giovedì 11 settembre 2008

LIBERO - 11/09/08 - "IL BABY RAPINATORE ROM FERMATO 47 VOLTE CON 47 NOMI DIVERSI"

di Cristiana Lodi

L’ultimo colpo: derubata una donna davanti al Bancomat. La Lega: la prova che i nomadi vanno identificati e censiti.Ha dodici anni e per legge non è imputabile. Dice di chiamarsi Bovi, il piccolo romeno. Ma ogni volta in cui carabinieri o polizia lo hanno bloccato per una rapina o un borseggio messi a segno in mezza Italia, lui ha dato un nome diverso. È successo 47 volte e la più recente (ma chissà se sarà l’ultima) porta la data di ieri 9 settembre, ore 13 in punto. Luogo: Stazione Centrale di Milano.Appostato col motorino a due metri da un Bancomat ha strappato via l’incasso, fresco di prelievo, dalle mani di una signorina esile che ha gridato più forte di un megafono. È una bulgara di 24 anni, e in quel momento aveva ritirato il suo stipendio di badante, per mandarlo al paese d’origine. Ottocento euro. La donna ha urlato «al ladro!» e una pattuglia partita di colpo ha bloccato il ladro-bambino. «Avevo fame», ha detto in caserma al maresciallo. Una formula ormai collaudata dal nomade, che in questi giorni usa come base il campo di via Tertulliano. Ai militari è bastato consultare l’archivio per scoprire che G.S. (queste le iniziali del suo nome e cognome veri) era stato fermato altre 46 volte, in diverse città italiane. La sua escalation criminale è degna di un delinquente (potenziale) calibro novanta. Aveva dieci anni quando a Roma ha rapinato una turista la prima volta. Da allora ha messo a segno un colpo al mese. E ogni volta in cui veniva pizzicato dalle forze dell’ordine, si aprivano le porte di una comunità. «Tanto da qui scappo», così Bovi avvertiva il direttore appena metteva piede in istituto.Nessuno è mai riuscito a tenerlo più di una settimana. Era il 15 maggio quando hanno provato a rinchiuderlo a Milano, e al settimo giorno il romeno se n’è andato. Alla faccia del magistrato eanchedei vari Tribunali deiminorenni. «Ma perché nessuno si èmai preoccupato di individuare i genitori di questo criminale, magari allo scopo di valutare se in loro vi era la sembianza di qualcosa che si chiama “patria potestà”?», si chiede Carolina Lussana (Lega Nord ). La deputata torna a ribadire la necessità di censire i nomadi presenti nel nostro Paese. E anche di prenderne le impronte ai minori allo scopo di identificarli. Il tema tanto contestato dall’opposizione di governo, che ha accusato il Carroccio di razzismo e discriminazione per le misure indicate dall’Italia per far fronte all’emergenza degli zingari illegali e clandestini, ai primi di settembre ha incassato l’appoggio dell’Europa. Il portavoce del commissario alla sicurezza Jacques Barroso, si è infatti espresso in modo favorevole al progetto «di censimento e prelievo delle impronte dei nomadi» che vivono da noi, ritenendolo «non discriminatorio».«Il piccolo ladro che, impunito, ha colpito 47 volte e sempre con un nome diverso è la prova di quanto sia necessario dare una identità a chi risiede in casa nostra. È il solo modo per garantire la sicurezza dei cittadini», sottolinea il deputato leghista Giacomo Stucchi. La collega Lussana si spinge oltre e aggiunge: «Sarebbe anche opportuno abbassare la soglia di imputabilità per iminorenni. Quattordici anni oggi, sono più che sufficienti perché un soggetto possa rispondere dei reati commessi». Il nomade romenobloccato ieri è stato portato in una comunità di Genova, ma ci sono tutti i motivi per sospettare che qui non resterà a lungo.

Nessun commento: