Per la grazia ad Antonio Monella, l’imprenditore
edile di Arzago in carcere esattamente da un anno (si è costituito l’8
settembre del 2014), scende in campo di nuovo il segretario della Lega Matteo
Salvini. Il leader del Carroccio, che già a luglio si era recato al Quirinale
dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella per perorare la causa del
bergamasco, domenica è tornato alla carica in maniera meno istituzionale: ha
«placcato» il ministro della Giustizia Andrea Orlando al termine del forum
Ambrosetti a Villa d’Este di Cernobbio. Un incontro non previsto, avvenuto in
platea al termine del dibattito. Così, mentre si tiravano le conclusioni sulla
tre giorni dedicata alle strategie competitive per il futuro, Salvini ne ha
approfittato per tornare a porre la questione Monella, di cui la Lega ha fatto
una bandiera. «Ho visto il ministro - racconta Salvini - e ho colto l’occasione
per fermarlo e chiedere a che punto siamo con la domanda di grazia e se c’è
speranza». Un placcaggio che secondo i presenti il ministro ha accolto con
freddezza, ma a cui ha tenuto botta. Orlando ha confermato di aver ricevuto il
parere del Tribunale di Sorveglianza. L’ultimo atto per poter istruire la
pratica, secondo le fonti leghiste, gli è stato inviato dall’ufficio giudiziario
giovedì scorso. «Il ministro mi ha assicurato che entro settembre manderà
avanti la richiesta con parere favorevole - continua Salvini -. Dicendomelo mi
ha stretto la mano e per me questo vuol dire un impegno concreto. Mancano 20
giorni e speriamo che le sue non siano solo parole. Anche perché Antonio
Monella ha già pagato dieci volte quello che ben altri dovrebbero pagare. La
questione rimane di far uscire di prigione una persona per bene». Le porte del
carcere per l’imprenditore arzaghese si erano aperte l’8 settembre dell’anno
scorso, quando si era presentato spontaneamente in via Gleno dopo che erano
scaduti i sei mesi di differimento della pena, che aveva chiesto nell’attesa di
una domanda di grazia presentata in scadenza di mandato all’allora presidente
della Repubblica Giorgio Napolitano che però non aveva risposto. Monella
doveva scontare sei anni e due mesi per aver sparato nel 2006 a Helvis
Hoxa, un albanese di 19 anni sorpreso nella notte tra il 5 e il 6 settembre
durante il furto del suv dal cortile di proprietà dell’imprenditore, di fronte
alla sua villa. Il 19enne era morto poche ore dopo per le ferite riportate e
per l’arzaghese era scattata l’accusa di omicidio: condanna di primo grado a
otto anni nel 2011, sconto in appello a sei anni e due mesi, confermati dalla
sentenza definitiva della Cassazione il 25 febbraio dell’anno scorso. Un caso
simbolo per la Lega che da allora si è impegnata a fianco dell’imprenditore con
campagne di sensibilizzazione, raccolta firme e striscioni appesi nei comuni
dove governa e presidi. «Ne abbiamo fatte di tutti i colori e continueremo a
inventarcene - conferma Salvini - per tenere il caso vivo e dare speranza a lui
e alla sua famiglia. Sono andato anche al Quirinale per incontrare il
presidente della Repubblica e non ci ero mai stato prima». Ha fatto notizia
però anche l’offerta di Roberto Calderoli di ritirare i 600 mila
emendamenti alla legge di riforma del Senato in cambio della grazia. Ma anche
la netta presa di posizione del sindaco di Arzago in favore dell’imprenditore:
Gabriele Riva, segretario provinciale del Pd, i è schierato apertamente per la
grazia. Oggi un altro senatore leghista, Giacomo Stucchi, si recherà in
visita a Monella. «Volevo passare ieri - spiega - ma sono stato trattenuto da
impegni di partito. A quanto detto posso aggiungere che mi risulta che il
ministro Orlando tornerà tra poco da una missione all’estero e dovrebbe
affrontare la questione velocemente prima di ripartire. Sono notizie che darò a
Monella e spero che lo rendano, non dico felice, perché in carcere non si può
essere felici, ma almeno fiducioso».
martedì 8 settembre 2015
venerdì 4 settembre 2015
IL TEMPO.IT - 04/09/15 - IL SINDACO LEGHISTA E IL BOOM DEI 37 EURO AGLI ITALIANI
Centinaia di richieste da tutta Italia. Il Comune di Telgate prosegue la battaglia per far trattare i cittadini come gli immigrati.
«Ho prorogato il termine di scadenza per la consegna dei moduli relativi alla richiesta dei 37 euro giornalieri fino al 4 ottobre prossimo perché sono arrivate più richieste del previsto e non solo da cittadini del mio Comune ma anche da fuori, da ogni parte d’Italia». Fabrizio Sala, sindaco leghista di Telgate, paese in provincia di Bergamo, a fine luglio aveva spiegato a Il Tempo la sua iniziativa: fate anche voi italiani gli immigrati, avrete i 37 euro giornalieri. Polemica e proposta, per dare pure ai cittadini più bisognosi del nostro Paese i 37 euro destinati ai profughi, con tanto di modulo inviato alle famiglie del suo comune, da compilare per verificare gli aventi diritto in base al reddito e riconsegnare. Da quando ha fatto l’annuncio - spiega Sala al nostro giornale - «sono arrivate al Comune un centinaio di richieste da parte di famiglie di Telgate, e parliamo di un Comune che ha poco più di cinquemila abitanti, e quasi altrettante da altri Comuni sparsi per l’Italia». Per quanto riguarda le richieste da fuori Telgate, il sindaco spiega che le «sta reindirizzando ai Comuni competenti in base alla residenza di chi scrive» mentre per i suoi cittadini dice che le cento e passa richieste giunte in comune sono a livello di nucleo familiare quindi come numero di persone sono ancora più alte. La proroga, che sposta la scadenza ai primi di ottobre, oltre a dare modo al sindaco di far fronte alle tante richieste si avvicina anche alla data della tre giorni di protesta, il blocco totale dell’Italia, annunciata da Matteo Salvini, leader della Lega, per il 6, 7 e 8 novembre prossimi. La Lega, infatti, attraverso Giacomo Stucchi - dice il sindaco Sala - che è senatore e presidente del Copasir sta lavorando anche ad una proposta parlamentare più ampia, per portare a livello di legge l’iniziativa dei 37 euro per gli italiani. «In queste settimane - spiega Sala - oltre a leggermi le richieste dei mie cittadini, che sono la fotografia di quanto sia difficile oggi per gli italiani andare avanti, mi sono anche reso conto che molte persone magari sono titubanti per una ragione di vergogna o di pudore, perché per un italiano oggi far vedere di non essere in grado di andare avanti non sempre è facile. Anche per questo sui 37 euro non molleremo perché la realtà dei nostri concittadini, quando si fa politica, è la prima cosa da guardare per avanti e per risolvere, giorno per giorno, i problemi che presenta».
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