lunedì 6 settembre 2010

IL GIORNALE.IT - 06/09/10 - BOSSI SE LO ASPETTAVA: "PARLA COME LA SINISTRA" MARONI: "E' RINATA AN"

Roma. Tutto sarà più difficile adesso, e al minimo segnale di intoppo subito al voto. La reazione alle parole di Fini, molto dure anche sulla Lega Nord, si fanno attendere più di un’ora. Poi arriva Bossi, che sembra mettere una pietra sopra la possibilità di proseguire il cammino con un «alleato» come quello uscito da Mirabello: «Fini non ha detto niente di importante né di nuovo: ha detto, peggio, che la sinistra ha ragione e che bisogna rifare la legge elettorale. Per Berlusconi la strada è molto stretta: se tutti i giorni deve andare a chiedere i voti a Fini e a Casini per far passare una legge non dura molto. La situazione è difficile, perché è come se Fini avesse detto “non voglio accordi con la Lega”. Anzi, peggio: “Io ce l’ho con il nord”. Se Berlusconi dava retta a me si andava a elezioni e non c’erano Fini ne Casini né la sinistra che scompariva». Poi sulla questione monegasca, Bossi ha attaccato direttamente Fini: «Fini si è preso addirittura un appartamento del suo partito e se lo è incamerato. Dunque non mi pare possa dare lezioni di bon ton».Il primo a parlare, prima che ci fosse una linea ufficiale sul dopo-Mirabello, era stato Roberto Castelli, che già avvertiva aria di temporale sopra la maggioranza: «Prevedo una dura vita in Parlamento. Si crea anche un duro vulnus istituzionale, perché Fini si pone come un segretario di partito e contemporaneamente come presidente della Camera». Nella mattina il ministro Roberto Maroni aveva creato il pathos necessario per il discorso del presidente della Camera, caricandolo di aspettative e di responsabilità per l’esito della legislatura («Se c’è una maggioranza si continua, se non c’è si va a elezioni, un governo diverso da quello deciso dagli elettori sarebbe inaccettabile»). Con l’ambiguità profonda in cui si è collocato Fini, dissidente ma interno alla maggioranza e anche al Pdl, l’esito, secondo la Lega, è ancora incerto, ma molto più negativo che positivo. Perché l’attacco al federalismo troppo nordista, alla Padania come invenzione, al governo che si è «appiattito sulla Lega», non sono piaciuti affatto, e hanno rafforzato l’idea di un Fini nemico del Nord e antagonista della Lega. «Mi pare evidente che sia rinata Alleanza Nazionale, un partito che assicura gli interessi del sud più che quelli della Padania che per Fini non esiste ma per noi esiste e come - commenta Roberto Maroni a margine della festa della Lega nord a Torino. «La questione è seria, bisognerà valutare nei prossimi giorni se ci sono le condizioni per andare fino alla fine della legislatura oppure no. La questione adesso è nelle mani del presidente del Consiglio». La risposta che si respira dentro il Carroccio, anche se non detta, è no. Con queste premesse non si potrà andare avanti molto, e allora meglio votare al più presto, «i tempi tecnici per farlo prima di Natale ci sono - spiega il deputato della Lega Giacomo Stucchi -. Si è creata una situazione imbarazzante, con un soggetto politico che pretende di stare nella maggioranza mentre il suo leader dice che quella stessa maggioranza non rappresenta gli interessi del Paese. Aspettiamo di vedere cosa succederà in aula tra dieci giorni, poi decideremo». Negli ultimi giorni la Lega aveva fatto sfoggio di grande tatticismo, cercando di far rientrare la frattura e proponendosi anche come mediatrice col «galantuomo» Fini. Fiducia mal riposta, ragionano ora i vertici del Carroccio, dopo l’attacco doppio a Berlusconi e alla Lega, dipinta sostanzialmente come una forza locale e disgregatrice. La verità è che il discorso del leader di Fli ha confermato i peggiori sospetti serpeggianti nel Carroccio, quello di una formazione nata per difendere gli interessi assistenzialisti del centro-sud, che punta proprio all’asse Berlusconi-Bossi come principale obiettivo da colpire. Perché quando si parla di federalismo, ma ci si mette dopo un aggettivo («solidale»), si tratta certamente di «una fregatura», assicura l’eurodeputato della Lega

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