giovedì 29 dicembre 2016

CORRIERE DELLA SERA - 29/12/16 - IL PIANO DEL VIMINALE: TRENI E STAZIONI, PIU' CONTROLLI.

Controlli rafforzati, soprattutto sui treni e nelle stazioni. Perquisizioni e attività investigativa. E un certo fastidioper quel ditino puntato verso le nostre forze dell'ordine dalla Germania: che lascia filtrare di aver avvertito l’Italia già sette mesi fa del fatto che Anis Amri era un jihadista pericoloso. Al Viminale, mentre si intensifica la caccia al giro di amicizie del presunto attentatore del mercatino di Natale, sale l'irritazione. Il risalto dato a quelle rivelazioni sull'alert lanciato alla nostra Digos viene letto come il tentativo di scaricare altroveerrori compiuti a Berlino. Perché mentre si lanciavano allarmi internazionali Amri ha potuto agire indisturbato e fuggire in Italia dove,per altro, si rimarca al Viminale, il tunisino è stato ferma todai nostri agenti, risolvendo (tragicamente, con la morte del ragazzo) un serio problema alle forzedi polizia tedesche che ne avevano perso le tracce? Lo dice, chiaro, il presidentedel Copasir, Giacomo Stucchi:«Cosa significache la polizia tedesca ci aveva segnalato a maggio che Anis Amri era pericoloso? Ce l'avevano a casa loro. Sette mesi fa era in Germania. E le autorità tedesche sapevano che era pericoloso perché l'Italia glielo aveva segnalato già un anno prima, a giugno – luglio 2015. Tanto è vero che stavano preparandosiad espellerlo. Grazie dell'avvertimento, ma noi lo sapevamo. Erano loro, che ce l'avevano sul proprio territorio, a dover agire». Quantoalle segnalazioni su avvistamenti del tunisino in Italia prima e dopo l'attentato il Viminale è piuttostoscettico. Dal 19 dicembre in poinon si contano più le persone che credono di aver visto Anis Amri. E costringono a verifiche.Distogliendoforze alla pista delle coperture italiane einternazionali, sulle quali Amri contava per fare forse come Salah Abdeslam. Fingersi martiree invece sparire. Pista che promette una svolta. Intanto si intensificano le misure di sicurezza anti-attentati. «C'è una forte preoccupazione razionale, non una fobia», spiegaStucchi. «Ciò che è accaduto trasforma soft­ target in hard-target. Ma la paura non deve bloccare ildivertimento. Io stesso farò Capodanno in piazza».