È come con l'Idra a tre teste: se
gliene tagli una subito ne crescono altre due. La notizia dell'accerchiamento di Mosul, città
dove è stato proclamato il Califfato nel 2014, da parte delle forze irachene sostenute
dalla coalizione anti-lsis, è indubbiamente il segnale che il nemico (quasi per
rovesciamento simbolico delle sue pratiche disumane di battaglia) sta per
essere decapitato. La domanda da porsi è tuttavia se e quali alni teste
spunteranno, e soprattutto come e dove si muoverà il corpo Isis, adesso che non
avrà. più un capo. La prospettiva più concreta è che il Califfato diventi uno
Stato a-territoriale, una rete diffusa, capillare ma non geograficamente localizzabile,
come era Al Qaeda. E che quindi, eliminata la massa tumorale principale,
restino attive e anzi si estendano ulteriormente le sue metastasi. Che
potrebbero attecchire soprattutto in Europa, pii1 probabile terra di contagio
del Male, per ragioni di vicinanza geografica e di contrapposizione religiosa e
militare. In corso. Le indicazioni della delocalizzazione dell'lsis, e le
relative ricadute nel nostro continente, sono evidenti. Dopo due anni horribiles,
un paio di giorni fa la Francia è stata nuovamente in balia di un fondamentalista
islamico che all'aeroporto parigino di Orly ha provato a fare una strage al
suon di "sono qui per morire per Allah». Anche il nostro Paese non si sente
affatto tranquillo, tant'è che in vista del 25 marzo - ricorrenza dei 60 anni
dai Trattati di Roma che verrà celebrata nella Capitale, e insieme giorno della
visita di Papa Francesco a Milano - sono state messe a punto misure di
sicurezza eccezionali, col dispiegamento di centinaia e centinaia di agenti
(solo tra Monza e Milano saranno attivi 1.600 poliziotti) e la bonifica e l'interdizione
completa di alcune aree delle città interessate. Insomma, l'alle1ta è massima e
ciò che si teme, nell'una e nell'altra circostanza, sono attentati di matrice
islamica, molto più che scontri legati a manifesta1.ioni anti-Ue (possibili a
Roma) o problemi di ordine pubblico, dovuti al grande afflusso di fedeli (come nel
caso di Milano). L'ipotesi infatti è che l'Isis possa vendicarsi immediatamente
contro l'Occidente per le perdite che sta subendo in territorio iracheno, tramite
l'azione di lupi solitari, soggetti radicalizzati o foreign fìghters di
ritorno. Paiono confermarlo le parole dell'altro giorno del ministro
dell'Interno Marco Minniti nell'incontro con il commissario alla Sicurezza
dell'Unione europea Julian King: «Aumentare la sicurezza nel territorio europeo
è l'obiettivo comune e la via è rendere operative quanto prima le misure
legislative (antiterrorismo,ndr).
LE PAURE DEGLI007 L'altro rischio conseguente alla presa di Mosul è che i
profughi, finora considerati coloro che fuggono dal Califfato, diventino
piuttosto miliziani del Califfato in fuga: insomma, terroristi che se la danno
a gambe, feroci miliziani mescolati a poveri disperati sui barconi, carnefici
travestiti da vittime. L'andazzo è già in corso da tempo, tant'è che non più di
un anno fa l'ex capo degli 007 americani James Clapper aveva parlato di finti profughi
siriani con «falsi passaporti" e di «operativi dell'Isis infiltrati nel
fiume di migranti>>, Fenomeno confermato la scorsa estate anche dal
presidente del Copasir Giacomo Stucchi il quale aveva ammesso che, dopo la
liberazione di Sirte in Libia, «lo scenario è completamente cambialo e cresce oggettivamente
il rischio che dei militanti possano fuggire in Europa via mare». Come dire,
con la caduta di Mosul il fondamentalismo islamico non morirà. Cambierà nome e luoghi,
ma conserverà - ahinoi - metodi e finalità.
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