lunedì 5 gennaio 2009

LA REPUBBLICA - 05/01/09 - BERLUSCONI NEL MIRINO DEL SENATUR. "QUESTO CAOS NON GLI CONVIENE"

di Paolo Berizzi
Gemonio – “Silvio mi aveva detto che su Lufthansa era d’accordo con noi. Non capisco questa sorpresa, è un contropiede. Così mi fa incazzare il Nord, viene fuori un casino che non conviene a nessuno. A lui per primo…” . L’umore di Umberto Bossi – riferisce – chi gli ha parlato nelle ultime ore – è “nero”. Il Senatùr è appena rientrato dalla minivacanza a Ponte di Legno ( a Gemonio ha trovato la sede della Lega imbrattata con la scritta “Morte a Bossi e ai secessionisti”). Tutto pensava tranne di dovere iniziare l’anno con un’altra gatta da pelare. Forse la più spinosa. Non solo perché “finchè c’è la Lega, Malpensa non si tocca”. Ma anche perché “noi fino adesso siamo stati buoni su tutto”. Ha voglia Roberto Calderoli a precisare che “non bisogna mischiare le cose: un conto è Alitalia e un conto è il resto”. Il fatto è che per i leghisti il potere irritante della faccenda Cai-Malpensa, considerato un “voltafaccia” bello e buono, amplifica il più generale disorientamento nei confronti di Roma. Il dribbling della nuova compagnia ha mandato per aria “quello che ci aveva detto Berlusconi”, è sbottato coi suoi il ministro per le Riforme. Per di più arriva alla fine di un periodo di mal di pancia continui: quelli provocati al Carroccio dagli alleati del governo. In primis proprio dal presidente del Consiglio con le sue esternazioni. I colpi di acceleratore sulla riforma della giustizia messa in testa all’agenda governativa; la rigidità sulle intercettazioni telefoniche, sulle quali i lumbard sono molto meno trancianti; infine l’uscita inattesa – “non ne abbiamo mai parlato”, fu il secco commento di Bossi – sull’ipotesi di una riforma presidenziale. Alta è la temperatura ai piani alti di Via Bellerio. Ma la parola d’ordine è “aspettare”, “stare buoni finchè non ci sarà un chiarimento”. Il Senatùr sta mettendo in campo tutta la diplomazia di cui è capace, che ha affinato da quando è tornato a fare il ministro e che ha già sperimentato per tamponare certi eccessi berlusconiani. Mercoledì o al massimo giovedì incontrerà il premier a Roma. Intanto se ne starà tranquillo, per “non far scappare i buoi dal recinto”, e soprattutto “non guastare il clima” in vista dell’arrivo in aula del federalismo. La sensazione è che si abbia la certezza che la partita Alitalia potrebbe chiudersi, e anche in fretta, con un altro risultato. “O una soluzione o un’altra: o Lufthansa o ci liberano gli slot”, punta i piedi Calderoli. Anche perché se Cai dovesse restare ancorata alla sua politica “anti Malpensa e anti Nord” – aggiunge – “il nostro atteggiamento futuro ne terrà conto”. Al centro dei pruriti leghisti, però, c’è, direttamente o indirettamente, Berlusconi: “Rischia di passare alla storia come il becchino di Malpensa”, la butta lì il parlamentare bergamasco Giacomo Stucchi. I nervi sono tesi. Il colpo di teatro di Air France potrebbe rivelarsi una goccia capace di far traboccare qualche vaso. Ragiona un autorevole esponente leghista: “Sembra che dal ministro Matteoli sia arrivata un’apertura: liberare le rotte a primavera. Ma l’aria che tira non è tranquilla. E’ vero che Berlusconi continua a magnificare la sua amicizia con Bossi, ma è anche vero che si ricorda bene cosa fece la Lega nel ’94. in sei mesi facemmo saltare in aria il governo. Per questo non ci devono provocare”.

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