venerdì 17 dicembre 2010

IL SOLE 24 ORE - 17/12/10 - IL "DOPPIO" TAVOLO SULLA GOVERNANCE DEL CENTRODESTRA

ROMA. Sul terzo polo la metafora più calzante, visti i tempi, è di Giorgio Tonini, senatore "democratico" attento osservatore anche di quello che accade oltre il Pd. «È come se Berlusconi si fosse trasfomato in Marchionne. Anche lui ha annunciato una newco nel centro-destra per allargare la maggioranza ai singoli e con contrattazione privata. E Casini ha sfoderato un riflesso sindacale creando, con il polo della nazione, le condizioni per una trattativa e un contratto collettivi». Non è solo il senatore Pd a considerare la mossa del terzo polo uno «stadio intermedio-difensivo», quindi, «senza alcuna prospettiva politico-strategica» come dice anche Alessandro Campi, direttore scientifico della fondazione finiana FareFuturo. È soprattutto in casa Udc che quel coordinamento di «quasi 100 parlamentari» viene considerato una "sala d'aspetto" per prepararsi a due tavoli e due scenari. Il piano A, nelle idee dell'entourage di Casini, è un negoziato con il Pdl e il premier sui futuri assetti del centro-destra, inclusa la successione del Cavaliere. È chiaro che un tavolo così delicato non può essere affrontato senza forza contrattuale e sotto la minaccia di uno scippo di propri parlamentari: a questo scopo provvede il polo della nazione. Ma, naturalmente, esiste pure un piano B perché il voto anticipato è ancora in campo. E dunque, a Casini, il terzo polo serve per affrontare le urne nel caso la Lega stacchi la spina. Ma non tutti ci credono. «Perfino in caso di elezioni credo che l'Udc avrà dei problemi ad andare con Fini. Conosco la realtà del Nord e lì i mal di pancia dei centristi sono forti: la paura è di sparire dopo essere usciti dalle giunte piemontesi e venete. E a marzo, con le amministrative, non gli consentiremo più giochetti a geometrie variabili. Saranno disposti a perdere Milano? E Torino? E Napoli?». Giacomo Stucchi è un parlamentare leghista, punto di riferimento di una provincia – quella di Bergamo – che conta nella geografia del Carroccio, molto vicino a Calderoli e Maroni. E secondo i suoi calcoli «Casini non farà la guerra: glielo dice il Vaticano e pure la sua base, tra l'altro a gennaio c'è un giro di nomine nelle authorities».

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