mercoledì 16 marzo 2011

IL SOLE 24 ORE - 16/03/11 - IL QUORUM INCUBO DEI DEMOCRATICI

ROMA Il quorum continua a essere l'incubo dei Democratici. Anche se la tragedia del Giappone ha cambiato le carte in tavola sull'appoggio dei referendum, non tutti nel partito sono convinti che sia necessario accelerare. E non tutti pensano che sia opportuno mettersi alla testa di un movimento referendario che rappresenti, in sostanza, un messaggio politico anti-Cavaliere. Ieri Pierluigi Bersani ha spinto il Pd – quasi – sulle barricate annunciando che il Pd farà campagna per i quesiti, che il governo sbaglia sul nucleare e che – per questa ragione – in Parlamento è stata presentata una mozione per l'election day. Però nella segreteria – che c'è stata nella mattinata di ieri – la linea è stata più cauta. «La nostra non deve essere una campagna per dare una spallata a Silvio Berlusconi. Non dobbiamo dare l'idea che esista un'altra ora X in cui sarà possibile far cadere il premier. Questo sarebbe pericoloso perché, in assenza di quorum, rischieremmo un boomerang». Le parole sono di Enrico Letta che riflette sui rischi di esporre il partito a una prova assai difficile come è quella referendaria che da anni non riesce a centrare l'obiettivo del superamento del quorum. Certo, in questi giorni la tensione emotiva sul nucleare è molto forte per quello che sta accadendo in Giappone e, quindi, il no al nucleare potrebbe trascinare i cittadini alle urne e superare la barriera del 50% anche sugli altri due quesiti, acqua pubblica e legittimo impedimento. «Ma non possiamo ragionare sull'oggi», ribatte Letta ricordando che «mancano tre mesi al 12 giugno, data dei referendum, e che tre mesi fa pensavamo di poter dare la spallata al premier attraverso Gianfranco Fini». Dunque, serve cautela. Soprattutto per chi come Enrico Letta, da ex ministro dell'Industria, ha posizioni "laiche" sia sull'acqua pubblica che sul nucleare. Che i mesi in politica siano ere geologiche lo fa notare soprattutto Pierluigi Castagnetti che non vuole «sciacallaggi politici sulla tragedia che stanno vivendo i giapponesi». E comunque anche l'ex popolare del Pd ritiene che sarà determinante quello che accadrà lì. «In ogni caso mi pare che il quorum resti difficile da raggiungere a meno che il mondo non dovrà fare i conti con una tragedia davvero epocale, che non mi auguro». Soprattutto, Castagnetti ritiene che sarà il governo, in primo luogo, a fare marcia indietro. «Non credo che le posizioni resteranno quelle di oggi se Tokyo subirà una catastrofe nucleare. Penso che sarà Berlusconi, per primo, a cancellare il piano del nucleare per l'Italia». L'opinione di Castagnetti trova già conferme. Basta girarsi e guardare dalla parte della Lega. Già ieri Luca Zaia l'ha detto chiaro che «in Veneto non si faranno centrali, è anche una zona sismica – quindi – finché ci sarò io non se ne parla». Insomma, il Carroccio di certo non si farà spiazzare dall'opposizione su un tema così vicino al sentimento popolare. E non è un caso che Giacomo Stucchi, deputato di spicco della Lega (in predicato per diventare capogruppo nel caso in cui Marco Reguzzoni diventi viceministro allo Sviluppo economico), ieri metteva all'indice le «strumentalizzazioni» dell'opposizione sul nucleare ma – sulla scelta del governo – diceva anche che «c'è modo e tempo per discutere». Dunque, una marcia indietro è più che una possibilità.

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