giovedì 29 gennaio 2015

IL GIORNALE - 29/01/15 - IN TUTTA EUROPA LOTTA ALLA JIHAD. DA NOI TERZO RINVIO AL DECRETO



Londra, Francia e persino l'indolente Unione europea so­no già pronti a combattere il ter­rorismo islamico con nuove leg­gi e nuove armi. Il nostro gover­no invece discute e temporeg­gia. Il terzo rinvio del decreto legge contenente le nuove, indi­spensabili norme antiterrori­smo viene giustificato, a ben tre settimane dall'attacco a Char­lie Hebdo, con la necessità di concentrarsi sull'elezione del presidente. «Fare un decreto su questi temi mentre sono in cor­so le consultazioni per l'elezio­ne del capo dello Stato non c'è sembrato giusto», spiega il sot­tosegretario con delega ai Servi­zi, Marco Minniti negando, pe­rò, l'esistenza di divisioni all'in­terno del governo. Una giustificazione che non soddisfa il presidente del Copasir (Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica) Giacomo Stucchi. «Resto esterrefatto nel vedere che norme destinate a venir ratificate pochi giorni fa verranno approvate, se tutto an­drà bene, appena la prossima settimana. Mai come stavolta - dichiara Stucchi al Giornale - erano presenti tutti gli elemen­ti d'urgenza previsti dalla Costi­tuzione. Ogni giorno perduto è un giorno regalato ai terrori­sti».Secondo Stucchi dietro l'ennesimo rinvio non c'è la nomi­na del Capo di Stato, mala que­stione della «superprocura», l'organismo chiamato a coordi­nare tutte le indagini sul terrori­smo e a sintonizzarsi non solo con l'intelligence nazionale, ma con tutte le autorità simili a livello europeo e internaziona­le. Osteggiata da quanti, come il presidente del Copasir, riten­gono «superfluo mettere in campo un'ulteriore struttura non ancora collaudata e di dub­bia efficacia», la Superprocura è vista con diffidenza anche da chi ritiene imprudente condivi­dere con la magistratura le in­formazioni sull'operato dei ser­vizi segreti. Ecco perché la solu­zione potrebbe essere la trasfor­mazione della Superprocura in un'appendice della Direzione nazionale antimafia. Una soluzione sottoscritta ie­ri, a nome dell'intelligence, da Marco Minniti. «La cosa miglio­re - spiega il sottosegretario - è creare una sezione specializza­ta nel terrorismo all'interno del­la Direzione nazionale antima­fia, in modo da avere un ele­mento di forte coordinamento in una struttura che già esiste senza partire da zero». Mentre governo e istituzioni italiane di­scutono, gli altri Paesi europei sono già in trincea. Nel Regno Unito il decreto con le norme che prevedono il blocco alle frontiere dei reduci jihadisti, maggiori controlli su intemet e telefoni e una stretta vigilanza su università, prigioni e luoghi di culto risale allo scorso no­vembre. La Francia, colpita al cuore dai jihadisti, ha impiega­to due settimane per approvare lenormevolute dal primo mini­stro Manuel Valls che prevedo­no investimenti p er 425 milioni di euro e la creazione di 2600 nuovi posti di lavoro. E persino il Parlamento europeo, regno di tutti i rinvii e ritardi burocrati­ci, ha discusso ieri il nuovo pia­no antiterrorismo proposto dal­la Commissione Ue.Il piano prevede tra l'altro la raccolta elaregistrazione fino a cinque anni dei dati personali di tutti i passeggeri che viaggia­no da e per l'Europa. E tra le 42 tipologie di informazioni regi­strate, non rientreranno solo nominativi, indirizzi e metodi di pagamento, ma perfino le preferenze alimentari. La scel­tadiun menu islamico rigorosa­mente halal sarà ad esempio motivo di segnalazione e com­porterà la registrazione in un database centrale al quale avranno accesso polizia e forze di sicurezza. Nulla comunque in confronto a quello che già av­viene negli Stati Uniti. Lì, come spiega il Wall Street Journal, è già perfettamente operativo - e a disposizione di tutte le forze di polizia e di sicurezza - un si­stema di rilevamento delle tar­ghe attraverso telecamere capa­ce di registrare ed immagazzi­nare i movimenti degli automo­bilisti su tutte le principali stra­de degli Stati Uniti.

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