giovedì 17 febbraio 2011

IL SOLE 24 ORE - 17/02/11 - LA LEGA: NON CI SFILIAMO, LA META E' VICINA

«La meta è vicina sarebbe sciocco staccare la spina proprio ora che siamo a un passo». La meta è quella del federalismo e Giacomo Stucchi, deputato leghista di Bergamo molto vicino a Roberto Calderoli e Roberto Maroni, spiega così la scelta «pragmatica» della Lega di continuare a sostenere il premier e il Governo. In fondo, si tratta di due mesi ancora prima di tagliare il traguardo e nel frattempo nessuno fa il conto che arriverà una sentenza per il premier o che mancheranno i numeri in Parlamento. È su questo punto che il Senatur ha chiesto lumi al premier nel vertice notturno di mercoledì a Palazzo Grazioli e il Cavaliere ha rassicurato il suo alleato. I leghisti hanno chiesto ai massimi vertici del Pdl a che quota è la maggioranza e, ieri, il numero magico toccava i 318 deputati incluso il voto di Luca Barbareschi. Inoltre – facevano sapere nel Pdl – se sul federalismo non si metterà la fiducia, anche i due deputati della Svp potrebbero votarlo mentre si attende qualche astensione nel Pd. Con questi calcoli, la riforma federale passerà la prova dell'Aula nonostante il pareggio in Bicameralina ed è ovvio che la Lega non veda motivi per sfilarsi adesso. Almeno finchè non cada qualche altra tegola imprevista e imprevedibile che costringa il premier alle dimissioni. Ma anche per questo scenario il Carroccio si tiene pronto con i suoi due assi: Giulio Tremonti e Roberto Maroni, possibili nomi per una successione a Berlusconi nel caso non ci siano più i tempi per un voto anticipato. Se invece si andrà avanti nella legislatura l'obiettivo strategico si sposta dal federalismo alla "conquista" del Nord. In sintesi, il Carroccio pensa che da questa situazione di difficoltà del premier e di massima incertezza per il futuro del Pdl, si possa trarre il massimo vantaggio. Con un Pdl in crisi nel post-Berlusconi, le camicie verdi pensano di poter fare banco portando via un bel pacchetto di consensi al Popolo delle libertà. E l'ambizione della Lega arriva fino al punto di immaginare di poter imporre una premiership nella prossima corsa elettorale.E il Pd? Ieri, dopo Pierluigi Bersani, è toccato a Massimo D'Alema ripetere il corteggiamento alla Lega definita «partito vero, non come il Pdl che è una somma di cortigiani». Ma il Carroccio bada alla sostanza e finchè non vede voti favorevoli (o al massimo aastensioni) sul federalismo non consentirà che semplici approcci. Tra l'altro, il partito di Bossi è piuttosto diviso su questo aspetto tra chi da sempre guarda con attenzione il centro-sinistra – come Roberto Maroni – e chi invece ha sempre chiuso a quella possibilità, come Marco Reguzzoni, capogruppo alla Camera, uno degli uomini più vicini al Senatur. Proprio il ministro dell'Interno ieri ha definito i rapporti con il Pd «ottimi, anzi corretti, sin dal '97». E invece i toni di Reguzzoni erano un po' diversi: «Non capiamo il Pd: dice di essere federalista ma poi vota contro. Noi siamo con Berlusconi, anche nel caso sollevi il conflitto di attribuzione per la Consulta, perché il nostro obiettivo è fare le riforme». In casa leghista spiegano, poi, che non ci sarà alcun cambio di alleanza visto che insieme al Pdl si governa in tre regioni chiave: Piemonte, Lombardia e Veneto. «Piuttosto le aperture del Pd nei nostri confronti dimostrano quanto siamo centrali oggi nella politica italiana», dice soddisfatto Stucchi mettendo la Lega la centro della partita. Qualsiasi partita: che sia la prosecuzione della legislatura, il cambio del premier o il voto anticipato.

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