martedì 1 marzo 2016

AFFARI ITALIANI - 01/03/16 - Stucchi (Copasir): l'Egitto sta offendendo la memoria di Giulio

ESCLUSIVO - Il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi, intervistato a tutto campo da Affaritaliani.it sul caso Regeni. "Se il presidente egiziano al-Sisi vuole rimanere un amico dell'Italia deve consegnare ai nostri investigatori presenti in loco tutte le informazioni, dati e materiali in possesso delle autorità giudiziarie egiziane". Quali sono le ultime informazioni in possesso del Copasir sul caso della morte di Giulio Regeni? "Le informazioni ricevute fino ad ora dalle autorità egiziane non sono affatto esaustive e l'Egitto deve ancora dimostrare una volontà vera di collaborazione completa con l'Italia. Quello che serve, e chiedo scusa per il gioco di parole, è far emergere la verità vera e non ricostruzioni talmente irrealistiche da fare arrabbiare chi le ascolta e da offendere la memoria di Giulio Regeni". La Procura del Cairo oggi ha detto che Regeni è stato torturato più volte per sette giorni. Le risulta? "Non ho elementi per dire che questa notizia - una tortura durata sette drammatici giorni - corrisponda alla verità. E' evidente però come il Regeni abbia subito delle violenze pesantissime e per un tempo prolungato, basta vedere in che condizioni era il corpo, ma circa la durata delle stesse, lo ripeto, non disponiamo di informazioni certe". Ma le autorità egiziane quindi non stanno collaborando in pieno con l'Italia..."Le autorità egiziane devono collaborare veramente e devono mettere a disposizione tutte le informazioni in loro possesso senza cercare di coprire responsabilità". Regeni forse aveva visto qualcosa che non doveva vedere? "No, semplicemente aveva scritto dei report che erano pubblici, quindi documenti fruibili da tutti, perché erano sul Web, e che rappresentavano la realtà che vedeva con i suoi occhi. Ciò che scriveva poteva anche risultare scomodo a che qualcuno non voleva far conoscere certe situazioni, ma uno degli obiettivi fondamentali della libertà di stampa far consocere quello che accade. Un paese civile e democratico deve garantire che ciò si possa fare liberamente". Qualcuno ha ipotizzato che sia una manovra per incrinare i rapporti Italia-Egitto vista la recente scoperta di un importante giacimento da parte dell'Eni proprio in Egitto? "Sul discorso dell'Eni andrei molto cauto. Parliamo di una scoperta, quella del giacimento, che ha già parecchi mesi alle spalle visto che risale all'anno scorso. Non vedo alcun motivo per dar credito a questo tipo di dietrologia. Più che altro se il presidente egiziano al-Sisi vuole rimanere un amico dell'Italia deve consegnare ai nostri investigatori presenti in loco tutte le informazioni, dati e materiali in possesso delle autorità giudiziarie egiziane". Ma secondo lei chi è stato a uccidere Regeni? "Non sono abituato a rispondere a domande così puntuali e dirette se non dispongo di dati certi. E fare ipotesi è veramente molto arduo. Comunque, a prescindere da chi ha compiuto il sequestro e ha usato violenza fino ad ucciderlo, i responsabili veri devono essere trovati e puniti rapidamente". Qualcuno ha anche ipotizzato che Regeni fosse un collaboratore dei servizi segreti..."Non era assolutamente inserito nell'organico dell'intelligence e non era né una fonte né un informatore. Nulla di tutto questo. Non aveva rapporti con i servizi, di nessun tipo".

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