martedì 8 settembre 2015

CORRIERE DELLA SERA - 08/09/15 - LA GRAZIA A MONELLA. SI' DI ORLANDO A SALVINI


Per la grazia ad Antonio Monella, l’imprenditore edile di Arzago in carcere esattamente da un anno (si è costituito l’8 settembre del 2014), scende in campo di nuovo il segretario della Lega Matteo Salvini. Il leader del Carroccio, che già a luglio si era recato al Quirinale dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella per perorare la causa del bergamasco, domenica è tornato alla carica in maniera meno istituzionale: ha «placcato» il ministro della Giustizia Andrea Orlando al termine del forum Ambrosetti a Villa d’Este di Cernobbio. Un incontro non previsto, avvenuto in platea al termine del dibattito. Così, mentre si tiravano le conclusioni sulla tre giorni dedicata alle strategie competitive per il futuro, Salvini ne ha approfittato per tornare a porre la questione Monella, di cui la Lega ha fatto una bandiera. «Ho visto il ministro - racconta Salvini - e ho colto l’occasione per fermarlo e chiedere a che punto siamo con la domanda di grazia e se c’è speranza». Un placcaggio che secondo i presenti il ministro ha accolto con freddezza, ma a cui ha tenuto botta. Orlando ha confermato di aver ricevuto il parere del Tribunale di Sorveglianza. L’ultimo atto per poter istruire la pratica, secondo le fonti leghiste, gli è stato inviato dall’ufficio giudiziario giovedì scorso. «Il ministro mi ha assicurato che entro settembre manderà avanti la richiesta con parere favorevole - continua Salvini -. Dicendomelo mi ha stretto la mano e per me questo vuol dire un impegno concreto. Mancano 20 giorni e speriamo che le sue non siano solo parole. Anche perché Antonio Monella ha già pagato dieci volte quello che ben altri dovrebbero pagare. La questione rimane di far uscire di prigione una persona per bene». Le porte del carcere per l’imprenditore arzaghese si erano aperte l’8 settembre dell’anno scorso, quando si era presentato spontaneamente in via Gleno dopo che erano scaduti i sei mesi di differimento della pena, che aveva chiesto nell’attesa di una domanda di grazia presentata in scadenza di mandato all’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che però non aveva risposto. Monella doveva scontare sei anni e due mesi per aver sparato nel 2006 a Helvis Hoxa, un albanese di 19 anni sorpreso nella notte tra il 5 e il 6 settembre durante il furto del suv dal cortile di proprietà dell’imprenditore, di fronte alla sua villa. Il 19enne era morto poche ore dopo per le ferite riportate e per l’arzaghese era scattata l’accusa di omicidio: condanna di primo grado a otto anni nel 2011, sconto in appello a sei anni e due mesi, confermati dalla sentenza definitiva della Cassazione il 25 febbraio dell’anno scorso. Un caso simbolo per la Lega che da allora si è impegnata a fianco dell’imprenditore con campagne di sensibilizzazione, raccolta firme e striscioni appesi nei comuni dove governa e presidi. «Ne abbiamo fatte di tutti i colori e continueremo a inventarcene - conferma Salvini - per tenere il caso vivo e dare speranza a lui e alla sua famiglia. Sono andato anche al Quirinale per incontrare il presidente della Repubblica e non ci ero mai stato prima». Ha fatto notizia però anche l’offerta di Roberto Calderoli di ritirare i 600 mila emendamenti alla legge di riforma del Senato in cambio della grazia. Ma anche la netta presa di posizione del sindaco di Arzago in favore dell’imprenditore: Gabriele Riva, segretario provinciale del Pd, i è schierato apertamente per la grazia. Oggi un altro senatore leghista, Giacomo Stucchi, si recherà in visita a Monella. «Volevo passare ieri - spiega - ma sono stato trattenuto da impegni di partito. A quanto detto posso aggiungere che mi risulta che il ministro Orlando tornerà tra poco da una missione all’estero e dovrebbe affrontare la questione velocemente prima di ripartire. Sono notizie che darò a Monella e spero che lo rendano, non dico felice, perché in carcere non si può essere felici, ma almeno fiducioso».

venerdì 4 settembre 2015

IL TEMPO.IT - 04/09/15 - IL SINDACO LEGHISTA E IL BOOM DEI 37 EURO AGLI ITALIANI

Centinaia di richieste da tutta Italia. Il Comune di Telgate prosegue la battaglia per far trattare i cittadini come gli immigrati.
«Ho prorogato il termine di scadenza per la consegna dei moduli relativi alla richiesta dei 37 euro giornalieri fino al 4 ottobre prossimo perché sono arrivate più richieste del previsto e non solo da cittadini del mio Comune ma anche da fuori, da ogni parte d’Italia». Fabrizio Sala, sindaco leghista di Telgate, paese in provincia di Bergamo, a fine luglio aveva spiegato a Il Tempo la sua iniziativa: fate anche voi italiani gli immigrati, avrete i 37 euro giornalieri. Polemica e proposta, per dare pure ai cittadini più bisognosi del nostro Paese i 37 euro destinati ai profughi, con tanto di modulo inviato alle famiglie del suo comune, da compilare per verificare gli aventi diritto in base al reddito e riconsegnare. Da quando ha fatto l’annuncio - spiega Sala al nostro giornale - «sono arrivate al Comune un centinaio di richieste da parte di famiglie di Telgate, e parliamo di un Comune che ha poco più di cinquemila abitanti, e quasi altrettante da altri Comuni sparsi per l’Italia». Per quanto riguarda le richieste da fuori Telgate, il sindaco spiega che le «sta reindirizzando ai Comuni competenti in base alla residenza di chi scrive» mentre per i suoi cittadini dice che le cento e passa richieste giunte in comune sono a livello di nucleo familiare quindi come numero di persone sono ancora più alte. La proroga, che sposta la scadenza ai primi di ottobre, oltre a dare modo al sindaco di far fronte alle tante richieste si avvicina anche alla data della tre giorni di protesta, il blocco totale dell’Italia, annunciata da Matteo Salvini, leader della Lega, per il 6, 7 e 8 novembre prossimi. La Lega, infatti, attraverso Giacomo Stucchi - dice il sindaco Sala - che è senatore e presidente del Copasir sta lavorando anche ad una proposta parlamentare più ampia, per portare a livello di legge l’iniziativa dei 37 euro per gli italiani. «In queste settimane - spiega Sala - oltre a leggermi le richieste dei mie cittadini, che sono la fotografia di quanto sia difficile oggi per gli italiani andare avanti, mi sono anche reso conto che molte persone magari sono titubanti per una ragione di vergogna o di pudore, perché per un italiano oggi far vedere di non essere in grado di andare avanti non sempre è facile. Anche per questo sui 37 euro non molleremo perché la realtà dei nostri concittadini, quando si fa politica, è la prima cosa da guardare per avanti e per risolvere, giorno per giorno, i problemi che presenta».