mercoledì 2 marzo 2011

IL SOLE 24 ORE - 02/03/11 - IL PARTITO PRO-COLLE NEL CENTRO-DESTRA

Forse non sarà gelo ma qualcosa che gli somiglia sì. È quello che provano molti esponenti – anche di primissimo piano – della maggioranza quando Silvio Berlusconi riaccende il conflitto con il Quirinale. Con una semplificazione si potrebbe parlare di "partito del Colle", cioè di un corposo numero di deputati e ministri che sta un passo indietro nelle polemiche lanciate contro Giorgio Napolitano e privatamente se ne lamenta. Qualcuno lo fa anche apertamente, come ha fatto ieri Roberto Calderoli che – non per la prima volta – ha messo una distanza tra la Lega e il premier. «Ho avuto sostegno, aiuto e collaborazione non solo da Napolitano ma anche dai suoi collaboratori». Fair play istituzionale ai massimi livelli. E strategia politica chiara: perché il Carroccio è fedele al Cavaliere ma non esita ad allontarsene quando sceglie lo scontro istituzionale con il Quirinale o con la magistratura. Che la Lega sia pro-Colle non è solo un fatto di forma. Lo dice con un certo garbo e con altrettanta chiarezza Giacomo Stucchi, deputato molto vicino a Calderoli. «Siamo dalla sua parte e poi, detto con sincerità, il suo stop sul decreto milleproroghe ha consentito a noi di non votare alcune norme davvero indigeste». Nella forma e nella sostanza, quindi, il partito di Bossi sta con Napolitano e non hanno peso le polemiche sulle celebrazioni per l'unità d'Italia perché anche il Carroccio le ha rubricate come propaganda. Con maggior fermezza – e costanza – troviamo accanto al Colle Gianni Letta, da sempre attento custode dei rapporti con Giorgio Napolitano e con il suo staff. Tra tutti, Letta è nel Governo la persona che ha più sintonia istituzionale con il Quirinale ma non è l'unico. Il ministro Angelino Alfano è un altro "schierato" con il Colle e un attento ascoltatore della voce che arriva dal Quirinale soprattutto su un terreno tanto delicato com'è quello sulla giustizia. Non un pasdaran, insomma, come alcune volte – o spesso – vorrebbe il Cavaliere. E lo stesso vale per Giulio Tremonti: il ministro dell'Economia non si è mai lasciato andare a critiche o riflessioni sugli appunti del Colle. E poi c'è la truppa di ex democristiani. A comininciare dal ministro Gianfranco Rotondi: «Io sono abituato a spegnere tutto, si figuri i conflitti con Napolitano!», è il suo esordio. E proprio nel suo ruolo di "pompiere" ci tiene a sottolineare che «le uscite del premier non riguardano la persona o il ruolo politico di Napolitano. Tutt'altro. Non stiamo parlando di Scalfaro, per capirci. Berlusconi è insofferente alla burocrazia, al fatto che pesa l'eredità del fascismo che ha limitato i poteri del premier. Per quanto mi riguarda io ho una fiducia totale in Napolitano». Rotondi viene dalla Dc come Beppe Pisanu, anche lui nel partito pro-Colle. E – come fa notare il deputato Osvaldo Napoli – superberlusconiano ma, anche lui ex Dc, «tutta quell'area ex scudocrociato soffre il conflitto istituzionale anche se a Berlusconi perdona le polemiche perché si limitano a un'insofferenza burocratica. O perché respingono tentativi di presidenzialismo strisciante come quando alcuni costituzionalisti ammettono la possibilità che il Colle possa sciogliere le Camere senza il sì del premier». Lina Palmerini

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