lunedì 20 aprile 2015

AFFARI ITALIANI - 20/04/15 - Migranti/ Stucchi (Copasir): controlli seri o rischio terroristi

"Se non facciamo controlli seri potremmo trovarci in casa qualcuno che non ha intenzioni tranquille". Il presidente del Copasir Giacomo Stucchi, intervistato da Affaritaliani.it, parla dei pericoli terroristici legati agli sbarchi di migranti provenienti dalla Libia. "Adesso il problema è capire quale sarà la risposta dei trafficanti di esseri umani a una, spero auspicabile, azione di controllo reale delle coste libiche che deve essere posta in essere al più presto". Stucchi spiega: "Bisogna capire che tipo di reazione avranno, ovvero se sfrutteranno il periodo tra quando viene decisa l'azione e quando verrà attuata concretamente la stessa per inondarci di persone oppure se inevce decideranno di aspettare e quindi di avere più cautela. Il problema reale è che più persone arrivano e più persone vanno controllate per cercare di capire chi sono". Allarme terroristi? Stucchi argomenta: "La possibilità c'è sempre, poi non c'è ovviamente la certezza che nelle navi di clandestini ci siano anche terroristi e si lavora sempre per evitare che ciò accada. Più è alto il numero di persone da gestire e più è difficile ottenere risultati ottimali". Ancora il presidente del Copasir: "I soggetti noti a livello internazionale per essere terroristi sono facilmente individuabili anche in situazioni delicate come quelle degli arrivi di massa, però i soggetti che possono recare danni al nostro ordine e alla nostra sicurezza possono anche essere nuovi, ovvero non noti e non ancora scoperti".

lunedì 13 aprile 2015

AFFARI ITALIANI - 13/04/15 - Il Presidente del Copasir e l'ad Eni visitano il Green Data Center Eni

Il presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), Giacomo Stucchi, e l’Amministratore Delegato di Eni, Claudio Descalzi, hanno visitato il Green Data Center Eni di Ferrera Erbognone (Pavia) realizzato per ospitare i sistemi informatici centrali di elaborazione di Eni, sia di informatica gestionale, sia l’High Performance Computing che supporta il core business dell’azienda, esplorazione e modellistica di giacimento. Il GDC, tra i primi in Europa per tipologia e dimensione (5.200 mq utili, fino a 30MW di potenza IT) e tra i primi al mondo per efficienza energetica, si distingue anche per l’eccellenza dei suoi sistemi di sicurezza. Il centro è dotato infatti di elevati sistemi di protezione che garantiscono la sua sicurezza sia da eventi esterni (terrorismo, alluvioni, ecc.) che da eventi interni (come ad esempio incendi). Eccellenza dei sistemi di security informatica vuol dire anche protezione costante dei dati aziendali attraverso una Control room dotata di strumenti all’avanguardia. L’efficienza energetica del GDC, progettato interamente da Eni, deriva da un particolare sistema raffreddamento (free-cooling), caratterizzato da una struttura che regola la temperatura usufruendo, per almeno il 75% del tempo, direttamente dall’aria esterna, limitando a meno del 25% l’utilizzo di condizionatori. Per il GDC sono state individuate soluzioni innovative per ridurre i consumi energetici, al fine di migliorare il parametro di efficienza energetica PUE (Power Usage Effectiveness - rapporto tra il consumo elettrico complessivo di un Data Center e il consumo dei soli apparati IT). L’obiettivo di scendere al di sotto del valore di 1,2 è stato raggiunto da Eni nel 2014 con un PUE pari a 1,192.Nel GDC è in funzione l’infrastruttura di High Performance Computing, il più potente supercomputer in Europa destinato alla produzione industriale oil&gas e uno dei più grandi in tutto il settore petrolifero. L’HPC consente una più veloce e accurata elaborazione dei dati del sottosuolo con tecnologie proprietarie. La strategia di Eni è infatti quella di utilizzare la più moderna tecnologia di elaborazione per supportare l’esplorazione e la simulazione dei giacimenti. Nel 2014 Eni ha ottenuto da HPCwire il riconoscimento come miglior utilizzo dei sistemi HPC nell’ambito oil&gas mondiale. Nelle classifiche internazionali di settore l’HPC Eni ha capacità totale di calcolo di 3 petaflops e di memorizzazione pari a 7,5 Petabytes è attualmente classificato 12° nell’ultima TOP500 che elenca i maggiori calcolatori del mondo.Altro driver essenziale nella realizzazione di questo progetto è stato l’ottenimento del livello Tier IV, secondo i criteri internazionali di classificazione dell’Uptime Institute (il Tier IV è il livello più alto di garanzia che un data center può offrire).

giovedì 2 aprile 2015

LE FORMICHE.NET - 02/04/15 - MORI, TINEBRA, LEOPARDI E IL PROTOCOLLO FARFALLA. TUTTI I DETTAGLI DELLA RELAZIONE COPASIR

La cosiddetta “operazione Farfalla” che ha visto collaborare tra il 2003 e il 2004 agenti penitenziari e 007 per acquisire informazioni da alcuni detenuti in regime di 41bis, tagliando fuori livello politico (i ministri vigilanti) e magistratura, s’è rivelata “fallimentare”. Mentre “il coinvolgimento di uomini del Dap, del Sisde e della magistratura” ha solo prodotto il risultato che questi “sono stati distolti da attività più utili e produttive per l’Italia e per i cittadini”.
LE CONCLUSIONI DEL COPASIR
Sono alcune delle conclusioni alle quali è giunto il Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica presieduto da Giacomo Stucchi (Lega Nord), che ieri ha diffuso i contenuti di una relazione redatta dal vicepresidente dell’organismo, il senatore Giuseppe Esposito e consegnata ai presidenti di Camera e Senato. Una dettagliata relazione di una trentina di cartelle che riporta, tra l’altro, anche alcuni passaggi di audizione che si è deciso di “desecretare” per la prima volta. Il testo ha preso in esame tre operazioni che hanno visto coinvolta l’intelligence italiana e il Dap – Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria – nel tentativo di raccogliere informazioni da detenuti o collaboratori in diversi periodi temporali, in un contesto storico e legislativo molto differente. Protagonisti dell’attività gli allora direttori di Sisde e Dap, Mario Mori e Giovanni Tinebra, ed il responsabile dell’Uffici ispettivo del Dap, Salvatore Leopardi.
OPERAZIONE FARFALLA
Per quanto riguarda l’operazione Farfalla, la relazione di Esposito ricorda che “nel corso del 2004 si programmò e iniziò l’operazione con l’obiettivo di raccogliere informazioni, tramite il Dap, da detenuti che, sentendosi abbandonati dalle proprie famiglie o dalle organizzazioni criminali di appartenenza, avrebbero potuto manifestare la disponibilità a fornire informazioni di natura fiduciaria subordinata a dei vantaggi anche di natura economica per sé stessi o per i loro parenti”. Una operazione che, però, è risultato aver “sconfinato la cornice normativa allora vigente” e che ha fatto emergere, si legge nel documento del Copasir, “un quadro complessivo caratterizzato da una gestione superficiale e da carenze organizzative aggravato da un’assenza di tracciabilità documentale che, oltre a non aver condotto a risultati di qualche utilità, ha reso possibili letture dietrologiche della vicenda, con riferimento a inesistenti “protocolli” piuttosto che a specifiche operazioni. Peraltro si sottolinea che gli organi giudiziari non hanno riscontrato elementi per promuovere azione penale”.
RIENTRO
Non differente il giudizio per quanto riguarda “l’operazione Rientro“, avviata nel dicembre 2005 e conclusa nel luglio 2006. Nata dalla proposta di un detenuto del carcere di Sulmona, Antonio Cutolo, al direttore dello stesso istituto penitenziario, era volta a fornire elementi utili alla cattura di Edoardo Contini, all’epoca latitante di camorra e figura importante nella gerarchia criminale campana. Riscontri e informazioni poi rivelatesi non attendibili e che portò lo stesso Cutolo alla denuncia da parte del Dap, a Carabinieri e Polizia. Anche in questo caso ad essere messa in discussione è stata la modalità seguita e “rivelatasi anch’essa un insuccesso”, ha poi concluso il Copasir nella sua relazione.
SISDE INGOVERNATO?
La relazione rivolge critiche anche nei confronti del servizio di sicurezza del tempo, il Sisde, considerato “di fatto ingovernato”. Prova ne è, spiega Esposito, “che per 14 mesi ha condotto l’operazione che avrebbe dovuto coinvolgere gli otto uomini più potenti della mafia che fu un fallimento di cui oggi restano agli atti solo 13 appunti”.
FLAMIA
Diversa la valutazione per l’ultimo caso analizzato, quello relativo alla cosiddeta vicenda Flamia, dal nome dell’informatore (Rosario Flamia) scelto per “attenzionare” da parte dei nostri Servizi di sicurezza il mandamento di Bagheria nel 2008. Personaggio legato ad esponenti di spicco del mandamento e all’epoca non sottoposto a detenzione. In questo caso, grazie anche alle mutate normative che hanno portato ad una “disciplina più rigorosa e definita”, “la collaborazione della fonte fiduciaria – scrive la relazione del Copasir – ha contribuito alla realizzazione di importanti risultati investigativi nella lotta alla criminalità organizzata. Le risultanze dell’indagine consentono di affermare che, anche in questo caso, il personale dei Servizi abbia agito nel rispetto della normativa di riferimento”.