martedì 20 gennaio 2009

LA REPUBBLICA -20/01/09- SOCIAL CARD, LA LEGA INSORGE "E' UNO SCHIAFFO AL NORD"

di Paolo Berizzi

Milano- Parlano di ”schiaffo morale”, di presa in giro, di assistenzialismo ”duro a morire”. Ce l'hanno con “Roma centralista”. E, però, fanno anche autocritica. “Avremmo dovuto soppesare meglio l'impatto federalista del provvedimento, prima di votarlo”,, dice Mario Borghezio, che carica i cannoni: “E’ come quando un noto falsario ti propone una banconota. La devi controllare cento volte, e invece noi l’abbiamo controllata una sola volta, e abbiamo sbagliato”. Sono furiosi, i leghisti, per le Social card 'dirottate' al Sud. E nella protesta trovano la sponda del Pd. “E’ un’ingiustizia profonda che colpisce la gente del Nord –continua l’europarlamentare del Carroccio- In effetti dai dati della distribuzione delle tessere vengono fuori due Italie. Una, il sud, che chiede regali in cambio di voti, e l’altra che si rimbocca le maniche e però, alla fine, rimane a secco di aiuti”. Il quadro della ripartizione geografica emerge dai dati Inps: solo il 16,8% delle tessere per fare la spesa sono andate alle Regioni settentrionali. Nonostante in 'Padania', fonte Istat, abitino il 37% delle famiglie considerate disagiate. Uno squilibrio giudicato “inaccettabile” dai leghisti, che ora devono fare i conti con le crescenti proteste della base. ”Quando abbiamo votato il provvedimento –ragiona il parlamentare Giacomo Stucchi– pensavamo a una spalmatura più omogenea. E invece adesso ci troviamo di fronte a una beffa”. La distribuzione delle tesserine azzurre si rivelata, dice, “un metodo nuovo per tenere in piedi al vecchia politica centralista e assistenzialista”. Ormai è tardi, indietro non si torna. In casa Lega, però, l’insoddisfazione monta. Matteo Salvini, parlamentare milanese, ricorda le 'bastonate' assestate ”dal governo centralista”: la vicenda Alitalia, il patto di stabilità per Roma capitale. E ora le Social card. “Il Nord si incazza e fa bene. Se nelle nostre regioni è arrivata una manciata di carte vuol dire che Roma ce ne ha rifilata un’altra delle sue”. Vista dal lato b, la morale di questa storia –secondo Salvini- è che “è l’ennesima riprova di quanto il federalismo sia un bene necessario e urgente”. Sulla stessa lunghezza d’onda il sindaco di Treviso, Gianpaolo Gobbo: “L’assistenzialismo è sempre andato e continua ad andare al Sud. Da questa situazione si può uscire solo con il federalismo. Altrimenti ci saranno grandi momenti di tensione”. Nelle città del Nord il popolo della “terza o della seconda settimana” ha rovesciato sui rappresentanti locali tutto il proprio disappunto per il provvedimento ”sbilanciato” del governo. Nel Carroccio e anche nel Pd: “Quindi non è una questione Nord contro Sud –dice il parlamentare Pd Antonio Misani- Qui è una questione di gente presa per i fondelli in un momento di grande difficoltà”. “La dignità delle persone non ha prezzo – tuona Daniele Marantelli, Pd- la tessera si usava una volta in Russia e adesso a Cuba”. Parla di “iniquità della politica 'compassionevole' e non mirata a interventi strutturali” il ministro ombra delle Infrastrutture Andrea Martella. E Silvana Mura, dell’Idv: “E’ inaccettabile che il governo faccia distinzione nell’aiutare chi è in difficoltà”. Una frecciata alla Lega, infine, da Savino Pezzotta (Udc): “Si accorgono, sempre il giorno dopo, dei pasticci che combina l’esecutivo”.

giovedì 15 gennaio 2009

DIARIO DEL WEB -15/01/09- ''PATTO DI STABILITA', I SINDACI HANNO RAGIONE''

«Quando si governa non si può resettare, facendo finta di niente, tutto quello che è accaduto nel recente passato. Se, per esempio, si fossero potuti cancellare con un colpo di spugna i disastri di bilancio degli ex sindaci di Roma, Rutelli e Veltroni, che sono poi all’origine della deroga al patto di stabilità decisa dal governo per la Capitale, avremmo risolto il problema. Patto di stabilità, i Sindaci hanno ragione». Come è ovvio ciò non è possibile. Tuttavia, se un’eccezione viene fatta per Roma, non si capisce perché, non si possa fare anche per tutti gli altri Comuni». Lo ha detto oggi il deputato della Lega Nord, e Segretario dell’Ufficio di presidenza della Camera, Giacomo Stucchi, a margine dei lavori parlamentari. «In quelli amministrati da sindaci leghisti, peraltro, si può stare certi che si utilizzerebbe questa possibilità non per rimediare a mala gestioni precedenti, ma per favorire gli investimenti e realizzare opere pubbliche, tra l’altro utilizzando i fondi raccolti con la tassazione locale, già disponibili nelle casse dei Comuni e non certamente regalati dallo Stato. Sul fronte del Governo, comunque - ha aggiunto l’esponente leghista - l’opposizione si metta l’anima in pace perché la maggioranza è ben salda. E non per un attaccamento alle poltrone ma perché, volendo fare un computo delle cose fatte sino ad oggi, a cominciare dal Federalismo fiscale che il Senato si appresta a votare, e di quelle che si appresta a fare nell’immediato futuro, la bilancia non può che pendere a favore dell’esecutivo».

martedì 13 gennaio 2009

LIBERO - 13/01/09 - IL NORD NON CI STA: "VOGLIAMO I DANNI".

di Matteo Pandini

Milano. Sfumato l’accordo con Lufthansa, Bossi, Moratti e Formigoni chiedono un miliardo e la liberalizzazione della Milano-Roma. Fermi tutti! grida di buonora, prima dell’accordo tra nuova Alitalia e AirFrance. «Lotterò fino in fondo» giura poco dopo, quando le nozze con Parigi sono cosa fatta e lei ribadisce che non farà sconti, visto che ha già trascinato in tribunale la vecchia compagnia di bandiera per ottenere i danni. E che danni: un miliardo e 250 milioni di euro. Letizia Moratti alza la voce e medita vendetta. Gli altri, quelli che come lei tifano Malpensa, rilanciano e sognano di sfilare il monopolio della Milano-Roma alla nuova Alitalia. Magari aprendo a Lufthansa. Liverani FRONTE PADANO Il leader della Lega Umberto Bossi e il sindaco di Milano Letizia Moratti. Pochi giorni fa la Moratti era andata nella sede padana di via Bellerio per mettere a punto le strategie per difendere Malpensa. Berlusconi non aveva gradito. Il sindaco di Milano è una furia. E pazienza se tutto questo suo strillare per difendere lo scalo varesino è «curioso», come dice il ministro di An Altero Matteoli. Lei si sente tradita. Prima la fanno arrabbiare per l’Expo, tanto da farla sbottare: «Tremonti lo sottovaluta». Poi, addirittura, snobbano il suo consiglio. E i vertici della uova Alitalia non aspettano l’eventuale offerta di Lufthansa, quella che avrebbe potuto trappare la compagnia ai francesi filo-Fiumicino. LA SUPPLICA Ieri il sindaco è stato il portavoce del fronte del Nord. Ha polemizzato piùdi tutti. Più del governatore lombardo Roberto Formigoni. Più dei leghisti. «C’è una proposta di Lufthansa, mi auguro che Cai aspetti» supplica nel primo mattino. Aggiunge: «Mi auguro che il cda di Cai non sancisca una partnership internazionale senza avere prima esaminato altre proposte». Ricorda: «Berlusconi due giorni fa ha detto che avrebbe chiesto a Cai di aspettare l’offerta di Lufthansa». Insiste: «Voglio pensare che il cda di Cai non si prenda la responsabilità di proseguire nei suoi passi visto che dal governo ha avuto forti facilitazioni e quindi non può non fare l’interesse del Paese». Niente da fare. Le speranze di Milano si sbriciolano con l’annuncio delle nozze con AirFrance. A Roma brindano, a Palazzo Marino la temperatura si alza. E il centrosinistra sparge sale sulla ferita. Sentite Enrico Farinone del Pd: «Moratti e Formigoni si rivolgano al premier, che è anche il capo del loro partito, altrimenti sono patetici. Malpensa nei fatti è stata lasciata a se stessa». Il sindaco non ci sta. Giura: «Lotterò fino in fondo». C’è da crederle: Sea, la società che gestisce gli scali diMalpensaeLinate ed è in mano al Comune, non ritirerà la causa che ha fatto ad Alitalia. A Milano si sentono danneggiati dalle scelte della compagnia di bandiera. E chiedono di essere risarciti. Giuseppe Bonomi, presidente della società, interviene a Telelombardia: «Ora per Cai è venuto il momento della vera concorrenza e il governo del nostro Paese deve garantirla, devono sparire i privilegi». Ogni riferimento al monopolio della Roma-Milano non sembra puramente casuale. A proposito del matrimonio con i francesi, Bonomi allarga le braccia: «Questa fretta davvero non la capisco». Oggi l’affaire Malpensa sarà il piatto forte del dibattito in consiglio regionale, mentreil Pdmilanese alza i toni e chiede alla Moratti di manifestare insieme per difendere lo scalo. PAROLA DI FORMIGONI «Dal 2011 e 2012 Malpensa tornerà a crescere» prevede il governatore Roberto Formigoni. E il suo assessore alle infrastrutture, Raffaele Cattaneo, aggiunge:«Sosterremo l’effettiva e piena applicazione della liberalizzazione del mercato nazionale e ci prepareremo al piano B, ovvero la difesa di Malpensa senza Alitalia». Roberto Cota, Lega, fa notare: «Siamo molto perplessi perché abbiamo avuto da Cai segnali non incoraggianti per il mantenimento delle rotte su Malpensa». Aggiunge il deputato lumbard Giacomo Stucchi: «In bocca al lupo alla nuova Alitalia, ma secondo noi ha fatto una scelta sbagliata». Evaporato il matrimonio con Lufthansa, il fronte del Nord confida sulle liberalizzazioni delle rotte. Un risultato che, per il Carroccio, potrebbe essere sufficiente per cantare vittoria. In casa Lega confidano che Berlino decida di investire massicciamente su Linate e sullo scalo varesino. E faranno di tutto per aiutare i tedeschi a mettere le mani sulla Milano-Roma. Oggi Umberto Bossi sarà in riva al Tevere: dopo aver lasciato la scena a Letizia Moratti, potrebbe tornare a essere la voce più aggressiva del fronte del Nord.

lunedì 5 gennaio 2009

LA REPUBBLICA - 05/01/09 - BERLUSCONI NEL MIRINO DEL SENATUR. "QUESTO CAOS NON GLI CONVIENE"

di Paolo Berizzi
Gemonio – “Silvio mi aveva detto che su Lufthansa era d’accordo con noi. Non capisco questa sorpresa, è un contropiede. Così mi fa incazzare il Nord, viene fuori un casino che non conviene a nessuno. A lui per primo…” . L’umore di Umberto Bossi – riferisce – chi gli ha parlato nelle ultime ore – è “nero”. Il Senatùr è appena rientrato dalla minivacanza a Ponte di Legno ( a Gemonio ha trovato la sede della Lega imbrattata con la scritta “Morte a Bossi e ai secessionisti”). Tutto pensava tranne di dovere iniziare l’anno con un’altra gatta da pelare. Forse la più spinosa. Non solo perché “finchè c’è la Lega, Malpensa non si tocca”. Ma anche perché “noi fino adesso siamo stati buoni su tutto”. Ha voglia Roberto Calderoli a precisare che “non bisogna mischiare le cose: un conto è Alitalia e un conto è il resto”. Il fatto è che per i leghisti il potere irritante della faccenda Cai-Malpensa, considerato un “voltafaccia” bello e buono, amplifica il più generale disorientamento nei confronti di Roma. Il dribbling della nuova compagnia ha mandato per aria “quello che ci aveva detto Berlusconi”, è sbottato coi suoi il ministro per le Riforme. Per di più arriva alla fine di un periodo di mal di pancia continui: quelli provocati al Carroccio dagli alleati del governo. In primis proprio dal presidente del Consiglio con le sue esternazioni. I colpi di acceleratore sulla riforma della giustizia messa in testa all’agenda governativa; la rigidità sulle intercettazioni telefoniche, sulle quali i lumbard sono molto meno trancianti; infine l’uscita inattesa – “non ne abbiamo mai parlato”, fu il secco commento di Bossi – sull’ipotesi di una riforma presidenziale. Alta è la temperatura ai piani alti di Via Bellerio. Ma la parola d’ordine è “aspettare”, “stare buoni finchè non ci sarà un chiarimento”. Il Senatùr sta mettendo in campo tutta la diplomazia di cui è capace, che ha affinato da quando è tornato a fare il ministro e che ha già sperimentato per tamponare certi eccessi berlusconiani. Mercoledì o al massimo giovedì incontrerà il premier a Roma. Intanto se ne starà tranquillo, per “non far scappare i buoi dal recinto”, e soprattutto “non guastare il clima” in vista dell’arrivo in aula del federalismo. La sensazione è che si abbia la certezza che la partita Alitalia potrebbe chiudersi, e anche in fretta, con un altro risultato. “O una soluzione o un’altra: o Lufthansa o ci liberano gli slot”, punta i piedi Calderoli. Anche perché se Cai dovesse restare ancorata alla sua politica “anti Malpensa e anti Nord” – aggiunge – “il nostro atteggiamento futuro ne terrà conto”. Al centro dei pruriti leghisti, però, c’è, direttamente o indirettamente, Berlusconi: “Rischia di passare alla storia come il becchino di Malpensa”, la butta lì il parlamentare bergamasco Giacomo Stucchi. I nervi sono tesi. Il colpo di teatro di Air France potrebbe rivelarsi una goccia capace di far traboccare qualche vaso. Ragiona un autorevole esponente leghista: “Sembra che dal ministro Matteoli sia arrivata un’apertura: liberare le rotte a primavera. Ma l’aria che tira non è tranquilla. E’ vero che Berlusconi continua a magnificare la sua amicizia con Bossi, ma è anche vero che si ricorda bene cosa fece la Lega nel ’94. in sei mesi facemmo saltare in aria il governo. Per questo non ci devono provocare”.

LA PROVINCIA DI SONDRIO - 05/01/09 - LE CARTUCCE BAGNATE DELLA CORAZZATA NORD

di Giorgio Spreafico
E' vero, l'ultima volta che marciarono su Roma poi arrivarono i tedeschi, ma non scommetteremmo che anche questa volta possa finire così. Ci vuole altro che una tardiva mobilitazione del famoso ma inconcludente Nord, corazzata dalla mirabolante potenza di fuoco ma guardacaso con le cartucce in costante ammollo e dunque in perenne cilecca, perché in cielo si materializzino d'amblé i reattori di Lufthansa. Loro, i jet della compagnia che sola rilancerebbe Malpensa, i giganti del cielo di Germania che Berlusconi - tra un cucù e l'altro - aveva fatto sapere alla cancelliera Merkel di vedere molto bene come partner di Alitalia. Peccato che il Cavaliere avesse detto le stesse cose anche ai russi o agli inglesi. Peccato che se l'avesse avuto a tiro le avrebbe ripetute - in perenne decollo da piacione qual è - anche all'Emiro di Nonsocché a proposito di Air Boh.Respinta da un sindacato dalla vista più corta di un pipistrello, messa alla porta da uno spregiudicato sussulto di italianità elettorale cavalcato dalle armate di Berlusconi - con contorno retorico di imprenditori "patrioti" ma con più prosaico scarico di debiti sulle casse pubbliche, cioè sulle nostre spalle - Air France è rientrata dalla finestra senza neppure dover infrangere un vetro. Al dunque, ha trovato i battenti spalancati, anche perché in troppi (ma va?) si erano dimenticati la penale di 200 milioni che l'uscita dal consorzio Sky Team avrebbe costretto a pagare. E dunque sì, anzi oui, la compagnia d'Oltralpe che ieri era il nemico e che oggi invece merita coccole si prenderà il 25% di Alitalia. Diventerà di gran lunga l'azionista singolo più forte e prenoterà fette di torta ancora più consistenti, perché non si vede chi altri potrebbe fronteggiare gli ulteriori e massicci investimenti necessari per reggere il volo. Si accettano scommesse, dunque. Andrà così. Andrà che i potentissimi francesi (con il benefit di rotte interne in monopolio e dunque di certo più care...) scuciranno soldi per aumenti di capitale che altri soci non finanzieranno, e andrà che di conseguenza il pacchetto azionario (pur senza le cessioni dirette, escluse dai patti sino al 2013) si riassesterà rinforzando le posizioni transalpine. E l'italianità? Tanti saluti. E Malpensa uscita penalizzata a beneficio di Fiumicino, hub di riferimento di Air France? Tanti saluti anche a quella, come ai grandi imprenditori che l'altro ieri tuonavano contro la vergogna ma poi, svelti, si sono accomodati in cabina. Mai visto il Nord più rappresentato al governo, ma ciò non ha impedito di ritrovarsi in questa condizione. Con più spese a carico del pubblico, più licenziamenti, cassa integrazione e tensioni sociali, meno voli e quant'altro. Una beffa che mette in imbarazzo anche plenipotenziari traditi del centrodestra come Formigoni e la Moratti, che rischiano di dover sfilare contro il governo insieme a Penati, il "rosso" presidente della provincia di Milano.Non un comunista ma un leghista come il deputato lombardo Giacomo Stucchi ha detto (preferendo prendersela con un alleato piuttosto che con Bossi e i suoi colonnelli, fin qui sonnecchianti e ora a denti sguainati in cerca di rimonta) che se questa è la situazione Berlusconi rischia di passare alla storia come il becchino di Malpensa. Se? Al momento lo stato dell'arte è questo e non altro.Ricordate? Dopo la gita in una Napoli coperta di rifiuti, avevano annunciato il secondo consiglio dei ministri a Malpensa, ma le difficoltà dei collegamenti con l'aeroporto devono averci messo lo zampino. Non si è visto nessuno, anche se dai giorni della promessa a oggi il governo avrebbe avuto tutto il tempo di arrivare quassù anche a piedi, e a passo lento. Non ci resta che verificare se la scarpinata in direzione opposta, vale a dire la strombazzata "marcia" nordista su Roma, sarà più puntuale ed efficace. Non vediamo l'ora, ma non vorremmo che a indicarcela, quell'ora, fosse un cucù.

domenica 4 gennaio 2009

LA STAMPA - 04/01/09 - AMMORTIZZATORI SOCIALI LA LEGA FRENA SULL'USO DEI FONDI UE." LE RISORSE FSE RESTINO ALLE REGIONI"

Giulio tremonti e Maurizio Sacconi puntano moltissimo su in’intesa con le regioni, con le quali avranno contatti subito dopo l’Epifania per mettere a punto un emendamento al decreto anti-crisi. Prima di Natale Sacconi è volato appositamente a Bruxelles per discuterne con la Commissione e i colleghi europei. Tremonti invece ha incontrato Pierluigi Bersani per avere – e l’ha ottenuta – una sponda nel Pd. E’ unico modo per reperire più risorse a favore degli ammortizzatori sociali senza toccare i saldi di bilancio. Ma prima che con le regioni, per accettare una diversa destinazione dei fondi “Fse” i due ministri stanno facendo i conti con le resistenze dell’alleato leghista. Le risorse del “Fondo sociale europeo” sono da sempre una manna dal cielo per Regioni e Province, che possono così finanziarie programmi di aggiornamento, riqualificazione o specializzazione professionale. L’Italia, per il periodo 2007-2013, ha a disposizione 6,6 miliardi di euro, tanto quanto vale il decreto anti-crisi. Al Nord le risorse vengono spese mediamente bene, in molte parti del Sud non vengono nemmeno inoltrate le richieste di finanziamento. Oppure, negli uni e negli altri casi, vengono spese male per corsi già finanziati con altre risorse pubbliche. Il Governo vorrebbe creare una “regia unica nazionale” per razionalizzare l’uso delle risorse e destinarne una parte al sostegno al reddito di chi perde il lavoro. Già dalla prima riunione con la maggioranza, prima di Natale, sono però emerse le riserve del Carroccio. Quella sera c’erano Massimiliano Fedriga, il bergamasco Giacomo Stucchi e il presidente della commissione per le questioni regionali, il bresciano Davide Caparini. Il Carroccio non vuole che, a conti fatti, le regioni del Nord si trovino con meno risorse di quante finora ne ottengono; inoltre temono la reazione delle Province, che oggi possono disporre direttamente di parte di quei fondi grazie ad una decisione dell’allora ministro del Welfare, Roberto Maroni. Dallo staff di Sacconi minimizzano: “Nessun problema, stiamo discutendo”. Ma il capogruppo del Carroccio alla Camera, Roberto Cota, ammette che qualche problema nella maggioranza c’è: “E’ vero che vogliamo vedere bene che significa regia nazionale. Poiché siamo federalisti, per noi sottrarre risorse alla disponibilità delle Regioni è sempre un problema”. Sacconi, che da qualche settimana ha preso le redini della trattativa, è disposto a discutere di come garantire ad ogni Regione una quota equa di fondi, ma ha rivendicato “una certa flessibilità” nella loro ripartizione a livello nazionale. An sta con Tremonti e Sacconi. Dice Stefano Saglia: “Capisco le obiezioni della Lega, ma non fare uso di quei fondi sarebbe un delitto. Stiamo cercando un compromesso utile: una delle possibili soluzioni è permettere a Regioni e Province virtuose di concordare con il governo l’uso dei fondi anche per il sostegno al reddito. Per chi invece non ne fa buon uso ci deve essere un potere di supplenza nazionale. Altrimenti sono soldi persi”.

sabato 3 gennaio 2009

LA REPUBBLICA EDIZIONE LOMBARDIA -03/01/09- ALITALIA AIR FRANCE.GLI IMBARAZZI DELLA LEGA

«Berlusconi rischia di passare alla storia come il becchino di Malpensa». Mittente: Giacomo Stucchi, parlamentare leghista di lungo corso. Sottotitolo: colpa di Cai (e, per estensione, dell’ “ala romana” del governo). Oppure: a difesa di Malpensa. Tante se ne sono sentite sul premier, ma la metafora necrofora è un inedito. Può succedere se, come in queste ore, i leghisti hanno un nervo per capello. È la guerra dei cieli. Ai padani l’accordo con Air France per la nuova Alitalia proprio non va giù. «È un voltafaccia inaccettabile — tuona Stucchi — un attacco frontale alla gente del Nord». Malpensa ridimensionata a favore di Fiumicino. E Parigi che si mangia Milano. Questo è l’incubo che l’inizio del nuovo anno ha rifilato al Carroccio malpensacentrico. E ora il partito di Bossi sembra diviso in due. Non perché ci siano delle diversità di vedute (ci mancherebbe). È che mentre i vertici — il senatur e gli altri ministri — non si espongono e, colti da imbarazzo, preferiscono aspettare ancora qualche ora prima di sparare eventualmente qualche cannonata, le seconde linee schiumano rabbia. E non risparmiano velenose bordate agli alleati del centrodestra. «Cai ha dimostrato di essere un interlocutore inaffidabile — continua Stucchi — . Ma il problema è politico. C’è il Pdl nazionale che ha tifato e tifa per Roma, che vuol dire Air France. Penso ai vari Matteoli e Gasparri. Un po’ per l’amicizia con Alemanno, un po’ per ragioni territoriali e di propaganda elettorale, remano contro Malpensa. E i fatti lo stanno dimostrando». La Lega, si sa, quando si parla dell’hub varesino, non vuole sentire storie. «È uno stabilizzatore di economia, sono migliaia di posti di lavoro da difendere, è uno scalo fondamentale per il Nord e il suo sistema produttivo». Annunciano barricate i leghisti. «Non siamo noi che abbiamo cambiato idea», sbotta l’assessore regionale al Territorio Davide Boni, e il riferimento a Forza Italia è implicito.
«Chiederemo conto a Berlusconi di questo cambio di marcia. Oltretutto — aggiunge Stucchi — l’accordo con i francesi va contro il decreto Alitalia che contiene un emendamento, presentato da noi, in base al quale per cinque anni i componenti di Cai non possono cedere le loro quote sul mercato. Certo, teoricamente se vogliono la norma possono cambiarla... Ma insomma...». Come ne esce ora la Lega (se ne esce)? A parte la «stupore» con cui Calderoli ha accolto la notizia del 25 per cento venduto a Air France («Ne parlerò con Berlusconi», ha dichiarato l’altro giorno a Repubblica), la base del partito del Nord è in piena agitazione. “Via le catene da Malpensa”, titolava ieri la Padania. Accompagnato da un eloquente “Futuri disoccupati... Grazie a Roma...” riferito ai dipendenti dello scalo varesino.È proprio questo che i leghisti chiedono al governo di cui fanno parte: liberare gli slot inutilizzati dalla nuova Alitalia. Per fare posto a nuovi vettori disposti a investire. «Lufthansa, certo. Ma non solo — spiega Stucchi. Ce ne sono altre che fanno di conto e capiscono la posizione strategica di Malpensa. Cai a questo punto faccia quello che vuole. Che però liberino gli slot...». Spiega, per esempio, che è assurdo che il collegamento con Berlino da Malpensa oggi sia fatto via Parigi o via Francoforte.Di questo e di molto altro, i padani danno colpa al cambio di rotta del governo. E in questo trovano, di nuovo, un alleato “ indiretto”, il presidente della Provincia di Milano. Dice Filippo Penati: «Il Nord e la sua economia sono stati traditi dal grande capitale milanese che ha preferito la logica degli affari alla difesa dell’economia del territorio. Sono stati abbandonati dal Governo, che non ha mantenuto ogni promessa fatta, tradendo le aspettative di chi, nella scorsa campagna elettorale, gli aveva dato fiducia». Devono averlo pensato, in silenzio, anche molti leghisti. Se uno prudente come Roberto Cota (capogruppo alla Camera) si è lasciato andare a un «con scelte anti-Nord non saranno mai una grande compagnia», c’è da scommettere che, comunque vada a finire questa storia, quando dovrà volare il Carroccio sceglierà attentamente le ali.