lunedì 27 febbraio 2017

27/02/17 - FORMICHE - CHI C'ERA ALLA PRESENTAZIONE DELLA RELAZIONE ANNUALE DEL DIS DI PANSA SULLA SICUREZZA

Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e il direttore generale del Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza) Alessandro Pansa hanno presentato oggi a Palazzo Chigi la nuova Relazione annuale sulla politica dell’informazione per la sicurezza, realizzata a cura del Dis.“Uno dei maggiori terreni sui quali si impegnano oggi il gruppo dirigente, la nostra intelligence e il prefetto Pansa in prima persona è la necessità di adeguare l’architettura e l’impegno italiano in termini di cyber security e alle sfide sempre crescenti che la cyber security propone a livello internazionale”, ha detto Paolo Gentiloni. Il riferimento, spiega l’agenzia Cyber Affairs, era alla recente approvazione di un programma nazionale per la cyber security in più fasi e dell’adozione di un nuovo decreto del presidente del Consiglio che sostituisce il Dpcm Monti del 24 gennaio 2013, che ha finora regolato l’architettura nazionale per la sicurezza cibernetica. L’assetto del decreto semplifica e razionalizza la catena di comando, rafforzando i poteri del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica (Cisr) e della sua articolazione tecnica, ai quali è affidata la gestione politica e strategica del contrasto alla minaccia. Il compito di stabilire e coordinare le linee d’azione che dovranno portare ad assicurare i necessari livelli di sicurezza dei sistemi e delle reti di interesse strategico, sia pubblici che privati, verificandone ed eliminandone le vulnerabilità è invece assegnato al direttore generale del Dis (il dipartimento vedrà inoltre collocato al suo interno il Nucleo per la sicurezza cibernetica).“C’è un capitolo a parte nella Relazione al Parlamento”, ha proseguito Gentiloni, “che contiene un documento specificamente dedicato” alla sicurezza cibernetica. “Sappiamo di essere in un mondo in cui si moltiplicano le cosiddette minacce asimmetriche, non c’è più tanto la minaccia tradizionale di eserciti stranieri alle porte, ma ci sono minacce di vario tipo che vengono dagli attacchi cyber e da molte altre questioni. A queste minacce non si risponde nell’illusione di potersi proteggere chiudendoci, ma si risponde accettando la sfida. Più sicurezza non vuol dire meno libertà, al contrario. Oggi avere più sicurezza è una condizione per continuare a vivere liberi, per continuare ad avere una società aperta, ispirata ai valori che abbiamo conquistato e che intendiamo difendere”.​Oltre al primo ministro e al direttore del Dis erano presenti i ministri Marco Minniti, Angelino Alfano e Roberta Pinotti e i componenti del comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica Giacomo Stucchi (presidente), Vito Crimi (M5s), Bruno Marton (M5s), Angelo Tofalo (M5s) Ettore Rosato (Pd) e Rosa Villeco (Pd). Presente anche Mario Parente, chi è il nuovo capo dell’Aisi (ex Sisde, il servizio segreto civile).

giovedì 16 febbraio 2017

16/02/17 - CORRIERE DELLA SERA - PROTESTA ROMANA DEL BENZINAIO



Ha protestato ieri davanti a Montecitorio Giuseppe Effendi, un benzinaio di Azzano che ha dovuto chiudere la sua attività dopo una battaglia con una multinazionale del settore.«Protesto contro un’ingiustizia — ha detto Effendi, 46 anni, accompagnato dal senatore leghista Giacomo Stucchi —. Dal 2006 in poi ho subito contratti vessatori e clausole capestro che mi hanno costretto a chiudere un’attività frutto di tanti anni di lavoro mio e di mio padre».

martedì 14 febbraio 2017

14/02/16 - IL MATTINO - STUCCHI: I NOSTRI DATI IN MANO ITALIANE MA IL GOVERNO DEVE INVESTIRE DI PIU'


Il Presidente del Copasir: bisogna creare un forziere nazionale delle Informazioni più sensibili

Serve un piano del governo in tema di cyber security per proteggere i computer di tutta la pubblica amministrazione in modo che le informazioni sensibili e riservate non siano diffuse all'esterno». Giacomo Stucchi commenta l'inchiesta de Il Mattino che ha divulgato negli ultimi giorni i particolari degli attacchi hacker subiti dalla Farnesina nel 2013. Stucchi, parlamentare leghista, è il presidente del Copasir, il Comitato per la Sicurezza dello Stato. Sempre più spesso siamo nel mirino di spie e un ministero importante come quello degli Esteri si affida ai russi di Kaspersky permettere in salvo i propri dossier? «L'Italia, come tanti altri Paesi" riceve attacchi ogni giorno. L'unica cosa da fare adesso è cercare di creare prodotti informatici che offrano tutte le garanzie di riservatezza e la tutela dei dati contenuti nei nostri server. E, inevitabilmente, questo intervento va applicato a tutta la pubblica amministrazione. Poi non ne farei una questione della nazionalità dell'azienda che se ne occupa, ma è chiaro che se si opera con società italiane si è maggiormente al sicuro>>. Però sono stati messi documenti sensibili nelle mani di un'azienda russa che è stata spesso al centro di scandali per i rapporti contigui ai Servizi russi. Un'anomalia? «Non posso commentare nello specifico per il ruolo di garanzia che ricopro, ma c'è necessità di intervenire e a breve lo faremo. Il Copasir presenterà un proprio parere sul tema che sarà votato all'unanimità da tutti i componenti del Comitato. Al di là del tecnicismo  servirà creare una cassaforte nazionale a cui sarà possibile accedere solo attraverso procedure particolari per fare in modo che determinate informazioni siano visibili solo da chi ha la necessità di consultarle. Nei nostri server bisognerà accedere attraverso codici-sorgente conosciuti solo in ambienti ristrettissimi e, soprattutto, che non siano diffusi fuori dal Paese». Molti dati sensibili sembrerebbe che abbiano valicato abbondantemente i confini nazionali. «Sì, ma non mi risulta che ci sia un affidamento assoluto della tutela dei nostri dati ad altri Paesi, ma posso parlare solo per quanto concerne il nostro comparto intelligence. Eppure, per quanto riguarda altre amministrazioni pubbliche, dobbiamo rivedere l'ultimo decreto Monti in temadi cyber security. Già oggi ci si dovrebbe cautelare con tutta una serie di controlli quando ci si affida a mani straniere, le società esterne devono offrire adeguate garanzie di segretezza».Nella relazione di Kaspersky c'è scritto che la Farnesina è stata bucata dagli hacker perché utilizzava software obsoleti, soprattutto le versioni Java. La nostra intelligence è ogni giorno a lavoro per proteggerci e poi un ministero nevralgico viene attaccato per una leggerezza? <>. Bisogna ammettere che l'Italia non ci fa una gran figura. Gli hacker sarebbero entrati in possesso del dossier sulla sicurezza cibernetica degli Usa, piani militari, dei dati in nostro possesso su Cina, Europa e molte altre zone del mondo. «Tutti i Paesi subiscono attacchi, bisogna attrezzarsi e bisogna mettere nel conto che queste sono le sfide che ci aspettano da qui a molti armi>>. Le risulta che a compiere l'ultimo attacco alla Farnesina per 16 mesi sia stato il team di hacker russi Apt 291?«Come sa non posso rispondere. È un gruppo che è noto a livello mondiale perché è riuscito negli armi ad infiltrarsi nei sistemi informatici dell'intelligence norvegese e della Nato. Però prima di concentrarsi solo sui russi bisogna fare ampie riflessioni, non si può gettare la croce addosso ad un singolo Paese».