martedì 4 novembre 2008

IL MATTINO - 04/11/08 - "EFFERATA VIOLENZA E PESANTE INTIMIDAZIONE"

di Luisa Maradei

«Efferata violenza» e «pesante intimidazione». Sono queste le parole utilizzate dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, per condannare con fermezza l’ultimo episodio di cieca brutalità che offende, per l’ennesima volta, la sua Napoli già ferita. Quei cinque ragazzi gambizzati sabato notte, tra gli 11 e i 16 anni, scuotono il Colle e mostrano il volto più feroce di una camorra che non rispetta nemmeno i più elementari codici comportamentali: donne e bambini vanno tenuti fuori dalla guerra fra clan. Uno schiaffo ai semi di speranza che parroci silenziosi e associazioni di volontariato continuano comunque a coltivare, con instancabile tenacia, in questa periferia supermarket della droga. E così, dopo un incontro urgente con il ministro dell’Interno Roberto Maroni, Napolitano - in una nota diffusa dal Quirinale - ha «apprezzato l’impegno concreto delle forze dello Stato e delle istituzioni per individuare i responsabili e riaffermare il principio della legalità». E tutto il mondo politico s’interroga sulla ricetta da adottare per stroncare la terribile spirale di odio, sopraffazione e omertà che, in buona parte della periferia napoletana, domina sovrana. Il gruppo del Pd al Senato ha chiesto al presidente Renato Schifani di chiamare subito in aula il ministro dell’Interno per riferire sull’agguato. «La camorra ci ha voluto far sapere che può uccidere anche i bambini» fa sapere il vicepresidente dei senatori Pd Luigi Zanda. Gli fa eco la deputata Luisa Bossa (Pd). «Dobbiamo trarre due conseguenze da questo raid: la barbarie camorrista ha confezionato l’ennesimo messaggio mediatico di brutale efferatezza ”non si risparmiano nemmeno i bambini” - dice - e, non certo l’Esercito, ma solo una scuola pubblica può provare a sottrarre quegli stessi bambini a certe sale giochi così distanti dal gioco e così prossime alla morte». D’accordo, su questo punto, anche il deputato Franco Barbato (Idv) che dice: «Lo Stato deve rispondere offrendo servizi, cultura e politiche sociali al territorio, non solo in modo scenografico inviando i militari». Anche il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini, da Pescara, fa sapere: «Se la criminalità impazza in Campania, allora bisogna verificare l’adeguatezza dei provvedimenti presi». E aggiunge: «Per noi l’impiego dell’Esercito è stato inefficace, bisogna partire dall’organico della polizia di Stato, carente di 8mila unità». Si schiera, invece, per la scelta dell’invio dei militari il ministro della Difesa Ignazio La Russa: «L’agguato di Secondigliano giustifica ancora di più la scelta fatta dal governo di inviare l’Esercito in Campania». Ma, per non riaccendere le aspre polemiche con il Viminale scoppiate per la gestione dei militari al lavoro nel Casertano, dopo l’agguato del 18 settembre agli immigrati di Castelvolturno, si affretta a precisare: «La situazione della criminalità in Campania lasciamola valutare al ministro dell’Interno, che ha la responsabilità e il merito di contrastare con ogni forza quello che sta succedendo in quella regione». E poi aggiunge: «Se i militari possono aiutare le forze dell’ordine nel controllo del territorio, sfido chiunque a dire che non è un fatto positivo. In questi casi mi aspetto condivisione e solidarietà, non polemiche». Della stessa opinione il deputato della Lega Nord e segretario dell’ufficio di presidenza della Camera Giacomo Stucchi che, partendo dalla premessa - «nessuno nella maggioranza ha mai nascosto il grado di difficoltà nella lotta dello Stato contro la camorra, nemmeno il ministro Maroni» - ha invitato «maggioranza e opposizione a fare quadrato intorno alle istituzioni, perché sconfiggere la criminalità è una vittoria di tutti». E c’è anche chi non si meraviglia più del feroce agguato come Ernesto Caffo (Telefono Azzurro): «Non è una novità che la camorra entri con violenza nel mondo dell’infanzia e dell’adolescenza».

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