lunedì 13 luglio 2015

IL MESSAGGERO - 13/07/15 - IL PRESIDENTE DEL COPASIR: "MA ROMA E' IN PRIMA LINEA



ROMA Il presidente del Copasir Giacomo Stucchi preferisce non avvalorare nessuna delle ipotesi sull’attentato di due giorni fa al Cairo. Anche perché più tempo passa, più si sommano gli elementi che portano ad una pista ”interna”. L’Italia però, spiega, potrebbe essere stato l’obiettivo ”secondario” dell’azione. Presidente Stucchi, l’ipotesi che dietro l’attentato ci sia l’Isis sembra perdere ulteriormente peso col passare delle ore. Cosa ne pensa? «La nostra intelligence sta verificando tutte le ipotesi. Certo è che l’Isis di solito fa attentati e li rivendica nei minuti successivi se non direttamente, nel corso dell’azione. In questo caso la rivendicazione tardiva di 10 o 12 ore è alquanto anomala. La stessa natura, distruttiva ma dimostrativa, con un’esplosione potenzialmente molto pericolosa avvenuta in orario di chiusura e in un giorno in cui l’ufficio sarebbe rimasto comunque deserto è un elemento da tenere in considerazione». L’obiettivo era il consolato italiano? «Se così fosse sarebbe preoccupante. E’ possibile che ci fosse un obiettivo interno diciamo primario e che gli attentatori abbiano scelto di agire proprio accanto alla sede del nostro consolato per dare un segnale anche a noi. E’ una tesi che non può essere esclusa ». L’Italia si è schierata contro le organizzazioni terroristiche e combattenti di integralisti. Si può dire che siamo in prima linea? «Nella comunità occidentale siamo stati tra i primi ad esprimerci con nettezza contro il califfato. Se dovesse concretizzarsi l’azione di blocco delle partenze dalle sponde libiche, anche grazie al recente decreto, potremmo essere ancora più esposti nel conflitto contro gli integralisti islamici». Perché sarebbe ridotto un canale di finanziamento? «Sì, ma anche perché l’immigrazione clandestina è un arma di pressione psicologica non indifferente. Basti pensare al fatto che il lavoro di screening su chi arriva funziona bene solo se i numeri sono limitati.  controlli non possono dare le stesse garanzie se i numeri crescono». In questi giorni il Copasir si è occupato anche dell’attacco hacker alla società Hacking team, con l’audizione del capo del Dis Giampiero Massolo. Qual è il suo giudizio? «Per quanto riguarda la nostra intelligence, solo l’Aise ha comprato il software diHacking team e lo ha utilizzato su target specifici, con l’autorizzazione del procuratore generale prevista dalla legge, in ogni caso su soggetti stranieri al di fuori del nostro territorio. E’ importante richiamare i soggetti istituzionali a controllare i privati a cui vengono affidati incarichi cosi delicati».SaraMenafra

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