L’ordine è uno solo: uccidere gli occidentali ovunque.
Di più: sarebbe in corso una vera e propria gara tra chi fa più
vittime. Rivela sempre nuovi e sempre più inquietanti risvolti l’odio
etnico e religioso che arma il pugno degli spietati miliziani del
terrore agli ordini del Califfo Al Baghdadi. Un odio
atavico elevato all’ennesima potenza dalla rabbia jihadista seguita ai
colpi messi a segno sul piano militare dall’alleanza internazionale
anti-Isis che, in Siria come in Iraq, ha riguadagnato terreno e riconquistato posizioni strategiche, costringendo i miliziani alla ritirata. L’Isis, intervista al presidente del Copasir“È un bene che in Iraq, in Siria, e ora anche in Libia, si stia
riducendo l’area di influenza dell’Isis, ma il contraccolpo, da quanto
ci dicono i servizi segreti, è evidente” A parlare è il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi, che in un’intervista alla Stampa spiega anche come ormai “il Califfo non chiama più i foreign fighters
a combattere da loro, ma li invita a colpire dovunque si trovino. Al
limite, l’indicazione che hanno è di spostarsi in Occidente. E il primo obiettivo restano gli infedeli.
Cioè noi. Stanno tornando alle origini, agli attacchi suicidi”. E
ancora: “L’Isis ha cambiato strategia. Dal conflitto simmetrico, tra
eserciti, in campo aperto, stanno passando a un conflitto asimmetrico.
Pochi uomini che si immolano per ottenere un risultato enorme”, spiega
Stucchi. Il ritorno dell’Isis a una vecchia strategia di guerra E allora, ecco spiegato l’attacco all’aeroporto di Istanbul. La strage di Dacca. I continui agguati esplosivi a Baghdad.
“Piuttosto che perdere dieci miliziani in battaglia, meglio mandare uno
o due aspiranti suicidi a colpire un obiettivo facile, con tanta gente
innocente. E meglio ancora se occidentali. Così è garantita un’eco
mondiale, devastante per l’opinione pubblica”. Una strategia lucida e
agghiacciante che, purtroppo, sta confermando la sua spietata
applicazione sul campo ad ogni efferato attentato terroristico
organizzato su punti lontani dello scacchiere di guerra e di morte preso
in considerazione dai miliziani dell’Isis.”Il passaggio di Daesh
alla seconda fase, se possibile, preoccupa ancor più di prima, perché
s’è visto che potrebbe esserci tanta gente che simpatizza per loro, e
poi perché colpiscono sempre più spesso obiettivi facili, i cosiddetti soft target‘”, prosegue infatti Stucchi. L’Italia nel mirino dell?Isis? Ecco come e perché Guardando all’Italia come possibile target nel mirino dell’Isis, dunque, “se i luoghi a rischio, gli hard target, sono più o meno presidiati, i soft target sono
troppi. Impossibile presidiare ogni ristorante, bar, cinema, piazza di
paese. Così è diventata una lotta impari”. Una guerra sleale combattuta a
colpi di stragi facili da pianificare e impossibili da prevenire, come
dimostrato negli attacchi di Parigi del 13 novembre o dei più recenti agguati in Belgio.
“Ai nostri servizi risulta che è in corso una sorta di gara a chi fa
più danni”, evidenzia Stucchi. “Gli aspiranti suicidi sognano di
sterminare più infedeli che possono, e allo stesso
tempo sperano che il loro nome venga ricordato per l’eternità come
quelli che hanno ucciso più di tutti”. Terribile, quanto realistico.
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