Il presidente del
Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti, il senatore Giacomo
Stucchi, della Lega, normalmente è un ottimista. Oggi, no. «Dobbiamo essere
realisti. La situazione è sempre più grave». Eppure si dice che l'lsis sul campo arretra. «È verissimo. Ma ha anche cambiato strategia. Dal conflitto simmetrico,
tra eserciti, in campo aperto, stanno passando a un conflitto asimmetrico. Pochi
uomini che si immolano per ottenere un risultato enorme». Era sbagliato combatterli militarmente? «No, è un bene che in Iraq,
in Siria, c ora anche in Libia, si stia riducendo la loro arca di influenza, ma
il contraccolpo, da quanto ci dicono i servizi segreti, è evidente. Il Califfo non
chiama più i foreign fighters a combattere da loro, ma li invita a colpire
dovunque si trovino. Al limite l'indicazione che hanno è
di spostarsi in Occidente. E il primo obiettivo restano gli
infedeli. Cioè noi. Stanno tornando alle origini, agli attacchi suicidi. Sembrerebbe un bene che Isis rinunci all'idea
del Califfato in terra d'islam c che sia costretta alla clandestinità. Sono
in evidente arretramento. Però reagiscono nel modo che per loro è il più
produttivo. Piuttosto che perdere dieci miliziani in battaglia, meglio mandare
uno o due aspiranti suicidi a colpire un obiettivo facile, con tanta gente
innocente. E meglio ancora se occidentali. Così è garantita un'éco mondiale, devastante
per l'opinione pubblica». In effetti è impressionante il bollettino di guerra.
«Guardi, il passaggio di Daesh alla seconda fase, se possibile, preoccupa ancor
più di prima. Perché s'è visto che potrebbe esserci tanta gente
che simpatizza per loro. E poi perché s'è visto che colpiscono sempre più
spesso obiettivi facili, i cosiddetti soft target. L'effetto terroristico è lo stesso.
Il che, per venire all'Italia, ci deve spaventare: se i luoghi a rischio, gli "hard
target", sono più o meno presidiati, i "soft target" sono troppi. Impossibile
presidiare ogni ristorante, bar, cinema, piazza di paese. Così è
diventata una lotta impari». Lei conosce
molti dossier riservati. Le risulta che per questi attentati giungano indicazioni
precise del Califfo? «Ai nostri servizi risulta che è in corso una sorta di
gara a chi fa più danni». Vogliono
entrare nel Guinness degli orrori? «Qualcosa del genere. Gli aspiranti suicidi
sognano di sterminare più infedeli che possono, e allo stesso tempo sperano che
il loro nome venga ricordato per l'eternità come quelli che hanno ucciso più di
tutti. Cercano di segnare un record per
entrare
nella storia. Ma questo non è sport, questa è morte».
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