ESCLUSIVO - Il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi,
intervistato a tutto campo da Affaritaliani.it sul caso Regeni. "Se
il presidente egiziano al-Sisi vuole rimanere un amico dell'Italia deve
consegnare ai nostri investigatori presenti in loco tutte le informazioni, dati
e materiali in possesso delle autorità giudiziarie egiziane".
Quali
sono le ultime informazioni in possesso del Copasir sul caso della morte di
Giulio Regeni? "Le informazioni ricevute fino ad ora dalle autorità
egiziane non sono affatto esaustive e l'Egitto deve ancora dimostrare una
volontà vera di collaborazione completa con l'Italia. Quello che serve, e
chiedo scusa per il gioco di parole, è far emergere la verità vera e non
ricostruzioni talmente irrealistiche da fare arrabbiare chi le ascolta e da
offendere la memoria di Giulio Regeni". La Procura del Cairo oggi ha
detto che Regeni è stato torturato più volte per sette giorni. Le risulta?
"Non ho elementi per dire che questa notizia - una tortura durata
sette drammatici giorni - corrisponda alla verità. E' evidente però come il
Regeni abbia subito delle violenze pesantissime e per un tempo prolungato,
basta vedere in che condizioni era il corpo, ma circa la durata delle stesse,
lo ripeto, non disponiamo di informazioni certe". Ma le autorità
egiziane quindi non stanno collaborando in pieno con l'Italia..."Le autorità
egiziane devono collaborare veramente e devono mettere a disposizione tutte le
informazioni in loro possesso senza cercare di coprire responsabilità". Regeni
forse aveva visto qualcosa che non doveva vedere? "No, semplicemente
aveva scritto dei report che erano pubblici, quindi documenti fruibili da
tutti, perché erano sul Web, e che rappresentavano la realtà che vedeva con i
suoi occhi. Ciò che scriveva poteva anche risultare scomodo a che qualcuno non
voleva far conoscere certe situazioni, ma uno degli obiettivi fondamentali
della libertà di stampa far consocere quello che accade. Un paese civile e
democratico deve garantire che ciò si possa fare liberamente". Qualcuno
ha ipotizzato che sia una manovra per incrinare i rapporti Italia-Egitto vista la
recente scoperta di un importante giacimento da parte dell'Eni proprio in
Egitto? "Sul discorso dell'Eni andrei molto cauto. Parliamo di una
scoperta, quella del giacimento, che ha già parecchi mesi alle spalle visto che
risale all'anno scorso. Non vedo alcun motivo per dar credito a questo tipo di
dietrologia. Più che altro se il presidente egiziano al-Sisi vuole rimanere un
amico dell'Italia deve consegnare ai nostri investigatori presenti in loco
tutte le informazioni, dati e materiali in possesso delle autorità giudiziarie
egiziane". Ma secondo lei chi è stato a uccidere Regeni? "Non
sono abituato a rispondere a domande così puntuali e dirette se non dispongo di
dati certi. E fare ipotesi è veramente molto arduo. Comunque, a prescindere da
chi ha compiuto il sequestro e ha usato violenza fino ad ucciderlo, i
responsabili veri devono essere trovati e puniti rapidamente". Qualcuno
ha anche ipotizzato che Regeni fosse un collaboratore dei servizi segreti..."Non
era assolutamente inserito nell'organico dell'intelligence e non era né una
fonte né un informatore. Nulla di tutto questo. Non aveva rapporti con i
servizi, di nessun tipo".
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento