L'articolo del presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza
della Repubblica, Giacomo Stucchi, pubblicato sulla rivista Formiche
Dieci anni raccontano un mondo che cambia. E
permettono anche di verificare la magnitudo di un evento. In questo tempo,
oltre il tubo della cronaca si sono fatti strada pensieri strategici e sfide di
contesto. Storie di servizio hanno costruito la sicurezza partendo da una
vision precisa, perché la legge 124 del 3 agosto 2007 si esprime in termini di
“sistema della sicurezza”. Una piccola rivoluzione che ha smontato scenografie
cartonate fatte di pregiudizi e sospetti verso il mondo dei Servizi segreti, mostrando
il fondamentale lavoro svolto sul campo dall’intelligence per la protezione
degli interessi politici, militari, economici, scientifici e industriali
dell’Italia. Non è stata una mano di vernice ma una scelta culturale prima che
legislativa, che ha saputo imprimere indirizzi, capacità organizzativa e
proattiva, permettendo alla intelligence di valorizzare risorse skillate e
analisi che si sono rivelate prioritarie nell’attività di prevenzione e
contrasto della minaccia. I 46 articoli che la compongono hanno riformato
l’intelligence, superando la legge 801 del 1977, per trent’anni la “magna
carta” dei Servizi. Pubblicata nella Gazzetta ufficiale n. 187 del 13 agosto
2007, la norma istitutiva del Sistema di informazione per la sicurezza della
Repubblica, riconosce che l’attività istituzionale della intelligence tutela
l’interesse nazionale. Le sette novità introdotte dalla 124 hanno indicato un
preciso metodo di lavoro: responsabilità politica – alta direzione affidata al presidente
del Consiglio; organi collegiali Cisr; coordinamento al Dis; strutture
operative – Agenzie Aise e Aisi ripartite secondo l’andamento territoriale
della minaccia; segreto di Stato; garanzie funzionali e Copasir, l’organo di
controllo parlamentare. Soprattutto, la legge 124 ha permesso all’intelligence
di esprimersi, perché il comparto ha allargato il proprio core business,
lavorando sempre più a protezione del sistema-Paese nel suo complesso. Un
modello a tendere perché nel nuovo terreno di lotta, l’intelligence aggiorna il
governo sui potenziali target di manovre aggressive. Con la 124, inoltre, i
Servizi hanno aperto una breccia, dialogando con i cittadini: dalla cultura
della segretezza si è passati alla cultura della sicurezza. In tal senso è stata
istituita la Scuola di formazione del Comparto, che si occupa di aggiornamento
e addestramento specialistico e operativo del personale in servizio presso Dis,
Aise e Aisi, ma svolge numerose attività a favore della promozione e diffusione
della cultura della sicurezza, anche attraverso collaborazioni con università,
centri studi e think tank sia in Italia sia all’estero. Il mondo universitario
si è rivelato un importante alleato del sistema-sicurezza e dagli atenei sono
state reclutate professionalità, soprattutto nei settori cyber ed
economico-finanziario, chiamando tanti giovani a lavorare con l’intelligence, a
servizio dello Stato. L’aggiornamento della legge 124 – non un tagliando ma una
opportuna modifica – è poi arrivato con la legge 7 agosto 2012, n. 133. Tra le
disposizioni della norma, all’articolo 1 della legge 124, è stato aggiunto un
comma: “Il presidente del Consiglio dei ministri, sentito il Comitato
interministeriale per la sicurezza della Repubblica, impartisce al dipartimento
delle Informazioni per la sicurezza e ai Servizi di informazione per la
sicurezza direttive per rafforzare le attività di informazione per la
protezione delle infrastrutture critiche materiali e immateriali, con
particolare riguardo alla protezione cibernetica e alla sicurezza informatica
nazionali”. Al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica
(Copasir), che presiedo dal giugno 2013, è affidato il compito di verificare in
modo sistematico e continuativo che l’attività del Sistema di informazione per
la sicurezza si svolga nel rispetto della Costituzione e delle leggi. La legge
ha conferito al Copasir incisivi poteri di controllo e funzioni consultive,
imponendo inoltre al presidente del Consiglio specifici obblighi di
comunicazione nei confronti del Comitato. Più di 180 audizioni tenute finora,
centinaia di ore di lavoro e missioni all’estero, rendono meglio delle parole
il nostro impegno, in un clima di leale collaborazione e sinergia con il
Comparto, e sempre con un’unanimità di vedute e posizioni all’interno del
Comitato. La relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza 2016
spiega che l’intelligence, sempre connessa con la società che difende, è
passata, non solo agli occhi degli italiani, da “apparato” a “comunità”. La
forza della 124 continua a parlare con l’azione – silenziosa e incisiva – degli
uomini e delle donne dell’intelligence. Sulla linea più avanzata della
democrazia, la messa a terra di questa mission significa la sicurezza di tutti.
La 124 ha tracciato la strada di una intelligence moderna che deve avere tutti
gli strumenti per prevenire e combattere i rischi. Indietro non si torna.
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