo Monguzzi (Verdi) e Pippo Civati (Pd).A sera, dal presidente Roberto Formigoni, arriva la conferma: «se non si troverà una soluzione ai problemi dei treni per i pendolari, la Regione Lombardia è pronta a ricorrere alla forma di protesta più eclatante». Che sarebbe lo stop al Freccia Rossa. Ma tra i pendolari sono tanti i disillusi: «Ma pochi giorni prima si era presentato in pompa magna all'inaugurazione dell'Alta Velocità. Perché non ci ha pensato subito a fare un'iniziativa clamorosa? », scrive il viaggiatore Lorenzo Marconi su «Bergamo news». Oggi si riparte.Laura Guardini

ABRUZZO 24 ORE -17/12/08- ELEZIONI, TUTTI I COMMENTI POLITICI DEI RISULTATI

"Il risultato del voto in Abruzzo é una dura lezione e un amaro risveglio per Veltroni e per tutto il PD", a giudizio del segretario del Gruppo del PDL della Camera, Sabatino Aracu, secondo il quale "il tracollo elettorale del Partito democratico dimostra ancora una volta quando sia devastante l'azione di Di Pietro". "La vittoria del Presidente Chiodi - ha aggiunto Aracu - è la dimostrazione che i cittadini vogliono la politica del fare come quella del PDL e non quella fatta di urla, minacce ed insulti. Veltroni ha molto da imparare da questa sconfitta, prenda atto e scarichi Di Pietro". "Il problema è come l'Italia dei Valori sta nella coalizione, la coalizione delle opposizioni avrebbe potuto battere il centrodestra". Questo il commento di Andrea Orlando, portavoce del Partito Democratico, sulla sconfitta del centrosinistra in Abruzzo. Intervistato da Omnibus in onda su LA7, Orlando ha spiegato che "con l'Udc l'accordo non si e' fatto perche' l'IdV ha posto sostanzialmente un veto. Allora una riflessione il partito di Di Pietro la dovrebbe fare - ha concluso - se questo suo successo prosegue complessivamente a scapito di uno spirito di coalizione". "In Abruzzo la sinistra con le sue liste ha quasi recuperato gli stessi voti che aveva prima delle ultime politiche". A sostenerlo in una nota è Lidia Menapace ex senatrice di Rifondazione comunista. "L'Abruzzo - aggiunge - è stato un mio fortunato collegio, per questo ci tengo a congratularmi con Maurizio Acerbo, consigliere regionale eletto di Rifondazione e sono lieta che anche i comunisti italiani abbiano eletto un proprio consigliere". "Questo - conclude Menapace - mi fa pensare che l'auspicata unità a sinistra non può avvenire attraverso una sommatoria di stati maggiori, com'era la Sinistra Arcobaleno, ma attraverso il conoscersi, allearsi, trovarsi degli elettori e delle basi nelle varie lotte, non soltanto in quelle elettorali". "Il Pdci in Abruzzo tiene. Al contrario di altri a sinistra che arretrano rovinosamente". L'analisi è del segretario del Pdci Oliviero Diliberto che, in una nota, critica i dirigenti del Pd e chiede che si dia subito vita al processo di unificazione con il Prc per dar vita ad una forza comunista "meno piccola". "Complimenti al gruppo dirigente del partito in Abruzzo per il buon lavoro svolto in condizioni difficili e per aver saputo ottenere un risultato che conferma un nostro consigliere - aggiunge - pagano la riconoscibilità e le alleanze. Ora è necessaria la riunificazione fra noi e il Prc per creare una sola forza Comunista. Meno piccola". "Ma il disastro del Pd - prosegue - consegna l'Abruzzo alla destra e regala enormi consensi all'Italia dei Valori. E', quello del Pd, un gruppo dirigente irresponsabile. Quanto a lungo farà danni al Paese? Il guaio è che se continuano, i danni rischiano di essere irreparabili". "In primo luogo per il centrosinistra è una sconfitta che deve far riflettere per rilanciare la proposta politica in Abruzzo che però rimane, e deve rimanere, un caso originale". Così il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, a margine di una conferenza stampa in Regione, ha commentato i risultati delle regionali in Abruzzo. Secondo Marrazzo "non bisogna mai fare come gli struzzi" ma "non canterei vittoria se fossi nella classe politica locale e nazionale perché quando in un paese va a votare poco più del 50% degli elettori ha perso la politica. Chi ha vinto - ha proseguito - si deve assumere la responsabilità non solo di governare ma di ricostruire un tessuto con i cittadini e altrettanto deve fare l'opposizione". "Veltroni ha urlato a Piazza San Giovanni davanti a 300mila persone la frase 'Siamo il piu' grande partito riformista d'Europà, ma io non conosco in Europa nessun partito riformista che sia anche giustizialista; quindi una qualche responsabilità in tutta questa confusione ce l'ha sicuramente Veltroni". Lo ha detto Ottaviano Del Turco, ex presidente della Regione Abruzzo, a commento della sconfitta del Pd nelle elezioni in Abruzzo, in un'intervista a Gr Parlamento Rai. "Non voglio spendere neanche un minuto per le lotte e le polemiche intestine", l'obiettivo ora é quello di costruire "un'alleanza alternativa programmatica ed eticamente sostenibile". Il giorno dopo il successo del suo partito in Abruzzo, il leader dell'Idv Antonio Di Pietro non nasconde la soddisfazione, ma non vuole fare polemiche con l'alleato Walter Veltroni. "Lo so che a voi importa solo delle polemiche - risponde ai cronisti in Transatlantico - ma ora è di obiettivi che voglio parlare. Una forza politica come l'Idv, che ottiene un consenso come quello che ha conseguito in Abruzzo, ha il dovere di costruire un'alternativa al governo piduista di Berlusconi". E il primo obiettivo, è proprio quello di offrire un' alternativa a questo esecutivo "che toglie ai poveri per dare ai ricchi". Un'alternativa che metta "al primo posto la questione morale e le 'mani pulite' nella gestione della cosa pubblica". "E' solo nella questione morale infatti - prosegue Di Pietro - che la politica ritroverà la sua credibilità". "L'alleanza che cerca l'Idv - sottolinea - è quella tra gli elettori e con quei partiti che capiscono e danno ascolto alle richieste dei propri elettori". Il risultato abruzzese, afferma "ci responsabilizza" e "ci darà più forza" anche nella "nostra azione di denuncia della politica truffaldina di questo governo". Perché adesso, conclude, il vero ostacolo da superare "é la crisi economica". Il risultato elettorale dell'Abruzzo "é un dato atteso e prevedibile che conferma la fine di un ciclo amministrativo del centrosinistra". E' questo il commento del sindaco di Roma Gianni Alemanno. "Questo risultato, insieme agli altri, a cominciare da quello di Roma, dimostra - ha aggiunto Alemanno - che il centrosinistra dopo una lunghissima egemonia negli enti locali, dopo aver rappresentato il modello di governo a questo livello, sta terminando questo ciclo e sta cedendo il passo". Per il sindaco di Roma, esponente della destra sociale all' interno di Alleanza nazionale, "ora spetta al Pdl e al centrodestra costruire un modello di governo amministrativo che sia in grado di reggere le gravissime sfide del territorio". "Il Pdci in Abruzzo tiene. Al contrario di altri a sinistra che arretrano rovinosamente. Pagano la riconoscibilita' e le alleanze. Ora e' necessaria la riunificazione fra noi e il Prc per creare una sola forza comunista, meno piccola". Lo dice il segretario del Pdci, Oliviero Diliberto, che aggiunge: "Ma il disastro del Pd consegna l'Abruzzo alla destra e regala enormi consensi all'Italia dei valori. E', quello del Partito democratico, un gruppo dirigente irresponsabile. Quanto a lungo fara' danni al paese? Il guaio e' che se continuano, i danni rischiano di essere irreparabili". "Nel crollo annunciato che ha penalizzato soprattutto pezzi di classe politica coinvolta negli scandali che negli ultimi mesi hanno stravolto l'Abruzzo risalta come un segnale di speranza per il futuro il buon risultato della lista la Sinistra (Verdi e Sinistra democratica) e la riconferma del consigliere regionale verde, Walter Caporale, che sapra' rappresentare a pieno entrambe le forze politiche". Lo dice la portavoce nazionale dei Verdi, Grazia Francescato, commentando i risultati finali delle elezioni regionali in Abruzzo, in cui la lista la Sinistra ha ottenuto il 2,22 per cento. Per Francescato: "La fortissima astensione, pero', e' allarmante e segnala un fortissimo malessere su cui interrogarsi attentamente. Dopo gli scandali che hanno travolto l'Abruzzo, il centrosinistra deve fare una seria riflessione e impegnarsi con comportamenti rigorosi per riconquistare al piu' presto la fiducia dei cittadini". Sergio Gentili, della sinistra del PD, definisce il voto in Abruzzo "negativo e preoccupante". "Metà dell'elettorato - aggiunge - non è andato a votare esprimendo così una forte sfiducia verso la politica e il sistema dei partiti". Ed ha sottolineato come "una caduta dell'etica politica e una concezione affaristica e clientelare del governo locale hanno fatto allontanare dal voto tantissimi cittadini, facendo pagare pesantemente al PD e l'alleanza di centrosinistra le indagini giudiziarie in corso". "Il ritorno delle destre al governo della regione, però - prosegue Gentili - è un ulteriore elemento di crisi, ed è grave che Di Pietro, guardando solo ai suoi voti, non ne sia cosciente e preoccupato". Per Gentili "occorrono correzioni al modo d'essere e di costruire il PD. La sua costruzione non procede nei modi e nei tempi auspicati, troppe incertezze politiche, troppe posizioni a cui non corrisponde una adeguata sintesi, ma soprattutto, c'é una inadeguata iniziativa nei territori a sostegno dei redditi dei lavoratori, delle famiglie, dei precari e dei pensionati. Nel PD si parla quasi esclusivamente di se stessi". Gentili auspica, "in previsione della direzione di venerdì una svolta per affermare un partito nuovo nell'etica della politica e per realizzare una vera partecipazione degli iscritti e dei gruppi dirigenti alle necessarie e impegnative scelte politiche." "Questione morale, crisi economica e protesta sociale - conclude - se non hanno un' immediata risposta democratica e di sinistra possono diventare una miscela pericolosa per la democrazia". "Basta col tormentone di Liberazione. La Direzione di Rifondazione - afferma Gennaro Migliore del coordinamento nazionale dell'area Rifondazione per la Sinistra del Prc - deve riunirsi immediatamente, ma per discutere del disastro elettorale che ha coinvolto l'intero centrosinistra in Abruzzo, non certo del direttore del giornale". "Il dato elettorale - aggiunge Migliore in una nota - rivela un dilagare della disaffezione che si traduce in percentuali di astensionismo mostruose. Il Pd crolla rovinosamente, ma l'unico a intercettare i consensi persi dal Partito democratico è Di Pietro. Una sinistra frammentata e divisa non riesce invece a risollevarsi nonostante l'assenza del tema, in aprile letale, del voto utile". "E' incredibile - prosegue - che il segretario del Prc Ferrero dichiari che la sinistra divisa prende più voti. I dati dicono che nessuna tra le forze della sinistra arriva neppure al 3%, ma il conto è ancor più negativo se si guardano i voti assoluti e non le percentuali dovute all'impennata dell'astensionismo. Il Prc ha perso seccamente migliaia e migliaia di voti. Ciò significa che non ha saputo porsi come credibile alternativa né dal punto di vista politico né dal punto di vista morale". "Sarebbe incomprensibile un Pd che non tragga insegnamento dal responso delle urne in Abruzzo. Che hanno, tra l'altro, sancito la definitiva sconfitta della linea politica sin qui seguita da Veltroni, ovvero quella di aver regalato al capo popolo Di Pietro la leadership dell' opposizione, facendosi anche superare su tutti i temi dell' agenda politica: dal federalismo alla giustizia, dalle misure anticrisi a quelle sulla sicurezza". Lo afferma in una nota il deputato della Lega Giacomo Stucchi. "Il voto abruzzese - aggiunge l'esponente del Carroccio - va preso per quello che è, una consultazione regionale all'indomani delle note vicende giudiziarie che hanno coinvolto il presidente uscente, Ottaviano Del Turco, che ha registrato anche un altissima percentuale di astensione (circa la metà) da parte dell'elettorato". "Tuttavia - conclude Stucchi - un segnale che abbia una valenza più ampia c'é ed è quello che dovrebbe suggerire al segretario del Pd di scendere dall'Aventino e cominciare ad avviare un serio confronto con la maggioranza di governo, a cominciare dall'ormai improcrastinabile approvazione del federalismo fiscale". "La netta affermazione di Gianni Chiodi, al quale vanno i miei migliori auguri di buon lavoro, è un risultato che certifica le sue capacità politiche e la fiducia che ha saputo ispirare ai cittadini abruzzesi. Il grande consenso al centrodestra è indubbiamente una promozione dell'azione del Governo Berlusconi di questi otto mesi". Lo ho dichiarato il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, a proposito del risultato delle elezioni regionali in Abruzzo. "Oggi - afferma ancora Fitto - inizia una stagione nuova per l'Abruzzo, fatta di riscatto, di nuovo sviluppo, di impegni assunti che si tradurranno in fatti concreti. Il Presidente Chiodi e la Regione Abruzzo potranno contare per questo su un rapporto proficuo e costante con il Governo". Il ministro per i Rapporti con le Regioni conclude così: "Saremo impegnati tutti insieme a sostenere e favorire quella ripresa garantita in campagna elettorale affinché l'Abruzzo si rialzi". "Il risultato delle elezioni regionali in Abruzzo da un lato rappresenta un successo per il governo e per il Pdl, dall'altro lato rappresenta una conferma del fatto che Veltroni e il PD hanno commesso errori politici molto gravi". Il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto commenta così il voto di ieri in Abruzzo. "Veltroni, infatti - aggiunge - ha completamente abbandonato la linea politica definita al momento della sua nomina a segretario, che era quella di puntare su uno sbocco bipartitico alle vicende del sistema politico italiano e di fare un'opposizione basata su un'alternativa di programmi senza demonizzazioni e attacchi personali. Invece Veltroni ha stretto un'alleanza organica con Di Pietro e ha cavalcato l'antiberlusconismo e il giustizialismo. In questo modo, però, Veltroni ha scosso l'albero e Di Pietro ne ha raccolto i frutti in uno scontro del tutto interno all'elettorato tradizionale della sinistra". "Perdipiù il Pd, che è comunque oggetto di un'offensiva della magistratura - prosegue Cicchitto - si espone del tutto inerme e subalterno ad essa. Veltroni pensava di usare Di Pietro come una clava contro Berlusconi, invece ha esposto il suo partito all'offensiva del leader dell'Idv con effetti devastanti. Raramente si è vista una scelta politica così autolesionista". "In presenza di una situazione economica e sociale assai seria e grave, è augurabile che la sconfitta del Pd in Abruzzo, spinga questo partito ad una profonda revisione della sua strategia politica. Infatti - conclude l'esponente del Pdl - non funziona da nessun punto di vista l'attuale linea del PD che per un verso gareggia con Di Pietro negli attacchi a Berlusconi e per un altro propone quasi una sorta di cogestione consociativa per cui il governo dovrebbe rinunciare a portare avanti il suo programma". "La disfatta politica del Pd alle regionali in Abruzzo è figlia di una linea politica sbagliata, contraddittoria nelle premesse e fumosa negli sviluppi. Il leader del discorso del Lingotto è sparito, risucchiato nel vortice giustizialista di Antonio Di Pietro e, di fatto, dimissionario rispetto a qualsiasi approccio riformatore. Le radici del fallimento di Walter Veltroni affondano solo ed esclusivamente nella sua cecità politica". Lo afferma vicepresidente dei deputati del PdL, Osvaldo Napoli. "La questione morale - prosegue - è un surrogato, un espediente che Veltroni agita per fare pulizia politica dei suoi avversari nel partito. E' un abbaglio, come lo fu per Enrico Berlinguer che, è vero, timbrò con il fuoco l'identità 'diversa' del Pci, ma ne pose anche le basi per il progressivo isolamento e arroccamento". "In politica esistono solo questioni politiche che esigono risposte politiche. Avanti su questa strada e Veltroni si ritroverà un partito di 'fedeli' ma non certo di 'puri'. E incontrerà sempre meno elettori", conclude. "Fioroni farebbe tenerezza non facesse rabbia: anziché affrontare i problemi politici invoca l'Udc e si consola con l'aritmetica": lo afferma Mario Barbi, deputato ulivista del Pd. "E pensare - osserva - che appena sei mesi il Pd ha scommesso tutto sulla solitudine. Al massimo ha accettato come eccezione che conferma la regola l'alleanza con Di Pietro. Di fronte al risultato abruzzese il partito è ora diviso tra chi maledice l'alleanza con Di Pietro dando quasi ad intendere che sarebbe stato meglio fare da soli, e chi, come Fioroni, rimpiange di non aver fatto un alleanza da Rifondazione all'Udc. Evviva la chiarezza. Peccato perché l'Abruzzo non è un problema aritmetico. Ci parla infatti della drammatica sfiducia dei cittadini nella politica. E per quanto riguarda il Pd, il crollo dei consensi, al di là dei profili locali, si spiega con l'abdicazione del partito a guidare la costruzione del centrosinistra e a proporre una radicale alternativa a Berlusconi e al berlusconismo". "Non era meglio - chiede Barbi - che il Pd promuovesse il referendum contro il lodo Alfano anziché dedicare tanto tempo alle beghe della Rai? Mi permetto di suggerire a Fioroni di riflettere sul fatto che problema del PD oggi non è Di Pietro ma la timidezza e le oscillazioni con cui fa opposizione al governo Bossi-Berlusconi". "Una astensione mai raggiunta prima, segno di una separazione crescente tra cittadini ed istituzioni, ed una sconfitta senza precedenti per il PD, ridotto più o meno alla forza dei Ds quando erano ancora in vita". E' il commento di Riccardo Nencini, segretario nazionale del Partito socialista, sul voto in Abruzzo. "E' tempo - prosegue Nencini - di rivedere rapidamente la cornice nella quale si muove il centro sinistra; è tempo di costruire una solida alleanza tra riformisti che chiuda con risolutezza con populismi e demagogie. Con la speranza che Veltroni, nella Direzione del suo partito di venerdì prossimo, tragga tutte le conseguenze dal voto abruzzese". "I socialisti abruzzesi - conclude il leader Ps - hanno fatto la loro parte in condizioni difficilissime. Passiamo dall'1% delle Politiche all'1,8% delle Regionali, puniti anche noi dall'astensione dal voto. Siamo ancora in piedi".
"Il disastro politico e morale della sinistra italiana, del Pd di Veltroni in particolare, assume dimensioni enormi e a tratti inquietanti. La sconfitta in Abruzzo è stata totale. Nei numeri, nel giudizio morale, perfino con l'arresto del segretario regionale di Veltroni appena chiuse le urne": è il giudizio impietoso del presidente dei senatori del PdL, Maurizio Gasparri, che ironizza su Veltroni perché "dal basso di questo disastro si lanciano ancora insulti verso Berlusconi, si minaccia ostruzionismo in Parlamento, ci si contrappone alle basilari regole della democrazia". "Più umiltà, più attenzione ai numeri del proprio tracollo, più rispetto - è il consiglio di Gasparri - per i nostri consensi maggioritari: questo vorremmo consigliare al Pd, quasi dimezzato nelle urne e consegnato legato mani e piedi al dominio di Di Pietro. I centristi poi sprofondano dal 13 al 5%. Sconfitti tra gli sconfitti". "E' vero che Veltroni ha perso il palazzo della Regione in Abruzzo, ma la gente dimentica che il leader del Pd è di fatto già insediato alla Casa Bianca a Washington". Lo afferma il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga che, commentando sarcasticamente l'esito delle urne in Abruzzo, osserva: "Quindi il Pdl ha ben poco da ironizzare...".

IL GIORNALE EDIZIONE LOMBARDIA -17/12/08- CATTANEO: "LA SITUAZIONE POTREBBE PRECIPITARE"

La Regione Lombardia ha un obiettivo: «Fare tutto per dare risposte» e, attenzione, «evitare che la situazione degeneri qualora Trenitalia non desse risposte concrete». L’assessore alle Infrastrutture Raffaele Cattaneo continua a «monitorare la situazione» ma precisa «di non essere né impazzito né essere un rivoltoso». Difficile vederlo sdraiato sui binari della Centrale: «Rimango responsabile sapendo che il compito è risolvere il problema e non acuire le proteste» ovvero «ho usato toni forti non per consensi ma per sottolineare il clima pesante che c’è tra i pendolari lombardi». E mentre Gregorio Fontana (Pdl) invoca la discesa in campo del governo a sostegno di Formigoni, i deputati del Carroccio Giacomo Stucchi ed Ettore Pirovano chiedono al ministro dei Trasporti un «intervento urgente». Anche Matteo Salvini, capogruppo del Carroccio a Palazzo Marino, si mette di traverso ai treni: «Poiché i pendolari sono stati penalizzati oltre ogni limite, la Lega li sosterrà». Primo atto un’interrogazione al ministro Altero Matteoli per il «ripristino dei treni soppressi» altrimenti «oltre al danno, i pendolari, subirebbero pure la beffa di ritardi e mal servizi». In Regione, intanto, Carlo Monguzzi (Verdi) e Giuseppe Civati (Pd) definiscono «spettacolo vergognoso» i pendolari in attesa.

martedì 9 dicembre 2008

"Vediamo un po', 242 votazioni saltate. Onorevole Cimadoro lei ci deve 2420 euro". Dieci euro per ogni votazione disertata in parlamento: la proposta del capogruppo del Pdl Cicchitto falcidierebbe i portafogli degli onorevoli bergamaschi. La provocatoria uscita dell'azzurro, che ha già sollevato proteste in aula, è balzata all'onore delle cronache grazie all'ira funesta dell'onorevole Gabriella Carlucci, che, pizzicata dal Trio Medusa delle Iene, è andata su tutte le furie. Guarda il videoE pensare che la multa cominata all'ex regina delle televendite era di soli 550 euro. Di ben altra portata sarebbero le sanzioni agli onorevoli orobici che, esclusi i big della politica come Berlusconi e Bossi, occupano posizioni ragguardevoli nella classifica dei "monelli". In testa alla graduatorie c'è proprio un bergamasco, Mirko Tremaglia (nella foto a destra, ndr). Il decano dei parlamentari vanta 668 assenze, giustificate però da motivi di salute. Alle spalle di Tremaglia si piazza il bergamasco d'adozione Antonio Di Pietro, che fatti due conti dovrebbe pagare 4680 euro pari a 468 assenze. Ma se per i grandi personaggi della politica le assenze sono quasi ruotine non lo stesso si può dire degli "operai" del Parlamento, quegli onorevoli che devono mandare avanti la baracca: i vari Sanga, Jannone, Stucchi, Pirovano, Piffari, Cimadoro. La domanda dai toni abbastanza populistici che tutti i bergamaschi si fanno è: lavorano o non lavorano? La lettura oggettiva della classifica può dare qualche risposta. Gabriele Cimadoro, dell'Italia dei Valori, ha collezionato ben 242 votazioni saltate, pari al 35,33% del totale. Non certo esemplare anche il rendimento del collega di partito Ivan Rota, 125 bigiate per lui. Non scherza nemmeno Savino Pezzotta, 192 assenze. Più distanziati Giorgio Jannone (Pdl, 77 assenze) ed Ettore Pirovano (Lega, 75). Tra i cocchi del professor Fini invece Giacomo Stucchi, Lega Nord, che ha totalizzato solo 6 assenze, Giovanni Sanga (Pd, 14) e Gregorio Fontana (Pdl, 14). Nelle posizioni di bassa classifica anche Antonio Misiani (Pd, 25 assenze), Carolina Lussana (Lega Nord, 22), Sergio Piffari (Idv, 40), Pierguido Vanalli (Lega Nord, 31), Nunziante Consiglio (Lega Nord, 16). Certo, un conto sono le mere statistiche, un altro è riscuotere dieci euro per ogni assenza. Probabilmente i dati si abbasserebbero notevolmente.

venerdì 5 dicembre 2008

IL GIORNO EDIZIONE LOMBARDIA - 4/12/08 - IL SEGRETARIO COMUNALE DALLO 'STIPENDIO D'ORO' LASCIA STEZZANO

Tre mesi fa era finito sulle prime pagine dei giornali e su tutte le tv a causa delle polemiche innescate dal suo compenso: il segretario comunale di un paese di 11.000 abitanti percepiva infatti uno stipendio superiore a quello del Presidente della Repubblica. Adesso, dopo tante polemiche, Giovanni Barberi Frandanisa ha deciso di lasciare il Comune di Stezzano, dove, grazie al fatto di ricoprire anche la carica di direttore generale, guadagnava circa 247.000 euro l’anno. Tutti soldi giustificati da norme e delibere a prova di legge, ma che avevano provocato un certo imbarazzo e più di un problema all’amministrazione comunale, soprattutto dopo che il fatto era stato pubblicamente denunciato dal deputato leghista Giacomo Stucchi. Ora il segretario comunale, da tutti giudicato professionalmente ineccepibile e molto capace, cambia sede: la sua nuova destinazione è il Comune di Vittuone, in provincia di Milano, a cui si aggiungerà una collaborazione con un altro Comune milanese, Robecchetto con Induno. Per questo suo nuovo incarico Giovanni Barberi percepirà uno stipendio da contratto di circa 80 mila euro lordi per due Comuni. Gli è stata assegnata infatti la segreteria e non la direzione generale, incarico che le amministrazioni locali valuteranno tra un anno. Ricordiamo che sullo stipendio “d’oro” di Barberi a Stezzano è intervenuta anche la Corte dei Conti, che ha chiesto la documentazione relativa al Comune.

CORRIERE DELLA SERA EDIZIONE LOMBARDIA -4/12/08- 'STIPENDIO D'ORO':IL SEGRETARIO SE NE VA

Cambia sede, e anche stipendio, Giovanni Barberi Frandanisa, il segretario e direttore generale del Comune di Stezzano assurto alla «gloria» delle cronache politiche per il suo emolumento (247mila euro lordi) superiore perfino a quelli del presidente della Repubblica (218mila) e del presidente del Consiglio (212mila). Per sottrarsi alla marea di critiche che lo ha investito a partire dal settembre scorso quando il deputato leghista Giacomo Stucchi sollevò pubblicamente il caso, con lo spiacevole strascico di una indagine aperta dalla procura regionale della Corte dei Conti, l'alto funzionario ha spontaneamente deciso di emigrare. Una sorta di incompatibilità ambientale, insomma. Via da Stezzano, ma anche dalla Bergamasca, per non sentire più nemmeno l'eco di tanti attacchi. E cambia anche il colore politico del Comune che affiderà a Giovanni Barberi Frandanisa, molto stimato tra i colleghi per la sua preparazione, la cura della segreteria comunale. Ad attenderlo a Vittuone, nel Milanese, c'è il sindaco Enzo Tenti, esponente di Forza Italia alla guida di una giunta di centrodestra. Altra sponda rispetto alla maggioranza di centrosinistra, seppur dietro l'etichetta della lista civica «Stezzano 99», capeggiata da Stefano Oberti. Il trasloco per Barberi non sarà a costo zero. Del maxi-stipendio che ha fatto tanto gridare allo scandalo non rimarrà che l'ombra. L'emolumento scenderà a 80mila euro lordi. Ma attenzione, il motivo c'è. Se a Stezzano il funzionario sommava le funzioni di segretario comunale (con stipendio tabellare) con quelle di direttore generale (compenso pattuito liberamente tra le parti), a Vittuone si limiterà, almeno inizialmente, al primo incarico. Che, peraltro, lo vedrà impegnato, in convenzione, anche al Comune di Robecchetto con Induno. «Se è davvero questo lo stipendio che gli verrà riconosciuto dai Comuni milanesi — commenta divertito il leghista Stucchi — significa che Barberi Frandanisa non era il Superman che qualcuno voleva far credere. Improvvisamente è tornato un funzionario normale? Non credo. Penso, piuttosto, che gli sia stato riconosciuto il giusto, secondo quanto guadagnano anche i suoi colleghi». Il sindaco di Stezzano Stefano Oberti non intende alimentare ulteriormente la polemica. «Il dottor Giovanni Barberi Frandanisa ha avvertito, fuori dalle mura del Comune, un sentimento di ostilità nei confronti suoi e, di riflesso, nei confronti dell'intera amministrazione. Il clima che si era venuto a creare, pur essendo riconducibile solo ad una parte politica, non consentiva una serena continuazione del rapporto professionale ». Il leghista Stucchi Adesso gli sarà riconosciuto il giusto, come ai suoi colleghi.