In attesa di
determinazioni da parte del comitato del golden power di palazzo Chigi in
arrivo, si stringe la
tenaglia sul ruolo di Vivendi su Tim. E la morsa è da più fronti, compresa la
Consob che adesso ha acceso un faro anche sugli spostamenti di pacchetti
azionari avvenuti a cavallo della conversione del bond di Telefonica da 750
milioni. Telecom Sparkle «deve rimanere in mani italiane. Telecom è un’azienda
strategica, stiamo parlando di un’infrastruttura delicata e critica», ha detto
ieri il presidente del Copasir, Comitato per la sicurezza della Repubblica, Giacomo
Stucchi, parlando all’Adnkronos della società di Telecom che gestisce la
rete di cavi sottomarini che collega l’Italia a paesi come Israele e Iran. Il
Copasir, spiega Stucchi, «si è già occupato in più occasioni della vicenda, è
ben nota la mia posizione: quella di tenere in mani italiane la società è
condivisa all’interno del comitato». È stato sollecitato un intervento di
palazzo Chigi in questo senso? «No - risponde il presidente del Comitato - non
ho fatto sollecitazioni. Si tratta di una faccenda molto delicata e ripeto
questa azienda non può essere affidata a mani straniere». Sparkle potrebbe
quindi essere venduta per togliere una società che gestisce il traffico
internet e serve l’intelligence dalla presa francese. Nella vendita potrebbe
tornare in campo la Cdp che è già molto attiva sul tema della rete, il cui
scorporo è stato prospettato dallo stesso presidente Arnaud de Puyfontaine.
D’altro canto non era necessario che il Copasir allartasse palazzo Chigi che da
settimane ha aperto l’istruttoria sul controllo di Tim parte di Vivendi a
seguito della decisione del cda del 27 luglio di avviare «l’attività di
direzione e coordinamento ». C’è da dire che la presa gestionale da parte del
principale azionista che ha provocato lo scossone nella governance e l’innesto
diAmosGenish come direttore operativo, oltre ad aver messo in allerta le Autorità,
ha alimentato il dissenso nel consiglio del gruppo e tra i sindaci. Genish è di
nazionalità israeliana, vive a Londra con un passaporto turistico.
martedì 29 agosto 2017
sabato 19 agosto 2017
19/08/17 - CORRIERE DELLA SERA - Regeni, il Copasir convoca Gentiloni: «Spieghi cosa sapevano i nostri 007»
Il Copasir
ascolterà il presidente del Consiglio sul caso di Giulio Regeni. Il Comitato parlamentare
di controllo sui nostri servizi segreti, infatti, ha convocato per un’audizione
il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni per metà settembre, per ascoltarlo
sul caso Regeni, il giovane ricercatore italiano ucciso in Egitto in maniera barbara
e ancora misteriosa, un po’ più di un anno e mezzo fa, tra gennaio e febbraio
del 2016. Spiega Giacomo Stucchi, senatore leghista che presiede il Copasir: «Sentiremo
il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni in quanto oggi ha la delega come
capo dei servizi segreti». Ai tempi della morte di Giulio Regeni l’attuale
presidente del Consiglio era ministro degli Esteri del governo Renzi e al Copasir
non si esclude di convocare anche l’ex premier. «È un’ipotesi che il Copasir
sta valutando concretamente», dice il senatore Stucchi. E spiega: «Queste
decisioni devono avere una condivisione all’interno del Comitato, non ne
abbiamo ancora discusso». Il problema è far luce sulla vicenda di questa morte
dopo che — il giorno di Ferragosto—è uscito un articolo-inchiesta sul New York
Times. Secondo l’autorevole quotidiano americano, i nostri servizi
segreti avevano avuto un’informativa dall’intelligence americana in cui c’era
descritto come la morte di Regeni fosse stata causata dai servizi segreti
egiziani. Un intreccio di «spie» che il nostro governo ha già smentito categoricamente.
Dice Giacomo Stucchi: «È anche possibile che Barack Obama avesse queste
informazioni, possibile che gli americani abbiano cercato verifiche in Italia.
Ma bisogna capire come, in che modo, i contorni di questa vicenda non sono
chiari». L’articolo del New York Times è venuto fuori in concomitanza con l’invio di Giampiero Cantini
nella nostra ambasciata al Cairo. Dopo la morte di Regeni le nostre relazioni
diplomatiche con l’Egitto si erano interrotte. L’invio di Cantini è stato contestato
anche dai familiari di Giulio Regeni. È da un anno e mezzo che suo padre e sua madre
cercano di sapere la verità sulla morte del ragazzo che il 25 gennaio del 2016
è uscito dalla sua casa del Cairo per prendere una metropolitana ed è stato
ritrovato cadavere in un fosso lungo l’autostrada Cairo-Alessandria una
settimana dopo, il 3 febbraio. Il corpo di Giulio mostrava evidenti segni di
tortura quando è stato trovato in quel fosso senza vita ed è da quel giorno che
suo padre e sua madre stanno lottando per capire perché, da chi, in che modo il
loro figlio è stato ridotto così. «Totale rispetto per i genitori del ragazzo»,
dice il senatore Stucchi. Il prossimo 3 ottobre i genitori di Giulio Regeni
torneranno al Cairo. Per quel giorno il Copasir avrà avuto gli elementi per
sciogliere questo intreccio internazionale. Aggiunge Stucchi: «Con la sua delega
come capo dei servizi segreti il presidente del Consiglio Gentiloni è
certamente la persona più indicata per chiarire la vicenda». Ad ottobre anche
il ministro degli Esteri Angelino Alfano sarà stato ascoltato dalle commissioni
Esteri di Camera e Senato. Mercoledì scorso era stata la presidente della
Camera Laura Boldrini a sollecitare che il governo riferisse al Parlamento al
più presto e si era rivolta al presidente della commissione Esteri di
Montecitorio Fabrizio Cicchitto. Cicchitto ha sentito il presidente della
commissione Esteri di Palazzo Madama ed insieme hanno deciso di fissare la convocazione
per il prossimo 4 settembre. La data ha suscitato non poche polemiche da parte
di Sinistra italiana e di Mdp, che avrebbero voluto accorciare i tempi.
domenica 6 agosto 2017
06/08/17 - FORMICHE - TUTTI GLI EFFETTI POSITIVI DELLA NUOVA INTELLIGENCE 10 ANNI DOPO
L'articolo del presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza
della Repubblica, Giacomo Stucchi, pubblicato sulla rivista Formiche
Dieci anni raccontano un mondo che cambia. E
permettono anche di verificare la magnitudo di un evento. In questo tempo,
oltre il tubo della cronaca si sono fatti strada pensieri strategici e sfide di
contesto. Storie di servizio hanno costruito la sicurezza partendo da una
vision precisa, perché la legge 124 del 3 agosto 2007 si esprime in termini di
“sistema della sicurezza”. Una piccola rivoluzione che ha smontato scenografie
cartonate fatte di pregiudizi e sospetti verso il mondo dei Servizi segreti, mostrando
il fondamentale lavoro svolto sul campo dall’intelligence per la protezione
degli interessi politici, militari, economici, scientifici e industriali
dell’Italia. Non è stata una mano di vernice ma una scelta culturale prima che
legislativa, che ha saputo imprimere indirizzi, capacità organizzativa e
proattiva, permettendo alla intelligence di valorizzare risorse skillate e
analisi che si sono rivelate prioritarie nell’attività di prevenzione e
contrasto della minaccia. I 46 articoli che la compongono hanno riformato
l’intelligence, superando la legge 801 del 1977, per trent’anni la “magna
carta” dei Servizi. Pubblicata nella Gazzetta ufficiale n. 187 del 13 agosto
2007, la norma istitutiva del Sistema di informazione per la sicurezza della
Repubblica, riconosce che l’attività istituzionale della intelligence tutela
l’interesse nazionale. Le sette novità introdotte dalla 124 hanno indicato un
preciso metodo di lavoro: responsabilità politica – alta direzione affidata al presidente
del Consiglio; organi collegiali Cisr; coordinamento al Dis; strutture
operative – Agenzie Aise e Aisi ripartite secondo l’andamento territoriale
della minaccia; segreto di Stato; garanzie funzionali e Copasir, l’organo di
controllo parlamentare. Soprattutto, la legge 124 ha permesso all’intelligence
di esprimersi, perché il comparto ha allargato il proprio core business,
lavorando sempre più a protezione del sistema-Paese nel suo complesso. Un
modello a tendere perché nel nuovo terreno di lotta, l’intelligence aggiorna il
governo sui potenziali target di manovre aggressive. Con la 124, inoltre, i
Servizi hanno aperto una breccia, dialogando con i cittadini: dalla cultura
della segretezza si è passati alla cultura della sicurezza. In tal senso è stata
istituita la Scuola di formazione del Comparto, che si occupa di aggiornamento
e addestramento specialistico e operativo del personale in servizio presso Dis,
Aise e Aisi, ma svolge numerose attività a favore della promozione e diffusione
della cultura della sicurezza, anche attraverso collaborazioni con università,
centri studi e think tank sia in Italia sia all’estero. Il mondo universitario
si è rivelato un importante alleato del sistema-sicurezza e dagli atenei sono
state reclutate professionalità, soprattutto nei settori cyber ed
economico-finanziario, chiamando tanti giovani a lavorare con l’intelligence, a
servizio dello Stato. L’aggiornamento della legge 124 – non un tagliando ma una
opportuna modifica – è poi arrivato con la legge 7 agosto 2012, n. 133. Tra le
disposizioni della norma, all’articolo 1 della legge 124, è stato aggiunto un
comma: “Il presidente del Consiglio dei ministri, sentito il Comitato
interministeriale per la sicurezza della Repubblica, impartisce al dipartimento
delle Informazioni per la sicurezza e ai Servizi di informazione per la
sicurezza direttive per rafforzare le attività di informazione per la
protezione delle infrastrutture critiche materiali e immateriali, con
particolare riguardo alla protezione cibernetica e alla sicurezza informatica
nazionali”. Al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica
(Copasir), che presiedo dal giugno 2013, è affidato il compito di verificare in
modo sistematico e continuativo che l’attività del Sistema di informazione per
la sicurezza si svolga nel rispetto della Costituzione e delle leggi. La legge
ha conferito al Copasir incisivi poteri di controllo e funzioni consultive,
imponendo inoltre al presidente del Consiglio specifici obblighi di
comunicazione nei confronti del Comitato. Più di 180 audizioni tenute finora,
centinaia di ore di lavoro e missioni all’estero, rendono meglio delle parole
il nostro impegno, in un clima di leale collaborazione e sinergia con il
Comparto, e sempre con un’unanimità di vedute e posizioni all’interno del
Comitato. La relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza 2016
spiega che l’intelligence, sempre connessa con la società che difende, è
passata, non solo agli occhi degli italiani, da “apparato” a “comunità”. La
forza della 124 continua a parlare con l’azione – silenziosa e incisiva – degli
uomini e delle donne dell’intelligence. Sulla linea più avanzata della
democrazia, la messa a terra di questa mission significa la sicurezza di tutti.
La 124 ha tracciato la strada di una intelligence moderna che deve avere tutti
gli strumenti per prevenire e combattere i rischi. Indietro non si torna.
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