A distanza di giorni dall’attentato a Dacca, capitale del Bangladesh, nel quale hanno perso la vita nove italiani, emergono dettagli sugli attentatori. Sono venti le persone rimaste uccise venerdì sera mentre si trovavano alla Holey Artisan Bakery di Dacca, non lontano dalla ambasciata italiana. Secondo il ministero dell’interno del Bangladesh, i terroristi sono tutti provenienti da famiglie ricche,
con una buona educazione scolastica: solo uno non aveva frequentato le
migliori scuole del paese. Nessuno straniero. Avrebbero abbracciato la
jihad assecondando una moda, sostiene il ministero dell’Interno del
paese asiatico che continua a non ritenere attendibile la rivendicazione
dell’ISIS. Le indagini sono ancora in corso. A Fly Orbit News, il senatore Giacomo Stucchi,
presidente del Coparis, il comitato di controllo sui servizi italiani,
ha dichiarato che il quadro internazionale riguardo il monitoraggio
delle cosiddette schegge impazzite che fanno riferimento all’ISIS e non
solo è «molto complesso e delicato: i numeri rimangono preoccupanti. La
loro decisione di optare per un conflitto asimmetrico rende ancor più
ardua la loro sconfitta e ci fa temere ulteriori azioni, contro obiettivi occidentali, dagli esiti drammatici». Per quanto riguarda l’Italia, dice il
senatore Stucchi, «nella comunità dell’intelligence si ritiene molto
realisticamente che in generale non sia possibile parlare di una
situazione di sicurezza assoluta e che al contrario vi possano essere,
in un contesto di massimo sforzo profuso per garantire la tutta la
sicurezza possibile, possibili situazioni che comportino una certa dose
di razionale preoccupazione».
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