Olio d’oliva, frutta, verdura, pesce, cereali. Gli effetti positivi della
dieta mediterranea sono stati studiati per primo da Ancel Keys, fisiologo
statunitense che forse voleva farsi perdonare una sua precedente invenzione, la
razione K, il pasto dei soldati americani durante la seconda guerra mondiale.
Da allora il modello basato sull’alimentazione di Italia e Grecia è diventato
di tendenza, per i suoi effetti sulla durata e sulla qualità delle vita,
riconosciuto persino dall’Unesco come patrimonio dell’umanità. Mai nessuno,
però, aveva pensato di legare la dieta mediterranea a un tema meno gustoso: le
tasse. Studiando uno sconto sulle imposte per chi consuma questo tipo di
prodotti.La proposta della Lega Ci ha pensato la Lega che pochi giorni fa ha presentato una proposta di
legge al Senato. Un testo che arriva proprio mentre il governo conferma
l’intenzione, in realtà annunciata da anni ma mai realizzata, di rimettere
ordine in quella selva di detrazioni e deduzioni che riguarda oltre 400 voci,
ma che per il momento non riguarda la tavola da pranzo. Come funzionerebbe? Il listone delle
specialità Il disegno di legge
firmato dal senatore Giacomo Stucchi dice che il ministero dell’Agricoltura
dovrebbe preparare un elenco degli alimenti «funzionali al mantenimento di un
buono stato di salute». Quelli che fanno bene, in sostanza. E dovrebbe pescare
da un altro elenco, quello dei «prodotti agroalimentari tradizionali», un
listone di oltre 5 mila specialità locali da leccarsi i baffi. È vero che in
questo listone ci sono piatti che faranno sicuramente bene allo spirito ma
forse non sono del tutto «funzionali al mantenimento di un buono stato di
salute», specie se si esagera, come la salsiccia sotto sugna di Vairano
Patenora, in Campania, o la mortadella di fegato al vin brulé , in Lombardia.
Ma il compito del ministero sarebbe proprio quello di scremare l’elenco per
individuare i prodotti più salutari. Il meccanismo della detrazione. Una volta definito il listone, la spesa
per i prodotti indicati dovrebbe diventare scaricabile dalle tasse. Proprio
come si fa adesso per una serie di voci, come gli interessi sul mutuo per la
prima casa o le visite mediche e i farmaci. Compri le arance, per dire, e togli
quello che hai speso dal tuo reddito, sul quale lo Stato calcola le tasse che
devi pagare. Possibile? Dove prendere i soldi? Le tasse sono come la chimica: nulla si
crea e nulla si distrugge. Farne pagare meno su alcune cose significa farne
pagare di più su altre oppure tagliare la spesa dello Stato. La proposta della
Lega, che si ferma al principio generale e non indica numeri, propone di
tagliare gli sconti fiscali sugli integratori alimentari. Meglio mangiare la
nostra arancia, in sostanza, che una vitamina C in polvere. Difficile non
essere d’accordo. In realtà, però, gli integratori alimentari non sono
detraibili, nemmeno quando sono prescritti dal medico. Resta il principio,
però: mangiare meglio pensando non solo alla salute. Ma anche alle tasse.
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