venerdì 9 aprile 2010

IL GIORNALE - 09/04/10 - IL PARLAMENTO ASSOLVE FARINA: NON ERA UNA SPIA

Renato Farina non è una spia. Non è un agente del Sismi ma «una fonte» nell’ambito di «quelle che possono definirsi legittime e talvolta meritorie attività di collaborazione con i servizi segreti». Non ha fabbricato dossier falsi. Non ha calunniato. Non ha attentato alle istituzioni repubblicane. Lo afferma il Parlamento italiano attraverso un giurì (chiesto dallo stesso Farina) che ieri a Montecitorio ha reso note le conclusioni dei suoi lavori.Un po’ di onore dal giurì per Farina, che era stato apostrofato alla Camera dal deputato democratico Massimo Vannucci a proposito della sua vicenda giudiziaria e dei passati rapporti con il Sismi. Lo spunto era stato un articolo di Farina apparso sul Giornale del 9 dicembre scorso dedicato all’«opposizione di falsi e invalidi» in cui è saltata fuori la parola «pirla» riferibile ad alcuni politici del centrosinistra. Epiteto che ieri è riecheggiato nel silenzio dell’aula almeno una decina di volte per bocca di Rocco Buttiglione, presidente della Commissione che ha sbrogliato la contesa. Ma Vannucci non si era limitato a chiosare l’articolo di giornale: aveva rinfacciato al collega del Pdl di essere l’«agente Betulla», di avere informato i servizi segreti, costruito e pubblicato dossier falsi, di aver attentato alle istituzioni democratiche italiane.Un armamentario di accuse al quale Farina ha reagito: «Parole gratuitamente offensive e gratuitamente diffamatorie» in quanto danno «per scontato fatti non veri». Era già successo un anno fa, e allora Farina «per inesperienza» non aveva reagito. Questa volta ha chiesto tutela al presidente della Camera. A norma di regolamento, Fini ha nominato una Commissione d’indagine, un giurì presieduto da Buttiglione (Udc e vicepresidente della Camera) e composto dai segretari di presidenza Giacomo Stucchi (Lega) e Angelo Salvatore Lombardo (Mpa). Sul loro tavolo è finito il corposo dossier dei rapporti tra Farina e i servizi, le intercettazioni, la controversia con l’Ordine dei giornalisti, il patteggiamento davanti al tribunale di Milano per favoreggiamento.È finita soprattutto una lunga deposizione giurata del generale Nicolò Pollari, ex numero uno dei servizi segreti militari, che scagiona il giornalista da ogni addebito: «Farina, su invito dell’autorità politica competente, dinanzi a problematiche drammatiche in cui erano coinvolti cittadini italiani sequestrati in scenari di guerra, ha accettato di fornire un contributo utile alla soluzione di questi casi, mettendosi disinteressatamente a disposizione di quell’autorità ed esponendosi anche a gravi rischi». Dunque fu il governo a chiedere a Farina di contribuire alla liberazione degli ostaggi in Irak «con le sue conoscenze». «Nessun coinvolgimento né alcuna equivoca concezione della professione giornalistica».Per Pollari «Farina non è mai stato collaboratore del Sismi, non è l’agente Betulla» e le sue ammissioni davanti ai magistrati «sono state alimentate dall’esigenza di non compromettere una benemerita attività segreta e di attenuare conseguenze processuali non coerenti con la realtà dei fatti. Non ha mai ricevuto alcun compenso dal Sismi: le evidenze documentali a lui contestate non riflettono erogazioni a lui dirette. La sua collaborazione ha contribuito alla liberazione di sequestrati in teatri di guerra e sono convinto che questa attività espone ancora a rischi per l’incolumità sua e della sua famiglia». Su queste basi, il giurì presieduto da Buttiglione (con una relazione di cui ieri l’aula ha preso atto senza dibattere né votare) ha valutato che Farina fu determinante per la salvezza degli ostaggi, non ha creato falsi dossier né attentato alle istituzioni. Si è invece prestato a «legittime e talvolta meritorie attività di collaborazione con i servizi segreti, svolte sotto copertura da chiunque possegga informazioni utili». E ha scritto i suoi articoli «nella sua qualità professionale di giornalista e nell’esercizio di un diritto costituzionalmente garantito qual è la libertà di manifestazione del pensiero».

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