"Per quanto riguarda l'attività di intelligence è stato replicato su
Roma il modello Expo che ha consentito che la manifestazione milanese si sia
svolta in modo tranquillo e senza nessun evento con risvolti drammatici.
Attività di intelligence a monte e operazioni delle forze dell'ordine a valle,
un sistema coordinato che ha dato importanti risultati". Giacomo
Stucchi, presidente del Copasir, intervistato da Affaritaliani.it,
spiega come si stanno muovendo gli 007 italiani in vista dell'imminente inizio
del Giubileo a "Il Giubileo è un evento che interessa prioritariamente
Roma ma anche altri luoghi. É stata cioè definita una strategia policentrica
che interessa anche tutti i luoghi importanti della vita cattolica o altri siti
che potrebbero essere di interesse per chi vuole compiere atti terroristici. Ci
si muove replicando il modello Expo, attività di intelligence a monte e azione
delle forze dell'ordine a valle", spiega il senatore Stucchi."Ad
oggi non c'è alcun particolare allarme specifico per il Giubileo, né sul fronte
interno - quindi formazioni tipo quelle che hanno messo in difficoltà Milano lo
scorso Primo Maggio, ovvero gli antagonisti - né sul fronte estero e quindi
parliamo di minacce terroristiche straniere. Particolari evidenze
ripeto che non ce ne sono. E' chiaro però che anche il minimo segnale viene
attentamente analizzato"."Papa Francesco, come è noto, è un
esponente di uno Stato estero e quindi la sua incolumità viene garantita dai
suoi uomini che si occupano della sicurezza del Vaticano in generale e del
Pontefice in particolare. Certamente c'è una collaborazione con le
forze dell'ordine italiane e un importante scambio di informazioni.
Poi Papa Bergoglio è una persona molto aperta e imprevedibile a cui piace
essere libero negli spostamenti e questo suo comportamento mette a volte in
difficoltà gli uomini che lo devono proteggere. E' vero però, volendo vedere il
bicchiere mezzo pieno, che così facendo il Papa crea però automaticamente
difficoltà anche per coloro che dovessero pianificare un'azione per attentare
alla sua incolumità"."Al momento - conclude il presidente del Copasir
- non ci sono evidenze particolari e specifiche legate alla pianificazione di
possibili atti di stampo terroristico per il Giubileo, ma nessuno naturalmente
può escludere che la situazione possa evolvere in una direzione non desiderata,
ma si lavora tutti col massimo impegno per evitare che ciò accada. Ed è uno
sforzo enorme perché, in un evento come Giubileo, lo ripeto in chiusura,
qualsiasi sito religioso, noto o meno poco importa, al pari di altri luoghi ove
vi sia un assembramento rilevante di persone sono da ritenere possibili target.
Proprio per questo però sono anche i luoghi più analizzati e
sorvegliati, grazie a una mappatura specifica, da intelligente e dalle forze
dell'ordine".
mercoledì 28 ottobre 2015
domenica 25 ottobre 2015
IL TEMPO - 25/10/15 - FONDI DEGLI IMMIGRATI AGLI ITALIANI PRONTA UN'INIZIATIVA PARLAMENTARE
Intervista a Giacomo Stucchi, presidente del Copasir.
«Ai miei cittadini italiani i soldi degli immigrati. Riempi il modulo per richiedere i 37 euro giornalieri». Era il 31 luglio scorso quando Il Tempo diede notizia dell'iniziativa di Fabrizio Sala, sindaco leghista di Telgate, comune della bergamasca, in Lombardia, che con una lettera scritta ai suoi cittadini li invitava «a compilare il modulo allegato» in modo da potersi «adoperare affinché lo Stato - si leggeva nella lettera - si faccia carico delle tue necessità e chiedere al Governo Italiano, anche per te, lo stesso trattamento economico di 37 euro giornalieri, che viene riservato a tutte le persone richiedenti lo status di profugo, che ormai quotidianamente arrivano nelle nostre regioni, grazie alle infelici operazioni Mare Nostrum, Frontex e ora Triton». Nelle settimane successive alla uscita dell'iniziativa il sindaco Sala spiegava che gli erano arrivate «numerose richieste, anche da cittadini di diversi comuni, da ogni parte d'Italia» e che altri sindaci si erano uniti all'iniziativa. L'obbiettivo: portare a Roma, in Parlamento, tutte le richieste di sostegno per i 37 euro recapitate dagli italiani in difficoltà. Oggi, a quasi tre mesi dall'iniziativa, a che punto è la situazione? Lo abbiamo chiesto al senatore della Lega Giacomo Stucchi, presidente del Copasir, che sta seguendo l'iniziativa a livello nazionale. Senatore Stucchi, cosa farete di tutti i moduli di richiesta di sostegno che i cittadini italiani hanno inviato? Li consegnerete al Premier Renzi? «Ci sarà un atto di indirizzo politico, una mozione parlamentare od una risoluzione, stiamo valutando proprio in queste ore, condivisa anche con altri colleghi parlamentari». Con altri parlamentari, dice. Tutti leghisti o anche di altri partiti? «Si, certo, anche di altri partiti oltre a noi della Lega. Si tratta di colleghi parlamentari che ritengono prioritario far avere anche ai cittadini italiani indigenti un trattamento paritario, secondo il principio di uguaglianza previsto dalla nostra Costituzione, rispetto ai cittadini stranieri in difficoltà. Si tratta di allargare agli italiani un diritto che gli stranieri vedono riconosciuto, non di toglierlo agli immigrati. E guardi, glielo dico anche se non credo ci sia bisogno di sottolinearlo perché lo si vede giorno per giorno girando il nostro Paese, i cittadini italiani in difficoltà sono tanti». Lei che tempi prevede per arrivare ad una mozione (o risoluzione) e quindi far pronunciare la politica nazionale italiana, da destra a sinistra, sui 37 euro giornalieri da far avere agli italiani in difficoltà? «Come tempi stiamo verificando proprio in questi giorni e ci stiamo impegnando al massimo per riuscire a portare un testo (che sia mozione o risoluzione) in Aula e far pronunciare il Parlamento, entro dicembre, prima insomma della fine dell'anno. Portare la mozione in votazione prima delle vacanze di Natale sarebbe un segnale politico importante e il Governo, se si pronuncerà contro, dovrà argomentare il perché del suo parere contrario davanti a tutti gli italiani». Per domenica 8 novembre, a Bologna, il leader della Lega Matteo Salvini ha lanciato una manifestazione di liberazione dal Governo Renzi. Sara quella la giornata in cui lancerete anche la sfida politica nazionale sul tema dei 37 euro? «Per domenica 8 novembre a Bologna non è previsto un lancio ma non escludo affatto che nei due giorni precedenti, il 6 e il 7 novembre, possano esserci iniziative ed incontri con i cittadini per spiegare il perché e le ragioni di questa nostra battaglia politica che sta per arrivare a Roma».
«Ai miei cittadini italiani i soldi degli immigrati. Riempi il modulo per richiedere i 37 euro giornalieri». Era il 31 luglio scorso quando Il Tempo diede notizia dell'iniziativa di Fabrizio Sala, sindaco leghista di Telgate, comune della bergamasca, in Lombardia, che con una lettera scritta ai suoi cittadini li invitava «a compilare il modulo allegato» in modo da potersi «adoperare affinché lo Stato - si leggeva nella lettera - si faccia carico delle tue necessità e chiedere al Governo Italiano, anche per te, lo stesso trattamento economico di 37 euro giornalieri, che viene riservato a tutte le persone richiedenti lo status di profugo, che ormai quotidianamente arrivano nelle nostre regioni, grazie alle infelici operazioni Mare Nostrum, Frontex e ora Triton». Nelle settimane successive alla uscita dell'iniziativa il sindaco Sala spiegava che gli erano arrivate «numerose richieste, anche da cittadini di diversi comuni, da ogni parte d'Italia» e che altri sindaci si erano uniti all'iniziativa. L'obbiettivo: portare a Roma, in Parlamento, tutte le richieste di sostegno per i 37 euro recapitate dagli italiani in difficoltà. Oggi, a quasi tre mesi dall'iniziativa, a che punto è la situazione? Lo abbiamo chiesto al senatore della Lega Giacomo Stucchi, presidente del Copasir, che sta seguendo l'iniziativa a livello nazionale. Senatore Stucchi, cosa farete di tutti i moduli di richiesta di sostegno che i cittadini italiani hanno inviato? Li consegnerete al Premier Renzi? «Ci sarà un atto di indirizzo politico, una mozione parlamentare od una risoluzione, stiamo valutando proprio in queste ore, condivisa anche con altri colleghi parlamentari». Con altri parlamentari, dice. Tutti leghisti o anche di altri partiti? «Si, certo, anche di altri partiti oltre a noi della Lega. Si tratta di colleghi parlamentari che ritengono prioritario far avere anche ai cittadini italiani indigenti un trattamento paritario, secondo il principio di uguaglianza previsto dalla nostra Costituzione, rispetto ai cittadini stranieri in difficoltà. Si tratta di allargare agli italiani un diritto che gli stranieri vedono riconosciuto, non di toglierlo agli immigrati. E guardi, glielo dico anche se non credo ci sia bisogno di sottolinearlo perché lo si vede giorno per giorno girando il nostro Paese, i cittadini italiani in difficoltà sono tanti». Lei che tempi prevede per arrivare ad una mozione (o risoluzione) e quindi far pronunciare la politica nazionale italiana, da destra a sinistra, sui 37 euro giornalieri da far avere agli italiani in difficoltà? «Come tempi stiamo verificando proprio in questi giorni e ci stiamo impegnando al massimo per riuscire a portare un testo (che sia mozione o risoluzione) in Aula e far pronunciare il Parlamento, entro dicembre, prima insomma della fine dell'anno. Portare la mozione in votazione prima delle vacanze di Natale sarebbe un segnale politico importante e il Governo, se si pronuncerà contro, dovrà argomentare il perché del suo parere contrario davanti a tutti gli italiani». Per domenica 8 novembre, a Bologna, il leader della Lega Matteo Salvini ha lanciato una manifestazione di liberazione dal Governo Renzi. Sara quella la giornata in cui lancerete anche la sfida politica nazionale sul tema dei 37 euro? «Per domenica 8 novembre a Bologna non è previsto un lancio ma non escludo affatto che nei due giorni precedenti, il 6 e il 7 novembre, possano esserci iniziative ed incontri con i cittadini per spiegare il perché e le ragioni di questa nostra battaglia politica che sta per arrivare a Roma».
venerdì 16 ottobre 2015
FLY ORBIT NEWS - 16/10/15 - Chi controlla i servizi segreti italiani? – L’INTERVISTA al Presidente del Copasir Giacomo Stucchi
Quis custodiet ipsos custodes? Chi controllerà i custodi, si chiedeva il poeta latino Giovenale. Volendo potremmo adattare la frase ai nostri tempi, chiedendoci: chi controllerà chi ci controlla; chi ci guarda e, magari, ci spia? In Italia il controllo politico dei servizi segreti è affidato, dopo la riforma del 2007, al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, meglio conosciuto come Copasir. Compito del comitato è vigilare sull’attività dell’AISE (Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna) e l’AISI (Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna), le due agenzie in cui è attualmente divisa l’intelligence nazionale. Dal 6 giugno del 2013 il Presidente del Copasir è il senatore leghista Giacomo Stucchi: con lui abbiamo dato uno sguardo a 360° sull’attuale attività dei servizi segreti, che spazia dai rischi derivati da una possibile guerra in Siria agli strascichi del caso Hacking Team, passando per il Giubileo, l’Expo di Milano e la crisi dei migranti. In una recente intervista alla Stampa, lei ha parlato di maggiori rischi per l’Italia in caso di bombardamenti all’ISIS in Iraq e Siria. I nostri servizi sono pronti a fronteggiare la minaccia? Nessuno può garantire che non accada nulla. Bisogna essere realistici. In caso di bombardamento i rischi aumentano ma cresce, di conseguenza, anche lo sforzo della nostra intelligence per prevenire ogni situazione di rischio. Naturalmente lavorare per prevenire non vuol dire sventare ogni rischio. Si avvicina il Giubileo straordinario indetto da Papa Francesco: sono attesi milioni di pellegrini a Roma ma anche in centri più piccoli, come Assisi. Come cambia la strategia di sicurezza di un evento concentrato in un punto, come l’Expo, e uno invece più diffuso? La strategia è modulabile. Da un lato su Roma ci sarà un’attenzione particolare, e il modello che ha ben funzionato all’Expo sarà esportato nella capitale. Dall’altro ci sarà un maggiore impegno su una serie di realtà, più piccole, ma comunque considerate sensibili secondo le analisi d’intelligence. Si tratta quindi di un’azione policentrica e insieme centralizzata: la sommatoria di due realtà differenti, ma coordinate tra loro. Anche il tema dell’immigrazione sottolinea l’importanza del controllo delle frontiere. Tuttavia lo stesso ministro degli Esteri Gentiloni ha ammonito che non bisogna confondere «terrorismo e immigrazione» perché «si tratterebbe di un’idiozia». In sostanza bisogna tenere gli occhi bene aperti, ma non fare di tutta l’erba un fascio. Qual è l’approccio dei nostri servizi al problema? Più aumenta il numero degli immigrati e più cresce la difficoltà nell’effettuare controlli. Se l’arrivo di un numero limitato di migranti garantisce il controllo della loro identità, e quindi l’individuazione di eventuali criminali, l’arrivo in massa di tanti individui nello stesso giorno complica molto questo lavoro, e fa diminuire il livello di certezza. Si tratta in ogni caso di un lavoro immane, che viene comunque svolto. Grazie alla costellazione satellitare Cosmo SkyMed l’Italia ha un potentissimo strumento per monitorare il suo territorio. Come utilizzano i nostri servizi i dati provenienti da Cosmo? I nostro servizi chiaramente fanno attività di SIGINT (SIGnals INTelligenc, Spionaggio di segnali elettromagnetici) e utilizzano immagini da diverse realtà. In ogni caso non possiamo dire chi sono i fornitori per motivi di sicurezza. Lo sviluppo di nuovi tecnologie permette la possibilità di avvicinarsi sempre di più alla fonte primaria dell’informazione. Quest’estate il settimanale l’Espresso aveva raccontato dell’aereo spia Dragon Star, preso in affitto dai nostri servizi dalla Lockheed Martin. Non c’è il rischio che questi strumenti, pur utili per la ricerca di potenziali minacce, mettano a rischio la libertà dei cittadini? Il cittadino che potremmo definire comune, che non è un criminale, un terrorista, non ha nulla da temere. Strumenti come Dragon Star e i droni non armati dotati di telecamere vengono utilizzati dai nostri servizi esclusivamente all’estero. In Italia i droni vengono utilizzati dalle forze dell’ordine e dalla Protezione civile solo per monitorare zone difficili. Dragon Star e gli UAV, oggi facili da reperire e poco costosi, sono strumenti che permettono, ripeto all’estero, di avere informazioni e immagini in tempo reale per decidere cosa fare e come agire. Non credo che ci siano violazioni di diritti se parliamo di bande di terroristi. Negli ultimi mesi ha fatto molto scalpore il caso di Hacking Team. Il Ministro della Giustizia Orlando ha detto qualche settimana fa che sono «solo una decina i processi con problemi, ma che in ogni caso bisogna aumentare gli standard di sicurezza». Già dal 2009 il Copasir segue da vicino il problema. Qual è la situazione attuale sul tema dell’aumento della sicurezza nel campo della sicurezza informatica? Sul caso HT abbiamo chiuso i lavori del comitato, facendo il punto della situazione. La nostra preoccupazione maggiore era che fossero stati pregiudicati i processi in corso o che fossero fuoriusciti dalle forze dell’ordine dei dati acquisiti con il software di HT. Fortunatamente tutto questo non è avvenuto e la nostra preoccupazione è stata fugata. Sicuramente però è necessaria una maggiore sicurezza: rimane la necessità di avere dei fornitori – in questo caso soggetti privati – e strumenti che vengano progettati, o che abbiamo un vincolo, verso un unico acquirente. Il Cyber è un mondo in continua evoluzione. Collaboriamo con diversi paesi europei, come l’Olanda e la Germania, per capire come garantire la privacy dai data bank pieni delle informazioni dei cittadini. Come Copasir facciamo un controllo costante sul pieno rispetto delle norme in vigore e delle direttive del garante della privacy. Il fatto che siano aziende private non aumenta il rischi d’incertezza? Se l’acquirente è unico e il prodotto viene sviluppato solo per quel cliente no, perché chi acquista diventa il proprietario del codice sorgente. Nel caso di HT, in cui gli acquirenti sono stati tanti e diversi, c’è sicuramente qualcosa che non ha funzionato. Non deve essere possibile vendere lo stesso prodotto al soggetto A che vuole spiare il soggetto B e viceversa. Lei che idea si è fatto sul caso di HT? Il loro software (Galileo, ndr) è indubbiamente importante, ma ancora oggi in altri paesi ci sono strumenti altrettanto importanti che vengono utilizzati da soggetti diversi. E’ un sistema che però deve essere usato solo ed esclusivamente sotto l’autorizzazione della magistratura. Poi c’è da dire che alcune notizie apparse sui giornali hanno rappresentato il problema in maniera romanzesca: con pc che si accendono da soli o telefonini sempre accesi. La realtà è un po’ diversa. Per quanto riguarda le responsabilità giudiziarie, nelle prossime settimane il Copasir adirà i procuratori che stanno seguendo il caso e cercherà di capire quello che sta venendo fuori dalle indagini. Ma quella è una conseguenza: a noi interessa cosa hanno fatto le agenzie, e in particolare l’AISE, con quel software. Per adesso abbiamo accertato che lo ha utilizzato all’estero senza abusi e rispettando le norme in vigore.
venerdì 9 ottobre 2015
LIBERO - 09/10/15 - ALLARME COPASIR: BANDO MOSCHEE DA FERMARE
Il
bando del Comune andrebbe quantomeno sospeso, se non ritirato". A dirlo è
Giacomo Stucchi, presidente del Copasir, il comitato parlamentare per la
sicurezza della Repubblica, che monitora l'azione dei servizi segreti italiani
(Aisi e Aisi). Nominato nel 2013 al posto di Massimo D'Alema (il posto è
tradizionalmente affidato all'opposizione), il senatore leghista è a conoscenza
di azioni di intelligence e operazioni top secret di contrasto e prevenzione
delle attività terroristiche. Senatore
Stucchi, l'ex magistrato Stefano Dambruoso ha paventato il rischio
fondamentalismo nelle nuove moschee. Lei che si occupa di sicurezza nazionale
pensa che i luoghi di culto possano diventare centri di reclutamento per
terroristi e foreign fighters? "Posso dire che la cronaca
di questi ultimi anni ci ha insegnato che in parecchi casi soggetti che sono
transitati nelle moschee come frequentatori e predicatori si occupassero di
lanciare messaggi molto ostili nei confronti della cultura occidentale e della
religione cristiana del nostro Paese. Le operazioni di polizia e intelligence
hanno portato ad arresti di persone accusate di essere contigue al
fondamentalismo islamico e al terrorismo internazionale e non mi stupirei se in
futuro ce ne dovessero essere altri. In tal caso è importante che la
magistratura possa sempre svolgere controlli su tutti i luoghi, se ritiene che
in essi possano essere compiuti atti sanzionabili sul piano penale. "In concreto come è possibile
controllare che i luoghi di culto non diano spazio al fondamentalismo o,
peggio, al terrorismo e ad altre attività sovversive? "Anzitutto
bisogna premettere che non sono solo le moschee a esserre possibili veicoli di
fondamentalismo o attività terroristiche. Può esserlo qualsiasi luogo, per
assurdo anche un negozio di kebab. Certo, per le attività religiose che si
svolgono e per il numero delle persone che sono in grado di attrarre, le
moschee meritano un'attenzione particolare, al di là dei controlli che si
possono fare quando previsto dalla legge, un'iniziativa interessante da
importare è quella del governo austriaco che, proprio dall'inizio di
quest'anno, ha obbligato i sacerdoti di culto di tutte le religioni di tenere
la funzione religiosa in tedesco, in modo da rendere la predicazione
trasparente e alla luce del sole. Se lo adottassimo anche in Italia eviteremmo
quelle spiacevoli situazioni in cui, di fronte di una predica violenta, si dice
che è stata tradotta male. In altre parole non ci potrebbe più nascondere
dietro la foglia di fico". Il
bando del Comune di Milano, concluso da poche settimane, prevede la costruzione
di due grandi luoghi di culto. Una scelta che ha sollevato le polemiche del
centrodestra ma anche di molti comitati di quartiere e associazioni di
cittadini. Lei come lo giudica? "Penso che il bando del
Comune di Milano andrebbe quantomeno sospeso, se non addirittura ritirato. La
situazione di grande allerta che stiamo vivendo in Italia e soprattutto in una
metropoli come Milano, dove già abbiamo avuto parecchi soggetti quantomeno
problematici, suggerisce cautela". Oltre
alla legge regionale lombarda c'è una normativa nazionale sui luoghi di culto? "No.
L'eventuale identificazione delle aree dove edificare luoghi di culto è
demandata ai Comuni tramite i rispettivi Pgt. Difatti al momento la gran parte
delle moschee è abusiva perchè situata in luoghi con altra destinazione, di
solito commerciale. "Tornando
a Milano molte preoccupazioni riguardano le fonti di finanziamento. Per l'ex
Palasharp l'Associazione Islamica di Milano, espressione del Caim, ha
dichiarato di voler investire 10 milioni di euro provenienti almeno in parte da
Paesi mediorentali (un'altra arriverà da una raccolta di fondi fra i fedeli).
Queste scelte possono comportare dei rischi? "So che
alcune realtà milanesi hanno chiesto fondi ad altrettante in Medio oriente.
Ogni volta che si parla della ricezione di fondi da parte di associazioni o
istituzioni pubbliche estere, specie in Medio oriente, il fatto non può che
destare preoccupazione. Bisogna quantomeno indagare a fono le reali motivazioni
che spingono gli investitori". Sempre
Dambruoso ha denunciato il fatto che un'associazione presente anche a Milano,
Milli Gorus, è inserita nella black list tedesca e degli Emirati Arabi Uniti.
Senza ovviamente voler accusare nessuno, Milano potrebbe costituire un terreno
fertile per il fondamentalismo? "Di associazioni e circoli
religiosi milanesi che destano preoccupazione ce n'è più d'uno e non tutti sono
usciti sui giornali. Alcune di queste realtà hanno dato ospitalità a personaggi
con un passato poco chiaro mentre altre, pur rassicurando l'opinione pubblica
con messaggi moderati, fra le proprie quattro mura ne diffondono ben
altri".
giovedì 8 ottobre 2015
LA STAMPA - 08/10/15 - GIACOMO STUCCHI (LEGA): "DICO SI' AI RAID. MA ASPETTIAMOCI LA REPLICA DELL'ISIS
"La
Lega non si sottrarrà, se ci verrà chiesto di votare per i bombardamenti in
Iraq. Noi pensiamo che l'azione contro il terrorismo dell'Isis debba essere
risoluta e che serva l'impegno di tutti". Giacomo Stucchi, senatore della Lega Nord e
presidente del Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti, non ha
dubbi: stavolta il governo Renzi avrà il loro voto a favore. Presidente Stucchi,
lei però ha già detto che un attimo dopo rischieremo tutti di più.
"Sappiamo bene che quando un Paese si impegna direttamente in azioni
belliche contro l'Isis, andando a colpirli nel loro territorio, ovviamente
aumenta il rischio di una rappresaglia. I proclami contro la Francia hanno
comportato un aumento dell'allerta e una giustificata preoccupazione". L'Italia
sotto questo profilo è pronta? "Da quel che mi risulta - prosegue - la
nostra intelligence si sta muovendo bene. Naturalmente si dovrà fare di più,
perché un rischio possibile dal giorno dopo l'entrata in guerra può diventare
probabile. E il lavoro dell'intelligence diventa sempre più difficile
considerando i pochi uomini e i tanti fronti. Se i numeri dell'immigrazione
dovessero ancora aumentare, ad esempio, il controllo capillare sui possibili
terroristi sarebbe più difficile". Che cosa servirebbe? "Più uomini e
più mezzi. Le leggi ci sono". In definitiva, però, non la scandalizza la
prospettiva di entrare in guerra contro lo Stato Islamico in Iraq. No, non mi
scandalizza. Ripeto: la Lega è d'accordo su una azione più risoluta. Dico solo
che automaticamente vanno prese le contromisure".
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