L’esercizio dei poteri del golden power deve sì rispondere all’interesse
nazionale, ma anche a criteri di sicurezza e ordine pubblico. D’altronde, la
competizione globale si gioca ormai soprattutto nel settore
economico-finanziario, e c’è il rischio di trovarsi impreparati di fronte a
operazioni di indebita penetrazione straniera. A dirlo è il Copasir, il
Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, all’interno della
Relazione annuale al Parlamento che Formiche.net e Cyber Affairs hanno
visionato prima della pubblicazione ufficiale. IL TREND DELLE MINACCE Il
punto di partenza, come negli altri settori dell’attività di intelligence, è la
costatazione da parte del Copasir di un contesto in rapida evoluzione, in cui
il trend delle minacce è in aumento costante, sia per quantità, sia per
tipologia. “Sono sempre maggiori – si legge nel documento – le minacce al
sistema Paese nella sua dimensione economico-finanziaria, innescate in primo
luogo dai processi di globalizzazione e di evoluzione tecnologica, soprattutto
nel campo delle comunicazioni, e da un sistema internazionale multipolare, nel
quale gli alleati sono nel contempo concorrenti in un’aspra competizione che si
combatte nell’arena dell’economia, dagli assetti societari e bancari al mondo
dell’impresa”. Tutto questo, prosegue il Copasir, “influenza inevitabilmente
anche le politiche di intelligence”. TRA RISCHI CYBER E GEOPOLITICA A
preoccupare il Comitato presieduto da Giacomo Stucchi (in foto)
sono soprattutto due aspetti. Il primo riguarda “i rischi legati ad attacchi e
aggressioni di tipo cibernetico”. A prescindere dall’attaccante, “attori
statali, gruppi terroristici, componenti della criminalità organizzata, hacker
e insider”, per questo tipo di minaccia gli obiettivi sono “non solo target
pubblici – spiega il documento – ma anche industrie strategiche e piccole e
medie imprese, anche a causa di un livello non sempre adeguato dei presidi di
sicurezza informatica”. Tutti questi potenziali obiettivi “rischiano di essere
seriamente compromessi”. Il secondo aspetto riguarda invece “le implicazioni
della cosiddetta sicurezza energetica”, per cui si teme la messa in pericolo
degli approvvigionamenti di energia in ipotesi di crisi o di attacco, sempre
più plausibili data la complicazione delle dinamiche geopolitiche. In questo
senso, il Comitato si è mosso richiedendo “l’acquisizione di periodiche ed
aggiornate schede informative in merito ai rischi ed alle vulnerabilità
concernenti aziende italiane di primaria rilevanza e sulle iniziative assunte
dalle Agenzie nell’ambito dell’intelligence economico-finanziaria”. Proprio
questa, spiega la Relazione, è “uno strumento irrinunciabile per la difesa del
sistema-Paese e del suo tessuto di aziende ed imprese che operano in una arena
globalizzata dove si consuma una forte competizione”. La prima esigenza, che il
Comitato afferma di aver “rimarcato” nella sua azione, è “distinguere e
classificare le attività di minaccia che si svolgono in un contesto di piena
legalità”, da quelle che si configurano come “un indebolimento del sistema
economico nazionale o un’indebita penetrazione straniera in settori strategici
o che favoriscono operazioni di dubbia natura”. IL CASO VIVENDI-TIM A
tal riguardo, grande attenzione è stata rivolta soprattutto ai poteri del
golden power, che il governo può esercitare per evitare che società considerate
strategiche finiscano in mano a controllori stranieri. Sul tema il Comitato ha
sentito sia il premier Paolo Gentiloni sia il ministro dello
Sviluppo economico Carlo Calenda. Il caso di riferimento, a cui è
dedicata gran parte del capitolo della Relazione su intelligence
economico-finanziaria, è quello della scalata della francese Vivendi a Tim,
bloccata a ottobre dall’esecutivo italiano. Il giudizio da parte del Copasir
sull’operato di Palazzo Chigi appare positivo, soprattutto per quello che
riguarda il coinvolgimento del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza
(Dis). Un suo rappresentante, infatti, partecipa al Comitato di monitoraggio,
istituito dal dpcm del 16 ottobre (quello con cui il governo ha esercito il
golden power sull’operazione), che avrà il compito di verificare il rispetto
delle prescrizioni previste per Tim e le controllate di Telecom Italia Sparkle
e Telsy. La società, infatti, ricostruisce la Relazione, sono tenute a “fornire
preventiva informazione in merito ad ogni decisione che possa ridurre o cedere
capacità tecnologiche, operative, industriali nelle attività strategiche”. Tali
misure, spiega il Comitato, “appaiono tali da rafforzare la protezione di
società di rilevante interesse strategico per il Paese, atteso che le stesse
veicolano un volume assai significativo di dati e comunicazioni”. PER UN
CORRETTO RICORSO AL GOLDEN POWER Quella percorsa nel caso Vivendi-Tim è,
secondo il Copasir, la strada da seguire per evitare “possibili acquisizioni
predatorie da parte di gruppi societari stranieri”. Ciò riguarda non solo le
telecomunicazioni, ma tutti i settori ad alta intensità tecnologica. Essi
includono (come da decreto legge 148 del 2017, ribadito dal Comitato) le
infrastrutture per “immagazzinamento e gestione dei dati, infrastrutture
finanziarie”, tecnologie critiche come “l’intelligenza artificiale, la
robotica, i semiconduttori, la tecnologia spaziale o nucleare”, e anche
“l’accesso a informazioni sensibili o capacità di controllo” delle stesse. Per
tutti questi settori, il criterio da considerare per l’esercizio dei poteri
speciali “non è più l’interesse nazionale, bensì quello del pericolo per la sicurezza
e l’ordine pubblico”. Inoltre, spiega ancora il documento, l’eventuale natura
esterna all’Unione europea dei soggetti che investono in tali settori “può
costituire un indice sintomatico della potenziale incidenza dell’operazione in
atto sulla sicurezza e sull’ordine pubblico”.
venerdì 2 febbraio 2018
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